Aeroplano che te ne vai
Gli aeroporti sono posti strani in cui incontri strane persone. Forse ve ne ho già parlato, ma se non me lo ricordo io, non avrò la supponenza di immaginare che ve lo ricordiate voi.
Quante storie passano negli aeroporti, in questi labirinti bianchi e di vetro, dove è sempre giorno. Sento alle mie spalle che Tiziano è in ospedale e che spera di arrivare in tempo. Davanti a me un negozio, campeggia uno slogano "Why not take home an amazing piece of Spanish glass?". Proprio mentre mi domando chi potrebbe mai venire attratto da qualcosa del genere un tizio, palesemente anglosassone, si produce in un'esagerata espressione del tipo "Yeah, why not". Talmente esagerata che mi vien da pensare che sia una sorta di attore, messo lì per convincere chi assiste della qualità e delle buone intenzioni dell'offerta.
E io sono qui e aspetto. Che i miei numeri appaiano sui tabelloni. Che venga il mio turno. Preoccupandomi di continuo delle batterie del mio pc, del mio lettore, perchè ovviamente mi sono dimenticato l'essenziale libro.
E io sono qui e aspetto.
Reitero perchè al Razzi le reiterazioni piacciono tanto. Tranne quelle di Baricco che è un figlio di puttana.
E aspetto.
Quanto amo gli aeroporti non so spiegarlo, anche perchè sento schifato e affascinato, stanco ed attratto.
Nessun commento:
Posta un commento