Ultimo lunedì
Oggi è il mio ultimo lunedì qui in Giappone. Il prossimo sarò in viaggio.
Da oggi ufficialmente ho smesso di sentirmi a casa e torno a sentirmi un ospite.
Quella forza estraniante, quel retrogusto che mi diceva che comunque io qui sarò sempre uno straniero, una creatura abusiva o di passaggio, ora è diventato il sapore principale, che neppure questo strepitoso pane alle noci e uvetta riesce a levare.
Da stamattina ha cominciato anche a fare freddo.
Sembra quasi che il Giappone voglia irridermi, fingendo che anche lui proverà qualcosa dalla nostra separazione, ma non è così.
Sarò l'unico a soffrirne.
A provare nostalgia per quei gesti di normale, elegante gentilezza quotidiana.
A dover dire addio a quel senso di placido benessere e a quella confusione luccicante. A quel senso di sicurezza.
Agli enigmi della vita quotidiana.
Allo sforzo costante di penetrare il velo che ricopre le persone, quel cercare il bandolo, un reverse engineering sociale.
A quelle cosce bianche, minute, snelle. Sempre in mostra.
Come mi abituerò all'assenza di gambe storte, teste biondo alieno, unghie ingioiellate, minigonne fatte d'aria e poca prudenza?
Stivali di pelo, sorrisi, venti improvvisi, confusioni e momenti di falsa comunicazione.
Come?
Il Giappone, fondamentalmente, se sei persona capace di sentire certe cose, ti aliena e ti riconcilia con aspetti diversi della natura umana.
But there's gonna be a party when the wolf comes home.
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