Sono sempre stato piuttosto restio all'arte del clubbing gay. Vuoi perche' spesso i locali non sono altro che agglomerati di macchiette stereotipate, vuoi perche' normalmente gli stessi non sono altro che scopodromi dove la gente finge di conoscersi con un drink per poi finire a trombare nelle darkroom pochi minuti dopo.
Nonostante questa mia innata idiosincrasia decido stasera di farte un salto in un posto qui vicino a Piacenza visto che sono qui per il week end, giusto per visitare un po' i miei genitori.
Decido di recarmi all' "Andromeda", una piccola discoteca neanche troppo nascosta in un paesino della provincia che sta a metà tra Piacenza e Parma (Soragna).
Il locale è come sempre qualcosa di grottesco. Chi di voi ha visto il primo "Scuola di Polizia" credo si ricordi del "Blue Oyster" il locale dove gli apprendisti eroi finiscono per sbaglio. Un posto colmo di "maschioni" tutti muscoli e abbigliamento di pelle ma dal cuore tenero, cosi' tanto da amare i balli lenti.
La sensazione che ho entrando in questa discoteca di provincia è la stessa. L'abbigliamento medio è, fortunatamente, sobrio ma è il vedere la popolazione di mezza età proveniente dal mondo occultato dei finti etero che mi lascia perplesso. Persone con una vita normale e una famiglia da copione che il sabato sera cercano un po' di affetto nelle braccia di altri uomini. Persone che si distaccano dalla loro normale vita per un paio d'ore dimenticandosi dell'immagine che si portano addosso per 6 giorni alla settimana. Il quadro finale, per quanto "strano" è particolare e genuinamente umoristico (nel senso Pirandelliano del termine). Cio' nonostante provo disagio perche' per la maggioranza delle persone il tutto finisce nel momento in cui si varca la porta d'uscita, momento in cui non ci si saluta nemmeno per il timore di essere viste da qualche normale passante occasionale di paese.
La sensazione di microcosmo è accentuata dal fatto che l'età media è particolarmente alta. Tanto che molti ragazzi vanno in quel posto giusto "per ridere dei vecchi finocchi che si abbracciano". Provo disgusto per questo tipo di spettatori anche se forse anche io sono li per quello.
Consumo un paio di drink e me ne sto in un angolo. Sono un osservatore e mi piace guardare la gente. Non ballo, non sto in mezzo alla mischia ne' mi diletto in scene da copione. Guardo. Osservo e cerco di cogliere movimenti, sguardi, effusioni, genuino divertimento e triste consapevolezza della limitata durata dello stesso.
Poi il dj decide di mettere un brano crudele: "Love Kills". Mi prende il magone ed esco. Fortunatamente senza accorgermi della differenza tra dentro e fuori.
Io Sono. Indipendentemente dal luogo.