mercoledì, agosto 06, 2008

Figli di un neorazzismo minore

Cena con mio padre.
Pizzeria.
E' agosto. I vecchi di Brescia escono dalle fottute pareti.
Parlano ad alta voce. Si incontrano, si impadroniscono della città.
Riempiono il locale, fanno casino con le ordinazioni.
E' una rivolta inutile e io sono in prima fila.
Il cameriere, nordafricano (e qui sono sicuro di aver ottenuto la totale attenzione della nostra nuova amica Sami), ci avvisa che per i primi ci sarà da aspettare parecchio.
Mio padre ha fretta.
Decide per una pizza.
"Anche per le pizze ci sarà da aspettare".
"Quanto?"
"Quanto per fare una pizza."
"Per fare una pizza ci si mette poco."
"Non se ne devi fare cento."
"Allora la risposta era 'Quanto per fare cento pizze', non 'una'".
Finita la discussione surreale, scegliamo un antipasto misto di pesce. Freddo.
Mio padre ha fretta.
Lo facciamo presente.
Passa mezz'ora.
Arrivano i primi di tutti.
Arrivano le pizze di tutti.

Sguardi supplichevoli si trasformano in esasperati.
Ci portano i nostri piatti.
Manca il pane.
Lo facciamo presente.
Non arriva.
Lo rifacciamo presente.
Non arriva.
I camerieri tornano in sala portando di tutto.
Salini.
Pepe.
Cetre.
Vasi in terracotta.
Alla fine ci portano il pane.

Mio padre ordina un'altra birra.

Passano venti minuti.
Ferma il nordafricano di cui sopra.
Ne passano cinque.
Riferma il nordafricano di cui sopra.
"Scusa ma ho ordinato una birra prima."
"Arriva."
"E' quello che hai detto prima ma ormai, cazzo, ho finito il piatto." Rassegnazione, non rabbia nella sua voce.

E qualcosa scatta.
Sarà la stanchezza.
Sarà che è un cretino.
Sarà che esiste una contro-ondata al razzismo.
Ma questo baffuto nordafricano si sente punto in un orgoglio che nascondeva nella tasca di quegli attillati pantaloni neri. (E qui riattiro l'attenzione di Sami)
"Io non sono il suo schiavo. IO NON SONO IL SUO SCHIAVO."
Mi permetto di intervenire, vista l'assurdità della scena mi sento chiamato in casa, "Scusa ma chi ha mai parlato di schiavi?"
"IO NON SONO LO SCHIAVO DI NESSUNO!"
Urla con orgoglio atavico, mostrando i polsi, è l'urlo di dolore di generazioni della sua gente macchiate dall'onta disumana e schifosa... un attimo.
I nordafricani non sono mai stati in schiavitù...

Due minuti di conversazione su come e perchè mio padre abbia usato la parola "cazzo", sul fatto che lui serve quando vuole e di altre amenità.
E poi arriva la birra.
"Grazie".

Potrei lasciargli la mancia, ma evito.
Se ben ricordo gli spettano 40 acri e un mulo.

4 commenti:

Unknown ha detto...

Si sono fatti furbi, è sempre così. Ogni volta che succede qualcosa si urla al razzismo.
Razzismo al contrario alto che, ce lo siamo cercato e ce lo meritiamo.
Io spererei che in quei piatti non ci abbia pure sputato.

E se non è cambiato nulla dall'ultima volta, sotto quelli che mi vogliono linciare, ne ho per tutti :D

Apa ha detto...

lol L'ira di KHAN!

Razzista di merda.

Sami ha detto...

In realtà è colpa mia. Lui era il mio schiavo. Ora gli manco e questa è il suo modo di esternare il dolore.

Ignazio ha detto...

Bof, io fossi stata in te mentre urlava gli avrei controllato i denti.