venerdì, giugno 29, 2007

Byfluss

Passa di qua un po' quando gli pare, giustamente.
Ed è incredibile come riesca sempre a lasciare un buon ricordo di sè e a farsi tanti amici.

Ha sempre una parola buona per tutti.




Ed eccolo qui quando, alcuni anni fa, con l'arrivo dell'estate, saliva sul tetto per sistemare delle tegole.


(alla fine l'ho trovata!)

Il solito filmatino del cazzo

Sono un fiero oppositore dei post "filmatino e basta". Forse perchè preferisco che qualcuno mi dica qualcosa, mi racconti la sua vita, mi affascini con la sua prosa; forse perchè il "post-filmatino" tende ad essere autoreferenziale, suscita pochi insipidi commenti, non mi sembra ispiri partecipazione, solo comunione; o forse è semplicemente dovuto al fatto che, quando sono io a cimentarmi nell'odiato "post-filmatino", fallisco rovinosamente. Byfluss mi umilia, Apa mi denigra, Scarlet mi sbeffeggia, Razzi non dice nulla ma solo perchè mi mortifica già abbastanza in privato.
Adesso ci riprovo con un filmatino dedicato a tutti i Nintendari, da quelli che postano attivamente a quelli che hanno dato l'addio, ma spero continuino a seguirci. Un filmatino del cazzo, come da titolo, ma piacevole.
Che poi diciamocelo nessun filmatino va oltre il grado di simpatica piacevolezza... a parte "L'Ammerica L'Ammerica", s'intende.



Gimme ze uppercut!

Impero notturno

Mi piace la notte.
La notte è il momento del giorno in cui sono più produttiva.

Siedo nella mia stanza, ad un vecchio tavolo di legno grezzo su cui ho posizionato in maniera strategica le cose essenziali per la mia vita studentesca notturna: un pacchetto di Golden Virginia, un posacenere marocchino, un dizionario di inglese, una moleskine, uno joghurt alla stracciatella (holy chocolate!), una bottiglia d'acqua. Philipp Glass in sottofondo.
A volte mi alzo, guardo fuori dalla finestra il mondo scuro, tacito, dormiente. Scorgo quà e là finestre illuminate e sorrido. Chissà cosa staranno facendo i nottambuli come me. L'amore. La guerra. Un piatto di spaghetti (o due bratwurst alla griglia data la mia locazione geografica attuale).

L'irrésistible nuit établit son empire,
Noire, humide, funeste et pleine de frissons.

(La notte inarrestabile stabilisce il suo regno,
nera e piena di brividi, umida, funesta.)

giovedì, giugno 28, 2007

Aparazzifest


Si nota la mano di Icara nella creazione di questo rapido riassunto di carattere iconico.
Non so cosa sto dicendo ma sto lavorando troppo per essere coerente. E pure quando non lavoro, bene o male penso a quello. Ma mi piace, mi piace avere tanti soldi che mi passano per le mani, un poco mi piace il rischio, ma soprattutto mi piace risolvere problemi e quelle poche volte sentirmi fottutamente bravo, come direi se fossi un personaggio di Tarantino.

E mi piace rendermi conto che in fin dei conti è sempre Aparazzifest, basta saperlo vedere.

E capire che sono fortunato.
Anche se c'è chi ha più culo di me.

Mazinga Zetto

Sono di corsa, quindi questo sarà un post essenziale.

Blue

Il blues non è qualcosa che si può scrivere su un pentagramma. In fondo non è nemmeno un genere musicale. È piuttosto un atteggiamento musicale, che riflette uno stato d’animo. Blues è dondolare la testa con gli occhi chiusi, suonare una nota in anticipo o trattenerla più del dovuto, trascinarla, piegarla, farla soffrire, perché possa raccontare la tua tristezza. Blues significa andare fuori tempo, perché soltanto fuori tempo, prima o dopo il rintocco del metronomo, trovi ciò di cui vuoi parlare.

Violare il pentagramma e andare fuori tempo sono cose che mi riescono fin troppo bene.

mercoledì, giugno 27, 2007

L'idraulico

C'è qui l'idraulico. Giacomini. Un omino che mi fa sempre sgobbare come un matto quando viene. Mi fa fare la metà del lavoro da quando avevo 6 anni. Quasi tutto quello che so sul riparare tubi e menate varie l'ho imparato da lui, e si vede. Mi ha appena raccontato di come con un colpo di pompa è riuscito a far scendere la merda dal condizionatore d'aria appeso al muro a casa di una signora. Vediamo come mi stura il lavabo della cucina.

IL CULO, CHE MERAVIGLIA

Il culo, che meraviglia.
E’ tutto un sorriso, non è mai tragico.

Non gli importa cosa c’è
sul davanti del corpo. Il culo si basta.
Esiste dell’altro? Chissà, forse i seni.
“Mah!” sussurra il culo “quei marmocchi
ne hanno ancora di cose da imparare”.

Il culo sono due lune gemelle
in tondo dondolio. Va da solo
con cadenza elegante, nel miracolo
d’essere due in uno, pienamente.

Il culo si diverte
per conto suo. E ama.
A letto si agita. Montagne
s’innalzano, scendono. Onde che battono
su una spiaggia infinita.

Eccolo che sorride il culo. E’ felice
nella carezza di essere e ondeggiare.
Sfere armoniose sul caos.

Il culo è il culo,
fuori misura.

(Poesia di Carlos Drummond De Andrade)

martedì, giugno 26, 2007

San Cristobal de La Habana

Liscio, morbido. Carbura bene, non scoppietta, il fumo denso scivola nella bocca. Le dita si scaldano al suo passaggio. Pizzica un poco sulla punta della lingua, il sapore è dolce. Ascolto musica nella luce fioca e nel silenzio di casa mia. Penso ad Ergo lontano, al Razzi e ai suoi saltelli, a Galumè che fatica a smettere di fumare, alle ragazze del blog che si sono fatte i piercing, a mio cugino che a trent'anni si è fatto un tatuaggio assieme alla moglie, a Pan che studia come una matta. A qualcuna che matta lo è sul serio. A nuovi amici tristi, a vecchi amici allegri. Alla gente che va in Spagna e alla gente che c'è già, a quelli a Londra. Il fumo si fa più caldo man mano che la fiamma si avvicina alla punta. Entra una brezza che mi ricorda le mie estati da bambino. In giardino a giocare, pregando che non arrivasse mai il tempo di andare a dormire, che non si affacciassero le madri degli altri a richiamarli a casa. Penso che un giorno, forse lontano, qualcosa mi ricorderà di queste nuove serate estive.

Spengo il sigaro che si sfalda tra le mie dita, un poco umido, un poco caldo, un po' come si sono sfaldati, caldi e umidi, prima i minuti e poi le ore di questa notte d'estate, in cui l'aroma di San Cristobal, giunto dall'altro lato del mondo, mi ha fatto compagnia.

Buona Natale

Partendo per la Spania mi getto alcuni oggetti dalle scale.
Natale arriva prima, arriva ora e non guarda in faccia a nessuno.
Per chi ha fatto il bravo almeno un mese quest'anno, io regalo:

  • Un televisore Mivar di grande fascino, tot pollici, stile primo TV famiglia immigrante, schermo bombato HDRI super-reflecting.
  • Un monitor ViewSonic E70, tot pollici, CRT, VGA only, back and forth BDSM, MMF, ex proprietà EA
  • Un letto matrimonio andato male con spuntoni di ghisa mortali e testata oscillante, materasso con acari incluso
Si faccia avanti se fossi interessati e se ci hai li bracci per portarti via i regali.
Hai tempo 3 giorni.

lunedì, giugno 25, 2007

Scelte di sinistra

Ho fatto una scelta di sinistra. Sbadata, sciocca, inconsapevole. Sinistra.

Il mio treno, il mio bell'intercity era in ritardo. Crescente. Assente.
Mi sono detto, prendo l'interregionale. Ne vedo uno carino, climatizzato, nuovo, vuoto. Mio.


La gente comincia a salire a greggi. Gente assurda. Grezza in modo assurdo. Dicono cose assurde, ragionano in modo assurdo. Di fianco a me una "ragazza" di 34 anni. Sembra averne 50. Pelle cotta, ha una pettinatura mallet, parla come mia nonna parlava. Dopo l'ictus. E' volgare e sguaiata mentre parla alla nipote, occhi intelligenti, obnubilati dall'essere cresciuta a Treviglio. Il ragazzo di lei sembra un africano, dai lineamenti, ma ha la pelle bianca.
Sale gente in ciabatte. Gente che sbraita. Gente che usa dialetti che non capisco. Che dice cose che non capisco. Gente che ha paura del treno, ne è affascinata. E' una bestia che non capisce. Indossano camicie sgargianti e molli, hanno pettinature che vanno da quelle che si vedevano in "Drive in" a palesi imitazioni di acconciature di tronisti e veline. Tronista è una parola che mi spaventa conoscere.

Sono salito su un carro bestiame pieno di paesani. Io adoro la gente di paese, ma i paesani proprio non li sopporto.
Mi sento solo. Arriverò anche in ritardo.


Non salirò più sul treno che prendeva sempre Buffoli. Eppure l'ha portato lontano.

24 giugno, pare che

Solstizio: composto di sol e sistere. Perché sembra che il sole si fermi, in realtà torna indietro.
Ieri era San Giovanni. Ero appena tornata dall’impegnativo Fest del gruppo Aparazzi, e per riprendermi dalla forte emozione sono andata a vedere i fochi che fanno qui a Firenze. L’ultima volta, che fu la prima, fu due anni fa.

Ma stavolta ho fatto una piccola ricerca e ho scoperto che in qualche modo la festa di San Giovanni è una sorta di strascico di una festa pagana e sanamente precristiana che animava i popoli, in particolare nordici e celtici (ma non solo, eh), che festeggiavano il giorno del solstizio d’estate. Una cosa rassicurante è che pure se la festa cristiana ha tentato di sovrapporsi alle tradizioni popolari, queste rimangono come rumore di fondo, e l’univocità del rito cristiano non è riuscito a cancellare le tracce e i significati precristiani. Una cosa curiosa è che nell’antica Roma i due solstizi erano consacrati a Giano bifronte, che non è un caso fosse anche il dio della soglia. Invece ora come testimonial per il solstizio d’estate abbiamo appunto San Giovanni Battista, mentre in zona di solstizio d’inverno c'è quella bella gnocchetta dell’Evangelista.
In ogni dove si festeggia ancora questo importante passaggio e si fanno tante cose carine: si raccolgono erbe che portano varie fortune, e un simbolo di questo giorno è la rugiada, in cui poi si è comodamente sciacquato il Battista, spacciatore di acqua battesimale. Poi si accendono i fuochi, bruciando mucchi di resina in montagna e visibili dalla vallata, e poi con quel fuoco si incendiano ruote che si fanno ruzzolare, infuocate e tutto, lungo le colline (dalle parti delle Alpi orientali del Friuli pare sia pratica diffusa in varie feste di santi che ad ogni ruota infuocata che si lancia, si pronuncino le parole di procacciamento di assistenza: «vòdi cheste cìdule onor di...» -dedico questa ruota in onore di… - e si dice il nome, del santo o di non so chi.).
Queste feste intorno al fuoco ricordano ovviamente e vagamente i rituali delle streghe e le notti valpurghiane, e pare che i fuochi servissero anche a tenere lontane le streghe, a caccia di erbe magiche in una notte così propizia. Che poi magari le streghe si facevano il loro bel falò, senza disturbare nessuno. E pare anche che il 24 giugno le streghe in persona si riunissero a mangiare le lumache, perché se tradizione vuole che le cornette delle lumache portassero discordia (infatti si muovono ciascuna per i fatti propri), mangiandosele si evitava la discordia. Così, simbolicamente. Che poi, che importa alle streghe della discordia?

Vòdì cheste cìdule onor di Aparazzi.

domenica, giugno 24, 2007

Smells like "baby" spirit!!!

Ignazio - The Movie





Joseph-Le BOSS de la beat box-nouvelle star 2007 - wideo
Joseph-Le BOSS de la beat box-nouvelle star 2007 - wideo

Joseph-Le BOSS de la beat box-nouvelle star 2007 - wideo
Voici la video de joseph, qui est la révélation de cette nouvelle saison de la nouvelle star 2007. A vous de juger.

sabato, giugno 23, 2007

Fibrillazione

Quasi ci siamo. Notizie ufficiose si sono rincorse per tutta la settimana fra smentite, sorprese e colpi di scena. I dettagli sono ancora oscuri ma l'evento si profila ormai all'orizzonte. Razzi da Roma, Icara ed Hazey dalla Toscana e forse altri spumeggianti personaggi si sono dati appuntamento oggi, a Brescia, a casa Apa, quartier generale di APARAZZI, nonchê emittente della Radio del Babbuino. Alcuni di loro sono forse già in viaggio, altri stanno forse ancora dormendo. Quel che ci interessa sapere ê che stasera, dispotico Apa permettendo, Radio Aparazzi trasmetterà per la prima volta in modalità multi-dj. Un evento storico ed eccezionale da non perdere assolutamente.
Se credete di essere degli sfigati senza speranza vi basterà perdere questa serata epocale per averne la conferma definitiva.
Radio Aparazzi, o la ascolti o vaffanculo.

venerdì, giugno 22, 2007

giovedì, giugno 21, 2007

Un cammello

Piadina Con la Porchetta, torna da me. Perchè te ne andasti?
Perche mi lasciasti solo ed affamato, con solo una birra piccola come compagna?
Ti prego, ritorna: non sono un cammello, non ho copiose riserve di grasso nel groppone.
Tutto ciò di cui avevo bisogno eri tu, con il tuo inferno composito di strutto e sugna.Questo mi ha distrutto.Ok, non ti chiamerò più Porca, Porchetta; nemmeno nei momenti di intimità di cui solevamo godere.
Torna, amore, o non sarò mai più io.

Un cappello

Armanda, torna presto. L’eccessiva sudorazione e il colorito dorato della mia pelle vellutata intensificano la caduta dei capelli e la mia testa, così, risulta ancora più tonda e simile a quella di Charlie Brown. Mi serve un cappello. Ad esempio quello che ti piaceva così tanto e ti sei portata via, l’ultima volta. Quello con le piume di struzzo, foderato di pelle di leopardo, che indossavi nuda ballando la macarena per darti un contegno.

Un appello

Pan, torna presto da me. So che sei impegnata, che hai da finire gli esami e tutto quanto. Ma l'estate qui è insopportabile senza di te. Ti spiego; per una agevole commistione di fattori propizi (quali il pallore o la scarsa e totalmente inodore sudorazione) normalmente non vengo punto da zanzare o insetti, la notte. Ma ora che sono solo in casa, ogni tanto, una piccola tenera bastarda mi punge. Non è tanto. Una alla settimana. Ma non sono abituato. La cosa mi infastidisce.

Torna presto.

mercoledì, giugno 20, 2007

Rischiare l'infarto

Fine pomeriggio, un caldo innaturale.

Televisore acceso su un canale qualsiasi.
In piedi davanti al lavello mi sbuccio una pesca, dando le spalle allo schermo. Ad un tratto, tra il blaterare indistinto, la voce di Vittorio de Sica canta: “Parlami d’amore, Mariù”.

Coltello in una mano e pesca sgocciolante nell’altra, mi volto. E rimango folgorata sulla via di Damasco.


APA

Ho scoperto che APA in svedese vuol dire scimmia.

Basimento

Certe giornate mi trovano, faticherete a crederci, senza parole.

Svegliarsi e trovarsi inseguiti da mezzi incubi e fastidi e ricordare di aver passato la notte bene o male in piedi, in stato di semi incoscienza, ha aiutato.
Ma letale è stato trovare ancora una volta lui. Il mio nemico. Con il suo tronfio scooter parcheggiato al MIO posto. Era sparito da un mese il codardo.

Da allora la giornata è continuata su questa falsa riga. Mandatory conference call oscure, spintoni, fastidi.

Eppure.

Eppure c'è qualcosa. Qualcosa che non mi quadra. Come se mi scappasse da ridere.

lunedì, giugno 18, 2007

"Two eyes serve a moment, that now/and again now, and now, and now [...]" (T. Hughes)

I imagine this midnight moment's forest:
something else is alive
beside the clock's loneliness
and this blank page where my fingers move.

("The Thought-Fox", Ted Hughes)



Ho spesso avuto la sensazione di perdermi qualcosa, nella fretta e foga di non perdermi le cose.
Una volta un uomo con cui sono stata tre giorni e che mi chiese di sposarlo (una cosa errata) mi disse una cosa (una cosa giusta). Che gli sembrava vivessi le cose con la paura già di perderle mentre ancora si muovono, e che non ci sarebbe stato mai abbastanza tempo (parlava lui, poi).
Ma in realtà un vago istante a cui si è arrivati magari per caso, o per sbaglio, o con noncuranza, diventa molto più pieno di una cosa attesa a lungo e mai avveratasi. E non parlo di destino, parlo di una manciata di passi su un mattonato chiaro.


In effetti un po’ è così.
Due anni fa desiderai ardentemente di essere in un determinato luogo in una precisa occasione, e non accadde.
L’anno scorso fui lì lì per essere in quel luogo e in quella occasione, come un ricordo di qualche foto mai scattata, e non ci riuscii.
Questo anno ero nel luogo e nel momento preciso in cui avevo desiderato essere gli anni passati. E mentre camminavo per andare da nessuna parte, mi dicevo: e io sto qua con questa sigaretta, e ciò che ho desiderato per motivi forse a me estranei so che sta accadendo, ma io sono qui a fumarmi queste parole, e potrei non riconoscermi se mi vedessi sbucare dall’altro angolo della strada.

Tutto questo per ritornare al principio silenzioso di questa incursione serale.
Una poesia per me è un po’ questo. Arrivare in un certo punto dell’esistenza a sentire scoperchiata quella menzogna che non ricordo neanche più, ma so che c’è, e sentire battere le parole e riconoscere ogni riga come un passo sulla strada, che era altrove e ora è senza saperlo la mia. E i suoni non stridono, le sillabe non fanno un salto, e tutto è al suo posto e saprei dirlo anche io.

(e infatti)

sabato, giugno 16, 2007

QUESTIONE DI CULO


Per una serie di coincidenze in 26 anni non ero mai andata ad un concerto.
L’unica tappa in Italia dei Pearl Jam mi era sembrata una gran bella occasione per iniziarmi a questo tipo di manifestazioni ed ero super entusiasta. Ho addirittura chiesto un permesso al lavoro (con la subdola scusa del dentista) per arrivare prima e prendere i posti in prima fila, quelli dove ti arrivano gli schizzi di sudore, quelli dove Eddy Vedder lo puoi quasi toccare.
Ero lì, ci ero riuscita!!! Ero carichissima e pronta a vivermela fino in fondo!!!

Tutto è cominciato con un goccia di pioggia delle dimensioni di un pompelmo che mi è finita giusta giusta dentro alla birra (provocandomi fra l’altro un certo fastidio, visto che una birretta costava solo 5 euro…).
E poi in un istante il disastro.
Tromba d’aria, pioggia, grandine, 5 minuti di puro panico.
Sono stata fortunata, sono riuscita a ripararmi dentro ad un gazebo, che tenevamo in piedi a braccia, e non mi sono fatta nemmeno un graffio, anzi, non mi sono bagnata nemmeno i piedi, ma c’è chi si è fatto male, c’è chi cercando riparo sotto alle torri di amplificazione o vicino al palcoscenico è stato travolto dai tubi che non erano stati ancorati con dei cavi perché sennò rovinavano il parco (!)
Sui giornali hanno scritto che poteva andare peggio, che fortunatamente è successo tutto in un momento di pausa e quindi la gente era sparsa per tutto il parco e non accalcata sotto allo stage, ma vallo a dire alla ragazza che si è spezzata entrambe le gambe e che non aveva nemmeno più la forza di urlare, vallo a dire ai 40 feriti…

Comunque io sono qui, ho perso quello che doveva essere il mio primo concerto e ho preso un sacco di paura.


Spero mi perdoniate se non ho postato qualcosa di divertente, ma d’altra parte anche questa è una questione di culo.

venerdì, giugno 15, 2007

Anch'io ascolto... Radio APARAZZI!

La poltrona in pelle umana


No comment, da vedere dal minuto 7:25 al minuto 7:50.

giovedì, giugno 14, 2007

La forza della tradizione

Ultimamente c’è troppa poesia su The Apa & Razzi Show. Vedi, a titolo di esempio, i recenti post su Pollon o gli abstract da The Sweetest Thing. È tempo di ribadire chi siamo veramente e ciò che sappiamo fare meglio: pubblicare foto di culi.

Il sederino disegnato a matita di Ignazio è un timido e del tutto insufficiente palliativo. C’era bisogno di un’azione forte e decisa, di un gesto coraggioso, di personalità. Ed ecco che uno dei nostri membri meno appariscenti ma, come potete vedere, più talentuosi, ha deciso di dire la sua.

Con modestia e pudore ha incaricato me di pubblicare una meravigliosa foto scattata mentre indossa il perizoma dimenticato di una delle sue innumerevoli fiamme.

Signore e signori, è il momento di Kenzoweb.

mercoledì, giugno 13, 2007

In principio era Razzi


Note d'autore - parte II -

Da quello che ormai è diventato il mio film preferito, un nuovo contributo alla nostra radio del cuore, RADIO APARAZZI.
Una canzone che la dice LUNGA sulla sincerità femminile!!!
Comunque gli ometti non devono preoccuparsi, ogni tanto è anche vero!!!
P.S. per chi non capisse l'inglese ci sono i pratici sottotitoli.

Per chi non l'avesse visto...



Ignazio ha postato il proprio sedere, timidamente, segretamente.


Direi che questo fa di lei la babuinette di giugno. Una babuinette un po' virtuale, ma temo che più di così non riusciremo ad avere.

O no?

martedì, giugno 12, 2007

Note d'autore

Radio Aparazzi mi ha insegnato che é un dovere condividere la buona musica tra amici. E' sempre bello scoprire dei nuovi artisti, lasciandosi coinvolgere dallo stile eclettico di questi. Di conseguenza vi propongo un brano per veri intenditori, un cantante di nicchia adatto ad una romantica serata a due... quattro.. sei.. otto.. ce n'é per tutti.


Vostro Ignazio

lunedì, giugno 11, 2007

Dio ha letto il mio precedente post

E mi ha mandato un diluvio maledetto e bastardo e raccapricciante.
Ovviamente sono in motorino perchè ho ridato l'auto a mio padre.
Ovviamente Dio appena ha visto un po' di ottimismo ha dovuto punirmi.

Just to remember

Paralleli, un anno fa

Mi si è rotto il braccialetto.
Me lo aveva regalato mia madre, un anno fa, al ritorno dalla Colombia.

La mente mi scivola lungo questi mesi, lungo questo anno.
Un anno fa.
Ero teso, nervoso, depresso.
Impazzivo per la separazione da una ragazza che pochi mesi prima mi dovevo sforzare di stimare anche solo per qualche aspetto, ragazza che, preso dalla mia smania di paternità universale, volevo costringere a capire la natura dei propri sbagli, che volevo far maturare in qualche modo.
Il mio lavoro mi sembrava una scatola chiusa e soffocante.
La mia vita una pallina impazzita, mi facevo spupazzare da vicine di casa, dalle reticenze di bulimiche frustrate, dalla mia necessità di controllo, di affetto, di stima e amicizia.

E ora sono qui.
Questa ragazza l'ho incontrata alcuni giorni fa e lo squallido vuoto del mio passato mi ha lasciato perplesso. Nemmeno il minimo di attrazione, nemmeno l'istinto dell'affetto, o un briciolo di imbarazzo o dolore, per una persona che in teoria ha condiviso due anni della mia vita. L'ho persino trovata, spiace dirlo, un poco repellente.
Ora ho una ragazza dolce, matta, bella e pigra che ha un cervello onesto e brillante. Mi ha ricordato ciò che da almeno tre, quattro anni avevo dimenticato, o almeno mi ha fatto capire che esiste davvero quella cosa che non ti fa pensare di stare accontentandoti, che "tanto va bene così", che si fa buon viso a cattivo gioco. E non è quella cosa da primo mese, non è quella cosa che ti dici, quella cosa che LE dici. Non lo è, perchè a parte ora, non lo dico affatto. Neppure a lei. Ma credo lo sappia.
Il mio lavoro? A gonfie vele. Mi spacco il culo, certo. Ma per quanto fosse ottimo e particolare il mio capo prima, è una sensazione ben diversa non avere nessuno sopra di te nell'ufficio, tranquillità, imbellimento, controllo.
La casa è mia. E' di sicuro ancora un mezzo casino, ma è mia e la plasmo lentamente, come più mi aggarda (cit.).
I miei amici li porto con me ovunque siano, e lo sanno.

Sento di avere un placido controllo sulla mia vita.
Felice non lo sono, quelli come me non sono propriamente fatti per esserlo mai.
I miei casini, le mie preoccupazioni ci sono sempre, e ci saranno sempre.

Ma la soddisfazione, e quel sorriso stronzo che mi stampa in faccia quando mi fermo un attimo, quelli, per ora, non me li leva nessuno. So chi sono.

Il braccialetto, anche se rotto, lo tengo.

Strane abitudini notturne

Ogni notte prima di andare a dormire mi fumo una sigaretta sul terrazzo.

L’interno di questo palazzo di notte è bello. Sembra sempre vivo anche se completamente immerso nel silenzio. E il buio è rotto dalla luce delle scale e da finestre ancora illuminate, notturne se pur nella luce.

C’è sempre una finestra, di fronte a me ma è un po’ di lato, con la luce accesa. Le prime volte non l’ho notato, ma ora so che è una consuetudine.

C’è una persona affacciata, perché le vedo il braccio.

Ma non c’è solo un braccio, come all’inizio pensavo. C’è sempre una sigaretta tra le dita di quel braccio , e un libro poggiato sul davanzale della finestra.

Un braccio sottile, nervoso che regge una sigaretta e sfoglia il libro.

Non ero ancora riuscita a vedere di più. Dato che mi sono rimaste solo due notti qui, poco fa ho deciso di dare una svolta a questa osservazione notturna. E ho finto un colpo di tosse, e il braccio è diventato un uomo a torso nudo con gli occhiali e la pelata. Si è affacciato, mi ha visto e si è fatto subito indietro. Ha continuato a leggere e fumare, ma toccava il libro incerto. Forse l’ho disturbato, o innervosito. Anche io mi ritraggo quando mi accorgo di essere guardata, alla finestra.

Però adesso muoio dalla voglia di sapere che libro è.

Di certo non mi comprerò uno di quegli affari del diavolo che se vuoi ti permettono di vedere addirittura le stelle, ma senza arrivare alle stelle non voglio vedere altro, non si sa mai.

domenica, giugno 10, 2007

Piacenza

Merda.

sabato, giugno 09, 2007

Paesi

Ieri, tornando da un'estenuante camminata di 15km sulla montagna più alta della Foresta Nera, scopro che nei pressi della mia città ci sono dei paesini assurdi. Uno si chiama HImmelreich (= regno dei cieli) e l'altro Aha.

Helmut: "Hey ciao, io abito nel regno dei cieli"
Ulrich: "Aha"
Helmut: "Tu?"
Ulrich: "Aha"

venerdì, giugno 08, 2007

Il decollo

C’è una guerra in corso nella mia stanza. Ordine contro disordine, caos contro armonia, opaco contro traslucido. In condizioni normali si osserva una proliferazione controllata di oggetti fuori posto: un giornale fuori dal cestino della spazzatura, il deodorante sulla scrivania, il dildo verde elettrico altrove, una maglietta sul pavimento. Ma basta un piccolo sforzo, per quanto così lontano dalla mia natura, ad impedire la degenerazione. Di solito ce la faccio per un paio di settimane a tenere la proliferazione sotto controllo. Poi il punto di rottura. Il decollo. La situazione mi sfugge di mano. Il caos monta, prende vita, respira, soffia, brucia, si riproduce, incestuoso, vibra, si eccita, morboso, si gonfia imperversa ride. E la mia stanza diventa lussureggiante di casino e io, quando tipo torno dal lavoro e vedo tutto questo, mi incazzo e mi ricordo chi sono.



Questo, poi, succede soprattutto dopo che Thesp e la sua donna mi fanno visita.

Soddisfazione e delusione

Spesso la soddisfazione é un sentimento subordinato ad elementi al di fuori della nostro controllo. Il grado di soddisfazione al quale si puó arrivare nell'autocompiacimento difficilmente raggiunge le vette che l'approvazione altrui puó far provare. La creazione di qualcosa, il raggiungimento di un obiettivo, non sono, di per sé, motivo sufficiente ad ispirare il massimo compiacimento. C'é bisogno di qualcos'altro, c'è il bisogno di mostrare il proprio successo a qualcuno e riceverne i complimenti, l'approvazione, in alcuni casi l'ovazione. Quando invece, nonostante tutti gli sforzi, nonostante la convinzione di aver raggiunto importanti obiettivi o di aver creato qualcosa di cui essere fieri, si riceve freddi responsi ci si sente privati di qualcosa che é dovuto. Spesso succede anche che le vittorie, i successi, gli sforzi, il tempo investito passino inosservati. Questo puo' succedere per vari motivi. Puó essere distrazione: chi dovrebbe accorgersi dell'impegno profuso semplicemente lo dá per scontato e non pensa alla fatica che il progetto puo' aver comportato. A volte é ignoranza: semplicemente non si conosce abbastanza sull'argomento per poter apprezzare appieno la mole di lavoro, l'impegno, la dedizione profuse nel progetto. Altre volte é confusione, qualcuno viene ritenuto meritevole per il lavoro svolto da altri. Qualsiasi sia il motivo il livello di soddisfazione é irrimediabilmente compromesso perché il riconoscimento da parte degli altri, lo dice la parola stessa, dovrebbe essere un moto naturale, un senso di meraviglia e stupore di fronte a qualcosa che si riconosce, appunto, come un lavoro degno di nota. Quando si é costretti a sottolineare i propri meriti a qualcuno che non li ha saputi notare si perde inevitabilmente quell'ultimo gradino della piramide della soddisfazione che ci fa giungiere all'apice. É una disdetta, una piccola sconfitta nella vittoria, una mancanza di cui non si é responsabili ma della quale si riceve l'intera ripercussione.
Questo per dire due cose. La prima: abbiate un poco di attenzione per chi vi circonda. La seconda:

lui ha messo in piedi la baracca
lui ha sistemato i server
lui manda musica
lui fa il dj
lui crea IP univoci
lui embedda sul blog

Direi che é il caso di fare una bella standing ovation per Apa, per lo sbattimento, la dedizione, l'impegno, il tempo investito, la voglia e l'innegabile successo dei primi vagiti di Radio Aparazzi.

P.S: Se volete fate anche un'applausino a Razzi che ha registrato due cazzatine e ha poi lasciato ad Apa il compito di mandarle via Radio. Ok, basta cosí che altrimenti Apa si sente sminuito.

Colonizzazione


Distruggerò anche lo spagnolo.

giovedì, giugno 07, 2007

Radio Aparazzi

Ok, è arrivato il momento.
Radio Aparazzi è nata. Già da alcuni giorni è online 24 ore su 24, la maggior parte del tempo con un semplice random di canzoni e cazzate. Altre volte invece, per ora due sole serate ormai entrate nella leggenda, con DJ Rockets e Apadigei a tenervi compagnia.

Perchè nasce? Innanzitutto perchè siamo dei cretini. In secondo luogo perchè ci piace la musica e condividerla. In terzo luogo, perchè c'è la voglia di essere uniti, di avere un punto di contatto. Gente a Madrid, gente a Roma, gente a Pasadena, Salerno, Firenze, Cesena, Brescia, Milano, Novara.

Come funziona? 300 ore (12,5 giornate) di musica e puttanate in condivisione. Non sarà sempre accessibile 24 ore su 24, ogni tanto mi toccherà pure usare Skype, Emule, la rete insomma per altre cose o riavviare il pc... (anche se una soluzione sarebbe abbassare radicalmente il bitrate). Serate a tema, DJ al vostro servizio, possibilità di mandare dediche, file audio con la vostra voce da inserire nell'archivio, vostre canzoni, possibilità per voi stessi di fare i DJ. Insomma anche in questo caso, Aparazzi è partecipazione.

Come vi si accede?

Basta copiare e incollare questo indirizzo "Http://aparazzi.no-ip.org:8000" in un lettore multimediale qualsiasi, che accetti l'opzione "Apri URL".

Consigliati sono Windows Media Player, VLC (VideoLanClient),iTunes e Winamp.

Metodi alternativi, sono cliccare qui

Http://aparazzi.no-ip.org:8000/listen.pls


(se avete qualche programma associato alle playlist PLS, e potete anche metterlo nei bookmark del vostro internet browser)

o copiare questo indirizzo sempre in "play url/ play stream"

mms://aparazzi.no-ip.org:8000

(mms, invece di Http)

Per mandare le vostre canzoni/dediche/lamentele sulla qualità del servizio/domande invece potete scrivere a radioaparazzi@gmail.com.


Presto sulla destra del blog ci sarà uno spazio dedicato a palinsesti e dettagli.

Buon ascolto.

Pionieri


Come i più accaniti sapranno, alcuni aparazzini verranno presi di peso e mandati al confino.
Scopo del gioco: andare a lavorare in Spagna per una nota multinazionale.

Mi sento parte di una grande missione, sono pervaso dagli stessi sentimenti che hanno animato i volontari per l'installazione della prima colonia umana su LV-426.

Segrate è presente. (at-tenti!)

mercoledì, giugno 06, 2007

E tu, hai mai letto Kundera?

Stasera vado a sentir suonare questo tizio qui.

edit by Apa

Gozzo turgido

Ok, questo lo devo raccontare in diretta, perchè poi mi mancherà la forza d'animo di rievocare questi momenti agghiaccianti. O meglio, lo racconto in diretta, ma lo posso postare solo in differita.
Sono sul treno, sto preparando un paio di copioni per oggi, quando una donna anziana si siede di fronte a me.
Ricorda vagamente la figura animata del personaggio della madre nel film dei Pink Floyd, The Wall.
La donna è truccata, bardata, abbronzata, ingioiellata, acconciata, voluminosa, molle, flaccida, gonfia, orrida. La pelle è cadente e grinzosa, di poche sfumature più chiara del cuoio. Ogni tanto si umetta le dita con una lingua stanca e polposa. Sta qui. Seduta di fronte a me. La gonna le si è aperta, cosce venate, carnose, avvolte da pelle che sembra morta paiono introdurre a un disgustoso e raccapricciante inferno. Le vesti morbide svelano un seno che ha ormai abbandonato ogni fiero istinto di lotta alla gravità.Le uniche cose che riesce a sfidare sono la dignità... e il buon gusto.

E' infastidita dalla mia presenza, mi arrivano continuamente calcetti accompagnati da sguardi impertinenti, mi tocca con la borsa, con l'ombrello. Che voglia in qualche modo darmi noia? Che abbia pietà, come ne ho io di lei. Di questa soldatessa che ha ormai perso la sua lunga guerra contro il passare del tempo, ma che è troppo ottusa per capirlo. E ostinata pensa di gabbare il mondo.

Quel gozzo. Quel gozzo turgido.

martedì, giugno 05, 2007

Blast from the Past - Episode X

E siamo così arrivati alla decima puntata, o alla puntata X, se preferite.

Parlavamo, nell'episodio precedente, delle puntate di anniversario, delle ricorrenze celticopaleocristiane dei numeri relativi e altre cazzabubole (TM) del genere.
Ebbene, devo ammettere che trovare un video con cui celebrare i nostri primi 10 momenti trash insieme non è stato affatto difficile, anzi: è stato immediato, nel momento in cui ho realizzato che non vi avevo ancora presentato neanche uno dei capolavori di quelli che sono un pò i maestri di tutto il pacchiano anni '80, se non cronologicamente, di certo qualitativamente. Il gruppo che più di ogni altro, agli occhi dello spettatore medio, rappresenta un decennio in cui il buon gusto sembrava essere stato bandito una volta per tutte; una vera e propria icona, di quelle che perdurano perché, guardandole, noi ci si possa illudere che negli ultimi 20 anni l'umanità si sia evoluta.

Perché Blast from the Past non è un rubrica snob tesa a cercare il trash "che nessuno conosce". E' una rubrica trash nel vero senso della parola, e quindi nazional-popolare per definizione, nascita e convinzione.

Ladies and gentlemen...

The VILLAGE PEOPLE!

Tecnologia in rivolta

Attacco la mia splendida chiavetta bluetooth al pc per scaricare le foto fatte in una bella serata dal telefonino, qualche problema a connettersi ma si sa che il bluetooth è un poco instabile.
Finalmente la connessione funziona, scarico le mie belle foto e la richiudo.

Dopo qualche ora parto con uno dei miei consueti giri di telefonate agli amici:
> Coguara
> chiama
> sto chiamando la Coguara

“Pronto?” una voce che non assomiglia affatto a quella della Coguara mi risponde, è il Monaco curativo.

Altra chiamata:
> Maga risoluta
> chiama
> sto chiamando la Maga risoluta

“Pronto?”
“Maga?”
“Sì sono io…” mi pareva strana la sua voce ma comunque inizio a dire quello che ho da dire
dopo un pò: “… ma te non sei la Maga risoluta… sei la Maga dell’albergo”
“Sì sono io… perchè?”

Altra chiamata (comincio a spazientirmi):
> Elfo verboso
> chiama
> sto chiamando l’Elfo verboso

“Pronto?” eh no! Questa non mi pare proprio la sua voce!
“Sono il Vetusto folletto”

Ecco come la mia bella e moderna tecnologia si è ribellata! Non voleva proprio saperne di chiamare chi volevo io, e aveva pure l’ardire di prendermi “per le mele”!
Vi chiederete che razza di nomi hanno i miei amici, in effetti questi non sono i loro nomi ma i loro soprannomi. (se non si era capito)

Microcosmi

Mi sono, per motivazioni sfuggite al mio controllo, ritrovata in un locale che altrimenti non avrei nemmeno guardato da tenuta distanza. Si chiama Waldsee. Una location carina, ai piedi di un laghetto, impolverata da una sembianza estiva. Entro e mi ritrovo un’orda di adolescenti, avvolti dal velo della post-pubertà. Fertilità da una parte, tsunami di testosterone dall’altra. All’ingresso sostano gli unici over-21 del locale: scarpe scure, visi marcati e sguardi concentrati sulle ninfe entranti. Dato che la situazione non è adatta ai miei plaisirs quotidiani, decido di attivare la funzione RP-antropologia-spiccia e inizio ad osservare quel microcosmo di adolescenti, dai 14 ai 20 anni, un po’ sorridenti, un po’ sbronzi, un po’ assenti.
Le ragazze, a parte qualche spunto di stile visto qua e là, sono un orgia di vestiti H&M. Ci si potrebbe giocare come con i playmobil: puoi scambiare teste, busti, gambe e alla fine la sostanza non cambia. I ragazzi sono un po’ più eterogenei. Si dividono in 2 categorie: il fighetto tedesco e il tamarro turco. Il fighetto tedesco ha i mocassini bianchi, oppure quelle scarpe che ci mettevano quando eravamo piccoli, le spadrillas. Sempre bianche. Ha spesso una maglietta polo ed un cappellino un po’ storto. I tamarri turchi sono i miei preferiti: girano a gruppi e si atteggiano come qualche rapper americano di pessima fattura. Questo presuppone dei vestiti giganti, sempre tendenti al bianco. Stanno sempre al cellulare e sembrano sempre fumati. Hanno anche delle mini casse per il cellulare, che si appendono al collo, così per strada possono sfortunatamente condividere con il resto della popolazione la musica che la manciata di mega dei loro cellulari permette.
Gli adolescenti della foresta nera ascoltano musica da rimorchio, robaccia tipo reggeton, house con qualche accenno di elettronica (holy sintetizzatore!), comunque tutta musica che fa cagare a tutti ma che tutti, per ragioni di coesione sociale, ballano, ammiccando, invitando con gli occhi innocenti ma con substrato peccaminoso. Ho pensato “stasera mi porto a casa un 19enne” (e, credetemi, ce n'erano alcuni che meritavano proprio), ma poi riflettendo ho pensato che è un po’ troppo cheap, non nel mio stile.
Mi sono bevuta la mia birra, fumata il mio cannino e ho lasciato il locale, dirigendomi verso un parcheggio costituito da macchine non al di sotto dei 30 mila euro. Ho preso la mia bicicletta, Diamant, un vero cimelio della Germania dell’est, senza freni (devo pedalare all’indietro per frenare) e mi sono diretta nella mia accogliente casina, mentre la polizia, 200 metri dopo l’uscita, ritirava patenti appena prese e gettava in sacchi gialli etilometri intrisi di umido e caldiccio fiato adolescenziale al di sopra dei 0,3.

lunedì, giugno 04, 2007

Un tentativo

Probabilmente la mia esistenza qui per voi si risolverebbe nel mio amore per byfluss, che dovrebbe fiorire nonostante le avversità.
Ed è proprio così: non fiorisce. Anche se proprio in questo non-fiorire la grazia delle parole byflussiane si illumina, in modi e formule magiche così efficaci.

In ogni modo non voglio parlare di lui, dato che non sono ahimè creduta.
Ma parliamo di luci.
Spesso e non volentieri mi sento poco adeguata, a parlare delle luci.
Altre volte poi, inaspettatamente, c’è chi con infallibile piglio elettricistico dice: ma come è ben illuminato qui.
È strano addormentarsi con la luce, non più del dare la buonanotte mentre fuori ogni cosa va illuminandosi.

Ammetto che, dato che è la prima volta che scrivo qui, ho una certa forma di pudore (cosa che alla maggior parte di voi forse risulterà poco chiara e imperscrutabile. Ma fa nulla – del resto il mondo è bello perché è litigarello) e mi sento impacciata, anche se non c’è nessuno che mi vede, a parte il buondio che lui tutto sa e tutto vede, e infatti chiuse gli occhi quel mattino.
Che poi prima volevo dire di lui (non del buondio, ma del buonbyfluss), poi l’ho presa più alla lontana, parlando di luci. In effetti è sempre la stessa storia, anche se non la si sa.
Fondamentalmente è sempre una questione di consonanti.

Rendendomi conto di non aver saputo dir nulla, chiudo il cerchio (illuminato) e forse riesco a tranquillizzarvi, dicendovi che ho finito. So glad to meet you.

A volte Milano

A volte Milano ha i suoi attimi. Attimi raccapriccianti.
Esci dalla metropolitana e c'è il sole. Il Duomo è coperto dalle pubblicità dell'alitalia, proprio il giorno dello sciopero. La puzza di urina è in posti diversi dal solito, e sbaglio i tempi di apnea. La gente è più lenta e stordita del solito. Si muove a caso, non lascia passare, vaga senza meta.

In galleria c'è una Rom, una ragazza tra i venti e i trent'anni, ha il viso bellissimo. Le hanno spezzato le ginocchia da bambina, ora ha gli stinchi in avanti, cammina sui femori con il resto della gamba molle e contorto... e chiede l'elemosina. Mi chiedo se porti rancore alla sua famiglia. Immagino di no. Immagino che gente che spezzi le ginocchia ai propri figli per chiedere l'elemosina non li cresca poi con un'idea, seppur vaga, che esista la libertà o un'altra possibile vita.

Più avanti c'è il solito gruppo di raggazzini filippini che incontro ogni mattina da Mac Donald's. Sono tutti vestiti da Rapper e Gangsta, mi fanno ridere. Una delle ragazzine si sta facendo sistemare un piercing sulla lingua da un'amica, ha la lingua tumefatta. Mi domando se sia normale, ma l'unica persona che conosco che ha un piercing sulla lingua non è una persona con la quale parlo più troppo spessso.

domenica, giugno 03, 2007

All we hear is Radio Aparazzi


Una voce dalla provincia Kyoto, Lombardia.
Selezione musicale pettinata, dediche erotiche, pubblicità di locali scambisti.

Tutto questo è Radio Aparazzi, la radio del babbuino.

Collegatevi asfregio inziccando l'indirizzo apposito in WMP, VLC, WinAmp.

L'indirizzo cambia sempre, in fin dei conti è la mutevole natura delle cose. Sarà mia premura scriverlo ogni mattina sui cessi della stazione di Gran Via.
Se non passate da quelle parti, provate asufuregio con:
http://yp.shoutcast.com/directory/?s=APARAZZI

E la banfa entrerà nelle vostre case, soave e poco invasiva, come la voce del suo DeeJay dell'amore, l'unico, l'imparagonabilmente bello: Apa.

venerdì, giugno 01, 2007

Storie di straordinario entusiasmo del Mak secondo il fu Columba Palumbus

L'entusiasmo é un sentimento a tratti divino, é una sorta di coinvolgimento così forte da risultare contagioso e dirompente. Come l'aviaria. Nel blog - e nei vostri uffici - si aggira un losco individuo portatore sano di entusiamo. Sì, é lui.. the Mak. Mak adora la sua Nikon. Ormai non se ne separa più, la porta ovunque nella speranza di catturare l'attimo fuggente. Dati alla mano, ha scattato più di 1400 foto in due settimane. Quando gli domando come va/come stai lui mi risponde bene, ho fatto delle foto lusso o male, niente foto interessanti. E il mio hard disk inizia a guardarmi in cagnesco, visto che ospita 72 immagini (e non ce n'é nemmeno una porno. Ma insomma!) di Mak per un totale di 242 mb occupati. Poi io non so nulla di tecniche del flash anale in seconda tendina, diaframmi che si aprono/chiudono, iperfocali della morte. Eppure Mak mi fa partecipe di questi argomenti. Sempre. Costantemente. Con entusiasmo. E lo immagino mentre svolazza come una zanzarina sfavorevole nel vostro ufficio, fotografando voi e la macchinetta del caffé. Sempre con tanto entusiasmo.
...
Cmq ieri Mak mi ha passato un'immagine scattata nel primo pomeriggio che ha come soggetto l'università statale. Osservandola con attenzione ho notato la presenza di un cadavere sul marciapiede.



Questa é la prova che l'entusiasmo uccide. Povero piccione. E poveri noi. Mak é una mina vagante ed io ho già mal di testa. Devo - anzi dobbiamo - correre ai ripari. Subito. Questa tessera ci salverà.



Mettetela nel portafoglio e all'occorrenza mostratela al nostro entusiasta di sfiducia. Tuttavia temo che - folgorato dall'entusiasmo - le scatterà una foto. E sarà "lusso asufregio con diaframma aperto per non sovraesporre quello che c'é nel piano focale".
Buahhhh!!!.