Il bicchiere mezzo vuoto
Ieri sera, "The Oxford Arm", pub in quel di Camden Town, partita di ritorno di Champions League: Barcellona-Inter. Io e il mio compagno di casa, milanese doc e quindi per forza interista, riusciamo a trovare un tavolino e sederci. Comincia la partita e già capiamo che sarà un lungo travaglio. Col passare dei minuti gettiamo sguardi qua e là individuando quali siano, nella folla, gli spagnoli di fede blaugrana, quali i milanisti e gli juventini infoiati (quivi a gufare con gli occhi inniettati di sangue), e quali siano invece gli onesti, gli interisti insomma. A pochi passi da noi, un tifoso nerazzuro dal marcato accento meridionale si agita in preda ai fumi dell'alcol e ci individua subito come i suoi "compari" di tifo. Non capisco che partita stia vedendo, si esalta come se stessimo vincendo 4 a 0. Invece soffriamo, con ordine, ma soffriamo. Al settantesimo già comincia a dire che è fatta, si gira verso di noi in cerca di conferma, vorrebbe quasi darci un cinque, io vorrei darglielo in faccia. Mi ravano i testicoli come se avessi l'orticaria, cerco di essere diplomatico ma di veicolare il mio messaggio chiaramente: "Calma, che non è ancora finita.", a quanto pare non registra. Vorrei ucciderlo. Piquè segna forse in fuorigioco ma con una piroetta che è uno spot al bel calcio. Il tifoso indefesso non cala le penne, anzi rincara, si dice sicuro che passeremo. Quando Bojan segna il secondo gol, per i primi tre secondi, desidero ardentemente afferrare il collo della bottiglia di Corona che mi sta davanti, con l'intenzione di spaccargliela in testa. Poi, per fortuna, il presidente Massimo Moratti strizza l'occhio all'arbitro, gol annullato per fallo di mano inesistente, si va tutti felici a Madrid.
Anche quel testa di cazzo meridionale, però, porco dio!