lunedì, agosto 09, 2010

Al cinema con Aparazzi - A Serious Man



Giudizio critico: Bello fess


Allora, il film, secondo me, è bello.
In America si sono lamentati del finale. Si lamentano sempre dei finali dei fratelli Coen.
Dicono che non sanno fare i finali.
Ma il fatto è che sono Americani, e per lo più non capiscono un cazzo.
Gente che vuole che spieghi tutto, per filo e per segno, li prendi per mano e dici loro cosa pensare. Poi al massimo si incazzano e ti dicono che loro vogliono pensare il contrario. Ma comunque vogliono essere presi per mano.
Si lamentarono di No Country for old men, che ha un finale splendido, si lamentano pure di questo, che ha un finale spettacolare.
D'altronde, il film è basato sull'idea dell'incertezza, dei punti di vista, della soggettività della realtà.

Su come il gatto di Shrodinger, citato proprio all'inizio del film, sia paradossalmente vivo e morto nella scatola.
Se non è prendere per mano questo...

Il film inizia con un aneddoto di tradizione ebraica. Un uomo torna a casa, felice di aver incontrato un tale che non vedeva da tempo, che l'ha aiutato a sistemare la ruota del carro.
La moglie gli dice che ha visto un Dybbuk, un anima sfuggita all'aldilà, una creatura sovrannaturale e probabilmente maligna.
Infatti sostiene che un'amica, una parente gli ha detto che suddetto tale è morto di tifo mesi fa.

A quel punto il tale bussa alla porta.
E' un vecchio emaciato che si trascina su di una sedia.
Il marito l'ha invitato per una zuppa, la moglie sostiene che sia un Dybbuk, il marito si vergogna della moglie, ha qualche dubbio, ma è sicuro che non sia così.
Allora la moglie pugnala il vecchio. Che sul momento sembra non sanguinare. Poi lo fa copiosamente.
Si alza, ed esce barcollando dalla casa.

Era un Dybbuk? Non lo era? La porta si chiude e non lo scopriremo mai. La moglie ne rimane convinta, il marito rimane convinto del contrario.
Ma non è importante quello. L'importante è vedere come i nostri punti di vista, e soprattutto quello religioso e quello razionale, spesso ci portino a vedere le cose in modo contrastante, e come non sia possibile capire quale delle due cose sia la realtà.
Come il gatto sia contemporaneamente vivo e morto.
Come il nostro modo di pensare sia il vero paradosso, non la realtà.

Poi il film passa agli anni sessanta, e comincia davvero.

Per dirvi, un sacco di gente ha capito che il tizio fosse un vero Dybbuk, e che quel che succede a Larry e alla sua famiglia sia la maledizione dello spirito che si propaga nei secoli.

Ecco, secondo me hanno torto. Ma probabilmente contemporaneamente hanno ragione.

7 commenti:

Ergonomico ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Ergonomico ha detto...

Acuto, analitico, coinvolgente; logicamente liscio e concettualmente rotondo; snello alla lettura, disseta l'intelletto pur stuzzicandone la fame; questo post è Aparazzi al suo meglio, come Apa.

Manca solo un po' di figa.

byfluss ha detto...

Sono sempre io, quello sul tetto.
Ma vestito.

Ergonomico ha detto...

Così conciato non ti avevo riconosciuto.

Apa ha detto...

@Ergo - LOL, a volte esageri con i commenti ai post.

@Byflo - Avrei voluto pensarci io.
Avrei DOVUTO pensarci io.

byfluss ha detto...

Eh.

hazey ha detto...

Quindi un po' di figa c'è, almeno per me.