Microcosmi
Mi sono, per motivazioni sfuggite al mio controllo, ritrovata in un locale che altrimenti non avrei nemmeno guardato da tenuta distanza. Si chiama Waldsee. Una location carina, ai piedi di un laghetto, impolverata da una sembianza estiva. Entro e mi ritrovo un’orda di adolescenti, avvolti dal velo della post-pubertà. Fertilità da una parte, tsunami di testosterone dall’altra. All’ingresso sostano gli unici over-21 del locale: scarpe scure, visi marcati e sguardi concentrati sulle ninfe entranti. Dato che la situazione non è adatta ai miei plaisirs quotidiani, decido di attivare la funzione RP-antropologia-spiccia e inizio ad osservare quel microcosmo di adolescenti, dai 14 ai 20 anni, un po’ sorridenti, un po’ sbronzi, un po’ assenti.
Le ragazze, a parte qualche spunto di stile visto qua e là, sono un orgia di vestiti H&M. Ci si potrebbe giocare come con i playmobil: puoi scambiare teste, busti, gambe e alla fine la sostanza non cambia. I ragazzi sono un po’ più eterogenei. Si dividono in 2 categorie: il fighetto tedesco e il tamarro turco. Il fighetto tedesco ha i mocassini bianchi, oppure quelle scarpe che ci mettevano quando eravamo piccoli, le spadrillas. Sempre bianche. Ha spesso una maglietta polo ed un cappellino un po’ storto. I tamarri turchi sono i miei preferiti: girano a gruppi e si atteggiano come qualche rapper americano di pessima fattura. Questo presuppone dei vestiti giganti, sempre tendenti al bianco. Stanno sempre al cellulare e sembrano sempre fumati. Hanno anche delle mini casse per il cellulare, che si appendono al collo, così per strada possono sfortunatamente condividere con il resto della popolazione la musica che la manciata di mega dei loro cellulari permette.
Gli adolescenti della foresta nera ascoltano musica da rimorchio, robaccia tipo reggeton, house con qualche accenno di elettronica (holy sintetizzatore!), comunque tutta musica che fa cagare a tutti ma che tutti, per ragioni di coesione sociale, ballano, ammiccando, invitando con gli occhi innocenti ma con substrato peccaminoso. Ho pensato “stasera mi porto a casa un 19enne” (e, credetemi, ce n'erano alcuni che meritavano proprio), ma poi riflettendo ho pensato che è un po’ troppo cheap, non nel mio stile.
Mi sono bevuta la mia birra, fumata il mio cannino e ho lasciato il locale, dirigendomi verso un parcheggio costituito da macchine non al di sotto dei 30 mila euro. Ho preso la mia bicicletta, Diamant, un vero cimelio della Germania dell’est, senza freni (devo pedalare all’indietro per frenare) e mi sono diretta nella mia accogliente casina, mentre la polizia, 200 metri dopo l’uscita, ritirava patenti appena prese e gettava in sacchi gialli etilometri intrisi di umido e caldiccio fiato adolescenziale al di sopra dei 0,3.
9 commenti:
Mi ricordo che i "ribelli" tedeschi, ai tempi del liceo ho fatto uno scambio culturale con Ganderkesee, si mettevano a bere e si sedevano sulla strada. A mia esplicita domanda sul motivo, mi risposero "perchè è illegale". Ho fatto loro presente che si stavano sporcando, che era buio e dietro una curva e che se fosse passata un'auto non li avrebbe nemmeno visti fino quando non fosse stato troppo tardi. Si sono seduti sul marciapiede.
Ci vuole un attimo ad inquadrarli.
Bravo apa.
Hai vissuto una serata interessante, scritto un gran bel post, ma è tutto inutile. La sostanza delle cose è che ti sei persa, ieri sera, la prima apadigei session della storia. Qualcosa che ti avrebbe cambiata per sempre.
Non ho sentito la prima Apadigei session. Non mi sono portata a casa un 19enne. Non ho provato l'adrenalina del ritiro di patente.
Che serata buttata nel cesso :)
Per il 19enne sei ancora in tempo.
Jarman, non hai più 19 anni.
Te lo scordi sempre.
E tu scordi sempre di non dovermelo ricordare.
Sigh...
Peccato che non si sia fatta il 19enne, a "RP-antropologia-spiccia" preferisco decisamente "RP-mangiauomini-navescuola" anche se non quanto "RP-sguardo-ammaliante" o "RP-mani-di-fata".
Per me, "RP-culo-feroce".
Agitato, non mescolato.
Grazie.
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