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Giorni fa, in questo post, il buon Paglia poneva la questione della perpetuità d'identità nel mondo digitale.
L'attenzione era posta sui promemoria indelebili della nostra personalità passata (foto, video e scritti) e sugli effetti stranianti prodotti da un confronto così diretto con questi simulacri.
Casualmente nel libro che sto leggendo sono capitato su una riflessione molto simile, slegata dal mondo digitale e più generale.
L'autrice parla di prigionieri: catturati e naturalizzati da culture a loro estranee e spesso opposte. Questi personaggi perdono in modo traumatico tutto ciò che è loro famigliare per piombare nell'ignoto e nell'ostile.
Con il passare del tempo quello che era ignoto e ostile diventa loro famigliare e quello che era famigliare diventa lontano ed estraneo. Questi uomini si perdono e nel perdersi cambiano. Quello che lasciano dietro di sé è solo un fantasma.
These captives lay out in a stark and dramatic way what goes on in every life: the transitions whereby you cease to be who you were.
Seldom it is as dramatic, but nevertheless, something of this journey between the near and the far goes on in every life. Sometimes an old photograph, an old friend, an old letter will remind you that you are not who you once were, for the person who dwelt among them, valued this, chose that, wrote thus, no longer exists. Without noticing it you have traversed a great distance; the strange has become familiar and the familiar if not strange at least awkward or uncomfortable, an outgrown garment.
A volte, aggiungo io, le persone si liberano di questi promemoria volontariamente, come uno si libera di un vestito che non gli sta più.
Ci si libera dei poster alle pareti, dei peluche, alcuni si liberano della propria casa, della propria città, qualcuno si libera degli amici, della propria famiglia, qualcuno una volta si è persino liberato di me.
A volte resta un dubbio: quale la causa e quale l'effetto?
Perdi qualcosa perché cambi o per poter cambiare devi perdere qualcosa?
6 commenti:
Dovremmo chiederlo al Razzi.
Lol.
Il Razzi deve prima liberarsi da sè stesseo.
Stesseo - e = stesso
E io che ne so? D'altronde sono ritornato all'ovile, al pollaio della mia infanzia, per ritrovare il me stesseo che avevo perduto. E qui, coerentemente, la domanda che va per la maggiore è: ma è nato prima l'uovo o la gallina?
E' dimostrato che è nata prima la gallina Razzi.
Sarai anche tornato all'ovile, ma non hai imparato un cazzo né lì, né dove stavi prima, sei sempre lo stesseo.
Ma mi state prendendo per il culeo?
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