martedì, luglio 28, 2009

Dubbi del primo pomeriggio




In questo periodo non so bene cosa scrivere, ma sento comunque di volervi mettere a parte di un fantastico libro che ho appena iniziato. Trattasi di "Intransigenze", una raccolta di interviste a Nabokov, o meglio una raccolta di situazioni in cui Nabokov si lascia intervistare.
Nabokov rilasciava interviste a "tre condizioni inderogabili": "Le domande dell'intervistatore devono essere inviate per iscritto, ricevono risposte scritte e le risposte devono essere riprodotte alla lettera".
Dopo un inizio che mi fa dubitare se io Nabokov lo amo o lo odio (all'intervistatore che domanda "Le dispiacerebbe mostrarci un campione delle sue brutte copie?", VN risponde "Temo di dover rifiutare. Solo le nullità ambiziose e le mediocrità esuberanti mettono in mostra le loro brutte copie. È come far circolare campioni del proprio sputo"), si arriva a uno dei miei temi preferiti: la sinestesia e quella teoria di colori e scrittura stretti a doppio filo. VN afferma di essere stato un amante del colore sin da piccolo, infatti dice di essere nato pittore ma di quelli non così talentuosi, quindi verso i 14 anni abbandonò la pittura. Gli era rimasta però la cromestesia, questo "dono un po' strambo di vedere le lettere colorate". Una roba che solo uno su mille ce l'ha, anche se gli psicologi sostengono che tutti i bambini hanno questo dono ma poi lo perdono perché dei genitori stupidi gli dicono che sono sciocchezze. Si giunge a questa domanda e a leggere la risposta mi sono dovuta fermare.

Di che colore sono le sue iniziali, VN?

La V è di un rosa pallido, trasparente: credo che il nome tecnico sia rosa quarzo; è uno dei colori che più si avvicinano alla V. La N, invece, ha il colore grigio-giallognolo della farina d'avena. Capita però una cosa buffa: anche mia moglie ha il dono di vedere le lettere a colori, ma i suoi colori sono completamente diversi. Ci saranno due o tre lettere sulle quali siamo d'accordo, ma per il resto i colori sono diversissimi. Caso strano, un giorno abbiamo scoperto che anche mio figlio, che allora era un bambino - doveva avere dieci o undici anni -, vedeva le lettere a colori. Con la massima naturalezza diceva: "Oh, questa non è di quel colore, è di questo", e così via. Gli abbiamo chiesto di elencare i suoi colori, e abbiamo scoperto che, in un caso, una lettera che lui vede viola, o forse malva, è rosa per me e blu per mia moglie. È la lettera M. In altre parole, nel suo caso il rosa e il blu, combinandosi, hanno dato il lilla. Come dire che i geni umani dipingono ad acquerello.


Lo amo.

2 commenti:

Ignazio ha detto...

"Come dire che i geni umani dipingono ad acquerello"

Bellissima osservazione :) .

hazey ha detto...

sì, sì e sì :)