giovedì, settembre 30, 2010

Dante



Dante.
Dante amava Roma. Quella storica, la roma antica, il latino.
Amava anche dio, e concilia mille anni di cultura pagana, quella latina appunto, in modo storico, medievale, necessario.
Roma era necessaria perchè il messaggio del messia raggiungesse più orecchie possibili.
Roma ha creato strade, unificato lingue, popoli, ha introdotto il cristianesimo nel mondo.

Evviva Roma, insomma.

Pensando a questo, stamane, ho riflettuto su come magari internet, Facebook, potrebbero servire allo stesso scopo.

Se fossi stato in dio, ed onnisciente, avrei aspettato questi anni qua per cagare fuori un figlio.

O magari, J, se ci leggi, pensaci.
Potrebbe essere giunto il momento di farne un altro, che ne dici?
O non ti è piaciuta come è andata a finire l'altra volta?

mercoledì, settembre 29, 2010

French manicure



Oggi ho seguito per quanto possibile gli interventi alla Camera.
E nel mentre ho pensato ad una mia compagna di classe ritrovata grazie a Facebook.

Casalinga, due bimbi piccoli.
Le sue passioni sono il make-up e la ricostruzione unghie.
Vota per il Pdl senza alcuna cognizione di causa, ad esempio non sa minimamente cosa sono il lodo Alfano, la P2, la P3 o chi sono David Mills e Mangano.
Berlusconi le ispira simpatia e tanto basta.

Ecco, mi chiedo quante persone scelgono in questo modo, senza basi solide.
Magari perché in famiglia si è sempre votato così o perché il politico in questione è accattivante o boh, per la sua cravatta a pois beige su sfondo insignificante.

In lei rivedo l'atteggiamento di tanti miei coetanei che decidono di non interessarsi alla politica in quanto monotona e distante.
Tuttavia non ha senso, la politica è ovunque... è nell'aria, al mercato, per le strade, a scuola, nella busta paga (se hai la fortuna di averne una). Ti avvolge e ti condiziona, che tu lo voglia o meno.
Non considerarla come parte integrante, accantonarla significa rinnegare gli strumenti per difendersi, migliorare e cambiare.
Un pò come ritrovarsi in un luogo sperduto, ovattato senza sapere come ci si è finiti, da che parte andare e quale mezzo usare.

Il biglietto da visita perfetto per restare inermi e accumulare fregature a braccia aperte.
Con gioia.


... ma in fondo forse è meglio così, l'importante è non rovinarsi le unghie.

Odio l'iPhone



Ce l'ho, posseggo l'oggetto in questione. Per lavoro, non propriamente per scelta.
Quindi se ben ho capito, posso dirlo.
E' un telefono del cazzo.

Un esempio fra mille, ricevo una chiamata, da un numero che non conosco, lo voglio aggiungere ai contatti, posso, ma poi non me lo ritrovo in rubrica, perchè è un tipo di contatto diverso. Se poi in rubrica creo un contatto con lo stesso nome, allora mi compare, ma comunque me lo "gestisce" in maniera leggermente diversa.
Di sicuro sono io a sbagliare qualcosa, ma rimane il concetto: vaffanculo.

Ma oltre a ciò, oltre a costare uno sfacelo, mi sta anche proprio sul cazzo.
E no, non mi riferisco al fatto che normalmente lo ripongo nella tasca davanti dei pantaloni.

Recentemente un sondaggio ha svelato come i possessori di iPhone facessero più sesso dei possessori di altri telefoni. O almeno così è stato presentato.



In realtà, il discorso è leggermente diverso, innanzitutto numero di partner e quantità di sesso non è che siano la stessa cosa.
In secondo luogo, per come è stato fatto il sondaggio, il risultato andrebbe letto in modo differente.
Ovvero "i possessori di iPhone affermano di avere avuto più partner dei possessori di altri telefoni", se poi sia vero, è tutto da verificare. Anche perchè sarebbe in linea con un certo... "trend".

Perchè se c'è una cosa che ho notato di chi ha uno dei suddetti aggeggi, è che ci tiene a farlo sapere. Un mondo. E ovviamente allo stesso tempo che però lui/lei non l'ha fatto per moda, figurati.
Però improvvisamente, fino al giorno prima ti dicevano "chiamami al cell" ora dicono "chiamami sull'iPhone". Non lo chiamano più "telefono", non lo chiamano più cellulare, cellu, cell. No. "iPhone". Ho dimenticato l'iPhone a casa. Mai sentito nessuno dire "ho dimenticato il mio n82 a casa".

Come mai questa improvvisa nuova metonimia?
Questo è hype che si autoalimenta, che si propaga per osmosi.
La differenza tra possedere, apprezzare, anche, un oggetto e di contro il sentire di aver "conquistato" un oggetto, di far parte di una elite, di un successo.
Qualcosa che ti fa spendere soldi su soldi e sentire la cosa come giustificata, anzi, una vittoria. Tanto che hai appena speso un rene, fatto una fila di km per qualcosa che non ti serviva, ma che ti hanno convinto che dovessi avere e ti ritrovi a ululare come il coglione qui sopra. Con tanto di coglioni appresso che applaudono pagati.
Welcome, my son, welcome to the machine.

Nulla di male, anzi, ad apprezzare il superfluo e la banfa, sono il primo che vive di ciò, ma è quando è inconsapevole che è rischioso.


Un rapido pensiero, quante persone che conoscete sapete che hanno l'iPhone?
Ora, quante di queste invece hanno un nokia?
In genere sapete rispondere in parte alla prima, ma quasi per nulla alla seconda.
Chi aveva il primo iPhone, ve lo dice che ora ha il 4. In qualsiasi modo possa, qualsiasi scusa, anche inconsciamente, magari soprattutto inconsciamente.
Perchè appunto, nessuno ti dice "sono schiavo delle mode" e se te lo dice, lo dice pensando di mentire, per essere doppiamente anticonformista invece che doppiamente coglione.


Il motivo è che chi ha un iPhone, vorrà farvelo sapere, in qualsiasi modo, anche con finta ritrosia.
E se non ci credete, se non ne siete convinti, leggete l'incipit di questo post.

martedì, settembre 28, 2010

Il signor Giuda però è un bel tipino



Sono disordinata, pigra e gioco ai sims.
Però posto bei video vintage.

Quanto sono brava.
Vado ad idolatrarmi.

lunedì, settembre 27, 2010

Google



Oggi, a quanto pare, oltre ad essere il compleanno di mio padre è pure il compleanno di google.
12 anni.

Ora, google mi lascia perplesso.
E' un brand che ha un certo fascino, nato dal nulla, lo abbiamo visto spuntare all'improvviso, crescere, soppiantare la concorrenza.

Mi domando quando sarà che però farà il gran passo necessario.
Quello di diventare l'impero del male.

Voglio dire.

Quanti di noi riutilizzano sempre la stessa o le stesse due, tre password per quasi qualsiasi cosa?
Ecco google ha quanto, il 70% delle email mondiali?
E se non è gmail è youtube, e se non è youtube è blogger... Una rapida proiezione e voilà possono entrare quasi dappertutto, banche, social forum,

Io spero solo di vivere fino al giorno in cui qualcuno a google farà il colpaccio.
Sovvertendo gli ordini gerarchico economici, portando la vera rivoluzione, l'anarchia o il dominio informatico. Uno scossone qualsiasi, quando una mattina ci sveglieremo e diremo "oh!".
Forse succederà solo quando smetteranno di fare miliardi su miliardi.
O forse proprio quando ne faranno troppi e il denaro perderà di significato per loro.

Ma probabilmente andrà finire che lo prenderemo semplicemente tutti nel culo senza manco accorgercene troppo.
Come sempre.

domenica, settembre 26, 2010

Strali di gufo - Special APA edition



Capita anche ai migliori di perdere, e sono sicuro che le sconfitte dell'inter di questa e della prossima settimana non incideranno particolarmente sul percorso scudetto dei campionissimi di Moratti.

E di quest'ultimo, vorrei parlare, lasciando parlare di calcio il buon Ergo, ben più competente di me.

Infatti se l'Inter perde sul campo, lo fa probabilmente perchè orfana del presidentissimo, il gran burattinaio infatti non è allo stadio a vedere la sfida con la Roma, come non manca di avvisarci la Gazzetta, organo ufficiale del gruppo telecom, strettamente legato alla squadra nerazzurra.

Infatti la rosea dedica un intero fotoreport con una ventina di foto, ognuna commentata abbastanza tragicamente, accompagnando l'impegno alternativo di Moratti, il matrimonio della figlia Celeste.

C'è la foto di Moratti che guida il maggiolone con la figlia.
Moratti che la aiuta a scendere.
Moratti vicino alla figlia.
Il lancio del riso.

Qualcuno potrebbe persino domandarsi cosa c'entri un servizio così con lo sport.

Due cose.
La prima è che Moratti è il calcio. Moratti è lo sport. Quello onesto.

La seconda è che i più attenti possono cogliere un liet motif tra l'inter squadra e la vita di Moratti.
Basta vedere la foto degli sposi perchè i più smaliziati capiscano molte cose.

Un semplice clic su questo link per vederla.

sabato, settembre 25, 2010

Preparativi



Tra poco più di una settimana, Ergo e Rebo mi raggiungeranno in Giappone.
Organizzati.
Precisi.
Attenti.

Entrambi, rispettivamente, mi hanno chiesto/comunicato poche cose.
Due, la rebo.
Una Ergo.

Nel dettaglio Rebo:
"Funziona la piastra?"
"Devo farmi la pedicure?"

Nel dettaglio Ergo:
"Io vengo per mangiare ramen."

Ecco, il ramen è una sorta di zuppa con spaghetti di grano tendenti al grezzo, conditi con una serie di fette di carne di maiale, uova, cipollotti.
E molto gustoso, saporito, un piatto tra i più amati, in Giappone, ed è molto facile che incontri anche il gusto italiano.

Ce ne sono però di diversi tipi, tonkotsu, miso, shio... ognuno dei quali può anche essere radicalmente diverso dagli altri.

Fatto si è che I am on a quest. Devo trovare le ramen-ya migliori per il mio amico Ergo.

Fra i vari candidati, ieri, ho provato un locale di Shibuya. In genere se devo scegliere tra due posti scelgo sempre il meno grande, il meno sborone e il più tradizionale, ieri eravamo in tre, LK, un mio collega ed io, e abbiamo scelto l'altro.

Ci portano le zuppe, sono decenti, decisamente ricche di carne, anche se non troppo saporite. Cominciamo a mangiare.

Due, tre minuti e il mio collega si ferma.
Sembra assorto.
Sembra incazzato.
Sembra triste.

Sembra uno che si sta cagando addosso.

Per questo per un po' noto questo suo imbarazzo ed evito di chiedere.
Passano un paio di minuti, e non resisto. Chiedo.

"Well yeah... something... happened... But, it's like... I have a moral dilemma, I am not sure I should tell you so not to spoil your lunch."

Io e Lk all'unisono abbiamo la stessa reazione.
Smettiamo di mangiare e allontaniamo la zuppa.

Vogliamo sapere.

Ed ecco che ci mostra un brucotto cicciottelo e ben cotto che galleggia nella sua zuppa, mimetizzato tra un germoglio di soia e un pezzo di maiale.

Due cose mi saltano subito in mente, mentre mi scambio uno sguardo d'intesa con LK.

La prima, che cazzo di moral dilemma è? Dimmelo, e che cazzo. O voi preferireste rimanere all'oscuro?

La seconda, ho trovato il posto per Ergo.

venerdì, settembre 24, 2010

Incontri ravvicinati del terzo piano



Non c'è nulla che mi metta appetito al mattino come incrociare sulle scale mobili una ragazza che indossa al posto dei pantaloni una specie di pantaloncino semi trasparente, largo, vaporoso, in simil pizzo.

Io salgo, lei scende.

E che un refolo di vento dispettoso, poi, giochi con gli orli del suddetto indumento, sollevandolo a intermittenza, sparando di tanto in tanto una patonza di 4 etti in mondovisione, tutta bella arruffata, felice di sè, sorridente. Un po' infreddolita anche.


Niente sushi oggi a pranzo.

giovedì, settembre 23, 2010

Per un punto Martin perse l'admin



Introduzione

A quasi una settimana di distanza dalla minacciata Riforma e Controriforma, e in una serata in cui Montag è preso da un attacco di cretinaggine acuta che lo porta a cantare mentre lava i piatti e quindi io ho bisogno di isolarmi dalla sua voce stridula (repertorio: "O sole mio", la musica di Star Wars e una musica che sente solo lui nella sua testa) stavo pensando a voi, pensavo ai diversi modi in cui abbiamo reagito al post di Apa di qualche giorno fa. Quindi di seguito trovate una mia breve analisi con riassunto dei personaggi (uccidete Montag).


Analisi


byfluss: fa finta di non battere ciglio. Si appiglia alla riflessione più delirante di Apa, fa la metafora della botteguccia, saluta e dice di farsi sentire altrimenti byflussino si incazza (ciao byflussino!). Poi intrattiene un dialogo con Igny sotto forma di commenti, non riesce a mascherare la sua mestizia, fa battute, ci prova ma non ce la fa. All'improvviso la mette sul serio parlando dei pranzi e che sono bei momenti. E finalmente confessa il suo amore per me, dice che mi ha trovato una persona squisita. È chiaramente scosso. 
Poi, a mente lucida, torna con un post chiarificatore e fa capire quanto ci tiene, mostrando il suo lato tenero, di aparazzone scorreggiante, duro, puro e nudo sul tetto.

Ergonomico (parte I): cita Democrito ad minchiam. Sembra sapere già. Non me la conta giusta.

Ignazio: si incazza. Si fa sentire, dice la sua, dice le parolacce, scrive "azzecca", zittisce byfluss nel succitato dialogo, incita la folla a fare qualcosa per far rinsavire Apa. L'eroina del mio cor, il Masaniello settembrino.

Montag: nonostante sia old, dice una cosa saggia (dopo una elaborazione lunghissima, come il tempo che ci mette a scrivere una mail di lavoro in cui conferma la ricezione di un file). Dice la cosa che fa rinsavire Apa. Poi fa il drammatico. Esagera, sdrammatizza, come al solito. Non canta per tutto il giorno, però.

hazey (in forma di autoanalisi): ci rimane di merda, cerca di metterla a metà tra il personale e il teorico. In realtà, ebraicamente, si sente in colpa da morire perché uno degli ultimi post l'aveva scritto lei e teme di avere fatto precipitare le cose, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, nonostante bradley. Ma non lo dice a nessuno. Poi esce con sua madre e ha una vaga sensazione, come di qualcosa che non c'è. Mangia poco a pranzo.

Papero: non sembra toccato in maniera particolare, ma sa dire qualcosa al giovane Werther.

il mak: scrive un commento al vetriolo, decisamente sincero, sostenendo che non è affatto dispiaciuto . Non entro nel merito del conflitto mak/Apa, che non è chiaro, ma l'analisi in corso non sa spiegare come mai mak abbia continuato a bazzicare le pagine del blog nonostante le osservazioni di cui rende partecipi gli astanti. Usa la parola "sgherri" per indicare alcuni sfigati amici di Apa e svela il passato difficile di Montag.

Razzi: segue il filo dei suoi pensieri.

Thesp: non pervenuto

Ergonomico (parte II): un biondo cavallo pazzo a briglie sciolte. Tana libera tutti. Bellissimo. 

Appendice

Apa: un po' imbarazzato, ma anche confortato. Scrive la frase "ho paura di vederlo svanire, spegnersi e sfiorire. Non che sia mai stato particolarmente un fiore, ma tant'è." e si capiscono molte cose.


Fine


Montag è stramazzato al suolo a suon di lanterne verdi. Posso andare a dormire.

Strali di gufo: quarta di campionato

Cosa sarebbe il calcio senza la possibilità di godere delle sfortune altrui? Le vittorie sono passeggere (sic transit gloria mundi), sconfitta e vergogna, invece, sono per sempre. Il tifo vive della logica "io meglio, tu peggio, io ragione, tu torto, io figo, tu merda". Procura quindi immenso appagamento avvicinarsi allo sconfitto, a giochi ormai fatti, e dirgli candidamente: "Non ho potuto far a meno di notare che hai perso."

Sono tante le sberle che si becca il Bari, due addirittura su rigore (giusto per mortificare ogni velleità). E se è vero che l'arbitro non può terminare la partita in anticipo, dichiarando un "Technical KO" o la sconfitta per "manifesta inferiorità", è anche vero che in questi casi tende a sorvolare sul tempo di recupero. Invece, a questo giro, in pieno spirito "Strali di gufo", il signor Mazzoleni di Bergamo decide di prolungare l'agonia di tanti minuti quanti i gol presi dal Bari. Quattro. Magnifico.

Il premio "The rough and painful way" va alla Roma, la quale, per vocazione e blasone, non è incline a ricevere favori arbitrali. Così la terna arbitrale, avendo già le sviste in canna, pronte a colpire, piuttosto che sprecarle sparando a salve, decide di usarle a favore degli avversari. Il Galattico Brescia ringrazia e incamera.

Salve, sono Zbigniew Boniek e approvo questo rigore.

Una citazione doverosa va all'Udinese di Razzi, ancora ferma a zero punti. I bookmaker inglesi cominceranno ad accettare scomesse su quando arriverà il primo punto. Io comincio ad augurarmi che i friulani si giochino la loro chance contro il Brescia.

Statistica e probabilità




C'è un piano.
Diabolico, terribile o idiota che sia, ma c'è.

Non può essere altrimenti, o comunque non me ne capacito io.

Il giapponese medio tende all'armonia sociale come valore superiore, più che alla propria libertà. Ma questo non giustifica gli eventi.

Parlo di come quando esco, vado o vengo al lavoro, pranzo, o comunque affronto la massa antropologica nipponica, io incontri sempre lo stesso tipo di persone.
Come in un sistema coerente con se stesso, ma separato dagli altri, ogni giorno a sé stante.

C'è quello in cui vedi solo belle ragazze.
Quello che vedi solo cessi.
Quello in cui ci sono vecchi, e quello in cui solo ragazzini.

E fin qui, è facile pensare a coincidenze, zone, ambienti.
Ma è quando si fa il passo successivo che comincio a dubitare.

La settimana scorsa, mercoledì, ho incrociato 13 persone non vedenti.
In zone diverse.
Tredici.
In circa due ore e mezza di "uscita".

L'altro giorno, ancora, 9 persone con gravi problemi alla pelle, escoriazioni in volto, ustioni, non ho ben capito.

E ora sono due giorni che vedo persone, siamo a quota 6, con una benda sull'occhio.

Ci deve essere un disegno.

mercoledì, settembre 22, 2010

Contrappasso dantesco.



Indimenticabile.
Ok, Montag, old.

Ma questo signore è stato arrestato ieri all'aeroporto Kennedy di N.Y.
per aver tentato di importare negli States 6 kg. di eroina!
Un vero genio.
Li aveva nei pantaloni.

Tempismo



Bagno al piano, dell'ufficio.

Quattro urinatoi, tre cabine con tazza atomica, di quelle giapponesi con bidet incorporato.

Io odio gli urinatoi, non riesco a usarli, anche perchè manca la carta igienica, e a me la scrollata e via mi ha sembre fatto un po' senso, mi è sempre sembrata poco funzionale, pulita, igienica.

Ad ogni modo, vado, piscio, mi lavo le mani.

Ora, il bagno, non è proriamente un posto dove mi piace guardare la gente in faccia. O in altre parti del corpo.

Mentre mi lavo le mani, invece, entra un tizio e mi guarda, dritto negli occhi, attraverso lo specchio. Mi guarda proprio in faccia, di riflesso.


Si dirige verso gli urinatoi e con grande soddisfazione comincia a sospirare.
E a petare sonoramente.

Non so voi, ma il fatto che non abbia aspettato quei 20 secondi che mi ci sarebbero voluti per lasciare la stanza, dopo tutto... mi stavo lavando le mani era intuibile, mi ha fatto pensare che non si sia trattato di un incidente critico, ma un atto volontario.

Qualcosa a metà strada tra una simpatica tradizione locale a una gentile forma di saluto.

martedì, settembre 21, 2010

Montisola



Penso di aver trovato un elemento comune a molti dei miei incubi.
Montisola.
Ridente, ma anche non troppo, isolotto lacustre nel lago d'Iseo. L'isola lacustre più grande d'Europa, dicono.

Non so se sia effettivamente così o questa idea, che sia un elemento ricorrente, sia una suggestione dovuta al sogno stesso.
Faccio sempre più fatica, con sonno e veglia che si confondono, a tracciare contorni netti a ciò che dovrebbe essere un pensiero conscio e ciò che invece ha il sapore appagante dei processi nascosti del mio cervello.


Ad ogni modo.
Incubi.
Montisola.

Come mai?
E' una cosa che mi spiego fin troppo facilmente. E la facilità con cui me lo spiego mi rende sospettoso.
Qualcuno avrà notato la mia costante fissazione con il tempo, quella paura dell'irreversibilità delle cose, quel senso di frustrazione e impotenza di fronte all'implacabilità dello scorrere dello stesso.
Ecco, a Montisola i traghetti ci sono fino ad una certa ora, le dieci, le undici. Poi ricominciano al mattino. Mi ricordo che da piccolo, giovane, la cosa mi colpì molto.
Rimanere bloccato sull'isola per un ritardo.
La mannaia inesorabile del tempo.

Ed è così che forse da anni alcuni dei miei incubi migliori sono ambientati lì. In quel luogo temporaneo ed instabile, a scadenza.
Un po' come tutti i luoghi, in fin dei conti.
Anche se ci piace pensare che non sia così. E mentre il nostro nido, la nostra casa, ci aiuta nella sua omogeneità dei tempi, degli spazi, a dimenticare questo fatto.
Altri posti, come Montisola, invece ce lo ricordano fin troppo bene.

lunedì, settembre 20, 2010

Scrivete ogni tanto o condividete qualche cazzata, qualsiasi meme anche vecchio di secoli.

La soluzione ai vostri problemi

Un nuovo aparazzino.
Lui.

Apa chiamalo altrimenti non vi conoscerete mai.

Nove chiarimenti



Una serie di chiarimenti e spiegazioni.
Le dispari dovute, le pari non dovute ma, si sa, sono un'anima gentile.

1 - Mi è bastato leggere "mi sembri il bassi" per cambiare idea. Non volevo fare sensazionalismo, anzi proprio il contrario, ma in effetti a rileggermi mi sono sembrato un po' un emo kid borderline mitomane.

2 -Il superego, Mak, non è un ego smisurato, ma una delle tre componenti della struttura psichica freudiana. A meno che tu non volessi intendere che fosse il mio superego, staccato dal resto della mia psiche, a postare sul blog, citando un mio celeberrimo romanzo, "La paura del tempo", edizioni Vigasio. Ma temo che tu volessi dire altro. Tipo che il mio io ingombrante ha preso possesso di queste pagine e per questo me la sono presa con te o altri. Il mio personaggio ha di sicuro un io ingombrante, ma si mette in piazza anche per mettersi in ridicolo. E parliamoci chiaro, non è questo che ti fastidia o che ha "danneggiato" il blog, non confondere le tue invidie, gelosie o quel che ti anima con la realtà. Ma divago, volevo solo specificare questo per dire due cose, Mak. Che le parole sono importanti. E che sei un coglione.

3 - Non volevo assolutamente intendere che FB fosse una specie di concorrente o antitetico al blog o lamentarmi di questo blog e della sua qualità, due punti che sembrano siano stati fraintesi. Il paragone con FB era puramente esplicativo su quelle che erano le finalità di questo blog. E aparazzi non ha deluso le mie aspettative, semplicemente è un grosso impegno e ho paura di vederlo svanire, spegnersi e sfiorire. Non che sia mai stato particolarmente un fiore, ma tant'è.

4- Luciferasi ha lasciato il blog in seguito ad una mezza discussione con il Razzi sulla libertà di espressione su queste pagine. Dopo un post di RP un manipolo di individui, tra i quali NON c'era Luci, le diede della troia schifosa per aver raccontato di aver fatto la smorfiosa con un vigile. Razzi, che allora sentiva ancora molto l'appartenenza a queste pagine, si infuriò per questa mancanza di stile o comunque era una cosa che non gli piaceva. Le malelingue potrebbero dire che lo fece perchè RP era donna e Razzi era a caccia grossa, la suddetta e Icarella avevano postato foto del proprio deretano, e Razzi si aggirava estasiato e con un sorrisino compiaciuto mormorando "Fantastico. Aparazzi. Fantastico. Fighetta.". Ma noi non siamo malelingue.
Per tornare ai fatti, Luci era pro libertà smodata di postaggio, Razzi difendeva il diritto di censurare e ammonire quel che veniva scritto sul blog, visto che era suo, c'era il suo nome. Io non intervenni neppure, mi pare. A posteriori direi che aveva ragione Luci. All'epoca spalleggiai il Razzi. Questo per dire, Mak, due cose. La prima, know your facts. La seconda, sei un coglione.

5- Grazie Ergo. Rivorrei il mio admin. Quando credi sia il caso, non prima.

6- Igny, questo è un blog di spocchiosi. Perchè la spocchia è bella. Perchè siamo intelligenti, vagamente colti, sagaci, sardonici, sarcastici e cazzoni. Cattivi quanto basta, buoni quando conta. E abbiamo un certo gusto, per le cose e per una sorta di onestà, e quindi quando vediamo merda, merda la chiamiamo. Quando vediamo un coglione, coglione lo chiamiamo. Io se posto merda e me lo fanno notare, ne sono solo contento, è capitato, a volte mi ha fermato, altre no. Serve per crescere, se lo si vuole fare, qualsiasi sia il modo in cui si prenda la cosa. E se si è superbi o snob con certe cose, lo si fa perchè è nel personaggio, perchè ci va, e perchè questa non è una gara di popolarità, nè di bontà, nè di bon ton. A me piace dire le cose in faccia, questo per dire due cose. La prima è che il blog è sempre stato così, magari meno strutturato, ma sempre così. La seconda è che Mak è un coglione.

7- Grazie e sorry, posterò ancora quel che mi viene, supererò l'imbarazzo di sentirmi ancora più bimbominchia dopo questo "ritorno". Un piccolo patto, se potete, scrivete ogni tanto o condividete qualche cazzata, qualsiasi meme anche vecchio di secoli, siamo una decina qui e il senso dell'umorismo e gli interessi di circa l'ottanta percento di noi mi va proprio a genio. Basta un post ogni due settimane, non serve molto. Ma evitatemi di sentire queste pagine troppo come un onere, più che un piacere.

8 - Oggi credo di aver cagato grigio a pois neri. Sembrava hmmm... La polpa del frutto del drago. Cliccate sul nome per un'immagine.
Del frutto.
Scrivetemi in email se volete invece l'altra immagine.
Questo per dire due cose.
Ma si capiscono già.

9- Il matrimonio, per chi non avesse risolto l'indovinello, è il dieci ottobre.


E che sia, che questo blog muoia di morte propria e non per scelta, anche perchè viva la mia incoerenza, parlo di spazio condiviso, poi mi metto a chiudere a nome di tutti. Deve essere il mio superego, scusate.

Strali di gufo: terza di campionato

(Day One After Apa)

Ritornano gli strali. Tornano per tener caldo il blog, in attesa della seconda venuta di Apa; tornano per mantenere promesse mai fatte; ma soprattutto tornano per scaldare i motori in vista di due eventi epocali che si verificheranno nei prossimi trenta giorni. Il primo altri non è che il pirotecnico Inter-Juventus del 2 Ottobre, che seguirò per voi al fianco di Apa, il giorno stesso del mio atterraggio in Giappone. Il secondo è il fratricida Brescia-Udinese del 17 Ottobre, che seguirò (tornato di fresco dal Giappone) allo stadio Mario Rigamonti in compagnia del Razzi. Due eventi volti ad unire idealmente, in questo difficile momento, Apa & Razzi.

Gli "Strali di gufo" danno il loro meglio in regime di eliminazione diretta, ma lo spirito che li anima è applicabile, con qualche aggiustamento, anche al campionato. Ce lo dimostra brillantemente l'Udinese, squadra di Razzi, che si becca quattro sganassoni in salsa umiliazione, piatto ancor più gustoso se si sottolinea che sono ultimi in classifica (cosa, fra l'altro, nell'ordine naturale delle cose, quando si sono accumulati la bellezza di zero punti).

L'allenatore dell'Udinese in un raro momento di lucidità.

Anche la Sampdoria non vuole essere da meno e ci omaggia con uno spettacolo memorabile. In casa, di fronte ai suoi tifosi, va in vantaggio su rigore, e poi come nelle migliori candid camera, ad una manciata di minuti dalla fine si fa infilare due volte, senza vaselina. Immaginare trentamila persone, basite, che si guardano negli occhi, sperduti, lucidi e increduli, toglie il fiato dal ridere.

La vita è una tempesta, ma prenderlo in culo è un lampo.

È la dura legge del gol: fai un gran bel gioco, però se non hai difesa gli altri segnano e poi vincono.

E comunque...

...io ho sempre seguito e/o commentato tutti i post.
e anche se non ho più pubblicato mi ritengo, a ragione, un attivista
del blog.

Del resto non è che i Bobbe Malle crescano come funghi nel web.
Purtroppo.

domenica, settembre 19, 2010

Stop, the banf, can't stop the banf, you can't stop, the banf,
can't stop the banf.

Siamo fermi da un po', nel silenzio. Ed è già da un po' che la guida fissa il terreno, assorto, quando alza la testa e dice: "Signori, ormai questa marcia non mi è più utile e mi sono anche accorto che non è come la volevo, quindi ci fermiamo qui, saluti a tutti."

Inizialmente ritengo sia il caso rispettare la sua decisione, sembra averci pensato a lungo, è così serio, marziale.... però non mi sembra che abbia delle motivazioni così stringenti e poi, a volte, succede che arriva la banfa. Irrimediabilmente si impossessa di me quando la gente si prende troppo sul serio. Non guardatemi male, sono solo un araldo. E allora, mentre il trombone è ancora lì che discute con gli altri, mi alzo con uno strano sorriso sulle labbra e mi lancio in una corsa forsennata, senza nè capo nè coda, ridendo come un matto.

Posso solo sperare che gli altri, dopo un primo momento di disorientamento, si mettano a correre con me, a perdifiato. Una corsa a tutta forza, ridendo di gusto, con spensieratezza. Non importa se percorreremo due metri o sette chilometri, l'importante è arrivare sfiniti, arrancando.
Il finale epico lo lascio volentieri a chi si è fermato.

Sempre in tema di banfa grassa, grassissima, a qualcuno sono stati revocati i diritti di amministratore. Causa: precoce crisi di mezza età.

Tana Libera Tutti!

Dopo un'iniziativa di questo tipo, so che mi toccherà andare a scusarmi in Giappone. Per fortuna ho già comprato il biglietto.

That's all folks...?



E cosi venne il giorno in cui mi resi conto di una serie di cose, pensando a questo angolino di web.
Non grazie al precedente post di Ignazio, erano giorni che mi frullava in testa questa cosa, ma quando persino lei, cioè, una innamorata DI MAK, si rende conto di certe cose... beh, vuol dire che il re è nudo e il popolo già sghignazza.

La prima cosa di cui mi sono reso conto è che nulla dura per sempre.
E la mia idea a riguardo è che è sempre meglio scegliere quando qualcosa finisce, piuttosto che lasciarla finire.
Spesso capito su blog a caso. Tanti sono defunti.
In genere l'ultimo post è una variazione sul tema "So che ultimamente ho scritto poco, ma prometto di rimettermi a scrivere con costanza" - Data: giugno 2008.
Voglio troppo bene a questo progettino per vederlo finire così.

La seconda, Aparazzi si è snaturato.
Nato come un salotto, un luogo virtuale dove tenere contatti con amici, gente, anche sconosciuti con qualcosa da dirsi e sparsi per angoli di mondo, è pian piano diventato un mezzo assolo, quasi una sola voce, la mia.
E non mi piace. Certo, è un luogo che sento come mio, ma non ho mai voluto riempirlo, soffocarlo.
Colpa mia, assolutamente.
E del Razzi, ovviamente.
Ma ultimamente accedo ad Aparazzi solo per scriverlo, quasi mai per leggerlo.
I commenti mi arrivano per posta, sul cellulare, i post altrui ci sono, ma sono estremamente rari.
E poi mi è venuta a noia la socialità digitale esasperata, Facebook e companatico, le foto da bimbiminkia, gli status, i gatti, le amicizie tascabili, i complimenti, i commentini, l'auto propaganda idiota e positiva della propria vita.
Per come la vedevo io questo posto doveva essere un piccolo antifacebook.
La gastronomia che resiste al megasupermercato.
Per come la vedo io abbiamo perso.

La terza, quella naturale predisposizione che avevo per leggere quel che mi capitava, i pensieri che mi balzavano in testa, in chiave "post", mi capita ancora... ma mi domando, avrò già parlato di questo argomento? Avrò già espresso questo concetto?
E ancora, intiresserà? Chi mi legge? Devo essere più divertente? Più scanzonato? PIù serio e attento?
E non volevo fosse così.
Volevo che fosse caos e quel che viene.
Non volevo lettori che fossero altri che quelle persone che volevano parlarsi.
Aparazzi è partecipazione, ci si diceva ai tempi io e l'altro fondatore di questo blog che non ricordo chi fosse.

A scanso di equivoci, a parte le battute, non biasimo assolutamente Razzi per la sua assenza.
Aparazzi gli è sempre servito per procacciarsi donne, esaurita quella necessità, ne è conseguito l'abbandono di questi lidi.
Ho sempre ammirato l'integerrima coerenza del Razzi.
Friulana e solida.
Materialistica e poetica.

La quarta, ci sono altri modi per tenermi in contatto con le persone alle quali tengo e che tengono a me, le quali già ora non mancano di farsi sentire, vicine o distanti che siano.


Chiudere questo salotto è doloroso.
Non è una cosa che faccio a cuor leggero.
Mi piacerebbe cambiare idea, e anche non cambiarla affatto.
L'idea è quella di tagliare.
Di riprendere in mano tutto a mente fredda, selezionare i post migliori, i commenti più interessanti, in pratica ripulirlo dai post di Mak, e stampare, rilegare ed eccolo lì.
Aparazzi.
L'annale di questi tre anni e mezzo della mia vita, in parte della vostra, da tenere comodamente in libreria o su di un disco fisso.

Is that truly all folks?
No.
Per nulla.

Ma in fin dei conti un momento è buono come un altro.
E vivo in Giappone.
Mi sto per sposare.
Il lavoro va bene.
Ergo e Rebo stanno per venire a trovarmi.
Sparo spesso con Montag e Thesp e spotto bradley che è un piacere.
Insomma, il momento è molto buono.

Posso farcela, intendo. A separarmi da qualcosa alla quale tengo molto.

Niente finalino a sorpresa e battutina finale.
Ma... provo un certo fastidio a cliccare publish post.

sabato, settembre 18, 2010

Un fallo per Aparazzi



.. che fine avete fatto?
Non vorrei dover cominciare a scrivere i miei soliti post.

sabato, settembre 11, 2010

Ritorno a casa

Torno a casa, incazzata, a pezzi. Mi viene da piangere. Che giornata di merda
Entro, butto la borsa e le chiavi dove capita. Sbuffo e bestemmio le 12 ore passate.
Poi sto un attimo in silenzio, e sento le voci.
Voci concitate, lontane, spezzettate. Cerco di fare più silenzio. No, niente, mi sono sbagliata.
In questa vita non ci sto, ma non sono ancora impazzita.
Lancio le scarpe a casaccio, maledico la tecnologia e l’ATM, trattengo una bestemmia e sento un “porcodio” vibrare nell’aria. Ma io non ho parlato.
Sento la realtà che si sdoppia, i miei pensieri e i suoni che se ne vanno per i cazzi loro, anzi i pensieri si fanno suono e non riesco a percepirne il legame, l’origine. Sono i suoni che creano i pensieri o i pensieri che generano i suoni? Non ho più il controllo delle cose, neanche della stanza in cui mi trovo. Sembra tutto così irreale, così perduto. Come in una guerra, in cui si lanciano messaggi che probabilmente nessuno ascolterà mai. Direzioni non percepite, istruzioni non seguite. Una trincea di linee parallele.
Poi di nuovo le voci.
“bravo”
“bradley”
“porcodio”

Ma che cazzo.

Sono quei quattro sfigati che giocano alla guerra da 4 posti diversi del mondo. Tutto per guadagnare un badge simpatia.

E non sanno manco premere Select.

venerdì, settembre 10, 2010

Stupidi




Credo di averne già parlato, ma ho questa innata, irresistibile tendenza a cercare di confermare l'idea che gli altri si fanno di me.

Ho una particolare empatia, sensibilità nel capire le persone, in genere quindi mi faccio una buona idea di quel che pensano di me.
Opinione giusta o sbagliata, gradita o non gradita che sia mi viene spontaneo, immediato, comportarmi in modo tale che venga confermata. Se qualcuno pensa che io sia uno stronzo, aumenterò la mia dose di commenti bastardi, se qualcuno pensa che io sia generoso, mi verrà naturale fargli tanti regali, offrirgli il pranzo, cose del genere.

Da ciò ne deriva una cosa molto semplice, ovvero che se pensate che io sia stupido, sono io che vi sto fregando.
Quindi gli stupidi siete voi.

mercoledì, settembre 08, 2010

Conversione istantanea

Piccole attenzioni


Per la rubrica "i piccoli consigli di Apa".

Se sei in sala di registrazione con un cliente importante, magari donna.
E per scrupolo, zelanza, stai controllando la traduzione di una serie di nomi di farfalle in giapponese, aiutandoti con la ricerca per immagini.

Ricordati di attivare il filtro safe search su google, perchè può essere sconveniente scoprire così che la traduzione giapponese per la "one-spotted prepona" sia anche un'espressione che l'antica arte del bukkakke evidentemente prende in prestito all'entomologia.

lunedì, settembre 06, 2010

Densha de boh


Salgo sul treno.
Ho caldo, sono stanco, ho voglia di tornare a casa.
Vorrei silenzio, pace, ma qualcuno non la pensa così.
Qualcuno decide di provarci con me.
Sul treno.

Si avvicina facendo una specie di saluto, che non so se dovrebbe essere carino, quasi finto, fingo di non vedere.
E' plausibile.
Mi volto.
Si sposta e mi viene davanti.
Mi guarda.

Colgo l'occasione di una fermata e mi volte.
Si sposta ancora e mi è ancora davanti.
Ora mi guarda.
Mi sorride.

Fa gli occhioni, si mette in pose strane, cerca di farsi notare, di avere una qualche reazione da parte mia.

Fermata, mi giro.

Ecco, ancora di fronte a me, mi guarda e si accarezza i capelli.

Oh ma 'sto tipo che cazzo vuole?

venerdì, settembre 03, 2010

Satanasse


Salgo in ascensore, con me una ragazza, e quattro tipi.
La ragazza è alta, molto carina, ha quegli occhi un po' animaleschi.
Da cerbiatta, da daino.
Ma non quei cerbiatti della Disney,con gli occhioni e i ciglioni.
Non quegli occhi da cerbiatta italiana, tutta occhi e sguardi flirtanti.
Come i cerbiatti veri, animali, inconsapevoli, all'erta e sempre leggermente spaventati.
Occhi comuni qui, nelle donne. Occhi che guardano altrove.
Occhi che hanno un retrogusto erotico e triste.

I tipi non la calcolano nemmeno, in Italia la calcolerebbero forse anche troppo, lei come se fosse normale e giusto, si infila negli spazi, raggiunge la pulsantiera e comincia a usarla, a tenere aperta la porta per chi esce, e chiuderla non appena sia uscito chi deve uscire.

Nessuno la ringrazia, nessuno la saluta, non la conoscono neppure.
Lei lo fa, non credo si ponga il problema, è quel che ci si aspetta da lei.
Come che se si siede ad un tavolo con degli uomini, sia lei che serva tutti da bere, che metta il cibo nei piatti.
Uno dei tanti comodi rituali.

Poi parli di queste cose, delle diversità, delle insidie della comodità nel distinguere uomini e donne, e trovi chi ti dice che beh, è normale. Alla fine il peccato originale della donna, è diverso da quello dell'uomo. Molto più grave. La donna crede al demonio, e poi convince Adamo. Per questo si è diversi. Per questo la donna non può essere un prete.

Ah bella storia.
Quindi ricapitolando, la donna si fa ingannare dal DIAVOLO, SATANA, il PRINCIPE DELLE BUGIE, cioè uno che fa quello come mestiere e natura, ed è un gravissimo errore. Adamo invece si fa fregare dalla prima figa (in ogni senso) e quello è meno grave.

come quel mio amico che odiava la Cuccinotta e la insultava, perchè "si vede che ti vuole eccitare".
Come se il cazzo duro fosse una colpa, e se la colpa di questa colpa fosse chi te lo fa venire, non tu stesso.
Non è colpa mia. Sono loro che si vestono in modo provocante e ti vogliono eccitare.
Satanasse.

mercoledì, settembre 01, 2010

Endechomenon

Evangelizzazione internettiana



Non ne so molto, ma mi pare che l'evangelizzazione su internet non sia molto diffusa.
Voglio dire, vengono casa per casa.
Sono in tv, giornali, riviste, radio.

Ma su internet? Facebook?

Da un lato lo capisco.
Se pensi all'evangelizzazione cattolica/cristiana "classica" è un uomo, maschio, che si mette su di un podio, e grida ad altre persone che se non fanno quello che dice il Signore, bruceranno e verranno torturati tra indicibili dolori per sempre.

Il dialogo, la risposta, non è contemplata.
Ecco perchè la TV, la Radio, i giornali. Sono media "impositivi".

Mentre internet no, non lo è, è interattivo, dialogico, la comunicazione si fonda sulla intersoggettività degli agenti, insomma rischi. Rischi che non vada come vuoi, di venire "smerdato", di contraddirti e che rimanga a verbale, come si dice, "scripta manent".

Ma dall'altro è un'occasione troppo golosa, mi pare. E internet può anche essere una fucina di menzogne e falsità come nulla altro mai, quindi calzerebbe perfettamente.
E oltre a ciò, il viral marketing, è un sistema poderoso per convertire e deviare, quindi perchè questa assenza della chiesa da internet?
Mi sbaglio io, non la vedo, ma c'è?
O forse perchè metta in atto strategie come quelle sopra descritte la chiesa dovrebbe al proprio interno prendere coscienza di essere un impero secolare e malvagio?
Ma non posso credere che nel 2010 la chiesa non abbia ancora ammesso a se stessa di essere quel che è, Ratzinger è una persona intelligente, lo sa anche lui che è tutto fumo e l'arrosto se lo mangiano loro, dai!

Internet è bella



Uno che soffre di insonnia crolla dal sonno, felice come un bimbo, a mezzanotte, ovviamente non può che svegliarsi alle sei con sospetta sensazione di avere calcoli renali.

La vita potrebbe sembrare uno schifo, poi invece passa Papero e ti spara questo link.


Grazie internet.
Grazie Papero.