Esportazione di deficienza
Riunione ufficiale in sede di agenzia governativa giapponese.
C'è l'avvocato/notaio/commercialista giapponese, e due adette della suddetta agenzia, che curano la mia azienda e me personalmente.
Una è un cesso. L'altra bellina. Ma ha un nonsochè. Quella tipica entropia genetica giapponese, si nota un certo disfacimento, un certo depauperimento del DNA. Nonostante rimanga una ragazza carina, questo la rende poco attraente. In compenso hanno entrambe ampi sorrisi, e capita persino che ridano, imbarazzate subito dopo.
Ad un certo punto mi consegnano una lettera, che mi servirà all'ufficio immigrazione.
Chiedo dunque, nel silenzio effimero di una stanza piena di mobili asettici e di area ionizzata, una busta. Gentilmente.
Una delle due ragazza, il cesso, si alza e se ne va. Cerimoniosamente. Austeramente
Passano i minuti in silenzio.
Mi accingo dunque a piegare la lettera, cosa per nella quale ho sempre trovato qualche difficoltà. Manco di precisione manuale, di calma, di ordine.
Goffamente, comunque, come dicevo, mi accingo.
Per rendere la cosa meno impacciata, comincio un piccolo spettacolino, spiegando a parole e pure con i fatti di essere incapace, che quindi non sarei portato per l'origami, che è sempre stato un mio limite ma mi voglio lo stesso impegnare.
Sorrisi.
Silenzio.
10 minuti di amrmeggiare.
Il FFFFFFT delle mie dita che tracciano una cazzo di piega perfetta, precisa, millimetrica lungo una linea dritta solcata perfettamente lungo il foglio e contemporaneamente la tizia che entra nella stanza.
Ovviamente con una busta formato A4, enorme.
Ilarità generale, grasse risate, risate vere, sonore, riempiono la stanza.
Tizia basita che chiede compassata se per caso desideravo una busta più piccola.
1 commento:
bella sta foto del Razzi in abito da cerimonia, non l'avevo ancora vista.
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