Perche' la gente vuole il circo
Come voi ben sapete, seguo le vicende italiane grazie ai siti internet del Corriere, di Repubblica e, naturalmente della Gazzetta. Negli ultimi tempi, fra le notizie piu' importanti come gli scioperi dei tassisti, i test missilistici coreani, la situazione critica fra Israele ed i Palestinesi e i Mondiali di calcio, ho spesso notato che si intrufolava la vicenda di Gianluca Pessotto. Devo ammettere che tutta questa attenzione sulle sue sorti mi affascina. L'attaccamento che la gente sembra nutrire per questo semi sconosciuto, semi famoso giocatore di calcio senza grandi meriti ne grandi demeriti mi prende in contropiede. Non so davvero come reagire e sarebbe molto facile per me abbandonarmi all'impulso del momento e stigmatizzare con cinismo. Sarebbe molto facile sottolineare le cose piu' ovvie e porre l'accento sull'irrazionalita' di un affetto oggettivamente strano. Tuttavia resisto all'impulso e invece mi domando cosa porti le persone a vivere con tale partecipazione le vicende di una persona che tutto sommato non conoscono, una persona che, probabilmente, voleva suicidarsi e che quindi ha compiuto una scelta ben precisa, scelta che, paradossalmente, medici, giornalisti e tifosi non condividono. Con questo non voglio naturalmente dire che bisognerebbe lasciarlo morire, ma mi domando come potra' sentirsi Pessotto una volta ripresosi. Il suo mal di vivere continuera' a tormentarlo? A questo nessuno sembra pensare, su questo nessuno sembra riflettere. In fondo la vicenda di Pessotto, l'affetto nei suoi confronti, sembra piu' una sublimazione collettiva, l'ennesimo storia di un eroe che inciampa e cerca di rialzarsi, la lotta del quale viene innalzata ad epica del gruppo senza rispetto ne interesse per come la vive l'interessato. A nessuno importa cosa prova l'eroe, cio' che conta e' la sua avventura, nella quale ci possiamo immedesimare nella finta convinzione di poter soffrire con lui ma senza mai realmente dare importanza a cio' che lui sente. Perche' egli non e' in realta' li per se stesso ma per noi tutti, perche' la gente vuole il circo.
Nel frattempo sono giorni che ascoltando una canzone mi viene in mente lui, senza particolare trasporto, ma neanche con totale distacco. Influenzato dai media? Influenzato dalla gente? Affascinato dall'avventura dell'eroe alla faccia dei suoi sentimenti? Forse.
"But it's not the fall that hurts, it's when you hit the ground"
The Ceasars
6 commenti:
Secondo me le sventurate vicende di Pessotto hanno un pubblico proprio per due difetti tipici italiani: il moralismo e il qualunquismo.
La gente parla, parla ad alta voce infischiandosene della loro e della tua intimità. I discorsi fanno spesso cacare.
Su Pessotto infatti si gira attorno a curiosità morbose. Come mai ha tentato di accopparsi? E' stata quella troia di sua moglie che gli metteva le corna? Gli dava la droga Vialli?
Esattamente come quando siamo in coda per un incidente. Chi transita nella zona del misfatto procede molto lentamente, per curiosità più che per precauzione.
Pessotto è un uomo che come tutti vive seguendo il suo karma. La sua sofferenza ha un motivo, così come lo ha la nostra.
Vero. Alcuni hanno elevato Pessotto a simbolo della sofferenza umana. Altri ne seguono le vicende in maniera morbosa, come gli assembramenti assetati di sangue che si formano sempre nei paraggi di un incidente. In entrambi i casi lui non è al centro della scena.
Ci sono due ulteriori aspetti di questa storia (che peraltro non ho seguito molto) da sottolineare:
- Pessotto è uno dei pochi calciatori laureati, a conferma che la cultura rende più vulnerabili al dolore
- Pessotto è friulano
Sono d'accordo con Ergonomico per tutto o quasi. Quel quasi si posa dove lui dice "una persona che, probabilmente, voleva suicidarsi e che quindi ha compiuto una scelta ben precisa". Come possiamo esserne sicuri?
Ho due amiche che hanno tentato di suicidarsi, entrambe per fortuna hanno fallito in pieno e hanno inoltre scelto un metodo meno "distruttivo", quelli dei barbiturici.
Ebbene, ora vivono tranquille, sembra che quel pensiero non le abbia mai sfiorate, non riesco nemmeno a crederci se ci ripenso. Non ci hanno più tentato, sono passati diversi anni. Sarebbe presuntuoso da parte mia dire che ora stanno bene, questa cosa la sanno solo loro. Eppure il suicidio è spesso una soluzione scelta in momenti drammatici, non quando si è al pieno delle proprie facoltà mentali. E forse per questo basterebbe vedere dove l'ha fatto.
Scusate ma, se io fossi SERIAMENTE intenzionato a farla finita non lo farei lì davanti a tutti. Lo farei lontano dalla gente, lontano dalla folla, in modo che nessuno possa avere la presunzione di intervenire. Come nello struggente finale di Pompeo di A. Pazienza, lettura che consiglio a tutti quanti non l'abbiano già affrontata.
Detto questo, a me di Pessotto non fotte un cazzo.
Chi cazzo è Pessotto?
In effetti, non è un luogo comune che il tentativo di suicidio spesso sia un grido d'aiuto. Lo so perché conosco e ho frequentato, e in alcuni casi ancora frequento da vicino persone che hanno episodi del genere nel loro passato.
Di certo è uno dei mali della nostra società, il mal di vivere.
Detto questo, da appassionato di calcio il mio interesse per la sorte di Pessotto è motivato soprattutto dal fatto di averlo sempre visto come un personaggio molto discreto, educato, intelligente e persino forbito, tutte le volte che l'ho visto parlare in qualche trasmissione su calcio e affini. E come dice il Razzi, tra i calciatori è una rarità, e paradossalmente fa "personaggio" tanto quanto i doppi passi di ronaldinho.
Scarlet Speedster. Non farlo. Scegli la vita.
Posta un commento