venerdì, dicembre 12, 2008

La tola





In bresciano esiste questa parola. "Tola".
Esprime un senso di vergogna, di timidezza.

Credo sia una delle tante evoluzioni ignoranti del bresciano da tolla, che credo voglia dire "latta".
Faccia di tolla, faccia di latta (o bronzo), faccia da tola.
Poi pian piano la gente non riconosce il significato di tola, prende un da (bresciano) come un da (italiano), e tola diventa vergogna, faccia da vergogna.

Frase tipica bresciana è quindi "che tola", quando uno si vergogna o fa qualcosa che lo mette sotto l'attenzione di tutti.

E la cosa strana è che nella mia testa ha questo significato dal sapore leggermente diverso, intraducibile.
Per dire, il termine tola mi viene sempre in mente quando guardo una trasmissione televisiva, un filmato... è c'è qualcuno che si rende particolarmente ridicolo. Un comico che non fa ridere. Uno che viene mortificato. Che fa una figura di merda E questa cosa mi risulta insopportabile. A prescindere che io provi simpatia o meno per il personaggio in questione.

Non riesco a digerire la situazione. Devo spegnere, cambiare canale. Mi sento fisicamente male.
Provo tola.

Mi domando se succeda anche ad altri.

Mi interrogo sul legame tra lingua, senso, significato, e cultura locale. I giappoonesi provano cose diverse? O hanno solo parole diverse per le stesse cose?
Esprimere concetti è semplicemente un percorso di approssimazione da qualcosa di astratto, puro, assoluto, a qualcosa di finito e imperfetto quali le parole?
O al contrario le parole non sono solo strumenti di espressione ma anche di lettura, il filtro tra la mia mente e il mondo, parte attiva nel processo appercettivo (questa l'ho messa per Ergo).

In che modo le mie categorie mentali sbilanciano quelle che alla fine sono le mie sensazioni, i miei pensieri?

Mi domando se fossi nato, cresciuto in qualche altro posto... cosa proverei?

9 commenti:

byfluss ha detto...

Il pesce.

Comunque è anche un'espressione piacentina ed ha lo stesso significato.

"Fassia ad tola".

Apa ha detto...

Ma voi dite "c'ho tola fess"?

byfluss ha detto...

Traduci, però, che ti dico.

Papero ha detto...

Curioso, io provavo la stessa cosa. Tipo anche nei film, era una sensazione insopportabile, sopportare le figure di merda altrui.

Poi ho "capito" che era una minchiata (perché spesso è parte del divertimento del film), e ho smesso.

Ignazio ha detto...

Apa per quanto riguarda il tuo esempio - più che di tola in senso stretto - io parlerei di empatia. E l'empatia non discende dalla cultura locale quanto dalla sensibilità individuale. Se fossi nato in un altro posto (quindi a fronte di cultura ed educazione diverse) saresti sempre empatico anche se probabilmente servirebbero altri stimoli per innescare questa funzione.
Alla fine della fiera non cambierebbe un granché :p

Ah, già che ci sono.. buon rientro ^^

Apa ha detto...

Insomma devo solo capire che è una minchiata.

E' strano come tutto mi sembri una minchiata, ma da questa cosa non guarisca.

Razzi ha detto...

Idem. Anzi, le figure di merda altrui, anche se fittizie (film), mi provocano un principio di pianto. Non di commozione, ma appunto di vergogna. E lo stesso capita nelle rappresentazioni basate sui malintesi, ad es. le commedie degli errori, quando qualcuno viene scambiato per qualcun altro, o accusato ingiustamente, o frainteso. Che fastidio!

byfluss ha detto...

A me fa piangere questa discussione.
Vedete voi.

Apa ha detto...

Cos'altro ti fa piangere, Byflo?

E comunque la parte importante, o meglio quella che voleva esserlo, del mio post era sul legame tra lingua e pensiero e sentire.