sabato, dicembre 02, 2006

Demi-jet


Oggi sono stato a visitare un appartamento in affitto. Sta in un complesso di palazzine semi-nuove, zona silenziosa e protetta, vicina alla metro e al grande raccordo. Entri e ti trovi subito in un grande e luminoso salone, con una porta-finestra che occupa l’intera parete di fronte e dà su un ampio balcone in cui puoi cenare con gli amici nella bella stagione. Sulla destra imbocchi un corridoio da cui si aprono le altre stanze: la cucina, i due bagni (uno con la vasca e l’altro con il box doccia), il ripostiglio, lo studio e infine le due camere da letto. Il fatto che non sia arredato lo rende ancora più allettante: ci puoi immaginare i tuoi mobili, anche quelli che non sarai mai capace di scegliere. C’è anche il posto macchina. Costo: 850 euro al mese, cioè poco.
È l’appartamento ideale per una coppia con figli, per una famiglia. Sarà che sono reduce da una mezza sbronza, ma mi ha fatto venire una voglia impronunciabile. La voglia di avere una donna e dei figli, e magari pure un labrador che scodinzola prima di entrare nel bagagliaio della station wagon.
Sono certo di aver visto mia nonna sorridere beffarda in un riflesso sulla porta-finestra del salone. E quello che proveniva dalla cucina era chiaramente un sospiro di mia madre. Sapevo che se mi fossi affacciato ancora una volta alla camera più piccola avrei visto la bambina: 3 o 4 anni, sveglia, i capelli scuri sotto il casco demi-jet.
“Tutto bene?” mi ha chiesto l’agente. “Sì, credo di sì” ho risposto strappando il suo biglietto da visita per farne un filtrino, barcollando verso l’ascensore.

8 commenti:

Apa ha detto...

You can run, but you cannot hide.

Jarman ha detto...

Razzi, al prossimo post così vengo a Roma a piangere sulla tua spalla sinistra.

Ma il Labrador lo chiamerai Apa?

Razzi ha detto...

Sinistra tutta la vita! Comunque no, Apa è il nome della bambina.

Ergonomico ha detto...

Bel post, un viaggio immaginario in un piccolo mondo raccontato con l'apparente tranquillita' di chi vive l'emozione di un momento. Splendido il tocco della bimba, che amplifica la sensazione di protezione, di nucleo familiare, di focolare. Splendido l'accenno al carattere della piccola, a far capire che non e' un'anonima bimba, e' proprio la figlia del Razzi. Peccato la scena finale, da "duro", che ho vissuto come quando in un film una canzone dolce si interrompe improvvisamene con una calcata stonatura.

Apa ha detto...

Condivido l'analisi di Ergo. Da quando ci sono le donne il razzi non è più lo stesso.

Razzi ha detto...

Peccato, in effetti. Non è l'immagine che intendevo trasmettere. Il barcollamento e il biglietto da visita strappato volevano indicare l'impossibilità del viaggio. Con un pizzico di banfa sdrammatizzante, che ormai è un marchio di fabbrica del blog, oltre che foglia di fico.

Apa ha detto...

Non giustificarti. A parte essere una caduta di stile, peggiori solo le cose.

Razzi ha detto...

Ok.