Come on, come on, put your hands into the fire
Da quando ho visto questo video, qualche giorno fa, son tornato a guardarlo più volte sempre più confuso da idee e sentimenti contrastanti che mi impediscono di giungere ad una sintesi nitida dei miei pensieri. Questo video, ciò che rappresenta e ciò che succede in questi giorni in Egitto sono per me diventati un rompicapo emotivo ed intelletuale dai contorni sfocati.
Ammetto che la prima volta, di fronte a quelle immagini, a quella musica, ho sentito gli occhi che diventavano lucidi. C'è qualcosa di profondamente toccante, commovente ed anche esaltante nell'idea di persone diverse che si ritrovano a lottare insieme per un futuro migliore. In parte credo sia espressione di quel potenziale latente che tutti sentiamo esserci nell'umanità, ma che il più delle volte è soffocato dal nostro egoismo. L'umanità è a volte capace di moti che travalicano la propria limitatezza e le permettono di mettersi in gioco, in pericolo anche, per un ideale. Mi rendo conto che concetti come "futuro migliore", "egoismo", "ideale" suonano retorici e vuoti, ma è proprio quando cessano di sembrarlo e si riappropriano di tutto il loro illuminante significato, di tutta la loro capitale importanza, che possiamo ergerci, a ragione, al di sopra delle bestie, dimostrando autodeterminazione ed aspirazione ad un costante miglioramento personale e sociale che tenda ad una perfezione irraggiungibile ma pur sempre avvicinabile.
D'altra parte mi rendo conto che il video è costruito per essere un'esaltazione di questa visione che, per forza di cose, è solo un aspetto della situazione. La complessità di quel che succede oggi in Egitto non può e non deve essere riconducibile ad una così facile catalogazione. Perchè se è vero che la chiave di lettura proposta tocca i più alti valori umani, è anche inevitabile pensare ai rischi e alle distorsioni ai quali questo tipo di avvenimento è storicamente propenso. La sollevazione popolare nasce dalla parte più grandiosa della natura umana ma finisce molto spesso come strumento della su più bassa grettezza. E così non si può scacciare dalla mente tutte le cose che possono andare storte. La violenza potrebbe diventare un vortice che risucchia tutto, anche chi aveva le migliori intenzioni, e portare ad abominevoli degenerazioni. La protesta della gente potrebbe venire strumentalizzata e manipolata a favore dell'instaurazione di un regime totalitario, teocratico, dittatoriale, militare. Ma la degenerazione più terribile, è quella del sopirsi delle coscienze, quando, dopo aver ottenuto dei primi grandi risultati, proprio quella gente che aveva lottato con scolpiti in mente valori supremi, li mette da parte, li declassa a parole ormai vacue. Quando la società si addormenta, dimentica i propri ideali, ecco che è preda del lassismo, della corruzione, dell'egoismo. Sembra essere la maledizione dell'umanità, incapace di puntare a quel perfetto ideale con costanza, sempre condannata a distrarsi, a perder di vista quel che è importante a favore di quel che è più comodo, più facile, più personale. Condannata a ricominciare sempre tutto da capo, come Sisifo.
È il suo carattere effimero, delicato e fraglie a rendere così difficile una categorizzazione definita della rivoluzione egiziana di questi giorni. Gli ideali da cui è mossa mi toccano nel profondo, le degenerazioni alle quali si presta, tante e terribili, mi spaventano. Posso solo augurarmi che la sua gente sappia resistere alle manipolazioni e all'abuso della violenza. Posso sperare rimangano aggrappati a quegli ideali che adesso li animano, che creino una società equilibrata, giusta, attenta, vigile. Posso sperare in un mondo migliore.
3 commenti:
Bel post, Ergo.
"Futuro migliore" e "ideali", per quanto ritenuti da alcuni concetti frusti e sopiti, non potranno mai suonare vuoti o retorici, specie in contesti come questo.
Bel post, sì. Ma soprattutto un modo astuto per evitare la rubrica "Strali di gufo" dopo la vittoria della Juve sull'Inter.
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