Professor Layton e il paese dei misteri
Quando ho giocato a questo titolo, qualche mese fa, mi ricordo di averlo trovato delizioso e squisitamente irrealistico.
Il nostro eroe ha a che fare con l'intera popolazione di una cittadina che non fa altro che porgli quesiti ed enigmi di variabile difficoltà.
Dopo alcuni mesi di permanenza in Giappone mi devo ricredere sul mio affrettato giudizio. Rimane la delizia e la gradevolezza, ma devo dire che di irrealistico non ha proprio nulla.
Il paese degli enigmi esiste, ed è il Giappone, e io ci sono proprio in mezzo.
Ogni minuscola cosa comporta una dose massiccia di intuizione e, soprattutto, di approssimazione dei risultati, che è la cosa più frustrante.
Ieri, per esempio, mi capita in casa, di sera, un omino. Dalla giacca gli pendono una mezza dozzina di strumenti improbabili, cilindri, torce, misuratori di qualche sorta. Parla con voce strozzata e sibilante e, ovviamente, non si capisce un cazzo di cosa voglia.
Di cosa insistitamente voglia.
Ad un certo punto, un raggio di sole, capisco una parola.
TEREBI?
"Hai, terebi arimasuka?"
Ah, no, non ce l'ho la televisione.
Ossequi.
Scuse.
Inchini.
Capriole e salamelecchi e l'omino scompare nel buio.
Voleva il canone, immagino.
EVERY PUZZLE HAS AN ANSWER!
Proprio come nel gioco di Layton.
La cosa che mi fa coraggio è che è uno dei pochi giochi che ho finito.
2 commenti:
Beh, sei stato in gamba.
A me la desinenza dell'ultima parola avrebbe spaventato a morte...
lol
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