domenica, febbraio 28, 2010

Barriere culturali






Spesso la gente mi chiede com'è vivere in Giappone.
Beh, la risposta è abbastanza semplice.

E' come se aveste fame, vi trovaste per strada, decideste di entrare in un ottimo ristorante di ramen, doveste scegliere da una pulsantiera quale piatto volete gustare, pagaste alla suddetta pulsantiera e prendeste i biglietti dalla stessa emessi.
Con questi poi vi recaste dai giovani cuochi, che sorrisi e grida vi accogliessero facessero accomodare al bancone.
E poi vi presentassero un pezzo di legno, vedil foto allegata, al post e vi chiedessero di scegliere.
Non sai cosa.
Non sai come.
Non sai perchè.

Ecco.
Vivere in Giappone è più o meno così, tutti i giorni.

sabato, febbraio 27, 2010

Logica giapponese






L'altro giorno faceva caldo, si camminava per strada sotto il sole di Tokyo che si riflette nelle finestre dei grattacieli, in maglioncino e giacca.

Ad ogni modo Marzo e la primavera si avvicinano, e i giapponesi sembrano avere ancora un legame particolarmente forte con le stagioni, con il tempo.

Molte persone qui mi chiedono di casa mia, e rispondo in modo pertinente, e tutti rimangono stupiti quando dico loro che ho comprato un kotatsu.

Ora.
Il kotatsu è il tipico tavolino giapponese, visto in mille cartoni animati, a doppio pianale, vi si può collocare una coperta fra i due, ma anche no.
Sotto ha una piccola caldaietta, a gas o elettrica, che può essere accesa, ma anche no.

Di fatto, è un tavolino con degli optional di riscaldamento.
La cosa che qui non riescono a capire, è perchè io abbia preso un kotatsu da un mese a questa parte, quando ormai si era superata la metà dell'inverno. I kotatsu, si comprano verso settembre. I kotatsu, fanno pensare al caldo. Quindi proprio non capiscono.
Magari c'è sotto dell'altro, questi giapponesi dicono sempre le cose a metà, chissà cosa mi nascondono.

A me il mio tavolino piace, lo uso, non uso gli optionals.
Ma ho paura che da un giorno all'altro mi esploda, o che mi comunichi che se ne deve andare.

venerdì, febbraio 26, 2010

Specchio onirico






Ho fatto un incubo, al solito.
Di quelli angoscianti ed infidi.
Di quelli che non è che lo capisci che è un incubo, non fino a quando non ti svegli e metti assieme, lentamente, i frammenti di realtà che il sogno e il sonno hanno disperso e nascosto nel tuo cervello, e reso irriconoscibili.

Pian piano capisci chi, dove sei, e anche i lati non materialmente riconoscibili della tua esistenza diventano più nitidi.

Di fatto ho sognato che LK non esisteva. Cioè, sapevo che mancava qualcosa, ma non capivo cosa, non mi rendevo conto di chi, era come se ci fosse un disequilibrio che mi attanagliava il cervello, la mancanza di una figura importante. E questo cresceva la mia angoscia, il mio affanno, fino a quando non mi sono svegliato con questo senso di soffocamento, la paura della mia mente che perde il controllo della realtà.

E a fatica ho ricomposto i pezzi.
Sono in Giappone, siamo ne 2010, LK esiste. E' il razzi ad essere sparito!
Come ho fatto a confonderli, proprio non so.

giovedì, febbraio 25, 2010

Scosse






Alle cinque.
Di mattina.
Un terremoto.
Le vibrazioni che pasano dal pavimento lungo il letto, lungo la parete.
La quiete che ne segue, il silenzio e il buio che il mio orecchio teso analizza sono disturbati solo dai battiti nel mio petto che, con tutta la razionalità che ci posso mettere, non riesco a placare.

E da allora mi capita.
Dopo un passo.
Dopo una pagina.
Dopo un pensiero.
O durante il sonno.
Vibrazioni.
E non capisco se il mio corpo le accolga a 'mo di ricettacolo o esso stesso le generi.

E no, Byfluss, non sto parlando di quello che pensi tu. (TWIST ENDING©)

mercoledì, febbraio 24, 2010

La maraviglia







Ho quasi 32 anni, e ho appena scoperto che i pini e gli abeti sono verdi.
Ero convinto del contrario.
E per me il contrario di verde è marrone.

E' bello che la vita sappia riservarmi ancora certe sorprese.

martedì, febbraio 23, 2010

Non ci sono parole


Spero che non l'abbiate già postato, mi son fatto passare un paio di pagine di commenti ma non l'ho visto. In caso, crocifiggetemi pure in sala mensa.



Oddio, forse anche se fosse inedito vorrete comunque crocifiggermi...

In realtà lo sto postando per un solo, semplice motivo. Quella maledetta maghetta dai capelli azzurri è stata una dei miei primi sogni erotici di ragazzino pre-pubere. Rivederla così, oggi, interpreta da Kirsten "ce ne sono di ben più fighe di me, e tante, ma quante hanno una tale espressione da porca?" Dunst... Non so, mi ha provocato un brivido. Devo ancora capire se di lussuria, schifo o entrambe le cose.

Ai poster hentai del filmato l'ardua sentenza.

Il primo che risponde "torni a postare per farci vedere 'sta merda? Era meglio se continuavi a lurkare!" vince una bambolina della suddetta maghetta. Usata.

Lo avete già visto voi?







O aspettate il DVD come me?

Settimana scorsa






Oggi sembra quasi primavera.

La settimana scorsa invece, all'improvviso, da un clima mite seppur opaco, si era passati a venti, pioggie, neve e soprattutto terremoti.

Mi mancavano solo Bertolaso e un paio di mignotte per sentirmi quasi in Italia.

lunedì, febbraio 22, 2010

Lamentarsi







A volte lamentarsi non serve a nulla.

Per dire, ho trascorso il pomeriggio a lamentarmi di come facesse improvvisamente freddo, di come la mattina fosse stata molto più mite, di come il riscaldamento facesse cagare.

E poi, invece, è bastato chiudere la finestra che avevo dimenticato spalancata.

Spero che queste mie piccole esperienze personali vi possano essere utili nella vita.

Katsu






Io, lo sapete, di katsu, me ne intendo.
Non come certe mie ex, loro di katsu avevano un'esperienza molto più approfondita.
Ad ogni modo io, nel mio piccolo, me la cavo.

Vicino a casa mia c'è un posto che il katsu lo fa da dio.
Tonkatsu, katsudon.
A mio modesto parere è il katsu migliore che abbia mai provato.

Solo che è sempre pieno di personaggi strani.
Oggi c'era un trans.
L'altra volta uno con una mano sola che beveva alcool e condiva, senza mangiare, una specie di insalata di tofu, cipollotti e pomodori.
La volta prima Ryou-chan, si è presentato così, uno che mi ha parlato tutta sera.

Insomma posto strano.
Ma quando mi prende la voglia di katsu, non ce n'è.

domenica, febbraio 21, 2010

I misteri del barbiere






Mi sto facendo crescere i capelli.
Dovevo darmi una regolata, una spuntatina.
Poco prima della doccia.

Mi rado nudo.

Potrebbe essere un errore strategico.
Impugno la macchinetta

Ora ho il capello lungo in testa, e il taglio corto sotto.

E rimango a ponderare malinconico su quale sia la natura di quell'istinto irresistibile.

sabato, febbraio 20, 2010

Riporto di una serata di terrore



Il risveglio non fu dei più felici. Attorno a me solo vuoto e silenzio, nella mente i ricordi dei compagni di mille battaglie ormai caduti. Difficile non sentirsi sopraffatti dall'avanzare del tempo, arduo come non mai mascherare la propria fragilità. Eppure ho resistito con tutte le mie forze, ho lottato per non tradire le speranze di colui che mi aveva visto nascere. Marco per me era più di un padre. Marco era un amico, un mentore, un amante. Non posso negarlo, siamo finiti a letto insieme per oltre due anni. Spesso non eravamo soli, a noi si univa una donna insipida che lui insistentemente continuava ad etichettare con il termine "moglie". Nell'intimità la signora si sollazzava accarezzandomi languidamente, incurante dei segni d'insofferenza del marito. Lui non voleva che mi toccasse, ero soltanto suo. Tutto ciò alimentava prepotentemente il mio ego, e come un'ambigua geisha al cospetto di un padrone dall'alto tasso di testosterone, io mi piegavo dolcemente ai suoi desideri. Nulla faceva presagire quanto sarebbe avvenuto da lì a poco.

Erano le otto del mattino e fuori soffiava il vento gelido di fine ottobre. Marco si svegliò di soprassalto a causa del rumore delle imposte che sbattevano l'una contro l'altra. Posati i piedi sul nudo pavimento, si avvicinò lentamente alla specchiera ed io lo seguì come sempre. Il volto riflesso era quello di un uomo stanco, reduce da una notte costellata da incubi ed oniriche illusioni. Le occhiaie, bluastre ed evidenti, erano degna cornice per gli occhi gonfi che, tuttavia, brillavano di una luce nuova. Impossibile decifrare completamente il segreto di quello sguardo, pazzia, malvagità, forse senso di rivalsa si mischiavano in un cocktail dal sapore amaro. L'unica certezza fu quella frase pronunciata seccamente: "ora basta".
L'uomo s'incamminò verso il bagno con passo spedito, il cuore iniziò a pulsare sempre più velocemente, quasi freneticamente, il respiro si fece affannoso. Arrivato nel locale, aprì il cassetto di un mobile, ed esercitò talmente tanta forza che lo scardinò. Frugava Marco, frugava alla ricerca spasmodica di un oggetto, le sue braccia erano tese e le vene ormai evidenti sottopelle. Il volto paonazzo si contrasse in una smorfia di disgusto, una rabbiosa bestemmia echeggiò nell'aria. Non l'avevo mai visto in queste condizioni prima d'ora, era irriconoscibile, più fiera crudele che persona. Avevo paura, neanche un alito di vento avrebbe potuto smuovermi. In un impeto d'ira gettò il cassetto a terra e si sposto verso la cucina. La moglie, risvegliata dal frastuono infernale, raggiunse il marito. Credo volesse calmarlo, chiedere spiegazioni, ma le mie sono solo supposizioni. Purtroppo la donna non ebbe tempo di proferire parola, il coniuge si scagliò su di lei stagliandole un sonoro ceffone. Federica perse l'equilibrio e cadde sbattendo la testa. Non ho avuto modo di sincerarmi se fosse solo tramortita o ormai cadavere. Quello che so è che Marco s'inginocchiò ai suoi piedi e fissò il braccio sinistro di lei con attenzione. Nella caduta la mano restò stranamente alzata con il dito indice sollevato ad indicare la cesta da cucito dimenticata in salotto. Un sorriso inquietante solcò il volto dell'uomo, ora sapeva dove cercare. Corse verso la scatola color paglia e afferrò il tanto agognato oggetto del desiderio. Con passo deciso si diresse nuovamente davanti alla specchiera e respirò profondamente. Osservò la mia immagine riflessa ed io, allo stesso tempo, guardai lui. I nostri sguardi s'incrociarono per un istante e le nostre anime si scissero. Tutto era chiaro. Il silenzio fu interrotto dalle lame lucenti che sferzavano l'aria, sempre più veloci, sempre più vicine, senza compassione alcuna. Sentivo ormai prossimo il passaggio della forbice brandita da Marco, avrei voluto gridare, implorare pietà, scappare ma non avevo voce e radici profonde impedivano di compiere anche un solo movimento. La mano destra dell'uomo mi afferrò stringendo con forza e la sinistra affondò le lame in acciaio nel mio esile corpo. Ormai morente mi piegai in due e in pochi secondi precipitai a terra, conscio che sarebbe stato il mio ultimo viaggio. Il mio carnefice, nel frattempo, esclamava soddisfatto: “ora hai finito di ricordarmi che tutti gli altri mi hanno abbandonato! E prima che te ne andassi anche tu ho preferito eliminarti”. Poi risuonò una risata raccapricciante e tutto fu avvolto dall'oscurità.

Come ho già detto, il risveglio fu piuttosto traumatico. Certi incubi sembrano reali e quello appena vissuto mi aveva quasi tolto il respiro. Guardo la sveglia con datario sul comodino, il display indica il 1 novembre. Maledetto Halloween! Pensai con tutte le mie forze. La sera prima Marco aveva voluto onorare la festa delle streghe gustandosi uno di quei filmetti horror pieno zeppo di sangue, morti e pazzoidi. Io naturalmente non potevo evitare di partecipare all'anteprima di cotanto capolavoro ed ecco il risultato. Forse sono troppo sensibile, decreto sospirando e spostando lo sguardo alla destra della sveglia. Un sorriso finalmente cancella i brutti pensieri rasserenandomi all'istante. "Che sciocco, avrei dovuto capirlo subito che era soltanto un incubo.. Marco non è solo. E nemmeno io lo sono. Fratelli miei, non di sangue ma pur sempre fratelli, come ho fatto a dimenticarvi?" Le care figure stanno strette strette l'una accanto all'altra, proprio come in un ritratto di famiglia degli anni '20. "Peccato solo che d'ora in avanti dovrò rinunciare al sano e robusto “petting” quotidiano.. del resto non potrebbe essere altrimenti, sarò sommerso da tutto quel pelo!". Una smorfia di rammarico si disegna sul mio volto e, dopo un'ultima fugace occhiata al parrucchino castano, mi riaddormento profondamente sul cuscino.
E' difficile essere l'ultimo capello rimasto sulla testa di un uomo ormai calvo...
.. ed è difficile soprattutto ad Halloween.

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Ignazio 2006.

venerdì, febbraio 19, 2010

Love's a boomerang






L'amore è un boomerang.
Torna.
Non so se avete mai provato l'attrezzo in questione, io l'ho fatto, il suo bell'arco lo faceva e mi tornava indietro a circa una cinquantina di metri sulla destra.

E pure nella vita è così.
Infatti mi sono reinnamorato della città in cui vivo, scoprendo una zona che a circa cento metri sulla destra di dove normalmente bazzico.

E improvvisamente torno la sera, esco dalla metro, passeggio e sto tornando quasi a casa.

giovedì, febbraio 18, 2010

Endechomenon





Questa immagine mi evoca scambi vocalici.
Zeppe, semplici e bifronti.
Metagrammi.
Rebus.
Onanismi enigmistici.

La fuga.
I topi abbandonano la nave che affonda.

mercoledì, febbraio 17, 2010

Ciambelle






I più truzzi amano Dunkin' Donuts.
Tipo Razzi.
O Mak.
Quella gente lì.

Poi quelli che vogliono fare i sofisticati amano Krispy Kream.
Ma è tutta una posa.
Sotto sotto, sono come quelli a cui piace Dunkin' Donuts, ma semplicemente non amano farsi vedere in compagnia del Razzi.
Per esempio Thesp.

Poi nessuno ama Doughnuts King.
Anche perchè, Cristo, fa obiettivamente cagare.

Ma se volete davvero mangiare una buona ciambella, se volete pure darvi un tono con una soffice, non unta, non uovosa deliziosa ciambella dai gusti raffinati.
Beh.
Doughnut Plant NY.

martedì, febbraio 16, 2010

Prove





Oggi ho mangiato del sushi, ma non era molto buono.
Cioè, era OK, per essere del kaiten sushi, ma non era molto buono.

Poi mi sono comprato delle scarpe nuove, delle Vans, perchè oggi sono usciti i nuovi modelli e mi piacevano un sacco.
L'ultima volta mi ero lasciato sfuggire i modelli invernali, poi me ne sono pentito.
Tralaltro avevo lasciato a casa le mie altre Vans, quindi sentivo proprio un bisogno intimo di comprarmene un paio.

Poi ho lavorato fino a tardi.


Se vi aspettate il twist finale con la battutina alla Apa non arriva.

Volevo solo vedere come ci si sente a fare un post da blog normale.

lunedì, febbraio 15, 2010

Antefatti di primavere






Mi alzo.
Oggi fa meno freddo del solito, l'aria in casa mia non è gelida e non mi punge il viso.
Sotto la doccia mi dimentico il mio proposito di non passarci sempre un'ora.
Ho i capelli più lunghi del solito, sono cresciuti in fretta.

Preparo la borsa, mi vesto, esco.
La giornata è tra il grigio e il luminoso.
Sembra che l'inverno lotti per rimanere aggrappato al cielo, ma nell'aria, nonostante la pioggia, tutto sa di fioritura di ciliegi.
Anche gli occhi delle persone che mi incrociano hanno quella qualità.
Anche il sorriso delle vecchiette che elegantemente mi salutano passando.

La tizia del lava a secco invece pare essere antipatica.
5 camicie ed una giacca mi costano circa dieci euro.
Non ho idea se sia poco o se sia tanto.

Proseguo per la mia strada, verso la metropolitana. E così proseguono le facce, le gote arrossate, le capigliature al vento della gente.

E mi viene in mente un sogno che ho fatto la notte precedente, un sogno di una malinconia indicibile.

Io che gioco lungo la discesa per i garage della casa di mia nonna.
Con i miei cugini.
Prendevamo delle piccole pigne sferiche e le facevamo scendere lungo la scanalatura, quella che arrivava più lontano, senza uscire dal tracciato, vinceva.
Avevano tutte un nome e, nella mia testa, una personalità, una storia. Le tenevo da parte, le modificavo levigandole o tenendole in ammollo alla ricerca di qualche potenziamento nascosto.
Avevano nomi che allora trovavo irresistibilmente comici, come "Scorreggia" o "Caccadibue" o "Vomito".
Ok, "Caccadibue" lo trovo ancora irrestibilmente comico.
E gridavamo, urlavamo, seduti in terra, con le ginocchia sbucciate, fino a quando non sentivo la voce di mia nonna, dal balcone, raggiungermi attraverso la luce accecante del sole e le fronde del mandorlo dai fiori appassiti. Era pronta la merenda.
Fatta di tè all'arancio con il latte, di soldini del mulino bianco con relative sorprese, di cartoni animati e dei sorrisi di quella donna che mi manca più di chiunque.

E provo nostalgia, per quella discesa in cemento ruvido. Per quel luogo fatto di spazio-tempo dolciastro e di quell'attendere inconsapevole il domani, come se non cambiasse mai nulla.

martedì, febbraio 09, 2010

Saggezze orientali





Da un menu di un ristorante di sushi.

Endechomenon





Questa foto ha una morale.
Ed è "A volte, nel percorso della vita, è il caso di guardarsi alle spalle, e ponderare con serenità su tutte le occasioni mancate".

Farinella, voce regina





Pronti via, mi faccio subito cattolico.
Ne parlai già allora, ma vederlo in video, fa un bell'effetto.

lunedì, febbraio 08, 2010

Back to bad being good or otherwise







C'è un'idea che mi fa pensare che le idee sulle cose non siano mai una bella cosa.
Volevo dire "non siano mai una cosa ideale", ma avrei superato il limite massimo di figure retoriche per frase che mi autoimpongo da sempre, una deontologia rigorosa.

Comunque. Questa idea è che ci sia un percorso, nelle nostre vite.
Nelle nostre giornate.
Ed è un'idea falsa. E dannosa.
Ti alzi, esci dal letto, calpesti qualcosa, l'acqua della doccia è fredda, sei in ritardo, ti contestano l'immondizia, prendi il treno sbagliato ed è una giornata di merda.

Ci vedi trama e ordito di un dio o della sfiga, o delle stelle o del destino o della sorte.
Ci vedi qualcosa dove qualcosa non c'è perché ti pare far comodo l'idea che ci sia qualcosa. E invece ti fa torto.

Poi cambia tutto, fai ottimi affari, incontri gente bella e decente, mangi bene, ti cambia l'umore.
E pari pensare che il disegno sia cambiato.

E ancora sbagli, perchè non è così.
Sbagli perchè ti consoli, ti consoli spegnendo il cervello, come fa l'occhio con la zona cieca, immaginando quello che dovrebbe esserci, ma non percependolo in realtà.

E così sono le idee sulle cose, e ti accorgi che ne hai senza saperlo davvero, a bizzeffe, che ti fottono la verità. Sulle persone, sul tempo, su te stesso e quel che fai.
Pensieri pigri, stereotipi che incanalano le tue energie lungo passaggi mentali spenti e rituali, in categorie abusate e ormai false.

E pensi.
Che scrivi sempre più spesso per piacere invece che per piacere.

A voi scoprire quale sia il verbo e quale il sostantivo.

venerdì, febbraio 05, 2010

mercoledì, febbraio 03, 2010

La logica






La logica.
Mi ricordo una barzelletta sulla logica che mi faceva morire dal ridere.
Finiva con "E allora sei ricchione!".

Ma non c'entra.
Quel che c'entra è questo video. Potrei sviluppare il post in due modi, o rapido e dolcemente sarcastico, o in modo critico, con una spruzzatina di humour.
Scegliete voi quello che vi va di leggere oggi.

Modo rapido e dolcemente sarcastico.

Eh, bella botta per la "tesi" evolutistica, questo sì che metterà a tacere quei maledetti darwiniani e le loro offensive insinuazioni su di noi e le scimmie.

Modo critico con una spruzzatina di humour

Che dire, una logica stringente. Mi sentirei di consigliare a hi parla di fede di evitare di usare la logica come argomento, ma piuttosto il suo contrario. Ma è vera una cosa, che chi usa questo tipo di logica, bassa, sciocca, stupida, lo fa per tornaconto, per impressionare gente superstiziosa. E non a caso il tipo di cui sopra va in giro per l'America a farsi pagare esorcismi e libri e letture sui demoni. Prossimamente vi posto la sua guida per un buon esorcista.

In conclusione, evitate di ascoltare chi parlando di fede usa la logica, è un truffatore. Ed evitate anche chi parlando di fede usa la fede stessa, non ascolterà la vostra logica.

Azz.
Ho dimenticato la spruzzatina di humour.

martedì, febbraio 02, 2010

Sempreverdemente (cit.)




Montag in tedesco significa lunedì. Anche in tedesco, come in italiano, Montag è il giorno della luna.
In effetti Montag, il nostro, lunare lo è. Prima di tutto la sua carnagione testimonia l'evidenza: Monty ha aspettato molti anni prima di accettare l'idea di esporsi al sole. Finalmente l'estate scorsa ci è riuscito e l'ha presa seriamente, tanto che in una sola settimana si è guadagnato da mio padre il soprannome di "uomo d'acciaio", quasi un titolo d'onore, detto da un veterano del sole e dello scirocco come lui.
Ma Montag è una strana luna. Si sa che la luna, oltre a fare cantare i pastori e fare addormentare le pecore, è vaga e nasconde. Cela, anche a se stessa, una parte di sé. Anche Montag fa così. A volte ti inganna e ci credi.
Ma quando hai finito di contare le pecore e poi anche loro si sono contate e addormentate, lui si sveglia e ti scuote, ma piano. È lieve, gentile. E si sveglia anche lui.
Certo, è un tipo difficile. Intransigente, radicale. A volte mi fa venire il prurito alle mani ed è insopportabile, peggio di byfluss.
Preferisco specificare che a volte non lo sopporto, perché poi Montag dice che io faccio revisionismo storico e mi dimentico tutte le nostre liti e il fatto che fondamentalmente siamo due opposti.
Ma che vuoi farci, la luna è vaga e ti rende vago. Cioè te ne invaghisci.

Lui l'ho conosciuto proprio un lunedì, due anni fa. Montag di nome e di fatto.

Oggi è il suo compleanno e vorrei festeggiarlo insieme a voi. A proposito di revisionismi, cose vere e nascoste, avevo pensato di rivelarvi la sua vera età. La leggenda narra che abbia 14 anni, o 75. Altri dicono che è da 13 anni che ne ha 21.
Ma in realtà non me la sento, sarebbe come guardare davvero dall'altro lato. E che resta della luna se le togli quello che non si vede, disegnando ciò che vedi?
Lasciamo a Montag il suo profilo sconosciuto, i suoi numeri e i suoi soprannomi. Ci piace già quello che vediamo, ci piace ancora di più quello che a volte si può solo intuire.

Buon compleanno, Monty mio.

lunedì, febbraio 01, 2010

Donne delle pulizie






Non sono molto abituato a fare le pulizie in casa.
Ho sempre pagato qualcuno che le facesse per me.
Viziato?
Forse.
Privilegiato?
Forse.
Farvi i cazzi vostri?
Mai.

Ad ogni modo, appena ho affittato questa casa ho avuto due rapidi e paralleli movimenti mentali.
Il primo che mi diceva "Bravo, ora dovrai tirarti su le maniche e sistemare casa.", il secondo che già si arrendeva e cercava di scoprire come funzionasse in Giappone.
Esito della ricerca?
Non funziona in Giappone.
Sembra non esistere o quasi la figura della colf.
Chiedo, nessuno mi capisce, di annunci non ce ne sono.
Sembra un mito, una leggenda.
O meglio, sembrava.

Perchè oggi esco, apro la cassetta delle lettere e ci trovo un intricato volantino che spiega che se vuoi vivere la tua vita da donna, da madre, da professionista, ci sono queste maid.

Spiegano che fanno, e ci sono le foto.
Tutte giovani e carine.
E la tariffa. Se ho ben capito 100 euro per due ore.

Guardo le foto.
Guardo il costo.
Non sono sicuro di capire che cosa mi stiano offrendo per quel prezzo, ma credo che qualunque cosa sia, per un motivo o per l'altro, se le chiamassi LK mi staccherebbe le palle.

Endechomenon

Avete mai cliccato sul link Next Blog là in alto?
Questo è il risultato che mi sono trovato di fronte e visto che sono un po' un Apa-wannabe ho istintivamente sentito l'esigenza di condividere l'esperienza.
Contingenza, tutt'attorno a noi.

Edit: nella fretta di postare una cosa qualsiasi mi stavo dimenticando di commentare l'immagine, dopo aver rimproverato casi precedenti.

Questa fotografia gioca a ridefinire il significato della parola grottesco. Mai avrei pensato che la speleologia potesse prendere una tinta così sexy: marrone, lucida e venosa.
L'estemporanea inventiva del fotografo riesce a stupire regalando un'impressione dai forti contrasti simbolici, la claustrofobia e il fango contro la liberazione della gioia del corpo nel suo anelito erotico. Nei parallelismi il night club e la grotta, lo sporco morale e a fronte lo sporco materiale.
In più il mistero: una sacca gialla, che cosa ci sarà dentro? Cosa accade nell'istante successivo? Morta la luce del flash le tenebre tornano a sommergere la grotta, e poi?
La ragazza di sinistra ha un sorriso complice e la mano nuda, ma quella di destra sembra castigata da qualcosa, come forzata nell'azione.

Cosa ci vedete voi?