La falena sbatte anche quando è buio
E mentre questo blog dorme e per fortuna che a volte riposa, ché il titolare è impegnato a tenere il ritmo a un concerto che odora di morte (Apa, l'Altro non è pervenuto), io sono un po' brilla. Ed è strano essere brilli e sentire di voler parlare con tutte le persone che hanno avuto un significato per te negli anni passati, quelli recenti però. Tutte tranne poche, quelle che non puoi chiamare, quelle con cui le cose sono andata male o non ci siamo capiti. E un po' ti dispiace perché quella cosa proprio non era chiara o non hai ancora del tutto finito di mandare a fanculo quell'idiota che mascherava da incanto un inganno bello e buono.
Ma te ne stai lì in quello stato sospeso tra nausea e urlo e non sai bene a cosa stai pensando, sai solo che nessuno ti vede ed è bello essere brilletti così, come al tavolo più nascosto della biblioteca, quello da cui puoi sbirciare il tipo sfigato e carino che non oserai mai fermare per dirgli: "Ehi, ma anche tu leggi Benjamin?". Che poi non mi è mai capitato che leggesse Benjamin, mi è capitato solo uno con lo sguardo spiritato e i capelli cortissimi, un tedesco che arrivato in biblioteca si toglieva le scarpe e non contento si toglieva anche i calzini e aveva sul banco tutti i volumi di Benjamin che non avevo preso in prestito io e viceversa e una volta che mi sono allungata alle sue spalle ho visto che come sfondo del computer aveva l'Angelus Novus di Klee, proprio quel dipinto dell'angelo della storia che guarda il passato a bocca aperta e le ali spalancate, come gambe che non possono chiudersi più. Benjamin l'aveva acquistato a Monaco e se lo portava sempre dietro ma ora è conservato a Gerusalemme perché Walter non poteva portarsi dietro tutto mentre andava a morire sui Pirenei e io in effetti non mi sarei portata il quadretto disegnato da un mezzo matto che poteva anche essere sinestetico per la strana idea dei colori che lo contraddistingueva.
Ma intanto Benjamin è morto e il posto è bello, solo che è apocrifo, mi pare abbia detto qualcuno. Ma non volevo finire a parlare di Benjamin stasera, volevo parlare del posto nascosto da cui si può scrivere e non essere visti, il luogo nascosto, ma ora sono un po' più lucida e mi dispiace avere scritto tutte queste cose senza senso che non ho neanche il coraggio di rileggere, perché sarei capace di trovare un filo dove un filo non c'era mica. È che mentre cammino, come mentre mi sveglio, mi vengono in mente delle cose molto interessanti che inizio a filare e a tessere e poi arrivata alla soglia del portone o della veglia non ricordo più, non so più dove volevo andare, perché mi sono svegliata. Rimango così con un nonsenso che non è interno ma fa la ragnatela con ciò che tocca e mi dico che se ci penso troppo quelle cose diventano mostri o spariscono semplicemente. Non lo so bene quindi vi do la buonanotte e godetevi il silenzio (che le cose tipo le stelle danzanti blabla nascono nel silenzio, non dal caos).
6 commenti:
Due cose.
La prima e' che sei bugiarda. "Non volevo parlare di Benjiamin stasera". Tu vuoi sempre parlare di Benjamin. La riprova e' come verso la fine tiri persino una stoccata al povero Nietzsche.
La seconda e' che hai persino citato i depeche mode, enjoy the silence.
in effetti vi stavo pensando. inoltre è vero, Benjamin è sempre nei miei pensieri però giuro che ieri sera ronfava profondamente, poi si è svegliato.
Eccolo lì, lui.
Per una volta che qualcun altro cerca di scrivere post con un po' di spessore, scatta la gelosia letteraria.
Ma vai a quel paese(Nippon).
"Mah, diamo una chance a questa, va'. D'altronde è la tipa di Montag, poi è tra i pochi su 'sto posto che non mi vanno sul cazzo alla terza parola."
"E mentre questo blog dorme e per fortuna che a volte riposa".
Fa niente, dai.
Grazie, Papero, per lo sforzo che fai a seguirci, nonostante tutta la nostra irritante inadeguatezza.
Schiatti le palle, amico.
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