mercoledì, marzo 31, 2010

Comunicazione di servizio



Sapevatelo





Ho scoperto una cosa bizzarra ed interessante, sfogliando in rete, su wikipedia.

Ed esattamente è che la razza asiatica ha un cerume farinoso, secco e grigiastro, di cui tralaltro è ghiottissimo il Razzi.

Lo sapevate?

Ma quante cose si imparano su Aparazzi?

martedì, marzo 30, 2010

Professor Layton e il paese dei misteri





Quando ho giocato a questo titolo, qualche mese fa, mi ricordo di averlo trovato delizioso e squisitamente irrealistico.

Il nostro eroe ha a che fare con l'intera popolazione di una cittadina che non fa altro che porgli quesiti ed enigmi di variabile difficoltà.

Dopo alcuni mesi di permanenza in Giappone mi devo ricredere sul mio affrettato giudizio. Rimane la delizia e la gradevolezza, ma devo dire che di irrealistico non ha proprio nulla.
Il paese degli enigmi esiste, ed è il Giappone, e io ci sono proprio in mezzo.

Ogni minuscola cosa comporta una dose massiccia di intuizione e, soprattutto, di approssimazione dei risultati, che è la cosa più frustrante.

Ieri, per esempio, mi capita in casa, di sera, un omino. Dalla giacca gli pendono una mezza dozzina di strumenti improbabili, cilindri, torce, misuratori di qualche sorta. Parla con voce strozzata e sibilante e, ovviamente, non si capisce un cazzo di cosa voglia.
Di cosa insistitamente voglia.

Ad un certo punto, un raggio di sole, capisco una parola.
TEREBI?
"Hai, terebi arimasuka?"

Ah, no, non ce l'ho la televisione.
Ossequi.
Scuse.
Inchini.
Capriole e salamelecchi e l'omino scompare nel buio.

Voleva il canone, immagino.

EVERY PUZZLE HAS AN ANSWER!
Proprio come nel gioco di Layton.

La cosa che mi fa coraggio è che è uno dei pochi giochi che ho finito.

lunedì, marzo 29, 2010

Secreti





Il corpo.
Mai avuto un buon rapporto.
Essendo il mio desiderio essere tutto pensiero, con difficoltà sono sceso a patti con la fisicità.
Con l'idea di corpo, con le costrizioni del mangiare, respirare, del defecare.

Ora, chiunque prova un certo ribrezzo alle produzioni corporee altrui.
Feci, piscio, sudore, sperma, smegma, cerume, catarro, peti, saliva.
Si ha spesso un ottimo rapporto con le proprie, e un pessimo rapporto con le altrui.

A parte casi di perversioni.
Tipo scat, ne sa qualcosa Fiodor. O pissing, ne sa qualcosa Razzi.
Lo sperma è argomento delicato, comporta tutta una serie di correlazioni tipiche della voglia di sopraffazione, di marchiare, di virilità insoddisfatte e insicure che cercano riscontri chimico liquidi alle proprie incertezze e soddisfazioni placebo ai propri desideri di potenza o di sottomissione.

Lo sputo è segno di disprezzo.
Il peto, benché spassosissimo, è biasimato.

E così le altre.

Ma ce n'è una, una secrezione che nessuno considera mai come schifosa.
Per la quale nessuno prova ribrezzo.
E a me pare un'ingiusta separazione.

Le lacrime.

Ecco, ho deciso che da oggi a me le lacrime fanno schifo.

Endechomenon





Scova l'intruso.

A volte basta poco per gettare nuova luce e consapevolezza sul senso del ridicolo.

domenica, marzo 28, 2010

Babuinette di fine marzo - il ritorno





Salutazzi, ho deciso che d'ora in avanti mi occuperò personalmente della babuinette mensile.

Ci tengo a sottolineare che non c'è bisogno di ringraziarmi, davvero.

So bene quanto aspettavate il ritorno di questa rubrica.

E poi il riconoscimento più grande sarà la certezza della felicità che proverete ad ogni aggiornamento.

Un po' come l'emozione di un masochista dopo una bella frustata sulle chiappe.

Peace and love,
Igny

sabato, marzo 27, 2010

venerdì, marzo 26, 2010

Indovinello






"Never with the figlio di Giacomo".

Vediamo chi lo risolve per primo.

giovedì, marzo 25, 2010

Categoremi






Pranzo con dei fornitori.
Zaru soba, e menate varie.

Prendo le bacchette e già si entusiasmano.
Il giapponese è contento quando vede l'occidentale che mangia alla giapponese.
Hanno una certa consapevolezza e orgoglio nel sentirsi unici e diversi, ma vogliono anche essere amati, a modo loro.

Mangio tutto.
I soba hanno la qualità intrinseca di non sfamarmi per nulla, cibarsi di soba è per me un piacere momentaneo ed effimero che confina con la perdita di tempo.

Finito il pranzo, faccio una mossa molto giapponese, prendo l'acqua per la zuppa e allungo la salsa dei soba, ottenendo una zuppa salata e saporita che sorseggio.

Applausi ed eiaculazioni precoci da parte degli astanti che solenni mi dicono: tu sarai molto fluente e bravo a parlare giapponese, lo si capisce da come mangi.

Ovviamente mi viene da pensare che sia una minchiata, che le due cose non sono affatto correlate, non c'entrano nulla l'una con l'altra.
Ma se invece... questo fosse solo il MIO punto di vista sulla cosa, e se invece il loro avesse valore almeno quanto il mio?

O meglio e se non avesse ragione nessuno?
Se la realtà, fondamentalmente fosse un insieme relativo di paradigmi scollegati tra loro?

mercoledì, marzo 24, 2010

Incontrare i gusti di Montag






Per incontrare i gusti di Montag basta poco.
Per esempio ho scoperto questo museo tedesco che ha pubblicato 30 illustrazioni che erano intese come manualistica per evitare infortuni con l'elettricità
Trenta diversi modi creativi per venire fritti dalla corrente.
Qui sopra un'illustrazione dove un bambino si galvanizza pisciando a getto continuo su di un cavo.

Tragedia, germania, quotidianità e quel tocco di retrò e di simpatia.
Montag, questo è per te.




Endechomenon






Scusate se la ripropongo, ma il titolo migliore era rimasto inespresso:

"LA POPPA IN FIAMME"


Ne valeva la pena.

martedì, marzo 23, 2010

Il brividino e lo sbadiglio





Non so se ne ho già parlato, e se l'ho fatto me ne scuso.
Ma c'è una cosa che mi cruccia da una vita ed è il brividino.
Ovvero quel brividino che senti dopo aver urinato.

Se ogni cosa nel nostro corpo ha un senso, il dolore, il sonno, la fame... quello del brividino, qual è? Dirmi che ho finito?
Me ne accorgo...

Come lo sbadiglio.
Siamo andati sulla luna e ancora non c'è qualcuno che sa spiegare a cosa serva davvero lo sbadiglio.

C'è persino chi dice che è un segnale "sociale" per rimanere svegli, avvisare il gruppo di stare all'erta che magari ci si addormenta e per questo è contagioso.

Sì perchè infatti io quando sbadiglio mi sveglio subito, bello pimpante.

Ecco.
Fosse il brividino, al posto dello sbadiglio, quello lo capirei!

lunedì, marzo 22, 2010

Forse non tette sanno che...






Il professor Hideto Tomabechi pare abbia scoperto una combinazione di suoni e ritmi in grado di aumentare la massa mammaria facendo quindi crescere il seno.

La vende dunque come suoneria per cellulari sotto il nome "rock melon".

Il Giappone è un paese fantastico.

E sì, sarei d'accordo con la proposta di mandarla in filo diffusione per le strade.

Esempio di Bad Parenting della settimana






"Mom, come on, blow the candles..."

venerdì, marzo 19, 2010

Pari opportunità

Endechomenon





Il rapporto tra ideale e realtà in questo caso si concretizza nel "il matrimonio facciamolo sulla spiaggia che è così romantico" e la sua realizzazione.

Previsioni e auspici







[3/19/10 3:05:24 AM] Ergonomico: CAZZO SVEGLIATI!!!
[3/19/10 3:05:35 AM] Ergonomico: SVEGLIATI
[3/19/10 3:05:53 AM] Ergonomico: 3 MINUTI E LA JUVE GIÀ VINCE!!!
[3/19/10 3:06:12 AM] Apa: Eccomi.
[3/19/10 3:06:19 AM] Apa: COME A SIENA, VEDRAI!

E di fatto.
Come a Siena, alla fine la Juve è riuscita a tornare a casa con le pive nel sacco.
Puntata trasmessa per la serie il capitano del Nautilus torna in patria per fare il chiromante: "Nemo profeta in patria".

Tamburi







Comunque ci sono mattine che ti svegli e non è che proprio ti sei svegliato, ma più alzato dal letto e basta.

O meglio, hai compiuto un vuoto gesto simbolico, privo di valore reale, un rito che ha smesso di significare qualcosa che non sia il gesto stesso.
E pensi che dovresti risolverla quella diatriba tutta tua tra il giorno e la notte, tra il sonno e la veglia.
Tra caos necessario ed ordine sostenibile, tra nutriente e digestibile, e ritorni sempre lì.
A gesti svuotati, cose che fai ma sulle quali non agisci. Pranzare, lavare, vestirsi, sistemare, dormire, lavorare.
Sono come battiti.
Il ritmo sincopato con il quale scandisci il tuo tempo.
In cui spezzi il vuoto di quello che poi sei tu, il flusso silenzioso dei tuoi pensieri, con quello che fai di riconoscibile, di umano ed universale, il ritmo che tieni nella tua vita.
A volte una samba, un jazzettino, una rumba, una salsa, un rock, una canzone di Baglioni.
A volte sei un virtuoso e a volte sei il giro sotto della pianolina Bontempi.
Devi saper far sentire i battiti che fai e quelli che non fai, in un armonia di vuoti e pieni, di tocchi e di rullate.

E non sei un esperto.

La batteria di Rockband la setti a "medium" perchè alla fine ti piace ancora divertirti.
Ma certi giri, certi giri entrano storti, e tu tieni un ritmo coerente solo con se stesso, fuori asse, sbagliato.

E quando ci sei dentro non ci esci, le cose vanno da sè, non lo puoi correggere, ha una sua energia, una sua resistenza, una sua inerzia. Perchè ha una sua qualità di essere altro da te.

Devi allora fermarti, e cercare di sentire il battito, quello inespresso ma richiesto... e ricopiarlo, ricalcarlo con il tuo, colpo dopo colpo per ritrovare il ritmo.
E se anche all'inizio non ti piace, lo sai che una volta che ci sei dentro, a questo nuovo, corretto giro, ti verrà naturale.

E allora magari chiudo un attimo ancora gli occhi, tendo l'orecchio, ascolto il battito inespresso ma richiesto, ne percepisco la cadenza, e cerco di ricalcarlo.

giovedì, marzo 18, 2010

Senza titolo





Ci sto mettendo un po' per capire come va la nuova vita, e non si può dire che ci stia riuscendo.
Faccio alcuni chilometri ogni giorno attraversando il cavalcavia dell'amore, un luogo lungo e buio al ritorno, popolato di gioventù sporca e rumorosa al mattino. La gente di sesso maschile si profuma un sacco, ma in realtà quello che risulta non è profumo, è odore di troppo. Pian piano ho iniziato ad accumulare e schedare i soliti noti. Il vecchio con il cane a piedi, il vecchio con il cane in bicicletta, la libreria con i libri di Geronimo Stilton in vetrina a offerte super stracciate. Il vecchio che urla lungo i binari del tram. Una volta ho scoperto che stava urlando contro di me ma non ho ancora capito il perché. Io stavo ascoltando i Pavement e lui mi stava dando della "maleducata". Ma non poteva sentire che stavo ascoltando i Pavement. Colleziono piccole scoperte ogni tragitto in più, l'altra sera ho scoperto che in un parchetto c'è un circolo di vecchi che giocano a bocce. Uno è arrivato salutando gli altri con un "Buona sera, brava gente", mentre un altro urlava a se stesso più che agli altri che era "troppo corta". Questa cosa mi ha fatto tornare alla mente una giornata fantastica che ricordo come una delle più belle. Ovviamente ero sola, a Nizza, di passaggio, mentre mi facevo i chilometri per arrivare al museo Chagall, una giornata di luglio calda e piena di segnali che avrei dovuto riconoscere. Segnali dal futuro. C'aveva ragione Benjamin. Invece io mi ostino a cercare i segnali del passato. Il primo giorno in cui ho tentato la strada alternativa al tram che puzza di piscio sentivo che al posto del vialone che dovevo raggiungere avrei trovato il Reno, che scorreva quattordici piani più sotto quando ero a Bonn, lento e grigio e popolato di lunghe barche che si chiamavano Revolution e Carpe diem e trasportavano carbone e macchine. Anche io ero lenta e grigia e quando camminavo sentivo i rumori delle foglie che nella mia mente mi parlavano e mi dicevano cose che non voglio ricordare. Forse dovrei fare come Canetti. Canetti per me era un tipo pesante, ma questo prima che lo leggessi. Era uno di quelli inavvicinabili, solo il titolo "Auto da fé" mi faceva venire sonno. Poi l'ho letto. E ho cambiato idea. E ora la mattina nel tram che puzza di piscio mi tengo tra le mani un altro suo libro che ha sfatato un secondo mito canettiano: "La lingua salvata". Io in questa lingua avevo sempre visto la Sprache, la lingua o linguaggio, e mi sembrava ovvio per un ebreo-spagnolo nato in Bulgaria, naturalizzato tedesco e poi girovago per vocazione, educazione e storia. E non mi aveva mai sfiorato l'idea di leggere una palla sulla lingua perduta e salvata. E invece no, Canetti non è mica uno stronzo. La prima pagina ha fatto cadere il plaid di ignoranza e pregiudizio che mi porto dietro con amore. Lui intende proprio la lingua, la Zunge, la lingua che batte dove il dente duole. Ciò mi suggerisce che le cose forse potrebbero essere più semplici del previsto, se solo non ci fossero più parole per la stessa cosa, anzi più cose per la stessa parola.
Proposito della primavera: dimenticare qualche parola, ma bisbigliare di meno.
Vai così, Elias.

Minzione speciale





Non ho mai avuto un buon rapporto con l'urina.

Lasciatemi spiegare.
Ho sempre trovato una sorta di leggero fastidio psicologico all'atto della minzione.
Oltre a ciò ho sempre pisciato poco.
Tipo due volte al giorno.
Mattina e sera.

Poco.

Ma ultimamente mi capita una cosa strana.
Mi sveglio la notte per andare al bagno.
Due, tre, volte. Più di quanto non faccia di giorno.
Mai successo.

Ci rido su e ne parlo "la vecchiaia", dico.
Salta fuori che il fenomeno si chiama nicturia. E no, non è il titolo di un film di Dario Argento.

Leggo Wikipedia
"Spesso correlata con patologie come il diabete mellito, il diabete insipido, la cistite batterica, patologie cardiovascolari che impediscono la corretta filtrazione a livello dei glomeruli renali nella stazione eretta.."

Bene.

Ah, c'è altro...
"La nicturia può anche essere associata alla gravidanza in stato avanzato."

Bene.
Insomma o sono fottuto, o aspetto un figlio.

mercoledì, marzo 17, 2010

That's not your dog anymore



Per dieci dollari questi signori chiamano il vostro partner, lo mollano, registrano la telefonata e la mettono su YouTube.

Il realismo






Qualcuno diceva che ognuno di noi è un'isola.
Mi piace pensare che, da un certo punto di vista sia così.
Mi piace crederlo.
Che ognuno abbia qualcosa di conosciuto e disponibile solo per se stesso. La propria coscienza, l'insieme delle proprie sensibilità.
Qualcosa che poi si configura, verso l'esterno, prende forma nel relazionarsi con la realtà.
E la forma che prende è conseguenza delle nostre intime frustrazioni, della nostra voglia.
Il realismo.
L'alienazione che ci contraddistingue.
A livelli.
L'uno dall'altro.
Vedo le persone che conosco e le categorizzo per la loro capacità di affrontare la realtà.

C'è Ergo, che ha la voglia di essere uno che ha la voglia di essere realistico, ma che non ce la fa e si rifugia nei propri demoni e nell'assolutismo del suo rigore, morale, categorico, impellente e tramite esso sfugge a quella realtà che cerca di abbracciare.
C'è Thesp che con la realtà balla, danza e canta. Ne assapora giusto un poco, quella che sa gestire alla perfezione, tutto il resto non esiste, lo inghiotte nella sua geniale libido.
C'è Hazey che si barcamena tra sostenibile, poetico ed egoistico.
C'è Razzi che sceglie sempre il grado di realtà più concreto, più tangibile, che ora che ha compagni di bevute, persone vere, più del virtuale non ha bisogno, e di noi sente l'eco di una mancanza, credo.
C'è Byfluss, coi piedi per terra eppure disconnesso.
Papero, aggressivo per non essere passivo.
C'è Montag, imprigionato tra sforzo e desiderio, tra senso e sensibilità, tra imperativo morale e imperativo sociale.

E poi ci sono io, che condivido con tutte, credo, queste persone quel dolore scomodo e spigoloso di dover fare i conti con la realtà. A volte il più realista, a volte il più isolato, a volte con il cervello a pezzi e sparso per la stanza come solo poche persone mi hanno visto. In fuga. In testa. Al volante. In balia.
A volte stanco.

Ecco, oggi sono proprio stanco.

martedì, marzo 16, 2010

Per farmi perdonare della lunga assenza





Un video che mi fa ridere quasi ogni volta che lo guardo.

Te la do io l'America






San Francisco è una bella città.
Da ogni angolo, da quasi ogni angolo, vedi il mare, o lo senti, o lo ricordi.
E ad ogni incrocio ci sta un matto, un barbone, un pazzo.

La gente è cordiale. Ma c'è qualcosa di strano.
I camerieri. Sono affabili, parossisticamente cortesi, ma si sente, si percepisce qualcosa di artificioso, di fastidioso.
Di strisciante.
La loro insoddisfazione.
La loro voglia di non essere lì.
Il loro chiederti il 20% in mancia.

Non è la dignitosa cortesia di Tokyo, è la invidiosa e finta maschera della cordialità americana.
Il cameriere che ti chiede come stai, che fai, di dove sei.
Il cameriere che si fa i cazzi tuoi.
La cassiera che si fa i cazzi tuoi.
La smandrappona di 20 anni con le cosce pasciute e fasciate che ti chiede come va, che ti chiede un dollaro, che se non ce l'hai ti manda a cagare.
Non è cortesia fare intrusione nella vita degli altri, è piuttosto il contrario. Non è un danno, ma non è cortesia.

E mi vien da pensare, che se il Giappone "funziona" è perchè ognuno ha la dignità di essere se stesso, e di stare dove sta facendo quello che fa e facendolo al meglio.
E se l'America "funziona" è perchè ognuno pensa che meriterebbe di più. Ognuno ritiene di valere di più, di avere diritto a più di quel che gli dà la vita, di quel che è riuscito ad ottenere, o anche di più del povero stronzo che ha davanti.

Bon






Sono tornato a Tokyo.

mercoledì, marzo 10, 2010

Endechomenon






"Charlie era sempre stato il ribelle della famiglia. E anche il più dotato."

martedì, marzo 09, 2010

The long day





17 ore di fuso orario.
Una giapponese chiacchierina come compagna di viaggio.
Un meeting alla mattina, volo, stanza non pronta.
Ho girato a piedi San Francisco in uno stato di trance.
Mi manca solo il golden gate e Alcatraz e poi ho visto tutto.

Mi sono anche ritrovato con un centinaio di dollari di libri in mano, presi al City Lights, in your face Razzi tu e il tuo Kerouac di merda.

41 ore ed è ancora lunedì 8 marzo.


Che cazzo di festa delle donne.

lunedì, marzo 08, 2010

Bon






Vado a San Francisco.

Ci vediamo tra una settimana circa.

sabato, marzo 06, 2010

There goes the neighborhood





Esco per gettare l'immondizia e per andare a mangiare e vengo bloccato da un camion traslochi.

Un'altra persona si sta trasferendo dove abito io, nuovi vicini.
Nuova vicina a dire il vero, in controtendenza con tutti gli altri.
Fino ad ora qui, solo fantasmi, questa invece sembra tutta peperina, fin troppo.
Mi vede uscire dalla porta e mi si presenta.
In cinque minuti mi dice più parole lei che il resto delle famigliole messe insieme.
Si chiama Hikari Hino, ovviamente ha un biglietto da visita, ma non capisco cosa fa.
Non capisco se l'attrice o la modella, di sicuro come ragazza è carina, ma non mi sembra proprio materiale da sfilate, abbastanza normale, come tipo. Certo qui in Giappone non si sa mai. Rimane che è alta un metro e un cazzo. E di viso sembra quasi cinese.

Domani compie gli anni, per regalo ha cambiato casa (???), ride come una cretina e dice che magari fa una festa.
Parla un inglese stentato, sghignazza e mi regala i biscotti, inchinandosi facendo cadere gli occhiali da sole.

Poi la saluto e torna al suo trasloco e io vado verso il mio ramen ya preferito.

Un po' mi spiace che l'edificio in cui abito vada riempiendosi, da un certo punto di vista lo preferivo quando ci abitavo io e le altre tre famiglie fantasma.

Cravatte






Fa parte del crescere.
O meglio.
Fa parte della mia natura pigra.
Sto sistemando e pulendo casa, il bagno, e mi trovo mille altre cazzate da fare, che improvvisamente acquistano un grado di priorità altissimo.

E così mentre passo l'aspirapolvere mi sovviene come io non sia in grado di fare il nodo alla cravatta.

Nessun problema, si rimedia subito.
Ed eccomi qua a cercare su google.

Tra i vari siti che ho trovato ce n'è anche uno dove un tizio, a metà tra il timido e lo spavaldo, fa una domanda importante.

"Per situazioni di business, di affari, faccio rigorosamente il nodo windsor, e qui ci siamo. Quando voglio invece essere scanzonato, casual, faccio un four in hand. Ora, mi domando, se davvero voglio essere ancora più casual, potrei slacciarmi il colletto, magari ammorbidire anche il nodo?"

Quello che ho pensato io è stato "che domanda idiota".
Ma con un'accezione diversa dai frequentatori di quel forum visto che, a quanto pare, si è scatenata una mezza guerra santa su "se porti una cravatta devi portarla bene, altrimenti non portarla".
Gente incazzata.

Mi domando quanto debba essere piccola la tua vita o il tuo cazzo per prendertela così a cuore per certe cose.

venerdì, marzo 05, 2010

Sitcom aparazzina





Questa cosa inizialmente mi ha fatto ridere.
Poco.
Poi mi ha messo tristezza.
Poca.
Poi boh, non ho molto tempo ultimamente e quindi mi son detto, OK, pubblichiamo 'sta vaccata.

Poi però mi ha fatto ridere.
Forse l'idea di averla fatta, più che altro.
Poi l'ho guardata.

Una sola parola mi è venuta in mente. Ignazio. Questa è una Ignaziata.

Da allora sono nascosto sotto il kotatsu.

martedì, marzo 02, 2010

Nessun Dorma

E così risorge Radio Aparazzi, grazie alla dedizione e alla voglia di un Apa instancabile che porta sulle spalle il destino di un blog di cui è co-fondatore ma sempre più unica ed insostituibile colonna portante. Non si può dire sia un bravo motivatore, il nostro amico, un po' perchè ci tiene così tanto, ad Aparazzi, che i suoi standard sono un po' fuori scala e forse un po' perchè del suo blog è anche un poco geloso. Ciononostante avanza portandoselo sulle spalle, anche quando il peso lo piega fino a fargli sentire i denti sulle ginocchia. Sbuffa ma non demorde forse perchè non può fare altrimenti, perchè Aparazzi fa parte di lui, una parte alla quale non vuole rinunciare, ma certo è che ne beneficiamo tutti, da chi legge occasionalmente, a chi segue i post snobbando i commenti, fino a chi commenta senza però mai postare. Se non ci fosse lui Aparazzi non avrebbe un'anima, non avrebbe un sapore, o, più semplicemente, non sarebbe.
Anche nel giorno del suo compleanno il contributo che posso dare è di ben scarsa rilevanza ma credo che, per quanto poco, ogni piccolo momento regalato a questo luogo-non-luogo sia il regalo più azzeccato che gli si possa fare. Ecco quindi un altro piccolo pezzo volto ad arricchire la ben più vasta epica in formato tascabile che è Aparazzi.



Purtroppo si tratta di un regalo incompleto, una creazione orfana. Inizialmente avevo pensato di corredarlo con un video composto da una breve serie di illustrazioni. Avendo dovuto abbandonare l'idea per motivi di tempo, riporto il canovaccio di seguito:

Pomeriggio soleggiato in un quartiere di periferia di una piccola cittadina italiana, un bimbo appena uscito da scuola entra di fretta in una fumetteria e guarda freneticamente gli espositori dei nuovi arrivi. Trovato rapidamente quel che cerca, lo solleva come stesse tenendo fra le mani una preziosa reliquia, il suo volto si illumina di soddisfazione e meraviglia. Si tratta del nuovo, sfavillante numero delle avventure di "Capt. Daltonic" in missione speciale a Tokyo. Avvolto nella sua sgargiante tuta arcobaleno e in constante conference call con il quartier generale di Neo Akihabara, "Capt. Daltonic" e il suo simpatico sidekick "Ryou-chan", il transessuale di Shinjuku, affrontano l'invasione dei Gaijin brutti, sporchi e arroganti per difendere la bellezza, l'armonia e la raffinatezza della cultura giapponese.
Il bimbo, estasiato, gli occhi lucidi di colui che stringe fra i pugni un sogno, piuttosto che un semplice fumetto, si reca alla cassa. Qui trova il padrone del negozio, un possente babbuino con in bocca una canna e sulla testa un lussureggiante copricapo indiano. L'animale lo scruta un attimo e poi si china a cercar qualcosa in un cassetto del bancone dietro al quale è seduto. Dopo un breve rovistare, porge al bimbo un volumetto vecchio, grigiastro ed un poco impolverato. Il bimbo guarda la copertina per una frazione di secondo quindi, fatta un'espressione di disgusto, paga il suo fumetto ed esce di corsa. Il babbuino lo guarda con un'espressione indecifrabile, quindi ripone il vecchio fumetto nel cassetto scuotendo le spalle.
L'ultima inquadratura ci mostra la copertina del volumetto: "Il Brigadier Razzi e il mistero del castello fantasma di Caporiacco."


Long live Aparazzi.

lunedì, marzo 01, 2010

Radio Aparazzi, la radio del babbuino






Per chi non l'avesse notato, radio Aparazzi è fra noi.
Trasmette live, una, due volte la settimana, per ora, tutto per il piacere delle vostre orecchie e delle vostre menti.
C'è solo il piccolo problema di Thesp che vuole metterci il becco, senza però sbattersi davvero, ma si risolverà a breve.

Infatti quello che volevo dirvi è che RadioAparazzi è uno spazio libero.
Se anche io faccio il DJ il martedì pomeriggio, in genere, non vuol dire che qualcun altro non possa farlo in altri momenti.
Anzi, ben venga.
Potete mettere anche solo trasmettere musica, senza parlare.
Chiunque si colleghi ad Aparazzi può ascoltare, sappiate solo questo.

Se vi interessa, scrivetemi a cazzabubbola CHIOCCIOLA gmail.com, e vi mando username e password e vi spiego i dettagli.

OK, so che non mi scriverà nessuno perchè siete tutti dei caghetta.

Ma la comunicazione di servizio l'ho fatta.