Sta finendo il 2009. L'anno con meno post nella storia di Aparazzi. Fossi in voi mi vergognerei, ma non sono in voi, per cui sono tranquillo. Talmente tranquillo che da giorni non ho più soldi sul cellulare, per cui scusate se non ho risposto ai vostri sms di auguri e ovviamente non aspettatevene per il capodanno.
Ad ogni modo la fine dell'anno è sempre un momento di bilanci e riflessioni. Di proposte di miglioramento, di promesse a se stessi. Giuramenti. Fioretti. Propositi di diventare persone migliori.
Il che va benone, per persone come il Razzi, che hanno tanto lavoro da fare su se stessi. Ma per me è sempre un momento difficile, trovare qualcosa in cui migliorare.
Ho smesso di fumare l'altro ieri. Che altro mi potrebbe rimanere?
Non scervellatevi, qualcosa c'è. Qualcosa che mi ha sempre turbato parecchio.
Non sono capace di scendere le scale velocemente. Le faccio a due a due, ma non riesco a fare quella bella scalata veloce ed elegante, Ecco.
Ero distratto a fare mille cose, a preoccuparmi, a godermi mille cose. Vivacchiare. Vivere, dai.
E poi boh, aereo, gente, LK, cose, Ergo, Razzi, gente, LK, Thesp disperso verso Firenze, cose. LK. Lavoro, patenti smarrite, cibo, momenti topici, scogli, giri di boa, traguardi.
Ed è Natale.
Manco me ne sono accorto. Certo il freddo bastardo e la neve aiutano.
Come le milleduecento notification di FB che riempiono la casella di posta.
Perchè ovviamene tutti quest'anno hanno avuto l'originale idea di Ignazio, taggarti in una foto natalizia, spigliata, divertente e originale... e via di commenti e di ringraziamenti. Di gente che non conosci.
E poi i commenti, gli status. Perchè ovviamente ognuno deve gridare al mondo che c'è, soprattutto ora, e dire che è unico nella propria unicità. Che è speciale. Che esiste, e che vive il Natale, come te, ma soprattuto non come te. Però come te. Questa voglia di appartenenza e di unicità.
Ma è Natale.
Quindi si è tutti più buoni. Ma in questo caso è soprattutto importante essere più veloci a detaggarsi di quanto non lo siano gli altri a postare minchiate.
E buon Natale a tutti.
Che sia come lo volevate da bambini. Quando ancora ci credevate per davvero che fosse un giorno diverso dagli altri, e quella stessa convinzione lo rendeva tale.
Quando non si cercava per forza un modo originale per fare gli auguri, quando non si doveva trovare qualcosa di intelligente da dire sul Natale, qualche cosa di cinico, qualche cosa di pungente.
Quando bastava esserci. Senza dover dire a tutti che ci sei, perchè allora era chiaro che era una cosa stupida.
Crescendo non ha smesso di essere stupido. Ha smesso solo di essere chiaro.
Nonostante le continue vessazioni di cui sono vittima su queste pagine, mi sono fatto il culo per partecipare allo Strachì Paràt, passando mezze giornate intere nelle stazioni d’Italia, con 10 gradi sotto zero e treni che accumulavano fino a 425 minuti di ritardo (probabilmente la vettura su cui viaggiava Ignazio). Treni e uomini congelati in un mondo diventato uno stupido freezer. Ma ne è valsa la pena, perché ho avuto l’onore di sedermi al fianco di Byflussino e ricevere in dono un costume Cutie Summer Sailor, da sexy marinaretta giappo, che mi fa sognare la bella stagione.
Tralasciando gli altri invitati, poiché soggetti del tutto insignificanti, la mia curiosità antropologica pregustava soprattutto l’incontro con Apa, Byfluss e Thesp. Tralasciando anche quest’ultimo, che non si è degnato di presentarsi, devo ammettere che gli altri due mi hanno fatto un’impressione ottima quanto sorprendente.
Della brutale irruenza che Byfluss senior sfoggia su questo blog non c’era traccia. Mi aspettavo che mangiasse con le dita, imbrattandosi la faccia, e sbattesse il pugno sul tavolo ridendo fragorosamente. Cose così. Invece niente, al suo posto c’era un amabile padre di famiglia, dai modi persino compiti. Un uomo affabile e sereno. In compenso, Byflussino si è comportato molto male: non voleva mai starsene al suo posto, se non per ingozzarsi di cotolette.
Anche il vecchio Apa mi ha stupito. Niente cinismo, nessuna sopraffazione. Si è divertito a giocare con l’ingordo Byflussino e distribuire regali. Aveva un portamento armonioso che non gli avevo mai visto addosso prima, non privo di un filo di fascinosa malinconia, il portamento di chi ha stretto con il mondo un patto onorevole e soddisfacente per entrambe le parti. Sarà che Ergo era troppo lontano per stuzzicare la sua verve pestifera e il Mak troppo assente per fare da capro espiatorio, ma sembrava addirittura una persona buona.
Tutti e due insomma, sia lui che Byfluss, avevano l’aspetto di gente perbene. Con queste parole spero di non offenderli. Ma possono sempre difendersi dicendo che ho frainteso, che ritrovandosi nel lato sfortunato della tavolata, ovvero nei miei paraggi, si stavano semplicemente annoiando, che la loro vera natura è altra.
Possono accampare molti alibi, perché mi rendo conto che la mia conclusione contiene i germi dell’eresia e rischio di non rivederli mai più, ma voglio proclamarla comunque e con forza: signori, Apa e Byfluss, dal vivo, sono dei veri galantuomini. Che meraviglia.
"...Di un muro idrorepellente, mentre tutto su e giù per i quattro margini di questa roba..." "...uno straziante bel giovane paolo con testi d'amore per la gola nel suo epos, una pianura - vice riff di Tannerò, un nome duca di un centinaio e trentadue..." "...Carme - culatta Mandingo, tagliando un trattino grande in una nuovissima due Guinea abito da sera e un hogsford burla assunto per una venia..."
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Il signor Thesp (che mi invitò a partecipare a questo strano blog) mi ha raccontato che un tempo si divertiva con un certo traduttore automatico scrauso, a fargli tradurre dei testi rock dall'inglese all'italiano, ottenendo, per esempio, "cuore di spurgo":
Il mio cuore di spurgo
Quando sveglio di mattina l'odore del vostro odore Il dio sa che non sto facendo bene Siete la mia clementina, il mio sole dolce Un diamante scintillante nel vostro occhio
Cuore di spurgo, il mio cuore di spurgo Non taglierete il mio cuore di spurgo? Sopra le montagne dal mare e dal puntello Spero che veniate battendo al mio portello
Il bambino del bambino viviamo in un pattino E gli dirò alcune cose che usi fare Siete un libro rotto, un truffatore del truffare Avete rubato il mio cuore con appena uno sguardo
Cuore di spurgo, il mio cuore di spurgo Non taglierete il mio cuore di spurgo?
(non mi ricordo assolutamente di che canzone si tratta).
... mi diceva anche che adesso purtroppo i traduttori automatici sono "migliorati", e non è più così divertente, la traduzione non è più così surreale. Stamattina al lavoro mi son messo un po' a giocare con Google traduction, "traducendo" un certo passaggio di un certo libro abbastanza famoso, abbastanza surreale di suo, e "passandolo" in seguito per il correttore automatico di Word. Ne ho messo dei pezzi all'inizio del post.
Chi indovina che razza di libro è, vince tantissimo, anche perché non è per niente facile. (Signor Thesp, tu lo sai! non dirlo.) Buon gioco.
Nella foto, vedete, il popolo giapponese che celebra la mia partenza con un simpatico rituale. Mi vogliono già bene. Almeno il doppio di quanto io ne voglia loro. E pure il Giappone, questo drago addormentato, dolcemente si fa più freddo, man mano che si avvicina l'ora della mia partenza. Quasi mi voglia abituare al gelo italiano. Quasi muoia piano, al ritmo della mia dipartita.
Quando leggerete queste righe sarò già in volo. Se invece sarò già morto, lascio tutto a LK.
Nella fattispecie 1)io 2)LK 3)Razzi 4)Ergo 5)Mozzy 6)Ali 7)Baku 8)Byflu 9)Byflussino 10)Diable Blanc 11)La di lui bella 12)Valvola 13)Verduraz 14)Rebo 15)Mak 16)Che ne so
Il Giappone, più che ogni altro posto, si presta allo smarrirsi. Almeno a me fa questo effetto. Sarà che non esistono numeri civici, che spesso le strade sono tutte simili, che ci sono 100 negozi tutti uguali, tutti nella stessa zona. Sarà per quello, ma mi perdo spessissimo. Shinjuku la conosco come le mie tasche, eppure prendo ancora le strade sbagliate.
La cosa bella è che in genere me ne accorgo quasi subito. Solo che il fatto di essere biondo e barbuto aumenta la mia già considerevole self awareness, per cui mi sono spesso trovato a sentirmi particolarmente sciocco, a sentirmi osservato mentre come un pirla mi fermavo e facevo un'inversione a 180 gradi.
Per cui ho elaborato questa particolare manovra, che si è rivelata utile in moltissime occasioni.
Quando ti rendi conto che stai andando a passo spedito nella direzione errata, rallenti, mano in tasca, estrai il cellulare. Viso di chi legge e dice "AH!". Attenzione, deve essere un "AH!" abbastanza generico. Non vogliamo forzare l'espressione, caricarla di significati, è un errore che molti, alle prime armi, fanno, vanificando poi tutta la performance. Dopo l'AH!, sono importantissimi quei due, tre passi incerti. Titubanti. Ecco, in questi passi e nella successiva virata, è qui che potete far emergere il vostro piglio artistico. E la virata. Decisa, ma non arrogante. Espressiva ma mai contenta di se stessa. Una virata solida.
E via, vi ritroverete soddisfatti e sulla giusta strada.
A meno che non vi siate sbagliati nel ritenere la prima strada errata, nel qual caso siete dei pirla e c'è ben poco che il banfutsu possa fare per voi.
Ci sono due tizi, un ungherese e un polacco, che camminano insieme andando al mercato. A un certo punto vedono un mucchio di merda. L'ungherese dice: - Se mangi uno stronzo intero, ti dò 280 euro. Il polacco riflette, riflette, e dice... OK. Prende uno stronzo e piano piano se lo mangia. Intasca i 280 euro, e tutti e due ricominciano a camminare. L'ungherese pensa e ripensa, e vedendo che il polacco continua a camminare tranquillo e, inghiottito lo stronzo, non sembra aver molto sofferto, si dice che ha semplicemente perso 280 euro. Vedendo un secondo mucchio di merda, l'ungherese dice al polacco: - Se mangio quello stronzo là, mi ridai i 280 euro? - Ok, va bene, dice il polacco dopo una breve riflessione. L'ungherese si mette all'opera e, con gran pena, soffocandosi e brontolando, inghiotte le stronzo. Si rimettono in cammino. Mezz'ora più tardi, il polacco chiede all'ungherese: - Visto che voi ungheresi siete coì intelligenti, mi potresti dire perché abbiamo mangiato tutta 'sta merda? Non conosciamo la risposta dell'ungherese.
Per venire incontro ai vostri gusti ho inserito una bella immagine a inizio post. Questo post doveva intitolarsi altrimenti, ma ho promesso a S.A.B. di usare il suo SMS di incoraggiamento come titolo. Non sono pessimista, ma di tanto in tanto anche io ho le mie inquietudini, mica solo Apa.
Al Razzi l'ultima volta che ci siamo visti gli ho detto che avevo paura di fare un Errore Grossolano. Mi ha chiesto cos'è un Errore Grossolano e gli ho detto che è un gesto innocuo con conseguenze disastrose.
Togliere le gocce di pioggia dallo specchietto della vespa, salire sulla scala mobile con una scarpa slacciata, sporgersi dal balcone per curiosità. Cose che fai senza pensarci, senza sapere che quello è l'ultimo fotogramma.
Quello dopo, che non vedrai, è questo. Primo piano su uno specchietto pulitissimo e poi lo sguardo si allarga su tutti gli altri pezzi della vespa sparpagliati sull'asfalto. E poi altri pezzi ancora, pure questi sparpagliati sull'asfalto, solo che sono rossi viola neri e bagnati e sono pezzi di te. Fossero gialli e fatti a mattoncini avrebbero tutta la gioia del potenziale, di quello che possono diventare e invece così c'è solo la malinconia per quello che sono stati e non saranno più. Il nostro corpo per certe cose non è molto pratico, non si smonta facilmente e quando si cerca di rimontarlo raramente funziona bene come prima, spesso non funziona proprio.
C'è questa canzone dei Crash Test Dummies (ironia del nome) che dice: "how come all my body parts so nicely fit together? all my organs doing their jobs, no help from me". La contropartita per questo miracolo ingegneristico è un'estrema fragilità. Sui siti che parlano di lana ho trovato questo avvertimento: l'infeltrimento è un processo irreversibile. Il momento in cui premo il tasto di avvio sulla lavatrice ho condannato il mio maglione a essere un panno e mai più un maglione. Se prendi un uovo sodo e lo scuoti forte torna come fresco. Ma no, putroppo no.
Sono steso nel letto e dato che la tapparella non l'ho fatta mai riparare la luce entra anche di notte, quella dei lampioni. E sopra il mio corpo a mezz'aria immaginate questo disco metallico lucido e perfetto che riesco a vederci specchiati i miei piedi. Un mese prima mia madre mi ha detto che il mio lampadario era caduto, fortunatamente non c'era sotto nessuno. Avevo fatto fare questa lastra d'acciaio su misura: ottanta centimetri di diametro e un solo millimetro di spessore per moderarne il peso, non ero sicuro che il cavo elettrico avrebbe retto. E infatti.
Ma allora perché quel disco è ancora lì? Un millimetro di spessore, cinque chili di peso, due metri da terra, acciaio inox. Visualizzo una scena da Papillon, la scena della ghigliottina e mi chiedo se sia questo il mio Errore Grossolano e mi dico che la moquette l'ho sempre odiata, ma che toccherà comprarla perché conoscendomi sarò troppo pigro per arrampicarmi sulle sedie quando non avrò più le gambe e già penso al Giappone e ai suoi tavoli bassi, penso positivo.
E' dunque questo il mio errore, The Big One? Se così fosse vorrebbe dire che un EG (chiamiamolo così d'ora in avanti) non è necessariamente commesso l'istante prima dell'irreversibile, può essere un'azione o una scelta fatta tempo addietro che si rivela solo successivamente fatale.
Abbiamo quindi due tipi di EG quello esplosivo e quello incombente (Damocle la spada, io il disco).
Per quelli del primo tipo la letteratura è ampia, basta pensare che è stato istituito un premio annuale per i migliori. Ma potrei anche citare la scena che mi raccontò mio padre, a Pechino in qualità di architetto per seguire la costruzione della prima fiera internazionale delle macchine utensili, gli anni settanta. Il cantiere era grande e c'era questa costruzione in tubi che gli operai stavano smontando, guardando in alto a una ventina di metri dal suolo vede un vecchio cinese a cavalcioni su un tubo. C'è qualcosa in questa immagine che lo turba e non capisce cosa, una contraddizione visiva. Poi un brivido di sgomento: quel vecchio con la chiave inglese sta sbullonando il trespolo su cui siede e tra un istante precipiterà nel vuoto, una befana in stallo. Come finisce il racconto esula dal proposito dell'esempio.
Ho letto la prima metà di un libro di Chuck Palahniuk intitolato Cavie, ve lo posso sconsigliare dato che dopo l'introduzione la storia si trascina in ripetizioni irritanti e noiose.
Quello che mi interessa di questo libro è l'esempio di EG che ci racconta un personaggio di nome San Vuotabudella. Questo tizio parla di due fratelli appassionati di masturbazione. Il maggiore è in marina, sempre in viaggio per servizio ritorna periodicamente dal minore a raccontare strabilianti ed esotiche maniere di menarselo raccolte in giro per il mondo. Questa volta gli spiega come gli arabi si infilano una sottile bacchetta metallica nell'uretra con effetti sorprendenti.
Naturalmente il piccolo perverso vuole provare e una sera prima di cena gli viene in mente di prendere una colata di cera dalla candela che ha sul comodino e usarla come bacchetta. L'esperienza è così sconvolgente che si dimentica completamente di essersi carotato il cazzo e quando si riprende è troppo tardi, la bacchetta è scomparsa.
Lo chiamano per cena e cerca di non pensarci più, ma nei giorni successivi comincia a provare dolori mostruosi e a tal punto insopportabili che decide di farsi portare dal medico. Dopo qualche esame si trova costretto a confessare tutto, ormai è in pericolo la sua vita, ha una palla di cera nella vescica che si sta gonfiando come un cumulo di neve assorbendo cristalli di calcio e conglomerandosi in un grosso calcolo. Non voglio nemmeno pensarci.
Tutti i risparmi per il college vengono spesi in una costosa operazione da cui esce umiliato, per uno stupido errore addio alla carriera di avvocato.
Per la cronaca anche San Vuotabudella ha la sua storia di masturbatore estremo, il suo numero lo fa sott'acqua sul fondo della piscina di casa dove se lo mena mentre la pompa dell'acqua gli titilla l'ano. Tutto bene finché a un certo punto, volendo riprendere aria, non riesce più a staccarsi dal fondo a causa di un serpentone bianco-azzurro che sembra tenerlo agganciato al buco della pompa. Facile da intuire quel serpentone è il suo stesso colon rivoltato come una seppia. Cito la soluzione al problema nel caso doveste trovarvi nella medesima situazione.
"Ecco quello che dovete fare: dovete come torcervi, agganciare un gomito dietro al ginocchio e tirare la gamba il più possibile verso la faccia. Poi cominciate a mordere e dilaniare il vostro stesso culo."
Risultato: niente più fagioli, carne, tonno, polenta, qualsiasi cosa con più di due ore di digestione e un fisico da campo di concentramento per tutta la vita.
Queste storie ci dimostrano che a volte l'anelito verso la felicità può far commettere una sciocchezza. Una mossa che ci sembra geniale nasconde in sé una trappola mortale.
E qui torniamo alla domanda che vi siete fatti all'inizio di questo post. So che ve la siete dimenticata, la domanda era: che cazzo è questa foto?
Questo post doveva uscire il 9 novembre, ventennale della caduta del muro di Berlino, ma quel giorno ero occupato a costruire bacchette in metallo e il resto del mese l'ho speso in piscina.
Guardate con attenzione questo filmato.
Ora tornate alla foto lì sopra e fissatela nella vostra mente.
Tanti sono morti tentando di scavalcare il muro di Berlino, quest'uomo invece ce la fa. Grazie al cazzo direte, una rete alta venti centimetri, un valico che in teoria doveva sorvegliare lui stesso. Trascuriamo il livello di eroismo dell'impresa e concentriamoci sul momento immortalato dalla foto: il punto di non ritorno.
L'apice del salto di Conrad Schumann è la vetta della libertà oltre la quale si apre la valle di una vita felice. Questo è quello che pensa il soldato Conrad quel ferragosto 1961 in quell'istante in cui lo vedete sospeso sopra il filo spinato.
Peccato che invece non sia la vetta della libertà ma uno storico EG del secondo tipo. Infatti Conrad per trent'anni vive nella paura di essere punito e nel rimorso di aver lasciato amici e famiglia alle spalle. Poi il muro finalmente cade e Conrad può tornare a casa dopo il lungo esilio. Peccato che parenti e amici non siano dello stesso avviso, lui ha mollato loro e ora loro mollano lui, lui che è scappato, lui che ha tradito. Il 20 Giugno 1998 il corpo di Conrad viene rinvenuto nell’orticello della sua casa a Kipfenberg, appeso a una corda. Conrad si è impiccato.
Questa storia oltre a rendermi triste mi ha molto turbato, tanto che ho avuto il bisogno di aprire le tende e condividere con voi le mie riflessioni. E con questo il breve saggio sugli EG si chiude.
Ora cambiamo tono. Volevo fare un piccolo regalo di Natale ai lettori di Aparazzi, chi sente di non meritarlo ha ancora qualche giorno per ravvedersi prima delle sante celebrazioni. Si tratta di una playlist preparata secondo quel che mi ha dettato il gusto, potete trattare il mio gusto con famigliarità e non risparmiare critiche. Le critiche le ascolto volentieri, poi mi volto dall’altra parte e per un po’ non vi parlo più.
Dopo il tradimento di last.fm, il fallimento di spotify, le occasioni mancate di blip.fm mi sono spostato su grooveshark e funziona benissimo. Funziona ovunque tranne che in Cina... ah no scusate Italia, volevo dire Italia.
Per i pochi rimasti in quel paese o che pensano di tornarci: qui trovate semplici istruzioni per aggirare la censura di Pechino.
Noterete che la selezione ammicca alla frocieria indiefolktronica quindi se non vi piace il genere ahimé sarà carbone. Ho cercato senza sempre riuscirci di lasciare il recente passato alle spalle e di inserire qualche novità. Non la cresta dell’onda ma musica degli ultimi due tre anni, più qualche zombie a sorpresa.
Una panoramica di cosa aspettarsi:
MGMT - pericoloso ammetterlo ma penso che Oracular Spectacular sia l’album più orecchiabile degli ultimi tempi. L’equivalente del primo Franz Ferdinand. Tra qualche anno mi pentirò di averlo scritto e qualcuno andrà in giro dicendo che il mio gruppo preferito sono gli Arctic Monkeys (senza offesa Apa).
Lykke Li - una simpatica svedesina anche lei con un bell’album di debutto: Youth Novels.
The XX – molte aspettative su questo gruppo e troppa attenzione dei media, finiranno nel mainstream e l’unico loro album buono sarà il primo, quindi godetevelo.
The 1900s – relativamente poco noti, melodie allegre a plim plim plim
Jesca Hoop – amabile e poco coperta, se vi piacciono le donne approfondite
Darwin Deez – al limite della zarrata, ma indubbiamente abile. Amico degli MGMT.
Vampire Weekend – se siete stati esposti alle radiazioni a lungo quanto me saltate pure la traccia.
Final Fantasy – non ha ancora prodotto l’album perfetto, ma qualche canzone formidabile sì. Una sera ho giocato con lui a calcio balilla quindi lo metto dentro. I rockettari lo saltino.
The Fiery Furnaces – adorabili insopportabili, quando l’originalità estrema ti può anche rompere seriamente i coglioni. Impossibile ascoltare un intero album senza scagliare il computer dalla finestra. Ciononostante cara ti amo.
Little Joy e Albert Hammond Jr. – che fine han fatto gli Strokes? Ecco quel che ci resta. Comunque non male.
Grizzly Bear – una marea di fan su internet, tutti i critici a favore. La tecnica c’è tutta.
The Books – ho una fissazione per An Animated description of Mr. Maps, non so che farci.
Il resto commentatelo da soli. Io vi lascio un comodo sondaggio per valutare l’impatto di questa aggiunta sonora al blog, niente risposte sagaci stavolta, mi spiace.
Se pensavate che quelle raffinate barre di scorrimento sarebbero rimaste anche per tutto il 2010 vi siete sbagliati. Piuttosto chiudo di mio pugno questo sondaggio.
LE IMMAGINI PRIMA DEI POST, COSA NE PENSI?
Vi abbiamo dato tutto il tempo per rifletterci, ecco come avete risposto:
1. Mi fanno schifo al cazzo, levale, eliminale, evitale.
0 (0%)
2. Sono gustose, aggiungono spesso gradevolezza al post e possono essere usate come ulteriore piano di lettura.
14 (56%)
3. Mi sono indifferenti.
0 (0%)
4. Magari usa sempre la stessa immagine per le stesse rubriche o gli stessi argomenti, immagini nuove solo per post estemporanei.
2 (8%)
5. Sono Fiodor, in che modo posso risponder per rompere maggiormente il cazzo?
9 (36%)
Commentiamo i risultati.
Nessuno odia le immagini prima dei post, perlomeno nessuno lo ammette.
L'unico che avrebbe potuto dare la risposta 1 è stato deviato dal creatore del sondaggio tramite l'astuto diversivo della risposta 5.
La risposta numero 2, la vincente, è purtroppo quella sbagliata. Come sappiamo infatti le immagini prima del post sono solo un pagliativo per la cronica mancanza di creatività dell'autore, il quale piuttosto che ingegnarsi a creare una immagine originale ne prende una a caso da freakincoooolimagestoblowyourmind.com. Spazzatura.
La risposta 3 lascia indifferenti.
Chi ha dato la risposta 4, insieme all'ideatore del sondaggio, meriterebbe uno scappellotto fortissimo. Secondo loro il fastidio di una brutta immagine non è sufficiente, bisogna reiterarlo all'infinito. Bravi.
La risposta 5 è il classico diversivo che serve a confondere le acque, la soluzione sagace che compromette irrimediabilmente il valore del sondaggio portando tutti i brillantoni a cliccare quella.
Devo comunque ringraziarvi, con la vostra scelta mi dimostrate il vostro affetto. Se ho imparato qualcosa da questi sondaggi e ad avere stima di me. Basta guardare i precedenti (1, 2, 3, 4) per capire da che parte pende la bilancia.
Sono una persona, un giovane uomo, dotata di una spiccata fantasia. Fantasia che ho imparato a regolare, controllare. A tenere per me. Con chiunque tu possa parlare, nessuno ti dirà mai che la fantasia non sia una qualità, una bella cosa. Anzi, si stupiscono in molti, sorridendo, avendo però in viso un'espressione giudicante, tra il meravigliato e il biasimante. Quel biasimo che viene dal credere certe cose fondamentalmente inutili. Certo, non è come nei libri, come quei topos di letteratura spicciola, vedi Harry Potter, dove nel mondo si contrappone la squadra di chi abbraccia la fantasia in ogni sua forma e di chi la odia e la combatte. Il mondo è molto più neutro. Chi la loda e abbraccia apertamente, in genere loda e abbraccia la propria, e non gli garba molto la altrui. Poi ci sono gli altri, che si sentono un gradino, o due, o tre, più in sintonia di te con il mondo. Con il "reale". Con la vita vera. Sono quelli a cui la filosofia fa un baffo. Quelli che "belle storie, sì, ma la vita è un'altra cosa".
Ad ogni modo, io la mia fantasia ho imparato che è una bella cosa e che me la tengo per me. Vado a letto e immagino le storie degli X-men che non ho mai scritto. I videogiochi che non ho mai inventato. Pagina per pagina di romanzi, fiabe, trame e dialoghi. E mi piacciono le favole. Trame possenti, archetipiche, vibranti. La mia preferita è "I vestiti nuovi dell'imperatore". L'ho sempre trovata moderna, viva, sanguigna. Vera. Poi invece succedono cose che un po' ti colpiscono al fianco. Che ti fanno riflettere su quanto forse arrivi anche il tempo in cui una fiaba, una favola, non ci racconti più anche un po'di noi. Nella favola, quando, a secondo delle tradizioni, il bambino, il pazzo, lo scemo del villaggio, gente la cui mente è ancora toccata dall'innocenza e dalla ingenuità, grida "il re è nudo", sveglia dal torpore le coscienze, è un allarme per tutti, accecati dalla paura, da quello che gli era stato ordinato di vedere, da quello che dovevano pensare.
Se vivessimo nelle favole, l'altro giorno, dopo la prima, dopo una pausa, sarebbe stato un tripudio di statuette del duomo, chiavi, monete, cellulari, scagliati, gettati, da mani gioiosamente risvegliate, da dita che ritrovano la lucidità, il gioco, quella innocenza infantile. Una festa, un rito collettivo di risveglio, di rinascita. Invece è ancora inverno. E venerdì dicono che nevichi.
Oggi è il compleanno di Mak e in queste occasioni è consuetudine preparare un bel post in onore del festeggiato.
Tuttavia non me la sento di scrivere qualcosa, d'altronde ho le mie buone ragioni.
Conosco Mak.
Se lo facessi tempo due secondi e pubblicherebbe un brano redatto di suo pugno per farsi gli auguri oppure aspetterebbe il mio compleanno per celebrarmi con frasi dai contenuti agghiaccianti.
Voi potete capirmi, rischiare è inutile. Non sono mica un formaggino Babybel.
Di conseguenza non scriverò nulla, saranno le immagini che lui ama tanto a donargli la giusta gloria.
Del resto una foto vale più di mille parole.
Quindi.
Lasciamo che questi scatti rendano omaggio al Mak. Lasciamo che questi scatti ci accompagnino nella sua realtà, nella sua storia.
Rimane da sperare che siano i primi scricchiolii. Ma come sempre in Italia, forse qualche polemica, e poi non succederà un cazzo. A meno che non salti fuori qualche video di Fini con qualche troione.
O qualche bel servizio sulla suina o sul film del compaesano di Hazey, l'artista Checco Zalone.
Ho comprato un dentifricio nuovo. E cià il bionium.
Non so cosa cazzo sia, ma è bello che ci sia. Voglio dire, può solo essere una buona cosa. Il BIONIUM. Sa di uomo da sei milioni di dollari. Sa di cosa figa. Solo che il dentifricio, immagino anche per questo bionium, sa veramente di merda.
Raramente lavarsi i denti è stata una sensazione così sgradevole. Amaro, piccante, aspro, acre, sgradevole. Un gusto che mentalmente assoceresti solo al sudore delle palle del demonio.
Eppure ti convince. Una cosa talmente schifosa non può che farti bene.
Ma, mi viene da ponderare, esattamente perchè nasce in me questo pensiero?
Da un lato una consapevolezza consumistica, credo. Non produrrebbero merda che non sia però in un certo qual modo utile, non venderebbe... Poi penso ai film di Checco Zalone e scarto questa ottimistica ipotesi.
Dall'altro, scavando, trovo in me una sorta di associazione mentale spontanea. Abissale. Sepolta. Inconscia. Ciò che mi piace, mi fa male. Per derivazione, ciò che non mi piace, mi fa bene. Il salame fa male, la droga fa male, il sesso è peccato...
Peccato. Un concetto che ci fotte la vita da millenni. Se godi è peccato. Se soffri va bene, e sopporta e porgi l'altra guancia.
E mi piacerebbe poterlo davvero credere e che non fosse per me un semplice riflesso condizionato sentirlo.
Ma i dinosauri. Si sarebbero mai lavati i denti col bionium?
Mi scrive Razzi, chiedendo di pubblicare la sua lettera. Ancora in viaggio, ancora alla ricerca di qualcosa che gli sfugge. Ma questa volta è un viaggio diverso, come lui stesso spiega.
Caro Apa, Continua il mio viaggio, continuano le mie peregrinazioni, ma questa volta non mi perdo per le vie del mondo, piuttosto mi lascio andare per i dolorosi, scoscesi sentieri della memoria. Basta poco, i tramonti del castello di Caporiacco, il profumo del frico, un vecchio ubriaco, ma poche cose sono poderose come una fotografia, proprio come dicevi tu. E questa foto che ti mando ha risvegliato in me ricordi sopiti, sfogli un libro ed esce, ed eccomi qui, 15, 16 anni fa, ancora con i capelli lunghi, in un momento spaesato e felice, come ce n'erano tanti, con i miei amici di allora. Quello tatuato è Sergio, quello ricciolo è Palombo. Non li sento, non li vedo più. Ho pensato quasi di chiamarli, quando ho trovato questa foto, ma poi non ce l'ho fatta. Voglio ricordarmeli così, voglio che Sergio e Palombo siano per me bloccati in questo momento, con Palombo che mi costringe generosamente i genitali e io che faccio altrettanto con Sergio. Ma cosa è successo a quei periodi spensierati? L'unica risposta che so darmi è che è successa la vita. Il lavoro. Le scelte di diventare maturo, di proteggere la mia immagine, di curarla. Il lavoro. Il tempo che non ho per tutti voi, per noi. Perchè diciamolo, se non ho avuto tempo per Sergio e Palombo, perchè mai dovrei averlo per voi stronzi?
Maledetto Razzi. Sa sempre andare dritto al cuore.
Grazie Hazey per aver sottolineato il fatto. Circa un mese fa. Quando erano ancora 1900 e rotti.
Ma ora. Sono duemila. Ora. Duemila post. Duemila episodi di questa sit-com ipotetica, duemila numeri di questo romanzo a puntate dell'idiozia sagace. Estetico, eidetico, fintamente radicale, radicalmente finto, sostanzialmente vero. Una piazza virtuale, un punto di incontro, un diario, un insieme incoerentemente coeso di puttanate.
Duemila. L'anno in cui da piccolo vedevo il futuro. In cui mi immaginavo ventunenne immerso in una fantascienza oscura e misteriosa. Duemila, l'anno che significava cambiamento, moderno, il giro di boa del secolo. L'anno in cui Thesp era ancora vergine e il mondo era ignaro del terrorismo.
E cade a fagiolo, il duemila. Il blog è seguito, letto, ma abbandonato dai suoi scrittori abituali. Cerca di cambiare forma e rimane uguale a se stesso, si ripropone, fallisce, vive, arranca, si ribella. E giusto mi domando quando, se, e come raggiungerà una fine, se è giusto che venga naturale, se è giusto che un bel giorno invece chiuda tutto a doppia mandata, salvi il blog su di un disco, e butti via le chiavi. Il traguardo dei duemila arriva propizio. La vita di tutti noi è, per chi più, per chi meno, a un bivio. Alla ricerca di un lavoro, di conferme, di nuove esperienze, di crescere finchè si può, di staccarsi dal proprio passato.
Dei Peter Pan al contrario, che si scuciono l'ombra da sotto i piedi e, tra il demenziale possibile e il bellissimo raggiungibile, sfidano a duello le proprie vite.
Ghigni mangiamerda, teste di cazzo, anime disilluse, bambini mai cresciuti, feticisti del pensiero, coacervo di nevrosi, assenti ingiustificati, liberi pensatori e terzini riflessivi.
Questo il motore dei duemila post, il popolo aparazzino.
Ecco. Non so. Mi verrebbe da ridere, da fare due o tre battutine. Magari coinvolgere Hazey, che il tedesco l'ha studiato. O qualche vecchia conoscenza mia, di Byfluss, di Papero, che sosteneva, in modo piuttosto originale, una certa superiorità del popolo, della cultura, della lingua tedeschi.
O farli passare per amici del Razzi, visto che la musica di sottofondo è tra i suoi generi preferiti.
Ma... la verità?
Ho paura che se lo sfotto poi questo mi venga a cercare. Voglio dire, fino a che mi trovo il Mak sotto casa posso anche gestirla come cosa in qualche modo, ma qui temo che mi troverei di fronte ad un muro di incomunicabilità.
* I nani di Biancaneve: 7 o 8 (a seconda degli impegni di Brunetta) * 10-3.. 10-2: 7 o 8. * I giorni della settimana: 7 o 8 (<- ma solo se sei uno scarrafone) * I re di Roma: 7 o 8 (dipende dalla disponibilità di Totti)
E come capita spesso, ultimamente, lavoro fino a tardi. Finisco verso le dieci, le undici. Scendo e mi prendo qualcosa da mangiare.
E bene o male le scene che mi si parano innanzi sono già tipiche della zona. Il puttano platinato e conciato come un deficiente in ciabatte. Chi sfreccia in bici sul marciapiede. Donne mezze nude non si sa bene perchè. Due vecchini carini. Due scolarette.
Tutti che si muovono, vibrano, sotto le luci di questa città che non ti fa mai capire che ore sono.
E vai al combinì e li vedi, i commessi gentilissimi di AmPm, quelli un po' truzzi di Seven Eleven, quelli un po' stronzi di Family mart.
E loro. La massa di gente con l'iPod. Sola. In giacca. Isolata in se stessa. Che sceglie cibo per la serata. Noodles Il sushi. Il tramezzino. E la bevanda.
E ti fanno ridere e un po' pena.
E mentre scegli il nuovo ginger ale suntory, e una pasta con il pollo, e il tuo iPod comincia a cantare Education dei Modest Mouse...
Ho deciso di applicare una radicale rivisitazione alla mia politica sull'odio.
Tutti sanno che non soffro di particolari forme di odio di categoria.
A parte per le persone stupide, per gli interisti e per i berlusconiani. E per il Mak. Ma poi è ridondante visto che appartiene a due delle categorie precedenti.
Ho deciso che è il caso che io abbia un approccio più sistematico e creativo alla cosa e ho deciso che odio i dinosauri.
Voglio dire, con dinosauri, tutte quelle bestie schifose lì. Ittiosauri, plesiosauri, mosasauri e i pliosauri, che non sono dinosauri, ma ci siamo capiti.
Mi spiego, l'uomo esiste sulla faccia della terra da quanto, 150 mila anni? E prendo dentro anche quando eravamo poco più che bestie, un paio di passi evolutivi dietro a Byfluss per intenderci. Questi schifosi hanno invece scorrazzato per la terra per CENTINAIA di milioni di anni.
Questo ha delle ripercussioni, la prima delle quali è che mi fa girare le palle. La seconda, parliamoci chiaro, come si fa a parlare di cristianesimo quando palesemente siamo un puntino minuscolo nei 5 miliardi di anni circa di esistenza del nostro pianeta? E sapete quanto ci tengo alla mia religione e alle nostre tradizioni. La terza, che poi alimenta la prima, come posso continuare a pensare di avere un qualche ruolo di importanza nell'universo?
Bestie schifose. Per questo ho deciso di dire no ai dinosauri.
Non so cosa voglia dire sgarsuline, in bresciano, con esattezza, ma la parola mi piace. E nella mia testa dà assolutamente l'idea precisa di quel che voglio dire.
E sono abbastanza sicuro che veicoli.
It delivers.
Comunque.
Gambette ignude, introverse, magre. Hot pants, minigonne, stivali.
Capelli lisci lunghi. Sempre tendenti al tiratissimo zoppiccano goffamente per le strade di Tokyo.
Durante le mie permanenze in loco ho elaborato una serie di postulati, o assiomi se volete, che vi potrebbero essere utili.
Primo postulato, viste da dietro il 67% delle giapponesi sembra figa, ma è fondamentale vederle anche da davanti. Quella che può sembrare l'agile ventenne, può risultare un'infida quarantenne vestita con i pon pon.
Secondo, quelle belline, sono belline solo se stanno ferme, nel momento in cui si muovono cominci a notare le ginocchia iperstorte e l'incapacità di camminare decentemente. Hanno quasi tutte un particolare stonato. E non di quei particolari che danno personalità o verve. Proprio qualcosa che non va, e spesso emerge in movimento.
Quel che se ne conclude è che non bisogna farsi ingannare da immobili sgarsuline che vi danno le spalle. Anche se tirano fuori due metri di coscia e da chiappa a chiappa sono larghe una spanna.
Quand'ero bambino i miei genitori non mi lasciavano guardare Drive in.
No, non è un post in cui parlo di come a colpa di ciò le mie pulsioni onanistiche si siano quindi rivolte a fantasie su Orazio e Clarabella e questo mi crei ancora oggi degli scompensi.
Voglio parlare di umorismo.
Ovviamente essendo stato drive in quello che è stato, nonostante non me lo lasciassero guardare, è capitato che lo vedessi. O quando fuori a cena, o quando da solo, o in età più avanzata. Ricordo che trovavo particolarmente divertente Beruschi. Beruscao. Aveva una storia o storiella. Faceva le facce buffe. Era rassicurante.
E questa è una di quelle cose che nella mia memoria definisce l'evoluzione del mio senso dell'umorismo. Ricordo, per fare altri esempi, una cosa che mi faceva morire dal ridere. Ed era Paperino che, entrando in un hotel, lasciava come nominativo "Signor Cippirimerlo". Avrò avuto sei anni, e ogni volta che rileggevo quella vignetta, ridevo.
Mi domando come sarebbe la mia vita se il mio senso dell'umorismo fosse rimasto così. Più per Beruschi che per Cippirimerlo. Probabilmente ora sarei tipo il Mak. Magari più simpatico, ma tipo il Mak.
Ad ogni modo, ricordo quando ho cominciato ad avere la percezione che il mio senso dell'umorismo stava per cambiare, affinarsi.
Ed è legato sempre alla televisione.
In prima istanza a blob, che guardavo perchè facevano vedere i cartoni animati, prima. Ricordo ancora un video di qualche gruppo punk d'assalto che aveva come sottotitolo "andiamo tutti all'oratorio".
E in seconda istanza a Luttazzi su Magazine 3.
Probabilmente tra vent'anni riderò per Pippo Franco e guarderò il commissario Rex in DVD. La cosa positiva è che posso osservare il Razzi, e farmi un'idea di cosa mi aspetta tra quindici anni.
"Una bara in casa può sempre servire. Eppure la gente solitamente la compra soltanto a decesso avvenuto, a morto caldo. Io ne ho una persino in cantina, ci metto dentro i formaggi. Non sai come si conservano bene.."
- L'addetto alle onoranze funebri un attimo prima di regalarmi l'ennesima penna biro.
Lo so. Vi sto tirando una Razzata. Sono sparito, assente.
Scusate ma in questi giorni la mia vita giapponese mi sta prendendo più del solito.
E poi non succede nulla di che.
Lavoro. Incontro porno starlette che girano intro ai loro DVD monografici per le strade di Nishishinjuku. Incontro lottatori falsi wrestling e le solite sgarzoline giapponesi mezze nude, vestite da Yu, Creamy, Api maya, Arale. Ho discussioni surreali su mie potenziali nuove case che si concludono "Scusa ma sono confuso, non capisco." e la risposta dell'agente immobiliare "Se sei confuso... allora sono confuso anche io ora!".
Qualcuno potrebbe pensare che, vista la scelta di vita che ho fatto, io abbia una cieca passione per il Giappone. Beh, ci sono cose che invece mi fastidiano, mi addolorano, mi colpiscono profondamente.
Ma ci sono cose che odio ancora di più di questo paese.
Come la loro maniacale, sistematica ossessione per impacchettare singolarmente i singoli biscotti. La quantità di cartacce e rifiuti che produci per mangiarti un cazzo di biscotto o merendina è impressionante.
Oltre al fatto di aprire una confezione di Oreo e trovarsi con CINQUE e dico CINQUE biscotti.
Certi giapponesi ti rapiscono. Chiedi un'informazione, e la loro lentezza, la loro attenzione alle regole, la loro affettata disponibilità ti ruba il resto della giornata. I bancari. Le poste. I tassisti che si perdono REGOLARMENTE e che non sanno usare il navigatore satellitare. Credo che in Giappone per fare il tassista basti avere dei guantini bianchi.
In banca. Ore a parlare. Solo per scoprire alla fine che quello che mi interessava di più, non potevano offrirlo. O che i documenti che ho, forse non sono sufficienti. FORSE.
Ma la volta migliore è stata quando sono finito per sbaglio al municipio di meguro o sarcazzo invece che all'ambasciata italiana. Ho chiesto quindi, dov'è?
Il tizio mi ha preso per il braccio, tirato, portato nel suo ufficio. Ogni mio tentativo di liberarmi era inutile, se solo dicevo "ma non serve grazie", mi afferrava, per lui ero un gaijin pazzo che non capiva che mi stava aiutando. Come se fossi un animale spaventato e lui un veterinario, qualcuno che sapeva molto meglio di me cosa fosse giusto per me e io quasi incapace di intendere e di volere.
Mi sorrideva con accondiscendenza, mi teneva saldamente il braccio. Ha chiamato tutto il suo team a raccolta, evidentemente era un pezzo grosso, hanno aperto una mappa della città, e hanno tracciato un itinerario. Mi hanno poi dato un indirizzo che avevo già.
Il mio avvocato mi aspettava venti minuti prima.
Ci metto due ore a uscire dal tentacolare municipio, esco, vedo un taxi, salvezza.
Salgo sul taxi e gli dico dove devo andare. Gli mostro l'indirizzo scritto in giapponese sul mio cellulare (l'avevo dall'inizio). Gli mostro la mappa.
Mi guarda.
Con quello sguardo da tassista giapponese che non ha capito esattamente un cazzo. Ha degli splendidi guantini bianchi e mi guarda scoppiare a piangere sul sedile posteriore.
Non so cosa aveva questa donna, qualcosa di inquietante e insieme di buffo, infantile. Una figura di Ciprì e Maresco al femminile, le rimaneva un cappotto che non le andava più. Una sigaretta in bocca, troppo grossa per le sue magie, rossetto sbavato e orecchini di perle smunte su parole che ti lambiccano la testa fino a che non te la gratti per bene. Un cappotto stretto per l'inverno non le serve più.
Dalla solita sponda del mattino io mi guadagno palmo a palmo il giorno: il giorno dalle acque così grigie, dall'espressione assente. Il giorno io lo guadagno con fatica tra le due sponde che non si risolvono, insoluta io stessa per la vita ... e nessuno m'aiuta. Mi viene a volte un gobbo sfaccendato, un simbolo presago d'allegrezza che ha il dono di una stana profezia. E perché vada incontro alla promessa lui mi traghetta sulle proprie spalle.
Durante la conference in Cina uno dei tizi ci parla di COPIGN. Dice che in Cina non si copia solamente, ma è un misto di COPY e DESIGN. COPIGN, appunto.
Abbiamo riso della cosa per giorni. Il concetto in sè ci faceva un po' ridere, ma soprattutto il relatore si chiamava Pon Pon.
Lo smog ci dava alla testa, i ravioli cinesi pieni di zuppa bollente ci urticavano il palato, facevamo a botte con i tassisti, evitavamo sputi e ambulanti. Le nostre giornate trascorrevano così.
L'ultima sera in un centro commerciale sono entrato in un Toys'r us.
E lì ho capito il COPIGN.
Lì ho incontrato i Ban Bao.
I Ban Bao sono i cugini figli di puttana dei lego. Sono identici, costano un decimo, e sono bastardi. Violenti, maschilisti, militaristi. Se dei lego puoi trovare la casa, la villa, l'ambulanza, la macchina di formula uno, tra i ban bao trovi i carriarmati con cento cannoni, le portaerei, gli elicotteri, i jet, i bombardieri, tutti con un vago sapore di orgogliosamente armata cinese.
Ma i migliori erano i ban bao poliziotti, le illustrazioni sulle scatole, a partire dal logo, violenti, incazzosi, spaccaossa. Vedi quello che scende dalla camionetta, manganello in mano, che ha già un'erezione, lo si capisce dal sorriso, o quelli che trascinano il prigioniero in catene dal motoscafo, una specie di COPIGN del waterboarding, immagino.
Inutile dire che i ban bao sono entrati nella mia personalissima mitologia abbastanza velocemente.
Cosa interessante è che sul sito dei ban bao, ci sono le stesse foto di qui sopra, ma edulcorate. Nella fattiscpecie, per esempio, il logo è meno incazzoso, e non pare che stiano cercando di affogare il criminale, ma che gli lancino la corda per salvarlo.
Ieri sera, ora italiana, a mezzogiorno, ora californiana e alle 5 di mattina, ora nipponica la vecchia signora ha schiantato la Samp. Apa, come al solito, fa il possibilista riguardo all'eventualità di vedere assieme la partita ma poi, alla prova dei fatti, se la ronfa, in barba a quella fantomatica insonnia con la quale ci ha massacrato i testicoli tante volte. E, come al solito, si perde un partitone spettacolare e divertente. Questa volta si perde anche Camoranesi che, siglato il terzo gol, mima con le mani "La Chela del Calamaro" (per chi sa cos'è), un tributo a me ed alla mia concezione spumeggiante del calcio. Qui la prova:
Per smorzare un po' quella che deve essere l'esaltazione di Apa per il largo successo della sua squadra, voglio condividere con lui e con voi la nascita di un nuovo mito: il tifoso juventino medio.
Il filmato è un po' lungo ma merita, sopratutto nel finale.
Quattro e mezza del mattino. Già non dormivo. Non riuscivo a chiudere occhio.
Sirene e casino. Rumori tipo esplosioni.
Mi affaccio e questa la scena che mi si presenta.
Quattro edifici più in là un palazzo in fiamme. Diluvia. Per fortuna. Credo.
In questo momento ho capito che sono un uomo d'azione.
Ho preparato la borsa on passaporto, portafogli, le cose importanti.
Ho filmato l'accaduto.
Mentre chiamavo LK (si sente nel filmato).
Poi.
Sono andato a fare la cacca.
Mi sono acceso una sigaretta.
E ho monitorato gli avvenimenti, pronto a correre per le scale gridando FIRE e 自火!!!
Ma soprattutto, sono venuto qui a testimoniare.
E soprattutto, e mi è sembrata una cosa molto "animale", ho fatto tanta cacca. Ridendo nervosamente. Sia perchè ho capito il significato dell'espressione "cagarsi sotto", sia perchè mi sembrava un buon posto dove stare.
Voglio dire, seduto sul mio supercesso giapponese, con ciambella riscaldata e superschizzi incorporati, chi mi ammazza a me?
Razzi ma quanto stai lì in Cina? Apa Fino a venerdì Razzi ti immagino mangiare roba fritta, farti strada tra migliaia di persone in mezzo ai fumi dello smog, respingendo le lusinghe di piccole puttane cinesi da marciapiede Razzi per poi riparare stravolto nella tua sontuosa stanza d'albergo, e scattarti foto da megalomane Razzi ma in Cina anche skype è controllato??? Apa Perchè? Razzi se bloccano aparazzi magari controllano skype Razzi curiosità. per sapere a che punto è la censura Apa Ah beh, controllano tutto. Razzi che schifo Apa Ecco per esempio.. Apa Ora hai detto "che schifo" Apa e mi è arrivata una telefonata e mi hanno detto Apa "Di' al tuoi amico di fare poco lo spiritoso." Razzi Dì a quei figli di puttana che io non stavo scherzando e che tu essendo mio amico ti assumi la responsabilità di tutto ciò che dico! Apa CHINA E BELLA Apa BELLA CHINA Apa IO APA TI DICO A TE RAZZI Apa CHINA BELLA Apa VIVA IL GLORIOSO SISTEMA DI CIVILTA' Apa VIVA IL SUPER ECCELLENTE STILE DI VITA Razzi LOLOLOL Razzi CHINA MARTINI BONA!
Nota, avrei potuto eliminare la penosa battuta finale di Razzi, tutelare la sua immagine, ma così impara a darmi del megalomane. Io sono "onestamente consapevole", è diverso.
Il cinese è sì Napoletano, ma è privo della naturale simpatia dei nostri campani. Ha un po' l'esuberanza di un bolzanino autistico, il sorriso di un varesotto depresso, il senso estetico di un abitante di Bari vecchia e l'affabilità di un coatto romano.
Guida contromano, scatarra ogni due minuti, urla, ti tocca il braccio per parlarti, anche per chiederti cosa vorresti ordinare, suona il clacson.
Suona il clacson come se fosse una sorta di potere magico. Come se il suono del clacson avesse la capacità di modificare la realtà. Come se le vibrazioni sonore fossero un'onda di energia da fumetto giapponese. Tipo, camion di traverso blocca il traffico? Hai preso la strada sbagliata? Ci sono lavori in corso e quindi non puoi passare? O anche non succede niente, la strada è vuota e a quanto pare semplicemente la cosa non ti va? Tieni pigiato il clacson per dieci minuti, con forza, trasmetti la tua energia all'universo, vedrai che qualcosa succede.
Ma nonostante tutte queste caratteristiche, inaspettatamente, il cinese è anche persona che conosce il valore dell'onestà. Certo, pensa che magari tu sei un po' coglione, per questo ti spiega le cose per benone.
Camminando per piazza del popolo ci fermano milioni di persone. Armani Jeans. La pennetta che spara raggi laser fino a duecento mesi ed acceca innocenti passanti. L'accendone, ovvero un accendino identico ad un bic, ma grande come un braccio.
Ma soprattutto due cose. "Lolex? You want Lolex watch?" "No thanks." "One dollar, Lolex watch." "No thanks, we are fine." "It is fake, eh?" "Oh really?"
Per un attimo avevo pensato fosse un LOLEX originale, e che stavo per fare l'affarone.
Oppure il tipo che guardingo si avvicina. "Massage?" "No thanks." Più guardingo, con fare esplicativo. "LADY, massage." "No thanks." Guardingo alla terza, con fare come dire, non avete capito, bisbigliando, mano ai lati della bocca "SEXY, massage." "Abbello, l'avevo capito al primo giro, NO THANKS."
Ma soprattutto il cinese, ha inventato i BanBao. Ma ne parlerò un'altra volta.
In Giappone a volte devi fare scelte difficili. Tipo prendere del cibo che non sai cosa sia.
A volte ti va male, come le prugne folli in salamoia imbevute nell'alcool, che sembrano olivette. A volte ti va bene. Come lo yogurt al Lychees o con Tongari Corn. L'importante è prendere appunti.
Lo splendido schermo del Macbook Pro aiuta a tenere pulita la stanza attirando a sè in modo crudele ed implacabile qualsiasi granello di polvere alla distanza di meno di sei metri.
I Cinesi oltre a questo gusto estetico per l'oro, il velluto rosso, il posticcio e le luci a intermittenza colorate, hanno il piacevole vezzo dell'esagerazione.
Giunti al ristorante, infatti, ci accoglie un menu che è ordinato in "Best dishes", "Superexcellent dishes", "Top dishes". Mi conoscete, I won't settle for anything below superexcellent. Quindi ordiniamo a caso da quelle pagine.
Ci versano con l'eleganza di un ubriaco con la diarrea il furbo succo di cetriolo che ho ordinato per curiosità, e si avvicinano con un secchio rosso. Di Plastica. Quello che useresti normalmente per pulire un cesso. Un cesso a cui non vuoi particolarmente bene.
Piccolo rewind, siamo in un centro commerciale di lusso e in un ristorante che vuole essere di lusso.
Nel secchio rosso c'è un granchio. Vivo. Mi basta annuire e in pochi minuti me lo ritrovo morto, fatto a pezzi, sistemato su un letto di spaghetti di soia, verdurine, cose che non capisco e un pezzo di bacon che ci convinciamo sia finito lì per caso.
Il ritorno in hotel è tranquillo. Veniamo solo disturbati da cinesi che fanno ci cinesi e che cercano di vendere cinesate lungo le strade. Da betoniere enormi, puzzolenti e imbufalite che seguono il traffico assolutamente caotico e privo di senso di questa città maleducata. E da una serie di scooter stealth, ovvero scooter elettrici che viaggiano silenziosi nella notte, senza fari, contromano.
Anche se alcuni hanno imbellito il proprio scooter. Non indovinerete mai. Con sbuffi d'oro e mille lucine colorate a intermittenza.
NOTA: Questo post viene pubblicato senza l'avvallo critico di LK.
Ci sono cose che mi mettono i brividi. Certi scandali, certe storture. Quando le multinazionali riescono con estrema disumanità, crudeltà a perpetrare crimini terrificanti, sotto gli occhi di tutti, in nome del "business", in nome del controllo della ricchezza del pianeta.
Certe volte i drammi li abbiamo sotto gli occhi ma neppure riusciamo a vederli.
Per esempio, la coltivazione di cocco. Ecco i dati dell'anno 2008
No symbol = official figure, P = official figure, F = FAO estimate, * = Unofficial/Semi-official/mirror data, C = Calculated figure A = Aggregate(may include official, semi-official or estimates);
Sembrano indicare nulla di particolare, se letti velocemente, ma se si guardano con attenzione si notano aspetti inquietanti.
Ogni anno infatti circa 55 MILIONI di tonnellate di cocco vengono prodotte nei paesi del terzo mondo. 55 milioni di tonnellate, ogni anno. Se si va avanti così, è palese che questi paesi prima o poi cederanno, affonderanno sotto questo peso assurdo.
Non vi sembra una coincidenza un po' troppo inquietante che tra tutti questi paesi non ve ne sia uno del cosìdetto "Primo mondo"?