venerdì, novembre 28, 2008

Quel che non vedi



C'è qualcosa che pervade il Giappone e non vedi.
Percepisci come un'eco, si sedimenta nel cervello.
Strato.
Dopo Strato.
Ma non la vedi.

Ieri mattina sono alla fermata e passa l'autobus.
Passa nel senso che si dimentica la fermata e tira dritto.
Piove.
Siamo in sette.
Lo vediamo, ne rimaniamo un po' sconvolti.

Si ferma poco più avanti, ma non lo vediamo, se non quando è troppo tardi e sta ripartendo.

Ci guardiamo.
Ridono.
Sorridono.
Scrollano le spalle.

Aspettiamo sotto la pioggia.

Ma va bene.

La sera, situazione speculare, attendo l'autobus per il ritorno.

Vedo due tassisti che fanno gesti strani, tra di loro.
Uno apre la portiera, l'altro abbassa il finsestrino e si sporge.
Parlano.
Ridono.
Sghignazzano.

E all'improvviso capisco due cose.
Qui sono quasi tutti allegri, tranquilli, mancano di aggressività, raramente li vedi sbuffare e arrabbiarsi. Non vedi quasi mai gente scontrosa, nervosa.

E l'altra cosa che capisco è che "pelati" è l'anagramma di "petali".

Rifletteteci.

giovedì, novembre 27, 2008

A present For Apa

Visto che sono leccaculo...

E tanto per essere puntigliosa e rompere le palle rovinando la magia di questa canzone d'autore vi svelerò che la canzone parla di parchi divertimenti, una specie di Gardaland tecnologico. (http://sega.jp/joypolis/tokyo/recommend/)

mercoledì, novembre 26, 2008

Autunno giapponese




In certi momenti il Giappone non ti dà scampo.
Ti lascia lontano, straniero, un po' basito.

Stamane c'era il traffico bloccato.
Il motivo? Incomprensibile. Pare che fosse perché ieri sono cadute le ultime foglie dagli alberi e per questo c'è gente, per strada, che le ramazza.
Ora.
In Giappone se qualcosa può essere fatta in due la fanno in sei, la loro soluzione alla disoccupazione.
Per cui c'erano otto persone in mezzo alla strada, con le loro tutine blu da ninja, le ciabatte in paglia infradito, le calzine sempre blu, le mascherine, con scope in mano a spazzare foglie che poi venivano di nuovo buttate in strada dal vento, e un paio di questi che bloccavano in modo alternato il traffico.

Un lavoro inutile e anche follemente frustrante, eppure svolto con diligenza.

E io in queste dinamiche mentali proprio fatico ad entrare, posso anche arrivare a vagamente intuirle, ma fatico ad anticiparle e a farle in qualche modo mie, capirle sul serio.

Ed è qui che il Giappone traccia una linea, di aliena, ti allontana, ti ricorda di come tu sia fondamentalmente un ospite, che lo sforzo per capire l'altro, chi ti ospita, è tutto tuo, un tuo fardello.

E l'autobus non arriva, ovviamente, bloccato in quella follia normale.
E allora cammini.
E le foglie spostate dal vento di fanno solletico alle gambe, il vento, fresco e non inopportuno ti gonfia la giacca.
La gente ti sorride, dai ristoranti escono profumi assurdi. Il caos di una bellezza fatta di sinestesie squisitamente nipponiche.

E il Giappone, bastardo, ruffiano, ti ritorna a scorrere strafottente. sotto la pelle

martedì, novembre 25, 2008

Voci nella notte





Ho un russo in casa.
Vado a dormire. Tardi.
Gli dico "devo assolutamente dormire, domani ricomincio a lavorare".
Mi metto mascherina.
Tappi per le orecchie.

E provo a dormire.
Passa tipo mezz'ora.
A un certo punto una voce...
"Mi senti?"
E io "Sì"...
e lui "vedevo se mi sentivi anche con i tappi"
e io "sì, ti sento."
"Ah ok, vabbè, volevo telefonare a Ljuba."
E io dico "come?"
"niente".
Al che penso vabbè, alla fine è un bravo ragazzo.
E' pazzo ma coscienzioso.
Si sincera per il benessere degli altri, mette i propri desideri in secondo piano.

Un minuto dopo è lì che telefona a Ljuba.

Dopo mezz'ora di telefonata mi alzo e lo guardo.
Mi sorride.
Evidentemente il mio sguardo non è abbastanza eloquente. O lo sa.
Lo sa.

Riappoggio la testa.

Dopo altri quindici minuti, visto che la conversazione non finisce, comincio ad accendere e spegnere la luce.
ClicCliClicClicClicClicClicClicClic

Dopo un po' la conversazione notturna scema. Onestamente sarei un cretino se credessi di avere in qualche modo influenzato la cosa.

In realtà la mia idea era quella di alzarmi e accendere una sigaretta in camera da letto e domandargli "Ah, ti dà fastidio?" continuando a fumarla.

Purtroppo le mie migliori idee rimangono inespresse.

Passaparola



Come dicevo, vorrei renderlo un appuntamento fisso.

Ogni lunedì alle due in diretta sul web, il martedì lo posto qui su Aparazzi.




Mezz'oretta.

Po Poooooooooooo



Credo che non sia giusto che solo io e il russo si goda di certa arte, di un testo struggente, di una performance così.

Shibuya, l'una e mezza di notte, alla ricerca di un pub maledetto, che abbiamo raggiunto quei 40 minuti prima della chiusura.

Ma a Tokyo l'arte è sempre dietro l'angolo, e allora capita che camminando per strada, tra un'offerta di massaggio della studentessa o donnina di turno incappi in un momento tipicamente aparazzino.


lunedì, novembre 24, 2008

sabato, novembre 22, 2008

si, di merda.

venerdì, novembre 21, 2008

Kubla Khan



Con un certo tipo di timore mi appresto a scrivere due righe sull'Italia.
Mi si taccia, infatti, di essere quello che sputa sul paese che l'ha cresciuto, dall'estero.

Vorrei far presente come tra tre settimane tornerò in Italia.
In un paese di merda.

Un paese in cui succedono cose come il caso Villari e il caso La Torre. Un paese in cui, a seguito di questi, non succede nulla. Il niente.
Le chiacchiere.
Le polemiche.
E chiedo a voi, ma la gente, che dice?
Non voi. La gente.
Le proteste? Le reazioni? "Indignazione" ormai è diventata una parola che si legge solo sui giornali o sbaglio?
E Floris, quello di ballarò, che dice che non è poi un dramma se succedono cose sottobanco (parlando di La Torre), che poi l'importante sono le azioni politiche.
Quella E' un'azione politica.
Questo è un golpe. Neppure in Sud America si permetterebbero di fare cose del genere e non punire nessuno.
Io non ce la faccio più, è una vergogna.
SIAMO un paese di merda. Non gli altri, lo siamo tutti.
E al peggio aggiungiamo il peggio, sostenendo Berlusconi, che oltre alla casta protegge sé stesso, quindi la Mafia. Ma va bene così. Tanto gli altri sono uguali, ed è forse quasi vero. Forse. Quasi.
Ma un forse e un quasi che nonostante sembrano valere poco, sono immensi.

Paese di merda.
Noi, il nostro campalinismo, la nostra pasta, la nostra pizza, la nostra mozzarella. Il nostro si vive bene qui. Il nostro cortile. Il nostro vino, il nostro orgoglio. Il nostro cartolaio che ci vuole bene, la nostra vituncola che va bene così. E i nostri sabati con Inter-Juve, le nostre giornate di sole, i nostri comici del cazzo, la nostra libertà fittizia e le canzoncine d'amore. Il nostro discutere su noi stessi prendendoci per il culo, sanremo, i tg, i finti giornalisti, l'odio per persone come travaglio "un po' saccenti", il nostro dimenticare Falcone e Borsellino, il nostro ricordare Falcone e Borsellino.
Aida. Come sei bella.

Vergognatevi.
Vergognamoci.

martedì, novembre 18, 2008

Aparazzifest - raccolta alle armi



In occasione del mio rientro e delle feste natalizie mi sembra sia giunto il momento di organizzare un buon festino orgiastico.

Il WE che propongo è quello del 20/21 dicembre.

Diciamo che si parla di andare a mangiare alla Madia, quindi posto di formaggi, polenta, arrosti, lumache, cose leggere. Probabilmente per il pranzo domenicale.

Non me ne frega un cazzo che il razzi non mangi formaggi, sto da tre mesi in Giappone che non rompa i coglioni. Mi informa or ora che non c'è. Meglio. Mi sta sul cazzo.

Possibilità di ospitare nella nuova, rinnovata, ristrutturata (mentre ero via ho fatto sistemare la casa) APAMANSION.

Fatemi sapere chi c'è, persone che hanno garantito la loro presenza sono già

-Ergo
-La Dott.sa Inglima
-Byflo
-Ali
-Bakunio
-Rebo
-L'uomo che fuma di X-files
-Geppo, il diavolo buono

Piccole differenze







Ieri, uscito dall'ospedale, passeggiavo per le strade tra Aoyama e Yoyogi.

Sono passato davanti ad un bar che aveva una buona varietà di brioche e visto che mi avevano appena detto che avrei dovuto prendere degli antibiotici dopo colazione, mi sono deciso a comprare una danish per il giorno seguente.

Scelgo quella all'arancia, parlotto un po con la mia amica che mi ha accompagnato, mi volto, pago i miei 180 yen e prendo il sacchettino con il mio dolce.


Stamane mi viene in mente, lo cerco nella borsa.

Sacchetto blu, perfettamente piegato, c'è scritto "Life is good, food is good".
Lo apro.
Confezione mono uso di salviettina umidificata.
Sacchettino di plastica perspirante.
Bustina di sali per mantenere l'umidità e la freschezza.
Tovagliolino.
E la mia Danish.
Fresca quasi come fosse di oggi.

Arance e uvetta.

Una delizia.

Penso all'Italia e a quanto siamo stronzi.

domenica, novembre 16, 2008

Si stava meglio quando si stava peggio




Mai frase fu più vera.




C'era una volta in cui persino un personaggio della caratura di Mosca si sentiva insultato se veniva chiamato leghista.
Cosa è successo a quel sentire?

La prima repubblica era un cancro, la cosiddetta seconda repubblica è la metastasi.

Le porcate le facevano prima, le fanno ora. Almeno però prima se ne vergognavano. C'era un senso nazionale di disdegno.

E io auspico questo.
Un ritorno se non proprio alla moralità, almeno ad un sano senso civico nazionale.
Un sentire in cui "Siediti stronzo" è un conto, ma "Leghista a me non lo dice nessuno."


Ricordando simpaticamente che Bossi è uno dei primi indagati, imputati, condannati dei processi di Mani Pulite, un saluto.

venerdì, novembre 14, 2008

Stamattina non ho potuto prendere parte alla manifestazione contro la 133 così mi sfogo qui, oh yes.


Stamattina sono rientrata dal Trentino.
Ho viaggiato in treno, vagone letto.
Il controllore mi sveglia con caffè e quotidiano.
Mi preparo a scendere e negli ultimi minuti sfoglio il giornale.

Ed eccolo lì, l’articolo dove inevitabilmente si parla dell’Università, di com’è ora e di come vogliono cambiarla.
Visto che non ho potuto prender parte alla manifestazione a Roma, voglio commentare “brevemente” ciò che ho letto.

Innanzitutto viene sbandierato, come supporto alla riforma Gelmini, il giudizio dell’Economist che ritiene necessaria una riforma dell’Università che invece viene giudicata recalcitrante al cambiamento.
Due considerazioni: l’Università non è recalcitrante al cambiamento, è contraria a QUESTO cambiamento. Secondo. Ma l’Economist non era un giornalaccio comunista di nessuna importanza, quando reputava Berlusconi inadatto a governare l’Italia?

Proprio al centro della pagina, troneggia una tabellina che riporta gli stipendi degli universitari, che titola “Costo medio annuo pro-capite”.
Apprendiamo così che un professore ordinario guadagna “mediamente” 102,6 mila euro l’anno, un associato ne guadagna “mediamente” 70,1 mila, un ricercatore “mediamente” 48,4 mila ed un tecnico “mediamente” 32,5 mila.
Peccato che i valori siano tutt’altro che medi, sono anzi gli stipendi di fine carriera, e che l’importo riportato sia quello LORDO, cosa che però non trovo precisata da nessuna parte. La cifra al netto delle tasse è decurtata di oltre il 45%.
Si parla degli aumenti, che attualmente avvengono a scatti temporali, e che secondo la riforma dovrebbe avvenire in maniera meritocratica.
Benissimo.
Concedetemi altre due considerazioni:
Uno. Non si capisce in che modo si debba stabilire il merito. Per numero di pubblicazioni? Beh, il numero di pubblicazioni varia moltissimo a seconda dei campi di ricerca. Per impact-factor (cioè il punteggio attribuito alla rivista e che ne stabilisce l’autorevolezza)? L’impact factor si basa anche sulla tiratura della rivista. Una rivista medica ha normalmente 20-30 di i. f., la rivista più autorevole in Ecologia dei Cambiamenti Globali ha 4.6, ma semplicemente perché siamo pochi a leggerla, non perchè la nostra ricerca sia meno importante.
Viene fatto l’esempio dei professori francesi che guadagnano dai 2000 ai 5500 euro al mese.
Attenzione! Qui la cifra è riportata al netto, ed è specificato “dall’inizio alla fine della carriera”.
Così non sembra più uno stipendione, eppure è assolutamente confrontabile con quello dei professori italiani.

Due. Non so a voi, ma a me questo Governo che si riempie la bocca con la parola “meritocrazia” fa sorridere un po’. Un sorriso amaro e tirato, ma pur sempre un sorriso.

Ed ancora non riesco a capire COME questa riforma dovrebbe arginare il fenomeno del Baronaggio?
Come dovrebbe favorire i giovani ricercatori, visto che ne entrerà uno nuovo ogni 5 che vanno in pensione?
E poi, chi sono questi Baroni di cui tanto si parla? Vogliamo parlare dei Parlamentari che sono anche detentori di cattedre universitarie? Perché di questi non si fa mai cenno?
E gli sprechi? Gli sprechi di cui pure si riempiono la bocca. Questi corsi di laurea con 1 solo iscritto. Parliamone. Perché queste situazioni sono scaturite dall’instaurarsi delle famose lauree 3+2, volute dai Governi sia di Destra che di Sinistra, contro cui l’Università protestò all’epoca.
Vogliono farci somigliare sempre più al modello Americano, senza però darcene i vantaggi.
Lo sa Maria Stella quanto guadagna un professore negli USA? Lo sa che in molti casi la stipendio di un professore viene integrato direttamente dai fondi di ricerca che procura? In Italia ciò non è possibile, ma a pensarci bene sarebbe un ottimo incentivo a fare ricerca, ed un ottimo metro di valutazione. Ed infine (finalmente concludo :)) lo sa Maria Stella quanti fondi per la Ricerca istituisce il Governo USA?
A me sa di no.

giovedì, novembre 13, 2008

Norwegian wood, spaghetti, soia




Entro e mi siedo, più sicuro di quanto io sia mai quando mi ritrovo in un locale giapponese a cenare da solo.
In tasca Norwegian Wood, di Murakami, forse mi dà quella tranquillità in più.
"Spaghetti Hashiya".
Ci si siede al banco, un bell'uomo dalla faccia simpatica che ricorda il Razzi, il figlio, una ragazza che credo sia la figlia, se ho ben colto quell'otosan (padre) detto sommessamente.
Quest'ultima mi fa accomodare vicino a lei, dove prepara le ordinazioni, mi porge un menu in inglese da cui scegliere una varietà inverosimile di spaghetti.
Ottimi quelli con le seppie e ricci di mare, eviterò quelli in base di salsa si soia, stasera mi va un ragù alla bolognese alla giapponese.
Un ginger ale, e il mio libro.

Il posto è bello.
Il cibo è buono.
Loro sono bellissimi.
Lei è bellissima.

Un viso vagamente occidentale, dei modi di fare umili e dolci, un trucco leggermente un po' pesante, la piccola Eliza Doolittle.

Si prende cura di me mentre ordino, mentre leggo il mio libro mi sistema la giacca che avevo appeso in malo modo ad un gancio, la pone ordinatamente su una gruccia, e la riappende al muro. Lo fa solo per me.

Mi piace perchè non mi guarda, o mi guarda appena.

Mi sembra di essere caduto in un fumetto giapponese.

Murakami aiuta.
Quando leggo Murakami rinasce in me il piacere e il brivido della lettura e di riflesso della scrittura. Questa volta c'è una sensazione nuova.
Paura.
Provo paura mentre leggo del protagonista e di Naoko, del loro rapporto, del sesso. Dei suoi pensieri.
Per la prima volta sento tutta la distanza dell'anima giapponese. La loro solitudine.
Quel muro invalicabile fatto di sensibilità e silenzi che costruiscono attorno a sè, quella gentilezza cristallina e perversa che mi rende barbaro e violento. Quel distacco incolmabile col quale loro convivono e che io fatico ad accettare.

La lettura mi turba oltremodo e mi salva il piatto fumante, servitomi con un sorriso dalla ragazza, e una strizzata d'occhio del padre, mi riconosce, sa che sono italiano, probabilmente è orgoglioso di vedermi tornare.

Il piatto è saporito, delizioso, riesco persino a non detestare i funghi che ho sempre trovato poco adatti accostati al pomodoro.
La bibita è speziata e piccante.

In pochi minuti ho finito, mi alzo, lei mi segue.
Nel darmi il resto mi tocca la mano e mi guarda negli occhi, qui non succede mai nulla per caso. Troppo è lasciato al non detto, perché succeda qualcosa per caso.

Se questo fosse un manga o anche un romanzo di Murakami le cose sarebbero poi andate diversamente.

E invece sono qui, a parlarne, mentre fumo una sigaretta, seduto nel mio piccolo appartamento.
E rifletto su quella insanabile distanza.
E penso agli occhi della gente che quando passo mi seguono di nascosto.

Babuinette di Novembre - Second Lady




Come si dice, dietro ad un grande uomo c'è sempre una grande donna.

Dietro a McCain c'è Cindy.
Che ha nel tempismo la sua qualità migliore.

In questa settimana difficile per il marito ha infatti deciso di farsi beccare a limonare con un un ispanico. Il sosia di Julio Iglesias, parrebbe.




Settimana dura per McCain. Domani gli diagnosticano un cancro alla prostata, dopodomani gli rigano la macchina.

mercoledì, novembre 12, 2008

Uzumaki




Camminavo per le strade di Aoyama, così, per motivi miei. E per la prima volta, da quando sono qui, da quando io e Tokyo ci frequentiamo in modo altalenante, come in questi ultimi cinque anni, ho avuto una sensazione.

Quella stessa sensazione che mi dà Londra.
Quella di una città che non conosco, ma che so riconoscere.

Una città che, a modo suo, comincia a darmi del tu.

Come con una donna.
Che cominci a capire.
Che cominci a saper solleticare e baciare nei posti giusti.
Che cominci a saper pregare nel modo giusto.

So dove mangiare il sushi, so dove bere il sake. So dove mangiare del buon ramen, so che cibo hanno ad Okinawa, riconosco i sapori del Kyushi.

Proprio come con una donna, ora che mi sento così, ho una voglia spaventosa di polenta e di unto, di intingoli. Di burro cazzo. Di patate al forno e di rosmarino.
Di arrosto.

martedì, novembre 11, 2008

Popolo aparazzino - reprise




Ok, a quanto pare questo widget mostra solo 18 foto, chiunque sia nelle prime posizioni insomma viene nascosto, per quanto rimanga contato. Se ci tenete molto che la vostra foto venga mostrata il consiglio è di de-siscrivervi e re-iscrivervi. Potrebbe essere un simpatico gioco. Lasciatevi prendere.
Nel frattempo ho chiesto a quelli di blogger di sistemare questa minchiata.

Ma la questione importante è un'altra, chi è Soriana? :P

Ricordo che per chi volesse partecipare, più o meno attivamente al blog, basta scrivere a cazzabubbola @ gmail.com (Senza spazi) e richiedere la membership.

lunedì, novembre 10, 2008

Le belle parole di un uomo di destra



«Per reprimere l'Onda ci servirebbe il morto»

Aveva invitato le forze dell'ordine a non «avere pietà» e a «picchiare a sangue» gli studenti che protestano e anche «quei docenti che li fomentano». Ma non contento ieri l'ex presidente Francesco Cossiga ha rincarato la dose. Ha preso carta e penna, e ha scritto una lettera aperta al capo della polizia, Antonio Manganelli, dispensando consigli su come intervenire per sedare le manifestazione di questi giorni contro i tagli all'istruzione voluti dal ministro Gelmini. «Un'efficace politica dell'ordine pubblico - scrive il senatore a vita - deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti». Perciò Cossiga definisce «un grande errore strategico» reagire ad aggressioni e danneggiamenti dei manifestanti con «cariche d'alleggerimento, usando anche gli sfollagente e ferendo qualche manifestante». Bisogna essere più duri, per far sì, dice l'ex picconatore, che «di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio come ho già detto un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita». Quindi la proposta: «Io aspetterei ancora un po', adottando straordinarie misure di protezione nei confronti delle sedi di organizzazioni di sinistra. E solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di "Bella ciao", devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell'ordine contro i manifestanti, ma senza arrestare nessuno».


Sono parole pesanti. Terribili.

Ed è terrificante che nessuno dica nulla, che non ci siano sommosse, che non venga deposto. Che ci sia il clima politico adatto perché uno si permetta di dire cose del genere in pubblico.

Ma non disperiamo.
Non per questo smettiamo di sperare che si rendano conto delle cazzate che fanno, e che aggiustino le cose. Con un po' di manganellate, magari anche l'olio di ricino, DOC, prodotto italiano, così diamo anche una spinta all'economia.

Signori, abbracciamo questa nuova era della realpolitik. Tra uno stacchetto e l'altro illudiamoci di saper pensare e che vada tutto bene. Alla fine, il mondo è un posto giusto no? Stasera mica fanno quel bel film americano su canale cinque?

Il sesso




Il sesso è una cosa strana.
Si respira, si insinua, è ovunque.
Non parlo del rapporto sessuale, fisico, diretto, carnale. Anche di quello, ovviamente.
Parlo soprattutto del sesso nel senso più ampio possibile. Parlo della relazione tra persone di sessi diversi o meglio di sessi compatibili. Di quel sottile filo che si tesse sempre e comunque.

Di quel fumi che avvolge la testa, scioglie i sensi, che li erode, anche lentamente, anche inconsciamente.

La nebbia.
Il sesso.


E' una cosa strana.
Quello che fai tu è sempre giusto.
Quello che fanno gli altri è sempre tendenzialmente disgustoso.

Poi ci pensi, ne parli, sa di bello, di poetico. Ma ha sempre quel retrogusto. Quel retrogusto che è difficile spiegare.

E poi, si dice, rovina tutto. Rovina le amicizie. Rovina i matrimoni.

Ma poi se ci rifletti, non rovina proprio tutto.
Voglio dire, Top Gun sarebbe un film del cazzo senza quella scena di sesso tra Tom Cruise e Kelly McGillis, lo sappiamo tutti.

Un'altra riprova è quel che è successo tra Ergo e Razzi, amici come e più di prima.

domenica, novembre 09, 2008

DAVIDE MOSCARDELLI


Non mostra sintomi di particolare intelligenza, eppure...

sabato, novembre 08, 2008

Understanding Apa - The Byfluss Special



Commentando il precedente post, Byfluss, ha usato un termine caro a molti e che, rientrando nel vocabolario classico della "discussione" politica, anche di Apa, mi permette di aprire una puntata speciale di "Understanding Apa", dedicata a Byfluss.

QUALUNQUISMO: atteggiamento di indifferenza nei confronti di qualsiasi scelta ideologica e morale anche in ambiti estranei alla politica

Credo che "qualunquismo" sia uno di quei termini spesso usati a sproposito al fine di sminuire le idee altrui. Operazione subdola perchè l'attaccato si sente in dovere di difendersi, mentre chi attacca non spiega mai in base a quale analisi usa tale termine denigratorio. Avere idee diverse, non significa non averne. Già il fatto che ci sia uno scontro di idee su di una questione, indica che entrambe le parti sono tutt'altro che indifferenti. Sfatiamo anche l'idea che apertura mentale sia equivalente a qualunquismo. Vedere le ragioni dell'altro non significa rinunciare alle proprie idee. Significa cercare una visione piu' ampia e meno generalizzata, ricercare tutti i dati per poi elaborare una propria idea. Non significa rifuggire una presa di posizione, significa, piuttosto, rifiutare prese di posizione preconfezionate.

venerdì, novembre 07, 2008

Provo schifo!






Dopo questo, mi vergogno di essere italiana. Per lo meno questa volta non l'ho votato.

Popolo Aparazzino




Nuovo inutile ammenicolo sulla destra.
Iscriversi tutti please, anche chi legge e non posta, almeno vengono le immagini e dovrebbe/potrebbe essere una cosa carina.


Anche tu. Che leggi, lurki, non hai le palle per farti avanti e dire "ci sono anche io".
Anche tu che ti vergogni.

E' il momento.
Obama ha vinto.
Mettici la faccia.

giovedì, novembre 06, 2008

Tradito!



Arrega'!
Ci sarebbe pure questo, da consolare.
Chi si prenota?

Vogliamo parlarne?




Vogliamo parlarne?
Parliamone.
Un nero presidente degli stati uniti.
Un uomo di sinistra.
Un idealista.
Un'icona.
Una maggioranza schiacciante in parlamento.

E non so voi, ma io mi ritrovo a sforzarmi di non crederci, di non lasciarmi andare a quell'entusiasmo che sento nascere. A quella speranza, che al mondo ci sia ancora qualcosa che possa funzionare. Leggo di Berlusconi, di Napolitano, della Gelmini, di Gasparri. Dell'estabilishment italiano. Dell'ignoranza atavica di un popolo per cui corruzione, mafia, furto, violenza ormai non rappresentano più grossi scandali.

Un paese in cui la politica ormai si risolve quasi solo su scontri tra tifosi beoti e rincitrulliti. I "comunisti". "Silvio". In cui i media sono legati e sotto controllo. In cui la democrazia non è nemmeno più un miraggio.
In cui nessuno fa nulla per le cose che contano e di fronte alla merda come lodo alfano, conflitti di interesse, impunità, anticostituzionalità si fa spallucce, si ride, si attacca "gli altri".

E Ergo direbbe "E tu cosa fai?"
Mi verrebbe da dire "E io cosa posso fare?"
Io ne parlo. Io penso. Se posso e se riesco qualcosa qui lo scrivo, non servirà a un cazzo, probabilmente. Non faccio nulla. Mi dico che non sta a me. Ma sinceramente mi domando se davvero sia così.

E allora vedo l'America lontana. Vedo l'immagine di un uomo che per me già, fallacemente senz'altro, rappresenta molto.

E sento l'amarezza della nostra condizione. Della crisi economica che ci attende se non ci salverà nessuno.

Ma poi.
Poi.


Poi Del Piero segna una cazzo di doppietta al Real Madrid, al Bernabeu. E quando esce, così come è successo all'Old Tratford, la gente tutta si alza in piedi. Lo applaude. Caressa "Uno dei più grandi calciatori italiani di sempre, possiamo dirlo?"
Possiamo dirlo.
Anche se in Italia nessuno lo dirà mai. Nessuno dei tifosi avversari, nessuno dei rivali.
Ma lui è lì.
Segna due pere.
Sorride.

E dai, allora è possibile. Anche contro l'odio di tutti, contro l'italietta fascista e totalitarista che non sta nascendo ma che è già qui.

Andate tutti sinceramente a fare in culo. Ma col sorriso, e con la vita che faccio.

mercoledì, novembre 05, 2008

Svuota il tabellone


al Razzi


Ecco fluttuare via etere la memoria che come una farfalla nabokoviana raggiunge il Razzi
e si posa sulla sua testa di luna.
Razzi. Anima della festa.
Dire non può cosa prova quando piscia allo specchio nella lattina.
Sa che la vita è uno scherzo fallito ma lui non risponde, si alza e fa il dito.
Gli rimane una forma di vago negli occhi, allontana lo sguardo e arrotola ricordi di nebbie e luci bianche tra le dita.
Trasparente si gira e sorride al fango. In fondo al tutto c'è l'acqua.
Talete friulano. Sa come andare, non sa come tornare.

martedì, novembre 04, 2008

Ad personam - Byflo, Ignazio




Quale parte di "Tenete il BR tra <> che appare nel form dei post" non avete capito?

Poi Byflo fa anche le battutine, "avrà pensato Brigate Rosse".

Dai ragazzi, ce l'ha fatta anche Ci-pi.



Si capisce che vorrei dormire ma non ci riesco?

Trova l'intruso





I have a dream



Un giorno moooooooooo (respiro) oooooolto (puuuffff) lontano anch'io sarò giovane dentro e anticata fuori. E quel giorno pretenderò di essere la protagonista di un compleanno del genere.
Nipotine che non ti regalano golfini da vecchia, pantofole da vecchia e cateteri da vecchia solo perché sei vecchia. Parenti che per una volta diventano incontinenti come la vecchia a forza di sghignazzare.
Sì, ESIGO una festa come questa.

.. con regalo annesso.

sabato, novembre 01, 2008

Un vero affare.


E potevamo perderci questo capolavoro?

Bravo Galliani, bravo Braida, bravi tutti.
Ora ci manca solo Raz Degan e direi che la rosa è completa.