lunedì, maggio 17, 2010

Razzismi - meso




Questa è una di quelle cose, di cui parlavo nel post precedente, che mi ha fatto pensare di dedicare una serie di post al razzismo.
Se come primo post ho portato una serie di elementi personali, qui parlo di qualcosa che non mi appartiene.

La serie di vignette qui sopra appartiene a The Brightest Day, miniserie DC.
Per rassicurarvi, subito dopo quella scena un eroe biondo e bianco prende a calci in culo tutti i pirati somali.

Vista così, uno direbbe, un pessimo fumetto e nulla più.
Ma c'è chi ci vede dell'altro. Razzismo.

Lì per lì mi viene da dire che si tratta di negri troppo suscettibili.

Ma riflettendoci bene.
Mi domando... se davvero è così, o se non sto mettendo da parte il discorso troppo facilmente.

C'è un motivo se ho citato il mio professore di filosofia nel primo di questi post, ed è che una delle parecchie cose che mi sono rimaste delle sue lezioni, una cosa che forse all'epoca non capii neppure appieno, paradossalmente fermandomi al livello "pigro" della comprensione, l'intuizione che poi blocca il vero processo conoscitivo, era lo stretto legame tra razzismo e stereotipo.
Stereotipo inteso come pensiero pigro, appunto. Il prendere un concetto, assegnarlo a una categoria senza processarlo, il non pensare.

Ed è una droga potente, il non pensare. Il dare per scontato, il processo meccanico, automatico, che ti fa dire no, o sì, e poi giustificarlo.
Droga potente perchè non te ne liberi se non con molta fatica.

Ed io, a fatica, molta fatica, riesco a capire che sì, dietro questo fumetto c'è un'idea razzista.
Io non voglio dire che l'autore di questo fumetto abbia arbitrariamente voluto offendere le persone di colore, ma che abbia stereotipatamente propugnato un sotteso razzista a cui noi tutti, sì soprattutto tu, Razzi, partecipiamo. La consolante e terrorizzante idea del negro bestiale.

Avrei molto altro da dire, per spiegare meglio quel che voglio dire.
Ma non voglio fare un post alla Thespian, e chi mi capisce bene, chi non mi capisce è un razzista di merda. O un negro.

2 commenti:

byfluss ha detto...

Io sono un razzista di merda.

Però il ragionamento sullo stereotipo è molto carino, anche se stereotipato.

Ma la striscia non è razzista, ma pedofila.

Ergonomico ha detto...

Il discorso sulla pigrizia mentale è molto interessante.

Per quanto riguarda lo specifico caso, ci sono tre interrogativi che mi vengono in mente, in questi casi.

Il primo è se, volendo evitare una scena razzista, l'autore avesse dovuto porsi il problema e quindi deliberatamente scegliere un cambio di razza. Nel qual caso, io ritengo, si sarebbe trattato comunque di razzismo, anche se al contrario. La scena mostrata non ha nulla di irreale è la connotazione che le diamo noi ad essere di carattere razzista e quindi, sceglierne deliberatamente un'altra, significherebbe imporsi un certo grado di autocensura non tanto per l'intrinseco significato della scena ma proprio per paura che qualcuno possa vederci razzismo.

Il secondo interrogativo è: se la bambina fosse stata di colore si sarebbe trattato di razzismo? E se fosse stata indonesiana? E se invece il pirata fosse stato indonesiano? Solo la combinazione negro/stupratore ha l'accezione razzista? Non è anche questa una forma di razzismo?

E infine: non è che lo stupratore è effettivamente indonesiano? La domanda mi sorge perchè conosco bene i miei problemi coi colori e quindi so che non saprei individuare la differenza cromatica fra la pelle di un nero mulatto e quella di un indonesiano, ovvero una persona del ceppo asiatico ma con il colore della pelle più scuro.
I tratti somatici dello stupratore, nella striscia riportata, non mi aiutano a scacciare il dubbio.

Questo commento lo dedico a Thesp e alla partecipazione tanto cara ad Aparazzi.