Toppetta
Ci ho messo un po’ per capire che non siamo ad Animal Crossing. Lì, quando un animaletto ti dice che ha deciso di trasferirsi e andarsene dalla tua città, tu gli dici “Non andartene!”, “Ma è impossibile!”, “Non mi lasciare!”. Lui, dopo un po’ di moine e A varie, ti dice “Uhm, forse dovrei ripensarci…” o “Non mi aspettavo una risposta così. Forse dovrei restare?”. Alla fine tu esci dalla sua casa contento e soddisfatto, almeno Toppetta, il bellissimo orso di pezza fatto di toppe colorate, allegro scemo e dormiglione, non abbandonerà la città.
Invece qui il Toppetta della situazione se ne va. Se ne va eccome. Una scelta di vita, una questione vitale, a tratti politica. Certo, il lavoro. Ma c’è dell’altro, ed è questo “altro” a spaventare di più.
Dicono che serva molto coraggio, ma secondo me anche molta memoria e una radice, un’origine più forte della novità. Mi è rimasta questa tua domanda in testa “E queste cose, quelle che vivo oggi, qui, che vorrei portarmi con me, che vorrei fossero il mio bagaglio principale... verranno schiacciate e riassunte in qualche rigo? A quale rischio le sto sottoponendo?”.
Io vorrei dire molte cose a questo Toppetta bresciano con la valigia in mano, con un occhio azzurro e l’altro a mandorla. Ma preferisco non dirle, non qui almeno. Sento solo che partendo legherà alla valigia un filo e questo filo rimarrà legato ad alcune parole, ricordi, risate che mi tengo in un cassetto. È un filo molto lungo e resistente, non tirerà e non si spezzerà. Una sorta di Pollicino di cotone e affetto.
2 commenti:
Hazey il tuo affetto mi commuove.
Non dovevi, in fondo resto in Giappone solo due settimane e non ho capito la storia dell'occhio azzurro, ma va bene lo stesso.
Ok, in una mano ha la valigia,
ma nell'altra?
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