mercoledì, agosto 19, 2009

Incompiuto



Potrebbe essere una lettera illuminante e in parte, per la verità, lo è. Una lettera per tutti quelli che fanno di tutta l’erba un fascio, per quelli che non vedono mai le ragioni degli altri e pensano di essere depositari di sapere e verità. Viene da un leghista 24enne ed è indirizzata al Corriere della Sera.

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Non un latrato rabido, come cert’uni si aspetterebbero o, magari, preferirebbero, ma un'enunciazione delle proprie idee schietta e onesta. Idee ed analisi legittime con le quali sarebbe il caso di fare i conti, anzichè bollarle come vaneggiamenti. Su alcuni punti si può anche non condividere, ma siamo lontani anni luce dal mito del leghista con la bava alla bocca, stupido, ignorante, razzista. Distante dal suo cliché almeno quanto son distanti, dal proprio rispettivo cliché, la maggioranza di tutti gli altri elettori italiani.

Peccato che concluda con un paio di contraddizioni.
Inizia prendendo spunto dalla storia, descrivendo un'Italia divisa da 1500 anni e poi conclude con la “paura che l’Italia di domani, di italiano non abbia più nulla.” A sentir lui l'Italia non ha mai avuto nulla di italiano. Descrive un’Italia fascista alla quale viene imposta una romanità posticcia e poi cita i Romani per fare un parallelilsmo con la nostra Italia attuale e con i rischi che corriamo. Sembra in un dilemma, riconoscendo la grandezza dell’Impero Romano e agognandone la discendenza storica ma, nel contempo nell'ideologica necessità di ripudiarlo.

Peccato perchè aveva cominciato bene. Al traguardo però inciampa e commette qualche passo falso di troppo. Abbastanza da dare l’ennesima scappatoia a chi voglia continuare a pensarla come prima, ovvero che il leghista non sa qual che dice.

1 commento:

Papero ha detto...

Dio che merda.