Le verginità
LK mi ha regalato una Moleskin, un taccuino molto cool e, direi, rough and chic, un po' come me.
Cara come è ha anche scritto una piccola dedica.
Sempre voluto un taccuino, l'ho sempre trovato un sistema ideale per cristallizzare il mio caos senza troppe menate. Non gliel'ho detto, ma immagino lo leggerà ora: regalo azzeccato, tesorina.
Visto il lavoro che faccio qui mi serve come il pane, ma non mi andava di scrivere cose "business related" sulla moleskin di LK, mi sembrava di profanare il bianco, leggermente rigato, verginale e puro di quelle pagine. Uno scempio, un atto empio.
E poi...
Il tratto di una penna... è così radicale. Non esiste backspace.
Sono entrato in cartoleria, ho passato un'ora a scegliere la penna giusta, fissabile, adatta, il tratto, il peso.
Niente, non ce l'ho fatta, questa moleskin la userò per altro.
Per il lavoro ne ho presa un'altra, tematica.
Moleskin "Tokyo".
Ha la mappa, la metropolitana, e una serie infinita di schede, schedine, tag, tab e chi più ne ha più ne metta. Improvvisamente la rete per imbrogliare il mio caos comincia ad essere troppo stretta, troppo soffocante ed ancora quella reticenza, se scrivo non si cancella. Se scrivo rimane.
L'atto irrimediabile, concreto, postomi davanti mi terrorizza ancora. La cosa irrecuperabile.
Sarà per questo che non sono mai stato con ragazze vergini. Se mi perdo giorni solo per toccare con la punta di una penna una pagina bianca...
P.s. ma il colibrì l'aveo già usato?