Razzismi, parte prima
Sono un po' di giorni che ho in mente di scrivere una serie di post sul razzismo.
Mi girano in testa alcuni episodi, alcuni concetti, alcune domande.
Invece di fare il finalino a sorpresa a Thesp tanto caro, vorrei sbugiardarmi subito e dire qui, nell'incipit del primo post, almeno l'ottanta percento del concetto fondamentale che vorrei esprimere.
Ovvero che il razzismo è una brutta bestia. Infida. C'è anche quando non si vede, c'è anche se incosapevole e non arbitrario. Il razzismo c'è ed ha mille forme. E fino qui, tante banalità. La domanda è, e spero meno banale: potrebbe il razzismo non esistere?
Organizzando le idee nel più classico, per me, dei micro, meso, macro (una tassonomia alla quale mi abituò un torturatore professionista nonché docente di filosofia) vorrei cominciare parlando di un evento a me vicino, capitatomi in un relativamente recente passato.
E' la storia di una coppia di sorelle mediorientali che ho conosciuto online.
Qui Ergo si starà umettando le labbra, ma mi tocca deluderlo. No, non è la storia delle due sorelle modelle israeliane.
Queste di cui parlo erano due ragazze arabe, beccate per caso su Skype, quando ero ancora in Italia, che tra una cosa e l'altra si mettono a parlare di Corano, chiedendomi se lo conosco.
Dico loro di sì, che anzi ce l'ho pure in casa.
Lo vado a prendere e glielo mostro.
Ecco che queste si mettono ad applaudire, a ridere, a piangere copiosamente, vogliono chiamare il resto della famiglia, dei parenti, sono felici per me e in un certo qual modo che non capisco bene per loro stesse.
Sorrido.
Le saluto.
Rifletto.
Quello che penso, quello che provo, a distanza di tempo ancora non lo riesco a mettere a fuoco.
Quella simpatia, empatia, comprensione.
Ma è malsana.
Fossero state due sorelle cattoliche che si fossero messe a piangere perchè avevo il vangelo in casa, avrei impiegato circa trenta secondi per mandarle a cagare.
Cos'è che invece mi ha spinto a "capire", accettare questo comportamento, sorridere persino. Si tratta di apertura mentale o di un razzismo che verrebbe da definire "al contrario" ma in realtà è dritto e preciso come un fuso.
Sì perchè è in realtà un senso di superiorità che ti spinge ad accettare cose che da un tuo "pari" non sopporteresti mai.
Come faresti con un animale, che personifichi con proiezioni che dicono più di te che di lui, con un bimbo, o tuttalpiù con uno sciocco o un demente.
Compiacenza.
Supponenza.
La superbia di chi perdona la sciocchezza di chi ritiene a sè inferiore.
4 commenti:
Hitler era un dilettante.
Io non credo che la tua sia superbia, né razzismo al contrario, bensì anti-razzismo maldestro. Forse hai provato simpatia per quelle ragazze arabe, tollerando il loro fanatismo, proprio per distinguerti dai fanatici cattolici o leghisti che le odiano? Sarebbe il tipico, e tutto sommato innocuo, paradosso della xenofilia progressista. E poi non dimenticare che eri un internauta a caccia di sesso esotico threesixty. Per un rapporto virtuale inter-religioso con due gallinelle arabe anch'io avrei messo da parte i miei principi illuministi.
Guardacaso durante il viaggio per Udine abbiamo parlato proprio di questo genere di pregiudizi. Le conclusioni non davano comunque una risposta definitiva.
Sulla via di Udine, tanto per cambiare, si è anche parlato di Fitzcarraldo e, guarda il caso, fra qualche settimana esce il nuovo film di Herzog. Attendo una tua recensione, Fiodor.
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