lunedì, agosto 07, 2006

L'angolo di "Sarebbe facile chiamarlo capolavoro"

Ieri sera ho visto Sympathy for Lady Vengeance, terzo capitolo della trilogia sulla vendetta di Park Chan-Wook, splendido regista coreano.
Finora del suddetto regista ho visto 4 film, e mentre stilisticamente cresce, dal punto di vista dei contenuti non delude mai.
Ma torniamo alla trilogia, se Sympathy for Mr Vengeance parla dell'empatia e della confusione che c'è nella vendetta, se Oldboy parla del dolore della vendetta, Lady Vengeance (odioso titolo occidentale, l'originale si chiama "La dolce signorina Geum-Ja" o qualcosa di simile) fa un'analisi piuttosto rigorosa della vendetta, distaccandosi brutalmente dai primi due.
Se infatti nei primi due capitoli le vendette si incrociano, confondendo i valori morali dello spettatore, in quest'ultimo capitolo la vendetta è pianificata, lunga, lineare, quasi ineccepibile, ne risulta un film molto meno dinamico, ma non per questo meno poderoso dal punto di vista dei simboli e delle immagini.
Sarebbe facile chiamarlo capolavoro, si tratta comunque di un film girato magistralmente, profondo, toccante, intelligente. Da vedere se si vogliono passare due ore ad assistere all'autopsia di un senso di dolore e di vendetta, alla rigorizzazione degli impulsi umani alla violenza, alla ridicolizzazione dell'egoismo.

9 commenti:

Razzi ha detto...

peccato per lo stravolgimento del titolo originale, alla ricerca di qualche biglietto in più

il mak ha detto...

Grazie alla tua generosita' ho potuto vedere sudetto film nella mia accogliente dimora.

Il film e' girato e interpretato con una certa quale maestria ma non lo definirei un capolavoro.

Certo, le emozioni sono a volte vibranti. Ma non basta per fare di un film un capolavoro.

A tratti mi dava quasi fastidio vederlo. In quanto mi e' apparsa subito chiara la natura catastrofica della pellicola.
Oddio, ho visto film peggiori da questo punto di vista, uno in particolare finisce con la morte di tutti i protagonisti fatta eccezione di un cieco, senza bastone, che cammina pericolosamente sul ciglio di un crepaccio.
Ma tale film, che non nomino per non spoilerare, mi ha paradossalmente stimolato la curiosita' fino alla fine, anche se palesemente ispirato da quell'insopportabile poeta semiautore inglese del cazzo.

Per me, in ogni caso, SFMV mi e' apparso decisamente sopra la media degli ultimi 10 anni. Ma pesca a mani basse.

Ergonomico ha detto...

Punto primo: basta con questa menata del "sarebbe facile definirlo un capolavoro". Mi sembra la classica mossa "mettiamo le mani avanti", se un film piace, che si dica senza paura, se lo si ritiene un capolavoro ebbene si abbia il coraggio di dirlo. E' piu' difficile dire "questo film e' un capolavoro" che dire "sarebbe facile definirlo un capolavoro"... fuori le palle!
2)Grazie Mak per spoilerarmi un film che non vedro' mai visto che preferisci descriverne il finale invece di consigliarcelo. C'e' un motivo se, solitamente, si consiglia il titolo e non si racconta la trama e non viceversa.
3) I film in cui alla fine muoiono tutti sono generalmente fichissimi, mostrano che lo sceneggiatore non ha paura di far morire personaggi ai quali lo spettatore si affeziona perche' la storia e' piu' importante. Io sono per la narrazione, non per il personaggio. Chi non sa reggere un film drammatico si goda pure "Vita Smeralda" e "Vacanze di Natale"
4) Qualcun'altro vuole una dose di bastonate? Sotto che sono in vena!

Jarman ha detto...

> 3) I film in cui alla fine
> muoiono tutti sono generalmente
> fichissimi, mostrano che lo
> sceneggiatore non ha paura di
> far morire personaggi ai quali
> lo spettatore si affeziona
> perche' la storia e' piu'
> importante.

E proprio perché la storia è quella che conta, non ha senso nasconderla o temere le rivelazioni altrui: un film che si regge semplicemente sul colpo di scena, finale o no, è sempre un film che vale poco.

Apa ha detto...

Per me i primi due (SFMV e OLDBOY) sono decisamente capolavori. Profondi, pensati e toccanti. SFLV è un gran film, ma per la sua "freddezza" non mi ha colpito. Mi riserbo di rivederlo per poterlo apprezzare meglio.

Ergonomico ha detto...

Caro Jarman non concordo, la storia e' anche il suo dipanarsi, un film e' un'esperienza pensata in divenire, saltare pezzi o conoscere gia' alcune vicende puo' senza dubbio abbassare la qualita' di tale esperienza.

Jarman ha detto...

Allora ci si dovrebbe chiedere cosa c'è di davvero importante in quelle vicende.

La trama in cui una sequenza di eventi si chiude in maniera inaspettata è banale e abusata. Se qualcuno mi racconta la trama di un film dove alla fine si viene a sapere che il colpevole è un personaggio insopettabile, non mi rovina alcuna sorpresa perché è un film visto centinaia di volte. Ti dirò di più: mi fa risparmiare tempo e denaro.

Saltare pezzi o conoscere già alcune vicende non implica necessariamente un abbassamento della qualità dell'esperienza: vedi "Pulp Fiction" e il suo montaggio.

Ben diverso è il caso in cui la trama assume un significato a prescindere dai colpi di scena. Mai visto "25th Hour"? Lì sai fin dal principio che il protagonista finirà in galera e infatti i pregi di questi film li trovi altrove.

il mak ha detto...

Se per assurdo SFMV fosse un capolavoro, come la mettiamo con Apocalypse Now?

Ergonomico ha detto...

Continuo a non essere d'accordo, Jarman, io non mi riferivo esclusivamente ai film con colpo di scena finale, anche se ce ne sono di pregievoli (mai visto "Una pura formalita' "?). Mi sembra che tu faccia la strana equazione: colpo di scena finale = film del cazzo. Certi film sono un crescendo verso il finale ed e' proprio questa il loro scopo, la loro narrazione trae forza dall'incomprensione dello spettatore, dal suo cercare di capire cio' che sta succedendo insieme ai personaggi. Se togli quello, non ti gusti piu' la narrazione (vedasi: "Identita' "). Il suddetto calo di tensione dovuto a spoiler pero' puo' verificarsi anche in film dove il colpo di scena non c'e', la sequenza degli eventi e' stata immaginata dal regista in quel modo per un motivo specifico, altrimenti nei titoli di coda non ci sarebbe la voce montaggio. L'esempio "Pulp fiction" e' emblematico, la narrazione si puo' seguire perche' il regista e' bravo a raccontare una storia in pezzi diversi, non sarebbe altrettanto bello se venisse guardato saltando qualche evento, proprio perche' sono stati messi in quell'ordine per un motivo. Lo stesso discorso vale per "Memento" che e' proprio il film perfetto per illustrare il mio punto di vista, bello nel suo dipanarsi perche' si svela piano piano, ma se salti pezzi o ti sputtanano alcune cose non e' altrettanto piacevole eppure non c'e' un colpo di scena bombastico alla fine.
A cornice di tutto questo discorso rimane comunque il fatto che, che la si pensi come me o come Jarman, il Mak continua a non condividere il titolo del film con noi. Sbagliando da entrambi i punti di vista.