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Pranzo con dei fornitori.
Zaru soba, e menate varie.
Prendo le bacchette e già si entusiasmano.
Il giapponese è contento quando vede l'occidentale che mangia alla giapponese.
Hanno una certa consapevolezza e orgoglio nel sentirsi unici e diversi, ma vogliono anche essere amati, a modo loro.
Mangio tutto.
I soba hanno la qualità intrinseca di non sfamarmi per nulla, cibarsi di soba è per me un piacere momentaneo ed effimero che confina con la perdita di tempo.
Finito il pranzo, faccio una mossa molto giapponese, prendo l'acqua per la zuppa e allungo la salsa dei soba, ottenendo una zuppa salata e saporita che sorseggio.
Applausi ed eiaculazioni precoci da parte degli astanti che solenni mi dicono: tu sarai molto fluente e bravo a parlare giapponese, lo si capisce da come mangi.
Ovviamente mi viene da pensare che sia una minchiata, che le due cose non sono affatto correlate, non c'entrano nulla l'una con l'altra.
Ma se invece... questo fosse solo il MIO punto di vista sulla cosa, e se invece il loro avesse valore almeno quanto il mio?
O meglio e se non avesse ragione nessuno?
Se la realtà, fondamentalmente fosse un insieme relativo di paradigmi scollegati tra loro?
10 commenti:
La tua, amico, si chiama integrazione.
Esattamente come i musulmani non vogliono fare qui in Italia.
in realtà i giappi sanno essere gran leccaculo
Pensa quanta importanza e significato conferiscono i giapponesi all’atto del mangiare, tanto da desumere le qualità di una persona e cogliere presagi. E chissà perché, riaffiora alla memoria il giorno in cui ho sventatamente comprato del sushi congelato all’hard discount, in un assolato pomeriggio romano. Anzi romanesco. Gesto che ha trasformato per sempre il mio rapporto con il giovane Paglia. D’altra parte ognuno di noi adotta tecniche proprie di inferenza. Io uso le birrette.
Al tuo lacerante dubbio, Apa, è facile rispondere ponendosi il seguente quesito: è vero che sei molto bravo e fluente a parlare giapponese?
Sarebbe bastato tu ti fossi avventurato in due minuti di conversazione giapponese per vedere le facce dei tuoi estimatori nipponici diventare estasiate o deluse e trarre le dovute conclusioni.
Il personaggio infastidito dall'adorazione dei suoi sudditi che elucubra su ben altri problemi filosofici questa volta cade di fronte alla sua stessa incapacità (o mancanza di volontà?) di scogliere i nodi del proprio cogitare pur di non rischiare l'adorazione che dice di biasimar tanto.
Basta con questo spocchioso personaggio, rivoglio il Razzi!
A me basterebbero le birrette.
@Ergo - Vedi, se invece di fare il saccentello puntiglioso per fare il personaggio e auto lisciarti il pelo pubico ti fossi fermato a leggere un attimo, avresti letto "tu sarai molto fluente e bravo..." dove sarai è FUTURO INDICATIVO, che indica un'azione che si compirà nel futuro.
Sarebbe bastato non vestire per forza i triti e ritriti panni del castigatore rigoroso e supponente per rendersene conto.
Caro Apa, se vuoi ignorare la lingua italiana ed usarne una tua versione personale, fai pure, tuttavia la tua scusa ricorda il dimenarsi dei pesci appena pescati. Avessi davvero inteso dire quel che millanti, avresti usato il verbo "diventare". Il verbo "essere", nel contesto da te usato, si usa comunemente per indicare una supposizione da parte di chi pronuncia la frase.
Comunque se preferisci risultare dislessico, anzichè altezzoso, non ho problemi ad assecondare la tua volontà.
A me basterebbero le birrette.
Mè, annusc'.
Cè cos'!?
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