Eluard, cornuto e citato
Tre anni fa vivevo a Bonn. Per la disperazione un giorno andai a Colonia dove c’era una mostra. La mostra di un pittore per cui non vado matta, ma tutto era meglio di quel gotico deprimente bonnense.
Durante la mostra vedo un quadro, che in realtà è la foto di una donna, su cui il pittore ha scritto una maschera di parole lasciando liberi occhi e bocca. Il volto della donna ha un che di enigmatico. Ha uno strano sguardo spalancato.
Quella donna era la moglie di Paul Eluard. Poi un giorno d’estate, nel 1929, la donna e Eluard vanno a trovare il pittore. Al momento di ripartire, lei decide di rimanere in quella casa e di rimanerci proprio per sempre.
Lei si chiamava "Helena Ivanovna Diakonova". L'unico nome ufficiale qui va messo tra virgolette. E il perché è semplice. Ecco cosa ha scritto il pittore sulla foto (scattata da Man Ray, mi pare). La trascrizione è mia, la decifrazione della scrittura pure.
"I call my wife: Gala, Galuchka, Gradiva (because she has been my Gradiva), Olive (because of the oval of her face and the colour of her skin), Olivette, the catalonian diminutive of Olive, and its delicious derivatives: Olihuette, Orihuette, Buribette, Burbueteta, Sulihueta, Schibububete, Oliburubuhta, Cihuette; I also call her Lionete (little lion) because she roars like the Metro Goldwin Meyer Lion when she angry; Squirrel, Tapire, little Nebus (because she resembles a lively little forest animal).
Bee (because she discouvers and brings me all the essences of that become converted into the honey of my throught in the busy hive of my brain)
REGARD PERAUR DE MURAILLES (Paul Eluard)
She brought me the new book of magic that was in the process of elaboration, the paranoic image that my subconscious wished for the photography of an unknown painting destined to reveal a new esthetic enigma, the advice that would save one of my too subjective images from romanticism. I also call Gala Noisette (because of her very fine colours that cover the hazelnut of her cheets); and also "Four Bell" (because she reads to me aloud during my long sessions of painting, making a murmur as of a four bell... by institute of which I learn all the things that .... but for her I should never know."
S. Dalì
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