Interruzioni
Di questi tempi mi piace seguire documentari.
Di quelli un poco trasversali ed insoliti. Sull'uomo. Su fatti storici. Su realtà poco conosciute.
Così ho visto quello della ragazzina nipponica rapita dai nord coreani.
Così mi è capitato di vedere questa specie di documentario/reality sul mondo del porno.
Mi ha colpito.
Spero che chiunque di noi abbia visto nella sua vita almeno un film porno.
Io ho sempre creduto che la scarsa qualità della recitazione e delle trame fosse figlia della mancanza di necessità di qualsiasi cosa che non fosse tette, culi e cazzi.
In realtà, benchè da un punto di vista macrostorico questa cosa rimanga vera, ad un livello più contingente ho scoperto che invece è figlia della totale povertà mentale di coloro che partecipano a questo mondo.
Non è solo ignoranza. Non è solo stupidità. Ma anche un diffuso livello di fastidiosa insipienza.
Raramente ho visto adulti avere dinamiche psicologiche così ridicolmente semplificate, sciocche... e allo stesso tempo dar loro tanta importanza.
C'era il regista lombardo. Il produttore toscano. L'assistente vecchio e romano e l'attore... boh. Sembrava il figlio di un incubo erotico di Tinto Brass. Deforme, ottuso, sorridente e cupo.
E ho scoperto che per fare un film porno basta molto, molto poco.
La spesa più ingente è il viaggio a Budapest.
Avrei molto più da scrivere, da dire.
Ma mi sono appena accorto che la cinesina seduta di fronte a me si è addormentata rovesciata su se stessa e ha versato un ettolitro di saliva sulla propria maglietta rossa.
La scena, intensa e disgustosa, mi ha chiuso lo stomaco e il cervello.
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