Ultimamente sogno di brutto.
Sogni profondi intensi, saporiti e rotondi.
Complessi ed incomprensibili.
Mi sono da poco svegliato e ho sognato di lavorare, cosa che sto facendo troppo ultimamente, in uno studio di quelli vecchi, antichi, che vedevi una volta nei film.
Ottocentesco. Ridondante.
Pieno di libri, intarsi, librerie, velluti e pergamene.
Al lavoro con me c'è Ergo, che mi fa da assistente, tipo.
Dobbiamo chiamare Celentano.
Dobbiamo chiedere di fare qualche tipo di lavoro per noi, ma non mi ricordo cosa.
Lego il fatto, nel sogno stesso, al referendum, ho letto da qualche parte che Celentano sta facendo campagna referendaria. E dico a Ergo che gli dica qualcosa, faccio qualche commento sgradevole dei mie e lui, che sta già telefonando a Celentano, mi porge la cornetta e mi dice diglielo, diglielo.
Poi sente che qualcuno risponde, cambia totalmente tono, parla in inglese, dice che no, non abbiamo il nuovo numero di Adriano, se lo fa dare, ringrazia in italiano e saluta, e ricomincia a fare il pirla con me e bestemmia contro Celentano, reo di non averci avvisato del cambio di residenza e numero telefonico.
Al che realizzo che è un sogno, che sono in Giappone, che mi sono dimenticato di avvisare l'ambasciata sia che sono tornato a Tokyo, sia del MIO cambio di residenza, e che con tutta probabilità questo risulterà nella mia impossibilità a votare per il referendum visto che mi avranno, se l'hanno fatto, mandato tutto all'indirizzo sbagliato.
Torna tutto insomma.
Tranne Ergo.
Ma Ergo è la mia coscienza e la mia curiosità, infatti mi sveglio e mi rendo conto che il personaggio ERGO che ho sognato, era profondo e complesso tanto la mia percezione di Ergo nella realtà. Era completo. Cagava il cazzo per sfottere, era un rompicoglioni per sfizio, brillante e pedante, nel momento di serietà faceva quella faccia e quel tono che fa Ergo in quei momenti lì. Un simulacro, un eidolon perfetto di Ergo nella mia testa.
In genere quando sogno qualcuno non è così, mi rendo conto che sono miei proiezioni. Qui mi son svegliato con la sensazione che fosse proprio lui.
E se chiudo gli occhi lo vedo che mi fa l'occhiolino, ammicca e mi manda a fanculo.
Mi manca.