lunedì, marzo 05, 2007

io, una Price.



La mia storia con Benjamin è nata nel lontano 1992. Ci siamo piaciuti a prima vista, io e Benjamin. Mi ero trasferita da poco in Giappone. Mi ero iscritta ad un corso estivo presso la scuola di Niupi, un piccolo paesino ai piedi del monte Fujiyama, per diventare una “persona delle arti”, comunemente chiamata Geisha. Durante le mie ore libere mi piaceva passeggiare, nonostante nei primi tempi avessi i piedi indolenziti dall’uso delle Geta, le classiche calzature di legno giapponesi. Un giorno, per caso, passai vicino al campo di calcio del paese e vidi che c’era in corso una partita tra le due squadre rivali della zona: la New Team e la San Francis. Decisi di avvicinarmi per vedere meglio come si stesse svolgendo la partita: in fin dei conti, il calcio mi è sempre piaciuto, nonostante non avessi mai potuto, in quanto aspirante “persona delle arti”, giocarlo in maniera agonistica. “Non bisogna imitare gli uomini, ma servirli”, mi dicevo.
Fu così che lo vidi la prima volta. Era bello, bellissimo. Rimase stupita, con lo stesso sguardo meravigliato dei bambini che vedono i pavoni che aprono la coda colorata. Non scorsi subito il suo sguardo, nonostante lo cercassi avidamente, nello stesso tempo imbarazzata e impaziente. Lo contemplai a lungo. Mentre si sistemava i guantoni da portiere, mentre sbatteva con i talloni le scarpe sui pali della porta per far cadere il fango rimasto tra i tacchetti delle scarpe nere, mentre beveva nervosamente dalla borraccia posta a lato. Vidi la sua purezza, celata dal berrettino rosso che portava sempre con la visiera calata sopra gli occhi, come per celare le sue paure, le sue debolezze. Col tempo m’innamorai di questo suo modo di interfacciarsi con la realtà: una specie di dialettica hegeliana fatta da una Tesi di determinatezza, sicurezza di sé e spavalderia nei confronti dell’avversario e dei suoi stessi compagni di squadra, un’Antitesi di timidezza e timore di svelare la vulnerabilità e il candore della propria anima al mondo, che si risolvono in una Sintesi di equilibrio tra i primi due che rasenta la perfezione.
Benji mi rapii letteralmente, ed io ero presa da una Sindrome di Stoccolma senza precedenti. Mi diceva “Kimi o ai shiteru”, poi mi baciava e mi diceva che sarei stata la sua Geisha, “solo la sua Geisha”.
Patty, una delle mie più grandi amiche giapponesi, invidiava la nostra idilliaca storia d’amore. Lei aveva più volte provato a farsi notare da Holly, ma, come ben sapevo io e tutti gli altri della squadra, Holly aveva una relazione clandestina con Roberto (pensate che quando lui lo lasciò per tornare in Brasile, pensò pure di abbandonare il calcio definitivamente e diventare un eremita ad Okinawa.. poi per fortuna incontrò Tom Becker, che gli fece ritrovare non solo delle giovani e lunghe erezioni ma anche il sorriso). Cercai di dirlo più volte a Patty. Ma lei non voleva crederci e nemmeno farsene una ragione. Povera. Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa. Una sera, ubriaca, decise pure di buttarsi nelle braccia di Mark Lenders, ma lui la rifiutò dicendole che era “semplicemente patetica”. Mark è sempre stato un buon amico. Ci siamo allontanati solo per un breve periodo io e Mark. Un sera, tentò di baciarmi pregandomi di non dire nulla a Benji. Ammetto di avere avuto una debolezza per Mark: il suo corpo bronzaceo e scultoreo era senza dubbio attraente, cosa che trovavo molto più sensuale delle continue lamentele di Benji per il suo ginocchio sempre dolente. Ma oramai gli ero legata da un sentimento che solcava i confini della sensibilità, che saltava a gran balzi quella siepe che Leopardi rimirava scrivendo la sua “L’Infinito”.
E’ così che può nascere un amore malato, morboso, ma nello stesso tempo sublime come la melodia di un pianoforte che accompagna un violino, come la panna sulla cioccolata calda, come il temporale d’estate.

4 commenti:

il mak ha detto...

Invero il suo nome ufficiale è Genzo Wakabayashi, poi aveva la caviglia malconcia, non il ginocchio... se non vado errato.

Apa ha detto...

Angosciante come tu c'abbia tenuto subito a precisare... sembri quasi... geloso...

Ma qui si va a scavare nel torbido.

Ergonomico ha detto...

Si, va bene, ma poi come va a finire?

il mak ha detto...

Travisi le mie parole mio buon Apa :)

Magari dopo il Power Up tutto ti sarà più chiaro.