Gremlins 2 e mezzo: Hollywood o morte
Fan-movie che ricrea (aggiornandola) la sequenza di Gremlins 2 in cui i mostriciattoli si appropriano fisicamente del mezzo filmico.
E l'eclettica dattilografia della canna e della banfa.
Fan-movie che ricrea (aggiornandola) la sequenza di Gremlins 2 in cui i mostriciattoli si appropriano fisicamente del mezzo filmico.
ALLE ORE: 17:50
Dall'African Press Agency, 14/08/08:
APA-Maputo (Mozambique) A Mozambican woman, Virginia Matavele, gave birth to three teacups in the southern province of Gaza, an incident described by traditional healers as normal and a natural phenomenon, independent television station STV reported here on Thursday.
The station showed the footage of the crockery and said the 18-year-old woman who lives in Nhakutsi locality of Xai Xai gave birth to the teacups on her way to a hospital after she had complained of labour related pains.
Images of the teacups were shown on the television statio, where the woman reported she was previously three months pregnant.
No scientific explanation was given for the strange occurrence but the Mozambican association of traditional healers, Ametramo, told the station that there was nothing strange about the issue.
“This is not strange. It’s common in Africa where supernatural powers are stronger,” said Aulerio Demoraz, president of Ametramo.
“Similar cases have occurred in some parts of the world due to witchcraft,” he added.
He said there was need to treat the woman with traditional medicines in order to exorcise “evil spirits” which had resulted in her giving birth to the teacups.
ALLE ORE: 17:10
Lo odio.
Eppure mi manca.
E non è un controsenso.
Mi manca per scaricare delle mappe per il GPS sul cellulare, per organizzarmi, per svuotare la testa e riempirla di nuove cose.
Sto per partire per il Giappone, ho solo un WE a mio uso e consumo innanzi a me. Quello dopo si sposa Ali.
Non ho abbastanza tempo.
Non ce la farò mai.
Ma ultimamente mi sento un po' strano. Stranamente deciso.
Stranamente lucido. Ho capito che la vita, in fin dei conti, non mi fa paura.
Venga il dodici di settembre, venga il Giappone, venga il dopo. Vengano le giornate spettacolari, le canzoni nella testa e nelle gambe, vengano i ricordi, la malinconia il dolore. Venga la solitudine, venga lo smarrimento e la consapevolezza. Vengano occhi nuovi e sorrisi vecchi.
Venga quel che venga, passerà come passa tutto.
Un minuto alla volta.
ALLE ORE: 12:38
Ho sempre avuto una memoria molto sviluppata (forse solo quella). Ho ricordi nitidissimi di quando ero all’asilo. Mi ricordo nei dettagli cose che mi sono successe a 4 o 5 anni, se chiudo gli occhi vedo ancora le persone che erano con me in alcuni momenti e sento i discorsi che facevano.
Uno di questi ricordi risale più o meno a 23 anni fa. Ero con i miei genitori nella piazza del paesino di montagna dove avevamo la casa e il mio sguardo fu rapito da un gruppetto di ragazzi che chiacchieravano non distante da me. Fra loro rimasi colpita da una ragazza. Era mora, capelli ricci, all’epoca mi sembrava altissima ma, ora che il punto di vista è diverso mi rendo conto che probabilmente non superava il metro e sessantacinque. Indossava un paio di jeans, una giacca di pelle nera e fumava. I suoi occhi erano velati di una tristezza quasi impercettibile, quasi la volesse nascondere. Ricordo che mentre la guardavo pensai “Io da grande voglio essere così”. Non so perché espressi questo desiderio, ma lo feci, volevo diventare proprio come lei.
Sabato sera, casualmente avevo i jeans e una giacca di pelle nera ed ero nello stesso paesino. Passando davanti ad un negozio mi sono specchiata nella vetrina e l’immagine che ho visto combaciava quasi perfettamente con quella che avevo visto tanti anni prima, stessi capelli, stessi abiti, stesso occhi.
Dopo un attimo di perplessità e quella sensazione di déjà vu che ti fa fermare per una frazione di secondo che a te sembra un’eternità, mi sono resa conto che ero arrivata esattamente dove avevo desiderato di arrivare quando ero ancora una bambina.
Non so se essere contenta di questa cosa. Sicuramente è una coincidenza simpatica -e a dire il vero un po’ inquietante-, ma non riesco a smettere di chiedermi se a 5 anni avrei mai immaginato cosa mi avrebbe portato ad essere come sono. Cosa avrei dovuto superare per trovarmi esattamente così, esattamente in quel posto.
ALLE ORE: 09:48
Se si sta attenti, se si presta attenzione, a volte capita.
Capita di guardare qualcosa, di capire qualcosa, di percepire qualcosa di confuso e contorto eppure così fastidiosamente chiaro nella propria confusione e astrusità.
Capita che sei ad un binario, con il sole che ti batte in testa e vedi la tua ombra, per terra.
Precisa, formata, si staglia sull'asfalto che luccica di cristalli opachi.
La tua testa, il tuo corpo, la tua mano e la sigaretta che lentamente si consuma.
E ti vedi così.
Un'ombra sull'asfalto di un posto insignificante.
E ti domandi se è tutto quello che sei. Se è tutto quello che rimarrà di te, perchè non sai legarti ad un posto e ad un tempo.
E perchè alla fine tutto quello che fai lo distruggi o ti distrugge, spingendoti a cambiare ancora, a rinascere.
A scoprire nuove nostalgie.
Perchè forse è di queste che vivi.
E non ce n'è come guardare certe foto, notturne, esotiche, poderose per risvegliare in te emozioni struggenti che normalmente cacci in fondo allo stomaco, in attesa che esplodano. Come un orgasmo magistralmente solleticato e trattenuto.
E capisci che vivi lasciandoti scorrere perchè sei drogato di malinconia e rimpianti.
Perchè la tua memoria, emotiva ed affilata, la tua consapevolezza, nitida e penetrante, si sono trasformate da un vantaggio in una debolezza.
Talmente assuefatto a queste emozioni da spingerti a percepire le altrui. A esserne geloso.
A scavare in una foto, in un'immagine. Maledicendo il tempo e la tua stessa capacità di essere incostante nell'essere te stesso.
ALLE ORE: 09:43
Accanto al mio condominio, in un appartamento che si affaccia su un piccolo giardino, dimora una famigliola formata da babbo, madre e figlia. Fin da piccola li ho osservati con malcelata curiosità, probabilmente affascinata dall'affetto sincero che permea le loro mura domestiche. Penso però che cotanto charme scaturisca anche da questa bizzarra passione (o meglio ossessione) per il bianco. Mobili di casa, coperte, vestiti sono esclusivamente di quel colore. Persino il cane non fa eccezione. Ricordo una festa di compleanno organizzata per la bimba, palloncini chiari come la neve (o l'eroina, eh) e invitati in tinta. Sono dei veri professionisti, non lasciano mai nulla al caso. Nemmeno gli amici (e gli animali domestici degli amici).
Nutro una profonda stima per questa famiglia tanto perfetta. A volte li immagino mentre si addormentano sereni nelle loro stanze color latte, consci di aver ricreato un delizioso microcosmo su misura. Lieti di aver trionfato laddove altri falliscono miseramente, poiché concretizzare una passione è un sogno di molti ma ahimè una realtà per pochi. E poi - diciamolo - invecchieranno da Dio, per la famiglia cuore una chioma canuta sarà sempre motivo di vanto e sollazzo. Uhm.
Eppure nell'insieme c'è qualcosa che mi turba. Sarà l'aspetto asettico della cucina. Sarà colpa degli amici. Sono tanti e vestiti come i drughi di arancia meccanica. Forse sono adepti di una setta che idolatra l'omino bianco. E si sa che le sette sono - come gli zombi - alla spasmodica ricerca di nuovi cervelli da fagocitare.
Un giorno potrebbero bussare anche alla mia porta. Ed io allora li accoglierò come si deve.
VESTIZIONE DELL'ABOMINEVOLE IGNAZIO:
* maglia rossa che mdi indossava quando aveva 18 anni e che - per osmosi presumo - il mio guardaroba ha ereditato. C'è chi la definisce vintage. Io preferisco "quinonsibuttavianienteohvuoiunafettadiculo?";
* Pantaloni gialli modello Dragon Ball GT, comprati da sedicenne a seguito di un'insolazione. Ora mi sono un po' larghini ma l'effetto rapper è un discreto valore aggiunto;
* Il pezzo forte: calze a righe gialle e rosse impreziosite da un gatto gigante e la scritta "I love my cats".
Roba che nemmeno Ronald Mc Donald indosserebbe per andare a cagare da Burghy.
Sento che posso farcela. Forza sbiaditi venite da Iridella. Vi aspetto.
Ma soprattutto vi aspettano le mie calze.
ALLE ORE: 13:48
"We're not unreasonable, I mean, no one's gonna eat your eyes".
E qui c'è il testo completo :D
ALLE ORE: 10:10
Di questi tempi mi piace seguire documentari.
Di quelli un poco trasversali ed insoliti. Sull'uomo. Su fatti storici. Su realtà poco conosciute.
Così ho visto quello della ragazzina nipponica rapita dai nord coreani.
Così mi è capitato di vedere questa specie di documentario/reality sul mondo del porno.
Mi ha colpito.
Spero che chiunque di noi abbia visto nella sua vita almeno un film porno.
Io ho sempre creduto che la scarsa qualità della recitazione e delle trame fosse figlia della mancanza di necessità di qualsiasi cosa che non fosse tette, culi e cazzi.
In realtà, benchè da un punto di vista macrostorico questa cosa rimanga vera, ad un livello più contingente ho scoperto che invece è figlia della totale povertà mentale di coloro che partecipano a questo mondo.
Non è solo ignoranza. Non è solo stupidità. Ma anche un diffuso livello di fastidiosa insipienza.
Raramente ho visto adulti avere dinamiche psicologiche così ridicolmente semplificate, sciocche... e allo stesso tempo dar loro tanta importanza.
C'era il regista lombardo. Il produttore toscano. L'assistente vecchio e romano e l'attore... boh. Sembrava il figlio di un incubo erotico di Tinto Brass. Deforme, ottuso, sorridente e cupo.
E ho scoperto che per fare un film porno basta molto, molto poco.
La spesa più ingente è il viaggio a Budapest.
Avrei molto più da scrivere, da dire.
Ma mi sono appena accorto che la cinesina seduta di fronte a me si è addormentata rovesciata su se stessa e ha versato un ettolitro di saliva sulla propria maglietta rossa.
La scena, intensa e disgustosa, mi ha chiuso lo stomaco e il cervello.
ALLE ORE: 15:11
Mi piace la parola “scemo”.
Ha un non so che di allegra complicità ed è pure un po' sexy. Mi fa pensare a una donna, giovane bella e seminuda, che si lava i denti e lo dice con la bocca piena di schiuma al suo uomo dopo che lui le ha fatto uno scherzo o ha detto qualche simpatica cazzata.
Giovane bella e seminuda. Forse qualche lettrice di Aparazzi penserà: “possibile che i maschi siano fissati con la bellezza del corpo?”. Mi difendo dicendo che se immagini una scenetta del genere, da commedia brillante hoolywoodiana o spot pubblicitario all'italiana, pensi necessariamente a una strafiga.
Poi, nella realtà, ognuno ha le donne che si merita. Le mie, per esempio, erano per la maggior parte bruttine. Gli sanguinavano le gengive e mi chiamavano “coglione”.
ALLE ORE: 10:20
Vado al lavoro con l’autobus.
Ogni giorno le stesse facce, ogni giorno le stesse scene.
Salgo,timbro il biglietto e mi siedo.
Salgono altre 50 persone, timbrano il biglietto e si siedono.
Sale una ragazza di colore con un bambino che sembra uscito da una pubblicità tanto è bello, timbrano i loro due biglietti e si siedono.
Sale, anzi, si arrampica sugli scalini, un vecchio che ha seri problemi di deambulazione, si appende all’obliteratrice, timbra e si accascia al suolo.
E proprio quando sto per arrivare, giusto due fermate prima della mia, ogni singolo fottuto giorno sale un prete. Uno di quei preti tronfi, altezzosi e convinti che la loro posizione nel mondo li salverà dalle fiamme dell’inferno, corredato da un fisico da merlo (gambette fine e pancia sporgente, per intenderci). Insomma sale e… SI SIEDE! E il biglietto???!!!
Voi direte “Ha l’abbonamento!” e invece NO! Perché io ho l’abbonamento e bisogna timbrare anche quello (c’è una specie di obliteratrice elettronica e i biglietti hanno il chip)
Quindi IL PRETE NON PAGA!
E allora io bestemmio!
ALLE ORE: 10:38
Razzi - Ho appena visto un piccione posato a un cavo della luce che cagava. Pensa che bello cagare dall'alto. Nel vuoto.
Apa - Sì. Ma dove la trovi dopo la carta?
Razzi - Infili il rotolo nel cavo. Lo puoi anche spostare.
Apa - Ti segue se ti appoggi. Fico.
Razzi - Proprio così. Adesso vado che scappa anche a me.
Apa - Enjoy, my friend. Ti sono vicino. Figurativamente.
Ecco, questa conversazione mattutina, struggente, fa riflettere. Ad un amico puoi dire che stai andando a cagare, con un'allegra sensazione di complicità. Con un amico sei completamente libero.
E se fosse stata una donna? Avrei detto “stacco un attimo”, “mi assento” oppure, se volevo fare il simpatico, un innocente “mi scappa la cacca”. O magari, in una giornata molto sfortunata, addirittura “la cacchina” o “il bisognino”.
Con le donne vuoi fare bella figura, non vuoi che pensino che tu sia un bruto o un pirla o uno sfigato. Con le donne fai dei calcoli, indossi la maschera, ti nascondi. Con le donne non sei libero.
Naturalmente questa riflessione non riguarda soltanto la merda ma molte, molte altre cose. Pensateci e convertitevi.
ALLE ORE: 10:34
Gli incontri migliori oramai li faccio in aereo.
Sono seduto di fianco a un rotore che fuori dal finestrino fa il suo dovere tenendoci alla velocità costante che ci permette di sfidare la legge di gravità.
Di fronte a me un tizio dai capelli orrendi si dimena inclinando la sedia e non trovando pace.
Credo siano le piattole.
Mi auguro siano le piattole perché se le merita tutte.
Seduto di fianco a lui c'è un cretino.
Ha l'aria un po' new vintage. Ovvero quell'aria che non vuol dire un cazzo. Quell'aria senza personalità ma esasperata alla ricerca di una definizione.
E' stato quello che stava salendo sull'aereo con la sigaretta in bocca.
Quello che si è beccato un "Vuole farci saltare in aria tutti?!" dal tizio che portava i carburanti.
E un "Coglione" sospirato dalle turgide ma pur sempre morbide labbra della hostess, pardon, assistente di volo.
Perchè per quei tre metri che ha fatto all'aperto non poteva proprio camminare senza accendersi una "siga".
E sorridendo cattivo come se fosse lui l'ispirazione per i film anni '90 di Mickey Rourke, e non il contrario, l'ha spenta.
Dio, noi fumatori a volte siamo così ridicoli nell'accentuare una cazzo di assuefazione bastarda e ridicola.
Deboli, poveri, stronzi.
Schiavi del catrame, della puzza e di mille scuse che ci inventiamo su un bisogno che non c'è ma che ci rende così tremendamente new damned, preconfezionati, already shipped and comfortably delivered to your home.
Benjamin avrebbe detto qualcosa.
ALLE ORE: 10:30
Cena con mio padre.
Pizzeria.
E' agosto. I vecchi di Brescia escono dalle fottute pareti.
Parlano ad alta voce. Si incontrano, si impadroniscono della città.
Riempiono il locale, fanno casino con le ordinazioni.
E' una rivolta inutile e io sono in prima fila.
Il cameriere, nordafricano (e qui sono sicuro di aver ottenuto la totale attenzione della nostra nuova amica Sami), ci avvisa che per i primi ci sarà da aspettare parecchio.
Mio padre ha fretta.
Decide per una pizza.
"Anche per le pizze ci sarà da aspettare".
"Quanto?"
"Quanto per fare una pizza."
"Per fare una pizza ci si mette poco."
"Non se ne devi fare cento."
"Allora la risposta era 'Quanto per fare cento pizze', non 'una'".
Finita la discussione surreale, scegliamo un antipasto misto di pesce. Freddo.
Mio padre ha fretta.
Lo facciamo presente.
Passa mezz'ora.
Arrivano i primi di tutti.
Arrivano le pizze di tutti.
Sguardi supplichevoli si trasformano in esasperati.
Ci portano i nostri piatti.
Manca il pane.
Lo facciamo presente.
Non arriva.
Lo rifacciamo presente.
Non arriva.
I camerieri tornano in sala portando di tutto.
Salini.
Pepe.
Cetre.
Vasi in terracotta.
Alla fine ci portano il pane.
Mio padre ordina un'altra birra.
Passano venti minuti.
Ferma il nordafricano di cui sopra.
Ne passano cinque.
Riferma il nordafricano di cui sopra.
"Scusa ma ho ordinato una birra prima."
"Arriva."
"E' quello che hai detto prima ma ormai, cazzo, ho finito il piatto." Rassegnazione, non rabbia nella sua voce.
E qualcosa scatta.
Sarà la stanchezza.
Sarà che è un cretino.
Sarà che esiste una contro-ondata al razzismo.
Ma questo baffuto nordafricano si sente punto in un orgoglio che nascondeva nella tasca di quegli attillati pantaloni neri. (E qui riattiro l'attenzione di Sami)
"Io non sono il suo schiavo. IO NON SONO IL SUO SCHIAVO."
Mi permetto di intervenire, vista l'assurdità della scena mi sento chiamato in casa, "Scusa ma chi ha mai parlato di schiavi?"
"IO NON SONO LO SCHIAVO DI NESSUNO!"
Urla con orgoglio atavico, mostrando i polsi, è l'urlo di dolore di generazioni della sua gente macchiate dall'onta disumana e schifosa... un attimo.
I nordafricani non sono mai stati in schiavitù...
Due minuti di conversazione su come e perchè mio padre abbia usato la parola "cazzo", sul fatto che lui serve quando vuole e di altre amenità.
E poi arriva la birra.
"Grazie".
Potrei lasciargli la mancia, ma evito.
Se ben ricordo gli spettano 40 acri e un mulo.
ALLE ORE: 10:26
Donne che se ne vanno, altre che sopraggiungono. Lei resta. Presenza discreta, delicata, un tempo traboccante di poesia.
Sì, un tempo. Perché ora il lirismo che si sprigionava da ogni suo post o commento, soprattutto dagli slanci d'amore per Byfluss, non c'è più. Soffocato dal peso schiacciante e metallico della vita lavorativa. Ingranaggio letale per le anime sensibili.
E la sua, di anima, si è trasformata in una macchina da guerra, una mitragliatrice di e-mail dallo straordinario potere organizzativo. Gira voce, addirittura, che abbia impiccato il violoncello al chiodo per impugnare il manico del DS, as a Guitar Hero...
Mah! Sono perplesso. Ma nonostante ciò...
TANTI AUGURI HAZEY! TI VOGLIAMO BENE :-)
ALLE ORE: 14:37
Ho un segreto da mantenere.
Chi me lo ha confidato mi ha fatto giurare di non dirlo a nessuno, ma... MA IO NON SONO MAI RIUSCITA A MANTENERE UN SEGRETO IN VITA MIA. E quindi esordisco su questo blog raccontandovi il segreto di questa persona.
Ebbene...
La mia migliore amica è incinta.
La mia migliore amica è incinta e non terrà il bambino perchè il padre è stato la follia di una notte sfortunata.
Il suo corpo sta cambiando.
I suoi lineamenti stanno cambiando.
Nei suoi occhi c'è la disperazione di chi sa che sta facendo una cosa estremamente difficile ed è conscia delle conseguenze che questa scelta porterà con sè.
Sulle sue labbra c'è un finto sorriso atto a nascondere la verità.
Ma questa è la scelta giusta. Questo è quello che le sento ripetere mille volte al giorno.
Non so cosa dirle, non so cosa fare, non so cosa farei se fossi al suo posto.
Ammiro la sua forza.
Ammiro il suo coraggio.
ALLE ORE: 12:16
Sono stato in un ristorante vegan.
Ho mangiato bene.
Mi hanno spiegato, a parole, con il menu, la filosofia del posto.
C'hanno buttato dentro Sai Baba, l'India, il fatto che mangiare esseri che provano dolore corrompe la nostra spiritualità. Mi domando se contino anche gli acari.
La tizia era palesemente lesbica.
Ci prova vagamente con la ragazza che mi accompagna.
Dietro di me, seduta al tavolo, una coppia.
Discutono.
O meglio, lui discute da solo.
Su cose che non pensavo si potessero affrontare con questa enfasi e serietà, senza il minimo senso di mistero.
Il tizio sosteneva che se non apri i chakra al 100% non puoi aspettarti di ottenere la totalità dell'aroma, del profumo e della sintonia, mi pare.
Era anche abbastanza incazzato riguardo la cosa.
Mi domando se la gente provi le stesse sensazioni quando mi sente discutere dell'uomo ragno.
La conversazione poi credo sia stata portata all'attenzione della ristoratrice, che ovviamente ne rimane coinvolta. Proprio dopo che abbiamo chiesto il conto.
Tutta questa sensibilità verso il mondo animale, la sofferenza, e mi fanno aspettare venticinque minuti per darmi il conto.
Ho pagato.
Ucciso un moschino che era sulla tavola.
E sono uscito.
Abbiamo mangiato bene.
ALLE ORE: 10:50
A cosa servono?
Ne sono tremendamente affascinato e provo l'impulso costante di scrivere qualche cosa di sagace e intrigante.
Ma a cosa servono.
Voglio dire, c'è chi fa una telecronaca della giornata.
"Pizza, merenda, lavoro, esco a far la spesa."
Chi cerca un brand da mantenere il più a lungo possibile, in cerca di definizioni di sè.
Chi manda messaggi in codice, privati, segreti.
Chi messaggi chiari, diretti a qualcuno.
Chi squarci inintellegibili di un mondo misterioso che dovrebbe appartenergli e forse non esiste del tutto.
Chi vi lascia traboccare il proprio entusiasmo e parla dell'ape, di St. Moritz, della cena, degli amici e di quante cose fighe fanno o impegnati siano.
Ed è pensando a quest'ultimi soprattutto che mi sono reso conto di una cosa.
Bene o male servono per prolungare l'illusione che la nostra vita abbia un senso e un peso per qualcun altro al di fuori di noi stessi.
Perchè alla fine, se non siamo trasmessi, visti, percepiti, se la nostra vita non è un film, una tragedia, una commedia... Che senso ha?
L'evoluzione ci ha portato a sviluppare il nostro nostro intelletto, il nostro io e un'ansia inspiegabile di conferma del reale. Il nostro bisogno di comunicazione è diventato un sonar, l'eco delle nostre parole, dei nostri gesti, ci conferma che esistiamo.
E viviamo nel periodo storico in cui questo comincia ad essere facile e fattibile.
Immagino l'estinzione o un salto evolutivo siano necessari, a breve.
ALLE ORE: 11:08
Potevo aspettare, ma non ce l'ho fatta.
Anche perchè prima o poi questa me la frega Studio Aperto, come mi ha fatto notare Milo.
Questa è una babuinette estiva, una babuinette che non mancherà di suscitare qualche polemica, qualche controversia.
Ci fa? Ci è? Si incazza? E' felice?
Devo ammettere che ho mixed feelings riguardo questa allegra turista.
Dancehall Tourist - The best bloopers are here
E non riesco a non domandarmi, da dove proviene il mio fastidio?
E se le parti fossero inverse, con un turista maschio e ballerine moleste?
ALLE ORE: 10:55