martedì, gennaio 31, 2012
lunedì, gennaio 30, 2012
La vita cambia
Nuovi usi, nuove abitudini. La vita cambia, per tutti.Cose che non immaginavamo poter fare diventano all'ordine del giorno e ci capita di pensare che il tempo che scorre sia un inesorabile progresso.
Il mondo diventa ogni giorno piu' piccolo, si comunica in ogni angolo del globo.
Possiamo giocare con dei videogiochi ognuno a casa propria. Possiamo scattare foto in ogni istante. Possiamo parlare gratuitamente tra Italia e Giappone, condividere foto, film.
E in questo avanzare non ci rendiamo conto di quelle piccole cose che spariscono, che non facciamo piu', che i nostri figli non conosceranno, che i nostri nipoti avranno del tutto dimenticato e manco potranno immaginarsi, cosi' come noi a fatica possiamo concepire come passava il tempo nostro nonno, i nostri prozii.
Fermiaci un attimo a riflettere quindi, a piangere il lutto di cento e mille piccole cose.
Rendiamoci conto, per esempio, di come l'estrema diffusione del cellulare ci abbia privato dell'ingenuo piacere di lanciare qualcuno vestito in una piscina.
ALLE ORE: 13:28
domenica, gennaio 29, 2012
Felicitazioni per un compleanno illustre
Oggi è il compleanno di Razzi, non un giorno qualsiasi.
Oggi è un giorno rock. Un giorno blues.
E così la Juve e il pacato Conte decidono di fargli un regalo, quello di riportare l'udinese alla realtà. E il Razzi lo sappiamo non c'è nulla che ami di più che la serietà e sarà solo felice che la sua squadra ora non abbia più grilli per la testa e possa pensare a fare il suo onesto campionato senza tanto rompere i coglioni.
Ma torniamo al vero uomo del match, Razzi. Che altro si può dire di quest'uomo ormai più che celebrato in queste pagine, persino con la sua assenza.
Un uomo di peso, di spessore, di qualità se non di altezza. Umile, onesto, generoso. Forse persino il più umile, il più onesto, il più generoso che conosca. Tranne quando di mezzo ci sono patatine e birrette, lì generalmente l'anima del Razzi trasmuta nell'animale Razzi.
Mi piacerebbe poterlo celebrare degnamente, in sua presenza questo giorno speciale. So che piacerebbe anche lui, ma che, nella sua umiltà, riuscirà persino ad accontentarsi di passarlo con la sua bella.
Sei un grande Razzi.
Voglio imparare da te, e mi accontenterò di poterti augurare da lontano il migliore dei compleanni e di dedicarti la tua canzone preferita.
ALLE ORE: 06:33
sabato, gennaio 28, 2012
venerdì, gennaio 27, 2012
L'anno del dragone
Ieri in piscina ero un drago. Non mi fermavo piu', nessun senso di stanchezza, di mancanza di fiato. Forse perche' ho smesso di fumare da una settimana. Forse perche' e' l'anno del dragone e vuol dire che Apa spacca i culi.
E in effetti dalle prime avvisaglie parrebbe proprio cosi'. Questo e' anche l'anno dei Maya pero', infatti mancano quasi 11 mesi esatti al momento in cui improvvisamente tutti smetterano di parlare dei Maya e torneranno a dimenticarsi di una delle tante popolazioni stuprate, torturate, uccise dall'uomo bianco. Ma divago.
In piscina.
In piscina dicevo, ero un drago. Fatto oltre un Km a nuoto non mi fermavo, fino a quando con un certo immotivato imbarazzo mi sono reso conto di essere assolutamente da solo in piscina. Io e la bagnina. Mi sono sentito in colpa, la stavo facendo lavorare per nulla.
Me ne sono uscito.
Sono entrato nello spogliatoio e bum, chiappette di vecchio giapponese.
Uno che si asciugava le palle con il fon. Da sotto. A gambe aperte e arrotolato su se stesso.
Uno che a malapena stava in piedi.
Uno che seduto nudo si guardava allo specchio.
E tanti tanti altri.
Tutti magri. Tranne quello del fon e delle palle.
E mi domando, ma anche in Italia in palestra, in piscina, c'e' pieno di vecchi di settanta, ottant'anni?
ALLE ORE: 05:22
giovedì, gennaio 26, 2012
mercoledì, gennaio 25, 2012
Terremoti
Leggo di gente terrorizzata per il terremoto su FB.
Dilettanti e cagasotto.
Non capisco se e' questa ansia di condivisione, questa consuetudine a comunicare di tutto con la sottile consapevolezza di essere banali e un poco ridicoli, il gatto che dorme, cosa si e' mangiato, quante birre si e' bevuto, a che ora si e' andati a dormire e quanta voglia si abbia di qualcosa... Magari e' questo che poi amplifica il riverbero di certi eventi.
Che fa dire, "figa il terremoto!" Come se si possa essere un poco anche contenti di avere qualcosa davvero da dire.
ALLE ORE: 09:55
Endechomenon - la giovinezza di Byfluss
ALLE ORE: 04:31
martedì, gennaio 24, 2012
Buenos Aires, Milano
Oggi tornavo a casa carica a ciuccio di arance, mal di testa e aria puzzolente, alla ricerca di un correttore per le mie occhiaie senza speranza. Dopo avere odiato un commesso brasiliano, mi sono incamminata giù per Buenos Aires e ho visto un gruppo di almeno una ventina di poliziotti in assetto da guerra (pure gli scudi trasparenti avevano) davanti al teatro dell'Elfo che guardavano verso il marciapiede di fronte. Ben quattro corsie più in là, sul lato opposto della strada, c'era un gruppetto di ragazzi con uno striscione gigante che recitava: "Se la gente vi odia, ci sarà un motivo". Erano immobili, tenevano questo striscione e non accennavano una mossa. Così, come in un western cittadino si guardavano da un lato all'altro di Buenos Aires. Mi è venuto da sorridere, ma poi mi sono detta che non ho capito, non ho capito che ci facevano i poliziotti in assetto da guerra, non ho capito perché c'erano i ragazzi con lo striscione di fronte a prenatal, insomma non ci capisco una mazza. Non capisco perché la gente li odia o perché i poliziotti ci odiano, non ho capito chi odia chi, se c'entrava il commesso brasiliano, non lo so.
Me ne sono tornata a casa con le mie occhiaie. Per strada ho sentito un profumo di arance.
ALLE ORE: 20:55
I'm a Fucking Rock'n'Roll Star
Bella la vita del rocker. Avventurosa e spericolata. In giro
per l’Europa… Austria, Germania, Olanda… Il furgone stipato di valigie,
chitarre, amplificatori… E naturalmente birrette. Da un albergo all’altro, da
un locale all’altro, sempre on the road, sempre sul filo del rasoio. Una vita
al limite, che divampa, brucia e si consuma tra mille emozioni. Una vita ricca
di colpi di scena, contrasti, eccitazione, stanchezza, felicità, creatività, follia… e
soprattutto figa. Groupie come se piovessero, poco più che adolescenti,
assatanate, con corpi da favola… Guardate. E tenete a freno l'invidia.
ALLE ORE: 17:13
Ignazio
Giornate di rivelazioni.
Sono secoli che cerchiamo di incontrare Ignazio a qualche ritrovo e l'idea che ci siamo un po' tutti fatti e' che sia una ragazza che non si concede a nulla se non a delle sessioni di sesso virtuale con Mak.
Poi leggo quest'articolo e trovo quella che decido essere una spiegazione plausibile.
http://www.yourhealth.com.sg/content/woman-refuses-leave-toilet-bowl-25-years
Improvvisamente quadrerebbe tutto, il suo non farsi mai vedere, le sue ritrosie, i suoi post e la sua passione per il Mak.
ALLE ORE: 04:25
lunedì, gennaio 23, 2012
Ergo e l'Ipad, ovvero chi non risika non rosika
Ergo ha sempre sfottuto l'iPad e sfottuto pesantemente, direi.
A modo suo, con la delicatezza elegante di un bianco razzista nel Mississipi anni 40.
Al ritorno dal Giappone, l'iPad ci ha salvato da un viaggio noioso, in aereo la tv non funzionava: torneone a Risiko! su iPad e passa la paura.
Ergo dunque pare cambiare idea.
Mossa encomiabile da parte sua, solo gli stolti non cambiano mai opinione, e lui mi dimostra che stolto non e', ammette che sia un bell'oggettino, che possa essere utile.
Ci lasciamo e penso a quanto sia una bella persona, a come gli basti divertirsi per fare i conti con le proprie opinioni, a mettersi in discussione. Ma mi rimane una pulce nell'orecchio. Qualcosa che non quadra.
Possono davvero bastare due, tre partite di Risiko!, un paio di ore passate in allegria a cambiare una posizione tanto radicata?
Poi trovo questa:
E all'improvviso, tutto mi e' piu' chiaro.
Tralaltro, "ergonomica" come soluzione.
ALLE ORE: 04:16
Strali di gufo: Pampulu pimpulu parim pam pum
Abbiamo già detto che il calcio è uno sport che vive nell'attesa di un momento. Quest'attesa non è però circoscritta ai 90 minuti della partita, spesso la precede anche di parecchi giorni. Nel nostro paese, complici i mezzi di informazione, il tifoso vive immerso in un incantesimo di montante attesa per tutta la settimana e quando arriva il fischio d'inizio è come un gavettone pieno, vuole solo esplodere.
È pertanto eccezionale quando, dopo l'abboffata di aspettative, bastan pochi secondi perchè il tifoso debba incassare il primo gol ed è un tripudio quando il secondo e il terzo arrivano prima ancora che sian passati 10 minuti. Immaginiamoceli, i tifosi del Cesena, che, dopo aver fatto 330 km per seguire la propria squadra in trasferta, dopo soli 9 minuti, vorrebbero pigliar su baracca e burattini e andarsene, piagnucolando come il bimbo al quale hanno rubato il giocattolo.
All'inizio del secondo tempo, con un avversario ormai annoiato, il Cesena accorcia le distanze regalando chissà quali speranze al tifoso indefesso che, si sa, quando si tratta dei propri colori, crederebbe anche agli asini che volano. Invece è apoteosi, gli avversari, che da signori non volevano infierire, giustamente si risentono: "Ah è così??" Pam, Pum, altri due manrovesci in sberleffo e tanti saluti. Cala il sipario, standing ovation.
ALLE ORE: 00:41
venerdì, gennaio 20, 2012
Passare alla storia
Buffo il modo scelto da quasto signore per essere ricordato per sempre.
ALLE ORE: 11:49
Le pere del nonno
Quando moriro' voglio che le mie spoglie vengano riposte in questa urna.
http://bigthink.com/ideas/38299
E come albero, voglio essere un pero.
Cosi' quando faro' frutto, LK le dara' da mangiare ai miei nipoti e dira' "Buone le pere del nonno eh?".
Questo e' in assoluto il mio sogno piu' vero.
ALLE ORE: 06:44
giovedì, gennaio 19, 2012
Musica Ergonomica Otto: Out there
È difficile analizzare il sentimento di esaltazione e felicità che provoca il sentire per la prima volta una musica che ci piace. Mentre la melodia si rivela al nostro orecchio e il cervello la elbora per la prima volta, cercando di stargli dietro, si può godere del piacere della scoperta misto all'aspettativa che la metrica e la repetitività creano nella mente. D'altra parte, quando la canzone non ci prende particolarmente, si ha inevitabilmente la sensazione di star perdendo tempo. In bilico fra queste possibilità, spesso mi trovo ad andare sul sicuro e a riascoltare quel che son sicuro già piacermi. Eppure spesso mi trovo ad essere angosciato dall'idea che vi siano sicuramente, là fuori, centinaia se non migliaia di canzoni che mi piacerebbero ma che, inevitabilmente, mai sentirò. Il fatto di poter perdere anche solo uno di quei magici momenti, in congiunzione con la quasi consapevolezza di non poter umanamente ascoltare tutta la produzione musicale dell'umanità, mi dà una sensazione di impotenza. E pure l'immensità che la ricerca di quelle piccole perle comporterebbe mi fa desistere prima ancora di provare.
Eppure a volte la musica, grazie a pure coincidenze, si fa strada verso di me. Capitava così che, in attesa di venir imbarcato sul mio volo per l'Italia, qualche tempo fa, scoprissi per filodiffusione il primo disco dei Mumford & Sons. L'idea che solo il caso me li abbia fatti conoscere, mi ricorda ancora una volta che la musica è là fuori e che forse non c'è bisogno di godersela tutta, basta sapersi godere quella che ci raggiunge.
Mumford & Sons - Little Lion Man
Mumford & Sons - Dust Bowl Dance
ALLE ORE: 00:26
mercoledì, gennaio 18, 2012
How to kill a cat
Una mia amica, giapponese, tra un nighiri e l'altro, si gira verso di me e mi domanda.
Ale. Tu che sei persona di una certa esperienza e sai un sacco di cose. Sai come si uccide un gatto?
Cerco nel tono un qualche accenno di tono retorico o umoristico e trovo solo uno sguardo serio.
Vuoi sapere qual e' il metodo migliore per uccidere un gatto?
Salta fuori che un suo amico che ama i gatti ne ha appena adottato uno, solo che ha scoperto di esserne allergico. Non a tutti i gatti, solo a quello. Quindi non puo' tenerlo in casa.
Sta quindi pensando di ucciderlo e pondera tra due diverse opzioni. Pugnalata al cuore, la prima. Decapitazione, la seconda.
Perplesso chiedo perche' non lo regali. Non conosce nessuno. Perche' non lo abbandoni. Ha paura soffrirebbe, poi magari verrebbe attaccato da qualche animale o morirebbe di fame.
Insomma il tizio pare deciso. Pugnalazione o decapitazione. Secondo me lo aspetta qualche sorpresa.
Il mio stupore, il mio sdegno e il mio tentativo di oppore una logica umana pian piano si affievoliscono e muoiono.
Certo che a volte l'ignoranza genera mostri.
Lo sanno tutti che il modo migliore e mettere il gatto nel sacco, legarlo e buttarlo in un fiume.
ALLE ORE: 08:28
lunedì, gennaio 16, 2012
Strali di gufo: identità rubata
Le aspettative e l'anticipazione sono componenti consistenti ed importanti del calcio. Non potrebbe essere altrimenti per uno sport che vive fondamentalmente dell'attesa di un momento, quello del gol. La genialità di questo sport è che c'è sempre qualcuno che aspetta con cieca convinzione, solo per poi vederselo infilare nel bugigattolo posteriore senza passare per il via.
Intramontabile De Gregori.
Il derby comincia e si rivela subito una partita tesa e tattica, molto equilibrata, con le squadre molto attente. Ma non per il telecronista Mediaset Bruno Longhi che non fa nulla per dimostrare un briciolo di imparzialità:
"Thiago Silva esce da imperatore, supremazia Milan."
[Mettiti gli occhiali, Bruno.]
"Uno dei rari casi in cui la squadra di Ranieri riesce a costruire qualcosa."
[Fottiti, Longhi.]
"Ibra, colpo dello scorpione!"
[Ha solo fatto un colpo di tacco finito fuori, Bruno, datti una calmata.]
"Esce Nesta, stavolta, l'ovazione è per lui!"
[Vedrai che ovazione quando ti prenderò a bastonate, Longhi.]
"Ibra: numero!"
[È caduto col culo per terra, rincoglionito.]
"C'è tempo per l'ammucchiata: Pato, Ibra, Emanuelson."
[Bruno Longhi sogna di sesso che è una cannonata.]
"Gran numero di Nocerino! Si è addormentatato Maicon."
[Nocerino, il favorito di Longhi al prossimo Pallone D'oro.]
"Ora sarà un'altra partita, con la reazione rabbiosa del Milan."
[Le patetiche speranze del povero Bruno appena dopo lo svantaggio.]
"Ibrahimovic. Cercherà il numero."
[Adesso Longhi si crede anche un vaticinatore.]
"Milan all'arrembaggio!"
[I viaggi psichedelici di Bruno Longhi.]
"Ranieri Ha resuscitato una squadra che era morta."
[Come la tua fava, Bruno.]
Verso il finale della partita, arriva Apa online
Apa: Girami il link alla parta, dai.
Ergo: La vedo qui, con il commento imparziale di Bruno Longhi
Apa: Era interista, ora aziendalista?
Ergo: Parrebbe
Apa: Ma è Piccinini!
. . .
Ah.
Chissà se Bruno Longhi è al corrente del fatto che Sandro Piccinini va in giro spacciandosi per lui.
ALLE ORE: 21:58
sabato, gennaio 14, 2012
Endechomenon: Copycat
Forse qualcuno di voi ha già potuto ammirare questa scenetta su facebook, quindi, prima che a Montag parta il suo consueto "old", lasciate che vi mostri cosa è successo appena dopo.
ALLE ORE: 15:05
giovedì, gennaio 12, 2012
Sessennale
Il tempo passa e, dopo un po', ci scorre addosso senza che noi ce se ne accorga. Col tempo neanche quei promemoria che sono le ricorrenze sono più sufficienti a risvegliarci dal torpore in cui si cade vivendo la vita. Eppure proprio quello è il loro compito, sono momenti per fermarsi e guardare indietro, per allontanarsi di qualche passo e gettare uno sguardo d'insieme.
Con oggi sono sei gli anni che son passati dal quel primo post del 12 gennaio 2006. In questo tempo Aparazzi ne ha viste di tutti i colori. Ci sono stati bei momenti, altri di stanca, ma riguardando indietro, rileggendolo a singhiozzo qua e là, mi sono reso conto che questo blog è uno splendido diario, un sorprendente album di fotografie, una traccia indelebile nel tempo, una illuminante finestra sul passato. Mi sono reso conto che più investirò in questo luogo, più ne potrò trarre piacere, anche in futuro. Quando, fra altri sei anni, darò una rapida ripassata ai suoi momenti migliori, sono sicuro che mi stupirò e sorriderò ancora di fronte all'istantanea di come eravamo, di come siamo.
Aparazzi è e rimane punto d'incontro e di banfa, in questi giorni, tuttavia, ho scoperto che può anche essere memoria storica e che, in quanto tale, restituisce ciò che gli si dona. Qui anche un post di due righe, col tempo, può diventare una piccola gemma da rimirare.
ALLE ORE: 21:26
martedì, gennaio 10, 2012
Strali di gufo: Verginità e sodomia
Lasciamoci alle spalle il Natale sia temporalmente che moralmente: certe soddisfazioni ce le si può togliere solo coltivando un po' di buono, sano odio. Come può capitare di incontrare una persona con la quale ci si trova in sintonia, con la quale c'è affinità, ecco che, a volte, improvvisamente, appare la testa di cazzo. Tutto quel che dice, ogni cosa che fa, ogni aspetto del suo essere stride con tutto ciò che che c'è di buono e giusto. L'arcinemesi ha fatto la sua apparizione ed ogni sua sconfitta, anche minima, diventerà fonte di grande gioia.
Non fosse stato per Lionel Messi, non avrei avuto grandi gioie in questi anni, e invece, grazie a lui, ho potuto godere di una copiosa serie di mortificazioni ai danni di quel truzzo, viziato di Cristiano Ronaldo. Anche oggi, alla premiazione del Pallone D'oro 2012, lo scugnizzo di Madeira l'ha preso dove mi auguravo: fra le chiappe.
Nella medesima occasione, si è potuto anche assistere al patetico tentativo del mondo del calcio di rifarsi la verginità. Il circo ha mostrato agli occhi di curiosi e passanti quel bizzarro e grottesco scherzo della natura che è Simone Farina. Il 29enne che ha rifiutato una combine e denunciato chi gliel'ha proposta, è stato invitato al gala come premio per la sua onestà. In realtà non si è trattato di un premio per il giocatore italiano, ma di una maldestra operazione di marketing messa in atto nella malcelata speranza di apparire onesti solo perchè accompagnati da un onesto. Il tutto ricorda la favola bibblica di Sodoma: Abramo chiede a Dio di risparmiare la città se al suo interno si riusciranno a trovare almeno 50 uomini giusti. Pian, piano Abramo, da grande contrattatore qual'era, riesce ad abbassare la quota di uomini giusti fino a strappare al Signore la promessa di salvare la città anche per l'irrisoria cifra di 10.
Com'è finita lo sappiamo tutti.
ALLE ORE: 15:58
domenica, gennaio 08, 2012
Battlefield Tokyo: Fighting Hypothermia
Giappone, Dicembre 2011, io, Razzi e Thesp siamo ospiti a casa di Apa, un algido cubo di vetro e cemento. I tre piani, di cui uno sotterraneo, sono collegati fra loro da vertiginose scale di chiara ispirazione Maya che tradiscono il medesimo sanguinolento scopo. Thesp cerca di comprovarne la pericolosità ergendosi su di una traballante sedia, in prossimità del baratro, con il fittizio intento di cambiare l'inclinazione di un faretto appeso al soffito. Millanta di voler migliorare l'arredamento luminoso della stanza, in realtà è evidente che stia cercando, nel suicidio, sollievo alla glaciazione in atto in quel nudo parallelepipedo di pietra. Purtroppo Apa lo ferma, tuonandogli contro, ed è in quel momento che comincia la disperata battaglia per il calore che, suo malgrado, Thesp non riuscirà mai a vincere davvero.
Lo so bene io che, arrivato a casa di Apa già da qualche giorno, pur avendo cercato di lanciare qualche messaggio subliminale, non sono riuscito a scongiurare un principio di cancrena alle estremità degli arti superiori ed inferiori. D'altra parte, più che girare per casa con due tute addosso, cappucci compresi, e con il cappotto, non ho il coraggio di fare.
Apa ci spiega che in Giappone il riscaldamento non esiste, che ci sono solo condizionatori convertiti a termoconvettori, e stufette elettriche. Quando sottolinea che l'uso dei suddetti è, ironia della sorte, caldamente sconsigliato, a causa della scarsa convenienza in termini di consumo energetico, mi rendo conto che la guerra sarà lunga e feroce. Questo mi viene subito confermato dagli occhi di Thesp che vedo brillare quando, dopo un furtivo e frenetico saettare, individuano finalmente il telecomando del condizionatore.
Misterioso, lontano oriente, pieno di contraddizioni e segreti. Infatti, pur "non essedoci riscaldamento in Giappone", ogni volta che si entra in qualche luogo che non sia la Fortezza della Solitudine di Umegaoka, ci si ritrova in un clima subtropicale, umido ed accogliente come il ventre di una madre. Addirittura, nei viaggi verso Kyoto e ritorno, la temperatura interna dell'autobus raggiunge tale intensità da incenerirmi completamente i peli pubici. Thesp perderà due centimetri di altezza, a Razzi, invece, cresceranno rigogliose piante in testa, effetto poi scomparso in qualche ora, con sua grande delusione.
Ma torniamo alla cella frigorifera di Tokyo. Per combattere il gelo pungente io mi vedo costretto a comprare un pigiama in micropile di nutria e le ciabattone imbottite di vello; Razzi gira per casa sempre dentro al suo sacco a pelo, come se fosse un Pisolone; Thesp, invece, si appropria di tutti i sistemi riscaldanti della casa e crea un suo personale ed esclusivo termo-fortino, tanto che arriviamo a sospettare che la notte dorma con la testa sul piano cottura. La guerra fra lui ed Apa è spietata e senza esclusione di colpi fra telecomandi nascosti e stufette accese all'alba ma, alla fine, quella casa rimarrà un frigidarium. Nonostante tutti i sotterfugi che la mente di Thesp riesce a partorire per aggirare divieti e controlli, la temperatura non si alzerà mai più di mezzo grado celsius.
Così, pur avendo consumato la stessa energia che serve per muovere Mazinga, Thesp non vincerà mai la sua battaglia con il gelo. Pertanto, la mattina quando io, lui ed Apa andiamo in aeroporto per tornare in Italia, decide di lasciare il termoconvettore acceso in modo che, per sommo sfregio, riscaldi quella Ice Lounge in assenza di Apa per l'intero mese successivo.
Fermamente convinto che da tutto ciò si possano trarre importanti lezioni, mi domando quali possano essere.
ALLE ORE: 23:14
venerdì, gennaio 06, 2012
Musica Ergonomica Sette
Parlando di musica con Razzi, ci trovavamo a concordare che si tratta della regina delle arti. Nessun altra, ragionavamo, riesce a toccare così profondamente l'animo umano pur rimanendo tanto accessibile ed usufruibile. In parte questo si deve all'ampia modulazione con cui essa riesce a declinarsi, presentandosi in vari e disparati livelli di complessità. In parte credo sia anche perché abbiamo sempre con noi uno strumento per ricrearla: la nostra voce. Eppure, spesso, una musica vale di più per la concatenazione delle sue note e pause, piuttosto che per le parole e i concetti che esprime. Mentre una canzone può toccarci solo grazie alla propria melodia, difficilmente una canzone poco orecchiabile può redimersi tramite il proprio testo.
Tuttavia, quando entrambi gli aspetti funzionano, si crea un'alchimia che eleva la canzone ad un altro livello, e la si ascolta anche per il piacere di vivere, sentire, quelle parole, perché parlano di noi e in esse ci rivediamo.
Pur rischiando il pubblico ludibrio, cito qui due canzoni che rientrano in questa categoria.
As I sat sadly by her side (Nick Cave and the Bad Seeds)
Una canzone su due visioni della realtà, sul pessimismo e l'ottimismo, sulla speranza e sulla paura, sull'utopia e sulla realtà, sul potenziale e sulla delusione, sul trascendente e sul mondo sensibile. Un grandioso crescendo verso un finale non risolutore.
Infinito (Raf)
L'immensità del cielo stellato che genera pensieri e dubbi sul futuro. Il vuoto diventa specchio della paura ed inadeguatezza dell'umanità.
Niente finale frizzante ma, qui di seguito, le vostre proposte, spero.
ALLE ORE: 12:24