mercoledì, maggio 23, 2012

Eclissi ed ellissi



Qualche giorno fa, lunedi' mattina, per la precisione, a Tokyo, in Giappone, all'alba c'e' stata un'eclissi di tipo sarcazzo. La luna al centro del sole, fenomeno rarissimo, figata cosmica.

Solo che cazzo, lunedi' si lavora. Niente dai. Me la perdo dai.

Poi domenica notte non dormo. Alle quattro sono sveglio.

Mi alzo.

LK mi raggiunge alle 8 "Ah ti sei alzato per l'eclissi".

Le  bestemmie roteanti. Ovviamente ho passato le ore a leggermi tutti gli X-men di Grant Morrison e a lamentarmi per l'insonnia.

E l'eclissi fuori dalla finestra alla quale appoggiavo la testa che dava spettacolo.

Avete appena assistito ad un episodi di "cose dal potenziale umoristico scarso rese persino peggio da una narrazione sequenziale e pessima".



martedì, maggio 22, 2012

Normali anomalie




Oggi c’è stato il venerabile pranzo del benvenuto glorioso.
Cibo surreale in un ristorante surreale in cima ad un grattacielo.
Ponti, vetri, bambù, architettura d’avanguardia, dipinti antichi, cameriere di porcellana in kimono, ornate di sorrisi lucidi e turgidi e di sguardi belli e stanchi.

Io e dieci altri fortunati spezziamo il sushi con il vice presidente senior.
Eravamo in dodici.

Il tredicesimo, Giuda, era a fare harakiri sotto la pioggia estiva e malinconica di questa Tokyo struggente.

lunedì, maggio 21, 2012

It's Magic




Magic, the gathering, e' un bellissimo gioco di carte.
Gioco che non piace a Ergo, il quale mi spiego' il perche'. Non mi ricordo. Ricordo solo che aveva senso e come tale ho categorizzato il concetto, Ergo ha un motivo valido per non amare Magic.

Ma a parte i gusti personali di Ergo, a mio parere, rimane un gran gioco.

La cosa che mi e' sempre piaciuta di piu' e' quella di creare un proprio mazzo e una propria strategia. E soprattutto il concetto che due "effetti" minuscoli, se combinati, possono avere ripercussioni significative, persino enormi.

"Muori se peschi piu' di una carta" e "Pesca tante carte quante ne ha in gioco l'avversario" o cose del genere.

Questo concetto, poi, si applica anche alla vita, quella vera.

Per esempio "diarrea" e "colpo della strega".

venerdì, maggio 18, 2012

La mia nuova collega





La mia nuova collega e' coreana.
Si siede a pochi metri da me, in una scrivania immensa, praticamente da sola.
Ha sempre la gonna e le scarpe con il tacco. Non so esattamente cosa faccia, so che da subito, da brava asiatica, ha cominciato a lavorare fino a tardi. Anche se sicuramente non e' che abbia un cazzo da fare, credo.

Non ho idea di come si pronunci il suo nome. Non credo di andarci nemmeno vicino.

E sorride.

Un sorriso strano, compiaciuto quasi. Come se non gliene fregasse un cazzo.
Come se sapesse qualcosa.
Smargiasso.


Non e' bella, ma e' una ragazza carina. Forse anche in virtu' del sorriso.

Un sorriso che mi fa incazzare.

Il sorriso con il quale mi ha chiesto di cambiare la colonna di un foglio excel a lei preposta da blu in rosa shocking.

giovedì, maggio 17, 2012

Fregature



Non so perche' me ne sia reso conto solo ora, forse perche' pensavo a come sia folle che in Giappone tengano conto degli anni in base all'imperatore, io, per dire, dovrei essere nato nell'anno SHOWA 53, o qualcosa del genere, non e' importante.

Ma il fatto e' che stiamo costringendo il mondo a tenere traccia del tempo, a categorizzare il tempo in base all'approssimativa data di nascita di un personaggio di fantasia.

Da oggi ho deciso di basare il mio calendario sulla nascita di Tiramolla, per cui io sono nato nell'anno 26 DT.

mercoledì, maggio 16, 2012

Taciti accordi



In un gabinetto pubblico, il suono dello sciacquone e' il segnale di prenotazione dello spazio comune al di fuori dei gabinetti.

Da quel momento e' il tuo turno per uscire dal cesso, lavarti le mani.

Il rumore dell'asciugatore indica invece che hai liberato la stanza, dando quindi la possibilita' ad altri di prenotare lo spazio comune e poi utilizzarlo a piacere, evitando incroci di sguardi che dicano "Ah, ma allora eri tu a fare tutte quelle scoreggiotte".


domenica, maggio 13, 2012

venerdì, maggio 11, 2012

Sexo in Parigi



Scendo per strada, sono quasi le nove del mattino.
Un sole audace, impavido, violento buca il vento trai palazzi colorando la strada a strisce di luce.

Persone, In strada. Intente.

Passa una scosciatina in bicicletta.
Hot pants.
E' la stagione dei polpacci e delle coscette giapponesi. Guizzano, Saettano. Non ancora terrorizzate dal sole le ragazze giapponesi si spogliano, prima di ricoprirsi per l'estate.
Gambette da caprette.
Caviglie provate da scarpe disgraziate ed eccepibili.

Di fronte a me un businessman, un salary man. Camicia bianca, vestito nero, cravatta e borsa in mano. Vestito camouflage per Tokyo. L'ABC della mimesi urbana.

Da un locale sotto casa, il tizio vi e' davanti, parte all'improvviso una canzone a tutto volume.

Il salary man ha un sossulto, ma non di sorpresa o spavento. Un sussulto strano, si volta verso la musica, verso il locale e ha l'espressione di qualcuno che si sta lentamente ricordando qualcosa. O capendo qualcosa. Un processo mentale in corso. Un paio di secondi di meningi spremute.
E poi via. Si gira verso di me e comincia a correre.
A correre come se ne dipendesse la sua vita.
A gambe levate.

Tralaltro corre piu' veloce uno che corre a capofitto o uno che corre a gambe levate?

Ma divago.

Mi fermo.


Di fronte a una scena del genere che interrompe il mio flusso di pensieri, profondi e filosofici sull'eventualita' che la camicina che indosso possa essere una ben debole difesa nei confronti dei colpi d'aria e, per estensione, dello squaraus, di fronte a una scena del genere, dicevo, ho bisogno di un veloce reality check.

Ascolto.
La canzone, rimbomba ad alto volume. Dice qualcosa come sex, sexo. Reitera. Ripete. Non capisco. Una frase ripetuta all'infinito.

Ascolto meglio.

Ora mi pare chiaramente che dica letteralmente SEXO IN PARIGI.


Improvvisamete capisco tutto.
S'e' ricordato dell'appuntamento con Thesp.
Thesp. Il tuo amichetto arriva, tranquillo.

Posso andare al lavoro tranquillo.

Tranquillo...

A meno che questa camicina non sia troppo leggera...

giovedì, maggio 10, 2012

Gocce di giapponesitudine 2


Mi voglio fare un caffe' che e' mezzogiorno e ho mal di testa e un sonno della madonna samuraia.

Mi reco alla macchinetta del mio piano. O meglio alle macchinette, ce l'angolo simpatia meccanica e riciclo, dove con soli 30 yen puoi acquistare la tua bevanda preferita e poi gettare il contenitore in uno dei 12 tipi diversi di cestino per l'immondizia, ognuno preposto a diversi materiali.

-Carta
-Umido
-Aluminio
-PET
-Tappi di plastica
-Plastica
-Vetro
-Batterie
-Medicinali
-Materiali bruciabili
-Materiali non bruciabili
-Sogni nel cassetto e gioia di vivere


Comunque, come dicevo con 30 yen puoi comprarti la tua bevanda preferita. La tua. Ma non quella del Razzi. Infatti di caffe' c'e' solo BOSS, niente GEORGIA, la fissazione del Razzi, convinto di avere stretto amicizia con il testimonial della compagnia che affettuosamente chiamava GEORGIO.

Mentre rifletto su questo fatto ecco che arrivano gli omini che riempiono le macchinette. In camicia e cravatta, ovviamente, fanno di tutto per non disturbarmi. Ninja in cravatta che riempiono macchinette.

Faccio la mia scelta, non pranzo... quindi qualcosa di finto nutriente: un buon BOSS CAFE AU LAIT.

30 yen, seleziono, vengo rifornito di caffe' bollente in lattina.

I due ninja, all'unisono, si girano, si inchinano, ARIGATOU GOUZAIMASHITA. Mi ringraziano con profusione. Ringrazio di ricambio.

Me ne vado perplesso. Dopo tre anni il Giappone riesce a lasciarmi ancora perplesso.

mercoledì, maggio 09, 2012

Strali di gufo: antologia del buonumore

Fra le mie vignette preferite, nella settimana enigmistica, ci sono sempre state quelle "senza parole"

LOL

martedì, maggio 08, 2012

Gocce di giapponesitudine



La nuova compagnia per la quale lavoro, ogni lunedi' mattina ha la grande augusta riunione del lunedi' mattina di giada. Quello e' il momento in cui prolungo la lettura del mio libro oltre il semplice tragitto della metropolitana.
Perche' per dirlo con franca chiarezza, durante la molto venerabile grande augusta riunione del lunedi' mattina di giada, io non capisco un cazzo di quello che dicono e di quello che succede.

Me ne sto li'. Con altri 300, 400 colleghi. Ognuno con un malloppo di carte che dovra' poi distruggere prima di uscire dalla sala. Ad ascoltare dati. A vedere team che si alzano in piedi tra il pubblico, si voltano, si inchinano non si capisce bene se per ringraziare o per scusarsi. Ma in Giappone non lo si capisce mai. In Giappone e' essenzialmente la stessa cosa. Annunci. Tutto, ovviamente, in Giapponese stretto.

E mi rendo conto che sono uno dei pochi eletti. Sono fortunato. Chi altro puo' dire di aver assistito a questo rituale primario? I pochi altri stranieri presenti parlano giapponese e sanno quel che succede... Chi altro se la gode come me? Mi sento come uno di quegli studiosi accolto dal branco di gorilla.

Ma il momento piu' squisitamente giapponese non e' la riunione in se', ma l'ingresso.

Dove ci sono omini che ti chiedono di firmare un foglio.

Arrivo io, dove devo firmare? Employee number? Non me lo ricordo l'employee number. "Ah, OK, allora firma e basta".

Settimana dopo. Mi sto per recare alla riunione. Controllo il mio tesserino, quello che obbligatoriamente devo portare al collo in bella vista. Ha l'employee number! E proprio mentre sono li' che mi dico quanto cazzo e' giapponese il tipo che la settimana scorsa mi disse di lasciar stare, non volendo dirmi che ero un pirla, che il numero ce l'ho sotto gli occhi... controllo il mio badge e mi appresto a firmare e registrarmi quando...

Un sesto senso.
Negli occhi del tizio che ho davanti. C'e' qualcosa che non va. Sto infrangendo qualche regola, sto sbagliando qualcosa. Penso alla velocita' con cui ho visto entrare e direttamente seduto il mio capo... e domando "Ma se ho il cartellino, se sono gia' registrato come employee... devo firmare?"
"No."

Un mese e 4 riunioni e nessuno mi diceva un cazzo.

Ecco. Questa e' una delle tante essenze del Giappone. Una convulsione di gentilezze che sono potenze di se stesse e che finiscono per generare l'inutile.

Come mi manchera'.

lunedì, maggio 07, 2012

Consolati, Byflo...


Ciao, ciao!

Nella classifica Rigori siete abbondantemente in testa!

Milan 10 rigori assegnati (10 gol realizzati)
Catania 10 (9 gol)
Inter 10 (7 gol)
Napoli 9 (4 gol)
Parma 8 (7 gol)
Siena 8 (7 gol)
Fiorentina 8 (6 gol)
Lazio 7 (7 gol)
Novara 7 (6 gol)
Lecce 7 (6 gol)
Cesena 7 (4 gol)
Cagliari 6 (6 gol)
Genoa 6 (5 gol)
Palermo 5 (5 gol)
Udinese 5 (4 gol)
Chievo 5 (3 gol)
Atalanta 4 (3 gol)
Roma 4 (2 gol)
Bologna 3 (2 gol)
Juventus 3 (1 gol)

giovedì, maggio 03, 2012

Strali di gufo: rivincite

Fra i molti difetti che mi contradistinguono ce ne sono due che formano una combinazione esplosiva: il primo è farsi delle aspettative, il secondo, essere rancoroso. 

Quando, ieri, Apa mi chiede se ho intenzione di vedere la partita, gli rispondo che cercherò di fare il mio meglio  per arrivare a casa il prima possibile. La partita in questione è Juventus-Lecce. Qualcuno si potrebbe legittimamente domandare come possa, tale insipida partita, interessare ad un interista. Il punto è che si tratta di un'occasione di sentire, parlare, banfare con un amico che, per il momento, vive dall'altra parte del globo. Pertanto, di rientro dall'aeroporto, rinuncio a far la spesa per precipitarmi a casa.

Dove Apa si nega. Skype gli succhia la banda, ma possiamo sempre chattare. Quattro righe distratte, poi il nulla. A quel punto, venuto a mancare il motivo primo di interesse della partita, mi godo la debacle dell'Inter.

È con una gioia vera, irrefrenabile e fanciullesca che apprenderò più tardi della papera del portiere della Juve: pareggio, avversari ad un punto, errore di una delle bandiere. E nonostante il cinismo in cui viviamo, per una volta ci credo, alla giustizia divina, al principio del bene assoluto che alla fine vince, al concetto che quel che semini, poi raccogli.


Contrizione da cappella atomica

E penso allo scorno, alla delusione, al fastidio, alla paura che quel pezzo di merda di Apa (come mi piace chiamarlo amichevolmente) deve aver provato. E godo, godo forte, di una goduria totale ed inebriante, piena, assoluta.

A volte l'ira sa essere uno dei peccati più appaganti. Delio Rossi ne converebbe con me.



Il piede di Buffon
 
E quando Apa se ne uscirà con qualcosa sulla falsariga di: non ho visto perchè dormivo / stavo male / avevo l'insonnia / mi hanno rapito gli alieni; godrò anche di più.

Endechomenon - Ultima foto sul rullino


mercoledì, maggio 02, 2012

Il mio viaggio VIP



In modi e per motivi che non vi devono interessare, mi sono ritrovato nella sala di attesa VIP dell'aeroporto di Dublino.
Non nella lounge business/prima classe di una compagnia aerea, a quella ci siamo tutti abituati. Nella sala VIP dell'aeroporto. Quella riservata a rockstar e politici. E a gente come me, a quanto pare.

Ci si arriva direttamente in auto. Ti accoglie una stangona, ti accompagna alla tua stanza, al salotto arredato, televisione, giornali, champagne, cibo, birra, bevande.

Perche' sono uno che ha una certa immagine ordino un the.

Mi riposo e rilasso, sorseggio il mio the, arriva una bionda e mi comunica che, quando siamo pronti, quando vogliamo, ci possono accompagnare all'aereo.

Ci alziamo, e ci accompagnano in una saletta in cui tre gentilissimi individui ci fanno il security scan privato.

Poi, si apre una porta e ci fanno accomodare su una mercedes.

La bionda sale al posto di guida, e ci chiede i passaporti. La prima tappa e' la dogana, la donna scende e porta i nostri passaporti al controllo. Attendiamo in auto.

Ritorna, e ci porta, in auto, all'aereo.

Un terrificante biplano della cityjet, solo economica, praticamente un volo ryanair. Ma la mia esperienza VIP, che potrebbe, non finisce qui. Infatti salgono due omaccioni che si siedono ai miei fianchi, praticamente incastrandomi. Quello alla mia sinistra poi passa le due ore del volo a scapperarsi e poi giocare con le sgneppole che recupera.

Insomma. Living large. Living the life.