sabato, maggio 29, 2010

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A Nara

Razzismo - Macro


E così riprendo il discorso.

Si è parlato di razzismo mio, si è parlato di razzismo altro. Si è parlato di superiorità intellettuale che porta alla compiacenza e di stereotipo e meccanismi invisibili che sulla pigrizia mentale pongono le fondamenta. Ora parlerei di quel razzismo macroscopico, quello che ci coinvolge.

Chi di voi sa cos'è il White Privilege?

Io fino a poco fa non ne sapevo nulla. Si tratta di un saggio che descrive per punti ed esamina tutti i privilegi della razza bianca, privilegi che le altre razze, non hanno.
Scritto negli anni 60, credo, è comunque ancora abbastanza attuale. Traccia una serie di punti che lasciano emergere interrogativi, soprattutto legati alla cultura italiana, che è giunta al punto di fare i conti con la scelta di diventare interraziale o meno.

Alcuni, sono interessanti, altri meno.

1. I can if I wish arrange to be in the company of people of my race most of the time.
2. I can avoid spending time with people whom I was trained to mistrust and who have learned to
mistrust my kind or me.
3. If I should need to move, I can be pretty sure of renting or purchasing housing in an area which I can
afford and in which I would want to live.
4. I can be pretty sure that my neighbors in such a location will be neutral or pleasant to me.

6. I can turn on the television or open to the front page of the paper and see people of my race widely
represented.

15. I do not have to educate my children to be aware of systemic racism for their own daily physical
protection.
16. I can be pretty sure that my children's teachers and employers will tolerate them if they fit school and
workplace norms; my chief worries about them do not concern others' attitudes toward their race.

18. I can swear, or dress in second hand clothes, or not answer letters, without having people attribute
these choices to the bad morals, the poverty or the illiteracy of my race. (Vedi Fiodor, russo di merda)

20. I can do well in a challenging situation without being called a credit to my race.

22. I can remain oblivious of the language and customs of persons of color who constitute the world's
majority without feeling in my culture any penalty for such oblivion.

24. I can be pretty sure that if I ask to talk to the "person in charge", I will be facing a person of my race

33. I am not made acutely aware that my shape, bearing or body odor will be taken as a reflection on my
race.

34. I can worry about racism without being seen as self-interested or self-seeking.

36. If my day, week or year is going badly, I need not ask of each negative episode or situation whether
it had racial overtones.
37. I can be pretty sure of finding people who would be willing to talk with me and advise me about my
next steps, professionally.
38. I can think over many options, social, political, imaginative or professional, without asking whether
a person of my race would be accepted or allowed to do what I want to do.
39. I can be late to a meeting without having the lateness reflect on my race.

50. I will feel welcomed and "normal" in the usual walks of public life, institutional and social.

E questi sono solo alcuni privilegi della razza bianca.
Sono veri, e sono differenze dalle altre razze, dalle altre razze nella nostra cultura.
Sono cose che si applicano solo all'America? Non credo.
Sono cose normali.
Sì, lo sono.

Trovo tutte queste cose assolutamente terribili e normali.
Su alcune non avevo mai riflettuto, su altre invece sì.

Molta gente legge questo essay e pensa voglia dire "i bianchi sono razzisti". Non credo fosse questo l'intento, credo piuttosto fosse svelare alcuni di quelli che ho chiamato "stereotipi".

Poi ho letto chi ha scritto questo essay.
Una donna.

Allora ho provato a rileggere i punti cambiando da Razza a Sesso.
E funzionano tutte o quasi.

E allora non si tratta di razzismo.
Si tratta di branco.
Di forza e di manifestazione di un potere ottenuto per imposizione storica.

venerdì, maggio 28, 2010

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Pre dinner a Ponto-cho.

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At the APA Hotel.

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A Kyoto.

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Verso Osaka

giovedì, maggio 27, 2010

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A cena

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verso casa

mercoledì, maggio 26, 2010

Divenire



Le nuvole sono una cosa strana, le osservo da fuori e poi da dentro mentre l'aereo si abbassa su Parigi.

Contemplare cose strane mi fa riflettere.

Le nuvole hanno una caratteristica rara: non potendo vederci attraverso, puoi comunque attraversarle.
Così per il buio e così per il tempo.
Buio, tempo e nuvole.

martedì, maggio 25, 2010

Geografiga



Le ragazze di Shinjuku guardano.
Ti guardano di soppiatto, mentre sali le scale mobili. Ti scrutano curiose, negli occhi, cercano un contatto e se ne vergognano.
Alcune con insistenza, altre con intenzioni che non capisci.
E LK si innervosisce.

Quelle di Shibuya invece si fanno guardare.
Mezze nude, chiappe al vento che rimbalzano solidamente, con un orgoglio malcelato e impudente. Impudico.
Capigliature lunghe. Bionde. Gambe chilometriche e di carne soda che guizzano da micro pantaloncini. Colli sottili, occhi barocchi ma pur sempre animaleschi per una sorta di insipienza che sembrano nascondere. Tacchi e manierismo su fisici da modelle e quell'intelligenza che, probabilmente anche sbagliando, attribuiresti a una fotografia.
E LK si innervosisce.

Poi capita quella di Ikebukuro.
Che sull'ascensore, nella ressa, ti mette la mano sul pacco.

E qui LK proprio si incazza.


Ergo, quando vieni, dove ti porto?

lunedì, maggio 24, 2010

When I drink too much



Ho bevuto parecchio, sabato sera.
Ho bevuto talmente che mi sono scordato Della champions.

Ora non ho ben capito se mi sia passata la sbornia o meno.

venerdì, maggio 21, 2010

mercoledì, maggio 19, 2010

BCA

Che vita.

Di merda.

martedì, maggio 18, 2010

La jitensha




A volte scegli la bicicletta.
A volte la bicicletta sceglie te.
Come potevo non spendere qualche yen in più per portarmi a casa una bici con scritto "BANFA CROSS AVANTI"?

E così infatti, ho fatto.

E ora il mio grido di battaglia è uno e uno solo. Banfa cross avanti, cari amici.

lunedì, maggio 17, 2010

Razzismi - meso




Questa è una di quelle cose, di cui parlavo nel post precedente, che mi ha fatto pensare di dedicare una serie di post al razzismo.
Se come primo post ho portato una serie di elementi personali, qui parlo di qualcosa che non mi appartiene.

La serie di vignette qui sopra appartiene a The Brightest Day, miniserie DC.
Per rassicurarvi, subito dopo quella scena un eroe biondo e bianco prende a calci in culo tutti i pirati somali.

Vista così, uno direbbe, un pessimo fumetto e nulla più.
Ma c'è chi ci vede dell'altro. Razzismo.

Lì per lì mi viene da dire che si tratta di negri troppo suscettibili.

Ma riflettendoci bene.
Mi domando... se davvero è così, o se non sto mettendo da parte il discorso troppo facilmente.

C'è un motivo se ho citato il mio professore di filosofia nel primo di questi post, ed è che una delle parecchie cose che mi sono rimaste delle sue lezioni, una cosa che forse all'epoca non capii neppure appieno, paradossalmente fermandomi al livello "pigro" della comprensione, l'intuizione che poi blocca il vero processo conoscitivo, era lo stretto legame tra razzismo e stereotipo.
Stereotipo inteso come pensiero pigro, appunto. Il prendere un concetto, assegnarlo a una categoria senza processarlo, il non pensare.

Ed è una droga potente, il non pensare. Il dare per scontato, il processo meccanico, automatico, che ti fa dire no, o sì, e poi giustificarlo.
Droga potente perchè non te ne liberi se non con molta fatica.

Ed io, a fatica, molta fatica, riesco a capire che sì, dietro questo fumetto c'è un'idea razzista.
Io non voglio dire che l'autore di questo fumetto abbia arbitrariamente voluto offendere le persone di colore, ma che abbia stereotipatamente propugnato un sotteso razzista a cui noi tutti, sì soprattutto tu, Razzi, partecipiamo. La consolante e terrorizzante idea del negro bestiale.

Avrei molto altro da dire, per spiegare meglio quel che voglio dire.
Ma non voglio fare un post alla Thespian, e chi mi capisce bene, chi non mi capisce è un razzista di merda. O un negro.

domenica, maggio 16, 2010

The Saddest Music In The World


Un giorno di circa un mese fa ero malato a casa e convinto di stare per morire ho cercato un modo originale di accelerare la fine.
Il momento era buono per fare quello che avrei voluto fare da tempo: la playlist più triste del mondo.

Nonostante i buoni propositi continuavo a trascinare questo dovere e non c'erano più scuse.
In tutta sincerità vi dico che ho passato una giornata di merda e se non sono morto per malattia o per tristezza vorrà dire che ne sono uscito fortificato.

Non ho pubblicato subito questa sequenza di struggenti litanie del cuore perché dopo una giornata passata letteralmente in lacrime non avevo più la forza di pensare nemmeno a un commento.
Così l'ho lasciata a macerare fino al recupero e oggi che mi sento di aver in briglia le emozioni posso trottare quei due metri che restano.

Il tema di questo Aparazzi Mix è "la canzone più triste del mondo".
Il titolo è preso da un simpatico film di Guy Maddin di cui vi consiglio la visione.
Abbiamo parlato in passato delle emozioni che una canzone può produrre, ci siamo domandati quali siano esattamente gli elementi che provocano il tilt, quali sfumature può avere la tristezza.
Lo abbiamo fatto davvero o me lo sono sognato? Ad ogni modo facciamolo ora.
E' la melodia? Sono le parole? Il ricordo di un momento?
Di sicuro qualcosa che fa risuonare le corde più intime, annoda lo stomaco e spinge verso la gola.

Trovate qui a fianco la mia personale lista che non necessariamente entrerà in fase con la sensibilità di ognuno.
La domande che vorrei porvi sono queste:
Qual'è la vostra canzone più triste?
Che cosa esattamente vi emoziona e vi fa piangere in una canzone?

Sottoponendomi a questa volontaria espiazione mi sono in parte risposto.
I principe della mia tristezza e vincitore del concorso per l'uomo più morte dell'anima si chiama Nick Drake.
Per tingere l'umore di nero le canzoni tristi si appoggiano spesso ai temi classici: il dolore per una perdita, un amore impossibile, la nostalgia di qualcosa o qualcuno, un destino sfortunato, una infanzia difficile, l'apatia, la difficoltà di essere diversi, gli orrori della guerra, i mali dell'umanità.

In One of These Things First di Drake ho trovato un pugnale più subdolo: la paura di essere, più precisamente la solitudine e l'angoscia di essere un individuo, di essere una cosa in particolare e non tutto, la nostalgia per quello che non si è, l'incapacità di afferrare la vita.
Oltre l'apparente leggerezza della musica, nelle parole di questa canzone si rivela la terrificante impossibilità di giustificare la propria esistenza, si allarga l'orizzonte all'infinito e si apre un vuoto immenso nel tentativo di immaginarsi come qualcuno o qualcos'altro.

I Could have been a sailor, could have been a cook
A real live lover, could have been a book
I could have been a signpost, could have been a clock
As simple as a kettle, steady as a rock
I could be here and now
I would be, I should be
But how?
I could have been one of these things first

Guardando ad altre canzoni della lista trovo che il tema esistenzialista e nostalgico ricorra.
Belle & Sebastian, che sono seguaci di Drake, propongono un quadro meno astratto e più esplicitamente depressivo:

Anthony walked to his death
Because he thought he'd never feel this way again
If he goes back to the house then things would go from bad to worse
What could he do?
He wants to remember things exactly as he left them on that funny day
And if there is something else beyond, he isn't scared because
It's bound to be less boring than today
It's bound to be less boring than tomorrow

se non fosse per la squisita melodia e la strumentazione originale le parole dei Beirut in Poscards from Italy potrebbero apparire banali:

The times we had
Oh, when the wind would blow with rain and snow
Were not all bad

Qui è l'attacco di marcia della sezione ritmica sul gemito della voce a innescare il magone.
Persino quel pagliaccio di Adam Green è capace di tirare fuori la lacrimuccia con un testo tanto naive quanto sincero in Can You See Me:

Look, look, look at me doing this
Look, look, look at me doing that
Look, look, look at the way that i am

[...]

But if everyone is coffin-bound
Then I'm so scared of being not around
I'm so scared to never make a sound
I'm so scared of being underground

Can you see me?

Il pericolo nell'etichettare canzoni come commoventi capolavori di rara tristezza è che il limite tra profondo flusso catartico e imbarazzante sproloquio lagnoso è molto sfocato.
Questo problema era indirettamente emerso in un vecchio post di Ergo.
Essendo affascinato dal grottesco ammetto la coesistenza dei due aspetti e gioco sul confine.

in Beautiful Boyz, Cocorosie e Antony volutamente sopra le righe cantano:

Born illegitimately
To a whore most likely
He became an orphan
Oh what a lovely orphan
He was sent to the reformatory
Ten years old was his first glory
Got caught stealing from a nun
Now his love story had begun

il testo ricorda una canzone di Nick Cave che inizia così:
O My O My
What a wretched life
I was born on the day
That my poor mother died
I was cut from her belly
With a stanley knife

Questi sono casi estremi, ma è un punto interrogativo anche la più nota Stan di Eminem:

[...] you coulda rescued me from drowning
Now it's too late - I'm on a thousand downers now, I'm drowsy
and all I wanted was a lousy letter or a call
I hope you know I ripped all of your pictures off the wall
I love you Slim, we coulda been together, think about it
You ruined it now, I hope you can't sleep and you dream about it
And when you dream I hope you can't sleep and you scream about it

Si piange o si ride? O entrambe le cose?
Anche una canzone d'amore può commuovere oppure risultare melensa e affettata.
We Both Go Down Together dei Decemberist's parla di un classico suicidio di coppia.

Meet me on my vast veranda
My sweet untouched Miranda
And while the seagulls are crying
We fall but our souls are flying

And oh, my love, my love
We both go down together

Alcune canzoni mi commuovono pur non capendole, un esempio è la misteriosa Beneath the Rose di Micah P. Hinson.

Altre sono talmente disturbate che è difficile non esserne colpiti.
Jeff Magnum dei Neutral Milk Hotel scrisse un album pensando ad Anna Frank, tanto per andare sul leggero, condito di immagini lynchiane.

Oh comely
I will be with you when you lose your breath
Chasing the only
Meaningful memory you thought you had left
With some pretty bright and bubbly terrible scene
That was doing her thing on your chest

[...]

Goldaline, my dear
We will fold and freeze together
Far away from here
There is sun and spring and green forever
But now we move to feel
For ourselves inside some stranger's stomach
Place your body here
Let your skin begin to blend itself with mine

In compagnia di Jeff Magnum troviamo Sufjan Stevens che ci racconta di John Wayne Gacy Jr., il serial killer che, travestito da clown, seviziava bambini:

He dressed up like a clown for them
With his face paint white and red
And on his best behavior
In a dark room on the bed
He kissed them all

All'opposto troviamo i grandi classici impermeabili alle critiche: Stand By Me, Yesterday, Perfect Day, Everybody Hurts e la famosa cover di Hurt nell'interpretazione di Johnny Cash. Quest'ultima dimostra che il significato delle parole dipende anche da chi è a pronunciarle.

Su questo concludo l'arringa, ringrazio chi ha contribuito con suggerimenti, vi invito ad aggiungere le vostre riflessioni sull'argomento e spero di essere riuscito a strapparvi almeno una lacrima.

questa canzone è dedicata a tutte le donne

ogni tentativo di descrizione è superfluo, incluso questo.

L'angolo dell'OLD




Un angolo un po' per non dimenticare quei tormentoni internettiani che si sono un po' assopiti, immeritatamente.
Un angolo perchè chiunque possa commentare con un bel "OLD" e sentirsi un po' un veterano della rete.
Un angolo un po' così.

sabato, maggio 15, 2010

La bellezza e il suo superamento



Ho trovato questo video splendido.
Nonostante non ci sia il Razzi o un suo sosia.
E nonostante non ci sia dietro la mano di Sandy Collora.

giovedì, maggio 13, 2010

L'omaggio per qualcuno è un insulto per altri

Yukio Hatoyama, primo ministro giapponese dal settembre 2009, è a capo di un governo non molto amato dai propri connazionali. Così, per riacquistare un po' di consenso, il leader nipponico ha una grande pensata: barbecue con la gente comune. Già questa sarebbe una trovata che sembra controproducente. Se fosse un evento annuale al quale ogni primo ministro debba partecipare, senza troppi filtri censori, la codificazione di un momento in cui, volente o nolente, il leader si deve incontrare con coloro che deve rappresentare, potrebbe anche essere una trovata interessante. Facendolo "una tantum", quando sei ai minimi storici del consenso, insinui il sospetto che sia un po' una presa per il culo. Qualcosa di più di un sospetto quando ti presenti così:


Una mossa che pochi hanno capito. Yukio voleva semplicemente omaggiare Apa, invitato al barbecue, ma addormentatosi e quindi non pervenuto. Coraggio onorevole Hatoyama, io la capisco.

martedì, maggio 11, 2010

Cose che potrebbero capitare al Razzi


Provate a dire di no.

lunedì, maggio 10, 2010

Endechomenon




Hardcore.

Festa della mamma

Un po' in ritardo, ma dovuto.


Razzismi, parte prima



Sono un po' di giorni che ho in mente di scrivere una serie di post sul razzismo.
Mi girano in testa alcuni episodi, alcuni concetti, alcune domande.

Invece di fare il finalino a sorpresa a Thesp tanto caro, vorrei sbugiardarmi subito e dire qui, nell'incipit del primo post, almeno l'ottanta percento del concetto fondamentale che vorrei esprimere.

Ovvero che il razzismo è una brutta bestia. Infida. C'è anche quando non si vede, c'è anche se incosapevole e non arbitrario. Il razzismo c'è ed ha mille forme. E fino qui, tante banalità. La domanda è, e spero meno banale: potrebbe il razzismo non esistere?

Organizzando le idee nel più classico, per me, dei micro, meso, macro (una tassonomia alla quale mi abituò un torturatore professionista nonché docente di filosofia) vorrei cominciare parlando di un evento a me vicino, capitatomi in un relativamente recente passato.

E' la storia di una coppia di sorelle mediorientali che ho conosciuto online.
Qui Ergo si starà umettando le labbra, ma mi tocca deluderlo. No, non è la storia delle due sorelle modelle israeliane.

Queste di cui parlo erano due ragazze arabe, beccate per caso su Skype, quando ero ancora in Italia, che tra una cosa e l'altra si mettono a parlare di Corano, chiedendomi se lo conosco.
Dico loro di sì, che anzi ce l'ho pure in casa.
Lo vado a prendere e glielo mostro.

Ecco che queste si mettono ad applaudire, a ridere, a piangere copiosamente, vogliono chiamare il resto della famiglia, dei parenti, sono felici per me e in un certo qual modo che non capisco bene per loro stesse.
Sorrido.
Le saluto.

Rifletto.
Quello che penso, quello che provo, a distanza di tempo ancora non lo riesco a mettere a fuoco.
Quella simpatia, empatia, comprensione.
Ma è malsana.
Fossero state due sorelle cattoliche che si fossero messe a piangere perchè avevo il vangelo in casa, avrei impiegato circa trenta secondi per mandarle a cagare.

Cos'è che invece mi ha spinto a "capire", accettare questo comportamento, sorridere persino. Si tratta di apertura mentale o di un razzismo che verrebbe da definire "al contrario" ma in realtà è dritto e preciso come un fuso.
Sì perchè è in realtà un senso di superiorità che ti spinge ad accettare cose che da un tuo "pari" non sopporteresti mai.
Come faresti con un animale, che personifichi con proiezioni che dicono più di te che di lui, con un bimbo, o tuttalpiù con uno sciocco o un demente.
Compiacenza.
Supponenza.
La superbia di chi perdona la sciocchezza di chi ritiene a sè inferiore.

venerdì, maggio 07, 2010

La televisione giapponese



Come si poteva intuire, il sistema televisivo giapponese è complicatissimo.

Tempo fa, nottetempo, un omino venne a chiedermi il canone, non avevo un televisore, non se ne fece nulla.
Ora ce l'ho. E l'attendo con ansia.

La mia parete ha DUE distinte ma identiche prese per l'antenna. Anzi, una è chiara, l'altra scura, nella stessa plancia.

A quanto ho capito, non esiste una presa per l'antenna standard, ma questi sono dettagli.

La mia TV ha comunque due prese pure lei, tutto fila, insomma.

Una è per l'UHF il normale etere.
L'altro è per il CS e il BS. Non ho idea di cosa significhino le sigle.

Sul primo si vedono i canali normali, si sintonizzano automaticamente. Esistono una decina di canali visibili.
Come si sintonizzano? Dall'uno all'otto?
No.
1-3-5-6-7-10-12. Sembrano a caso, dici, è la sintonizzazione della TV. No. E' proprio così.
Vai in un hotel, è così.
Vai a casa di qualcuno, è così.
Se chiedi perchè questo canale è sulla terza posizione invece che sulla seconda, che è vuota ti rispondono che è perchè quello è il terzo canale. Non c'è scritto 3 da nessuna parte. Ma quello va sul terzo e terzo sia.

I BS e i CS sono canali digitali in alta definizione, in chiaro cedo di tutto, ma mi compare una scrittina che credo mi dica che ho solo 16 giorni per vederli in chiaro, poi devo pagare. Ad ogni modo, mi basta premere un pulsante e da 40" passo a 32" di schermo e la scritta scompare.
Non so ancora se trascorsi i 16 giorni mi annulleranno la visione o se poi starà a me informarli che sto vedendo in chiaro cose che non dovrei potere.
Comprare i vari canali poi sembra abbastanza complicato, ogni canale appartiene ad uno o più pacchetti di fornitori diversi, e devi scegliere il tuo bouquet trasversalmente cercando. Per ora ci rinuncio volentieri.

Questo senso di simpatica astrusità, di complicazioni diet, di confusione innocua...
Una cosa che mi piace del Giappone è che da qualsiasi punto lo si guardi, è sempre il Giappone.

giovedì, maggio 06, 2010

Ho sognato Thespian



Ho sognato Thespian.
Diceva un sacco di fesserie, cose assurde, alcune vagamente offensive o insensibili. Per questo sul momento non mi sono reso conto subito che fosse un sogno.

Mi aveva rubato un maglione.
Un maglione nuovo, che ho preso da poco, qui in Giappone.

Niente di che, un maglione della GAP come tanti, a righe, aperto sul davanti. Ma non è questo il punto.

Thesp mi aveva rubato il maglione e lo indossava, davanti a tutti.
Al che glielo faccio notare, quello era il mio maglione.
La risposta di Thesp mi lascia di sasso, comincia a dire "visto, lo sapevo" e "l'avevo detto agli altri che l'avresti fatto notare, che sei proprio quel tipo di persona che fa notare queste cose".

Continua allora ad accusarmi, lo mortifico, di maglioni ne ho tanti, quello stava meglio a lui e nell'ordine delle cose il valore della bellezza, dell'ordine estetico, dell'edonè è superiore al semplice valore della mera proprietà di un bene effimero, posseduto da un essere temporaneo quale ogni uomo è. All'universo non interessa di chi sia il maglione, ma la bellezza è un valore supremo e se qualcosa ha un valore, forse è proprio quella. Posso però avere i suoi guanti. Perchè quelli stanno meglio a me.

Mi mortifica davanti a tutti.

Ecco, Thesp, ti voglio dire una cosa.

Se vuoi il mio maglione, non devi rubarmelo, basta chiedermelo.
E i tuoi guanti non li voglio.

mercoledì, maggio 05, 2010

Ammissioni di ignoranza e una domanda




A me la musica piace.
Molto.
Ma non so se me ne intendo.
Mi piacerebbe intendermene, ma non lo so.
Mi piace la filosofia di Ergo, che sostiene che qualsiasi musica che ti piaccia ha una propria dignità, persino i Dams, persino i Jefferson Starship.
Mi piace la filosofia di Razzi, elitaria e tassonomica che ordina i generi musicali, li cataloga, per valore, esecuzione; analitica.
Mi piace la filosofia di Thesp, che giudica in base anche ad elementi sociali quali la ricercatezza del pezzo, la propria singolarità e non commercialità, una sorta di bandiera contro il mainstream, un "io sono io e voi non siete un cazzo", un "se ascolti roba che ascoltano tutti sei come tutti".

Ma devo ammettere che una filosofia mia, non so se ce l'ho. Alterno. Un giorno la penso in un modo. Un altro in un altro. Ho 50 Gb di musica sull'HD e mi sembra non bastarmi.

E ci sono due generi musicali che non capisco.
Che non sono proprio in grado di capire cosa distingua una buona canzone da una pessima canzone.
Una grande performance da una schifezza immonda.

E sono il metal e la mazurka.

martedì, maggio 04, 2010

La natura




Ci sono delle lezioni, a scuola, che non so perchè mi sono rimaste dentro.
Dei concetti, delle frasi, dei momenti.
Alcuni sono ridicoli, altri quasi significativi.
Tra i primi ricordo la mia professoressa del liceo di italiano, ovviamente di destra, che odiava i comunisti, che disse "Perchè per Foscolo, la morte, non è lo scheletro con la falce e il martello.". Freud avrebbe detto qualcosa.

Tra i secondi ricordo invece il professore di tecnica delle medie che un giorno disse "la natura aborre il vuoto".
Doveva averlo letto da qualche parte, d'altronde era l'inventore dello SRF, saluta, realizza e fuggi, di cui forse vi parlerò un'altra volta.

Quelle parole, la natura aborre il vuoto, mi rimasero impresse e le ricordo spesso tutt'ora.
Quello che voleva dire è che la natura è fatta da sistemi, da caselle, se vogliamo, caselle che se svuotate, abbandonate da una forma di vita, vengono presto riempite da altro. Topi, scarafaggi, insetti, riempiono i vuoti lasciati dagli esseri umani, sono la risposta al nostro vuoto.

Un po' come Ignazio è la risposta alla mia assenza in questi giorni.

Perdonatemi.

domenica, maggio 02, 2010

Rivelazioni



Vi ricordate della babuinette di agosto?
Ecco, ora si spiegano molte cose...

Babuinette di maggio



Le babuinette sono anche persone (semicit.), come tali sentono il bisogno di trasmettere pensieri e di sostenere sani principi.

Le babuinette sono anche persone (semicit.), come tali sentono il bisogno di trasmettere pensieri e di sostenere sani principi.

Le babuinette sono anche persone (semicit.), come tali sentono il bisogno di trasmettere pensieri e di sostenere sani principi.

Le babuinette sono anche persone (semicit.), come tali sentono il bisogno di trasmettere pensieri e di sostenere sani principi.

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