Ode a Devendra
Sono estremamente cagacazzi in fatto di musica. Ne ascolto a tonnellate ma ci trovo sempre qualcosa da ridire. Una volta non era così, riuscivo ad abbandonarmi ai suoni senza pretese né filtri mentali. Ma con il tempo sono diventato un ascoltatore malato, patologicamente esigente. Quello che faccio non è più ascoltare ma analizzare, vivisezionare, e ovviamente mi perdo tutto il gusto.
Per questo mi sono rifugiato nel jazz e le mie incursioni nella musica classica sono sempre più frequenti: territori sconfinati, generi “evoluti” in cui è relativamente facile trovare pezzi che oltrepassano la soglia della banalità e che quindi mi restituiscono al godimento dell’ascolto. Però si tratta di generi che appartengono ad altre epoche e io sono sempre alla ricerca di musica che esprime il tempo in cui vivo.
Per fortuna ci sono delle eccezioni. Devendra Banhart, ad esempio, mi ha incantato dal primo istante. La sua musica piena, complessa e semplice mi soddisfa sotto ogni profilo dandomi un piacere quasi fisico. Lo stile di questo bizzarro cantastorie è inclassificabile e io ho un debole per ciò che sfugge alle definizioni ma suona maturo e naturale.
Devendra fa qualcosa di antico in un modo nuovo. Canta, suona la chitarra acustica e poco altro. La magia, in buona parte, dipende dalla sua voce unica, graffiante e androgina. Le sue canzoni modernissime fanno il verso ad un passato lontano, sono meravigliosamente incompiute, ambiguamente oblique, percorse da errori ricercati e sbavature deliberate. Sono buffe e inquietanti. Sono, cioè, come la musica di questo tempo dovrebbe essere, secondo il mio punto di vista.
Vi raccomando un album in particolare. Ascoltatelo dall’inizio alla fine. Sono curioso di sapere se è una passione tutta soggettiva o se la musica di questo strano personaggio fa impressione anche a voi.
Devendra Banhart – Rejoicing in the hands
10 commenti:
Com'è che si chiama l'esorcista del regno? Miglio? Non sarà mica quello che ha fondato la Lega Nord?
> io sono sempre alla ricerca di
> musica che esprime il tempo in
> cui vivo
Sicuramente comprensibile. Però ti suggerisco di andare anche alla ricerca della musica che esprime i tempi in cui non hai avuto la fortuna di vivere ;-)
Sei in possesso di registrazioni dell'età precambriana?
Razzi: dove non arriviamo con le registrazioni, arriviamo con Apa che balla, canta e suona.
Julio: no, sottointendo che Apa vive in un paese troppo a occidente.
Quanta saggezza e quanta verità nelle parole di Jarman.
Finalmente ho capito perche' iuo ed il Razzi andiamo cosi d'accordo.
Cito sue parole: "ho un debole per ciò che sfugge alle definizioni ma suona maturo e naturale"...
Da parte mia io ho un debole per chi ha un debole per me.
Chissà perché quando leggo che qualcuno suggerisce musica del passato do per scontato che intenda gli anni '70... Sono prevenuto?
Dovremmo chiederlo alla tua ragazza, questo.
No, lei salta dai '60 agli '80.
ho visto devendra da vivo alla fnac due anni fa... è spettacolare e da vedere
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