Apa deve avermi attaccato qualche strana malattia del sonno.
Ieri sono riuscito ad addormentarmi solo alle cinque, dopo una notte passata a gridare disperazione contro una figura luminescente e odiosa che appariva nella stanza di fronte. Quando ho riavuto vita nel corpo sono riuscito ad alzarmi, andare a vedere se il mio amico era tornato a casa, se non fosse rimasto chiuso fuori con quell'altra ragazza. Nell'appartamento non c'era nessuno, forse erano restati a dormire fuori.
Quindi un elicottero precipita davanti alla spiaggia e trapanando l'acqua con l'elica si spezza ed esplode. Subito arriva una motovedetta per finire i superstiti.
I proiettili traccianti raggiungono uno a uno i naufraghi. Sgomento, ma non cedo alla paura e riprendo la scena, poi scappo sulle colline sabbiose seguito da qualcuno che crede di salvarsi.
Solo a mezzogiorno, al risveglio, ammetto che non c'era alcun amico in programma, né ospiti e quella figura di luce probabilmente era uno stupido lampione.
Oggi tornano i pericolosi velivoli.
Mi sveglio quando un annuncio in inglese gracchia di allacciare le cinture.
Mi ero addormentato e stiamo atterrando, Apa è di fianco a me.
Qualcosa non va. Gli oblò da entrambi i lati sventolano palazzi a una distanza preoccupante. Non mi risultava che dovessimo atterrare a Londra City e nemmeno Apa sembra molto tranquillo. Comincio a cagarmi sotto, le ali in punta sfiorano gli edifici, portano via vasi e biancheria. Ad ogni blocco folate di vento fanno oscillare l'aereo che rallenta sempre di più. E' inclinato all'indietro, i motori non danno potenza, c'è un guasto. Stiamo scendendo a venti metri, dieci, l'aereo è fermo e non tocca terra. E' uno schianto agognato, ma negato. Questo maledetto sta calando come un elicottero, se tocca terra si spezza.
Qualcuno dietro mi dice di scendere prima che atterri. Mi tolgo le cinture e solo ora mi rendo conto che non c'è alcuna capotta, quindi salto fuori. Via prima che tutto sia in fiamme.
Ci allontaniamo rapidamente, nessuno in giro finché non arriviamo a una strada di montagna.
"Dove ci troviamo?"
"A Ginevra", risponde una turista.
Ginevra. La compagnia aerea mi dovrà rimborsare il ritorno, questo scherzo mi costerà almeno duecento euro. Sono molto contrariato, andiamo a prendere un autobus per Ginevra. Saliamo, l'autobus è pieno e parte, sistemo le valigie. Due, tre fermate, periferia, violenza verbale, criminalità.
Due controllori in testa si alzano, io e Filippo sappiamo di avere sbagliato.
In piedi frugo nelle valigie, lui resta ad aspettare senza scuse.
La gente è davvero tanta, la donna in uniforme mi passa davanti, non chiede niente.
Mancano due fermate a Ginevra, fermi a un semaforo.
Dalla strada un borghese forza la porta d'emergenza alla sinistra del guidatore, entra, apre il separé e insieme a cinque agenti di polizia inglese trascinano fuori l'autista.
Lo prendono a pugni in bocca. "Ti sei costituito, bastardo!?". Costituito?
Viene lanciato fuori dal bus, sconvolto e colpevole non riesce a parlare. Un agente motorizzato lo prende al collo, lo benda stretto, gli tappa la testa con un casco, lo sbatte sulla moto, blocca l'acceleratore e lo spara a missile attraverso la piazza, sulla rotonda statale. E' un attimo: la moto cade, un furgone, un'auto, un'altra moto, un carosello di ruote gli passa sopra. Sparisce.
Mi sono distratto e ora la donna mi chiede il biglietto, spiega che quell'uomo truffava le assicurazioni simulando gravi incidenti. Un contrappasso, ma quanta severità questa polizia. Cosa succede a chi non ha il biglietto?
Sinceramente mi spiego e la controllore non la prende male, mi chiede ottanta euro, ne prende cinquanta e me ne dà quaranta di resto. Rimango interdetto, cerco di spiegare l'errore, lei mi fa zitto e capisco che è un favore.
Non ricordo niente poi, solo baci morbosi.