"il principio o la fine: uguale sorte, ormai"
È un anno che ho dichiarato il mio amore per Byfluss, e apparentemente nulla è cambiato.
Lui è irremovibile come un ippocastano e io continuo a lanciargli i miei segnali amorosi, come la luce intermittente rossa nelle macchine parcheggiate di sotto.
A volte, nel canto della mia stanza, mi metto a sfogliare le numerose pagine in cui Byfluss con dolcezza mi chiamava, a scelta, troia, satrapa o sottospecie di bagascioide (il mio preferito).
Non dimentico le occasioni in cui mi invitava con tatto a cambiare avatar, addirittura un sogno con lui presente, di sparire dal blog e di smetterla con la droga.
Non posso scordare tutto ciò, ma come posso sperare ancora, nonostante l’evidenza?
Da un approfondito discorso con il perdente dell’attuale sondaggio, emerse ciò che segue: Byfluss non mi ha mai davvero capita, e mai presa sul serio.
Come dargli torto, del resto, nel regno indiscusso della “banfa”?
Ma a volte bisogna saper guardare la verità nelle palle degli occhi. E dire: va bene, va bene.
Eppure nonostante i cambiamenti della vita, non riesco a scollarmi dalla mente l’immagine di Byfluss nudo sul tetto, o le sue perle lanciate così, nel muzzo del porcile che è il mondo.
Io non posso restare seduta in disparte.
Né arte, né parte.
Non sono capace di stare a guardare.
E quindi non fa niente se ero partita con l’idea di ammettere che va bene, non è cosa. Byfluss non mi amerà mai.
Ho cambiato idea.
3 commenti:
Anche io.
Ti amo.
Storia di Aparazzi.
Vi amo.
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