Canzone di un giorno di sole di Kyoto
Come testimonia questo video, come vi dico da tempo, il nostro è stato un viaggio caratterizzato non solo da gente, vedute, bevute, templi, castelli, colori, treni, puttane, donkey, Georgio, mappe, cibo, cibo e cibo. Ma anche tanta tanta musica.
Musica da fuori. Musica da dentro.
E la musica ce l'ha quella caratteristica lì. Quella di mantenere i ricordi, i sapori, gli odori appiccicati tra una nota e un'altra.
Questa canzone poi, secondo molta critica, riporta la figura del Razzi come autore alle proprie gloriose origini. Quelle di "Stringhe Strane". Quelle di "Dubididà". Insomma un ritorno alla grandissima di un vero cantautore che ha saputo, è vero, donarci momenti di intelligente allegria con "Yoginobamba"* ma che solo ora torna a svelarci la bellezza della propria anima.
*Yoginobamba, a presto, spero, sui vostri schermi.
5 commenti:
Il Razzi finale fa tanto Lucio Dalla.
Non posso dire altro che: Dubididà, dub dab du dubididà!!!
Razzi, è la canzone più bella che ascolto dai tempi di "Era il tempo delle more" di Mino Reitano.
Mi viene da piangere.
Il razzi che cambia colore all'inizio del corto vale il prezzo del biglietto, approved.
Dev'essere per la grande emozione.
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