When in Manchester
Aerei in ritardo. Brutte fighe isteriche. A parte questo Manchester ti accoglie sempre con quel mezzo, amaro, freddo, britannico abbraccio.
Non si capisce cosa devi fare per andare dove devi andare e dove devi andare ha almeno due nomi distinti. E' talmente tardi che i treni ... nemmeno ci sono.
Ma scrocchi un passaggio... e vai. E lungo il tragitto guardi dal finestrino e parli con Steve. Gli racconti di come ti senti una persona migliore. Gli racconti di due, tre, cinque anni fa. E lo racconti anche a te, e raccontandolo ricordi.
E ricordando, piano piano, ti rendi conto che Manchester ancora ti possiede, in qualche modo, che qui ci hai *******, che gli angoli bui sono pochi e che non fanno paura, come le facce e gli schiamazzi della gente.
E ti ritrovi dentro a un taxi e davanti a un pub, come fosse naturale.
E abbracci vecchi amici allo stesso modo e sono passati anni.
Ma l'abbraccio stavolta non è per nulla britannico. Toscano.
E un po' ti aiuta a tracciare linee nella tua vita. Sei sempre tu. Sei un poco diverso, ma sei sempre tu.
Te l'avevano fatto dimenticare. Mi sento un po' come Apa, ma Manchester è piu' bella.
2 commenti:
Molto ben scritto, anche se non sono sicuro che Manchester sia più bella di me.
Questi sono i post che mi piacciono, quelli che mi fanno venire la pelle d'oca e mi commuovono quasi fino alle lacrime. Mica come quella merda che scrive Apa.
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