Autunno giapponese
In certi momenti il Giappone non ti dà scampo.
Ti lascia lontano, straniero, un po' basito.
Stamane c'era il traffico bloccato.
Il motivo? Incomprensibile. Pare che fosse perché ieri sono cadute le ultime foglie dagli alberi e per questo c'è gente, per strada, che le ramazza.
Ora.
In Giappone se qualcosa può essere fatta in due la fanno in sei, la loro soluzione alla disoccupazione.
Per cui c'erano otto persone in mezzo alla strada, con le loro tutine blu da ninja, le ciabatte in paglia infradito, le calzine sempre blu, le mascherine, con scope in mano a spazzare foglie che poi venivano di nuovo buttate in strada dal vento, e un paio di questi che bloccavano in modo alternato il traffico.
Un lavoro inutile e anche follemente frustrante, eppure svolto con diligenza.
E io in queste dinamiche mentali proprio fatico ad entrare, posso anche arrivare a vagamente intuirle, ma fatico ad anticiparle e a farle in qualche modo mie, capirle sul serio.
Ed è qui che il Giappone traccia una linea, di aliena, ti allontana, ti ricorda di come tu sia fondamentalmente un ospite, che lo sforzo per capire l'altro, chi ti ospita, è tutto tuo, un tuo fardello.
E l'autobus non arriva, ovviamente, bloccato in quella follia normale.
E allora cammini.
E le foglie spostate dal vento di fanno solletico alle gambe, il vento, fresco e non inopportuno ti gonfia la giacca.
La gente ti sorride, dai ristoranti escono profumi assurdi. Il caos di una bellezza fatta di sinestesie squisitamente nipponiche.
E il Giappone, bastardo, ruffiano, ti ritorna a scorrere strafottente. sotto la pelle
1 commento:
anche in Sudafrica, per far fronte al 40% di disoccupazione (23% per il governo) ci sono il doppio delle persone che servirebbero per ogni lavoro e ci sono lavori che hanno, eurocentricamente parlando, dell'assurdo ma che li hanno gran senso sociale.
Per esempio ci sono i tizi che sventolano le bandiere tutto il giorno sull'autostrada a 100m prima dei lavori stradali o quelli che, nei parcheggi, siedono vicino alla macchinetta dei ticket e premono il bottone per far uscire il biglietto al posto tuo.
Il motto è quindi quello che è meglio dare lavori inutili pagati un niente (minimum wage in Sudafrica è di circa 40 centesimi di Euro all'ora) piuttosto che avere tutta sta gente per strada.
Makes keynesian sense.
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