domenica, gennaio 30, 2011

Strali di gufo: Scontro fratricida, quando l'amicizia non ha più dignità

I fili con i quali la storia tesse la sua tela non si intrecciano mai in maniera scontata, formano trame a volte tragiche, a volte poetiche, spesso memorabili. La storia non si cura dei concetti ai quali l'uomo così disperatamente si aggrappa, non riconosce morale, giustizia, pietà. È così che ci regala storie di profonda, ingiusta, inebriante umiliazione.

Due fili, uno vorrebbe intrecciarsi, disegnar un mirabile arazzo, complesso, lussureggiante, grandioso; l'altro si nega, latita, ignora. A niente valgono i richiami, le preghiere, i punzecchiamenti, sordo ad ogni supplica, si eclissa.

Quando si presenta l'occasione della rivincita, essa arriva con i colori del bianco e del nero. La storia, cieca di valori, infierisce senza malizia e senza gioia. I doni che porta non li può assaporare, l'umanità sola può percepire il gusto agrodolce della comicità che scaturisce dalla mortificazione finale.


Uno dei due è un vincente bianconero, l'altro solo uno juventino

Ma in Holly e Benji, tutto è normale, anche il Giappone vince il Mondiale

sabato, gennaio 29, 2011

Elogio dell'assenza uguale a se stessea


Come un'eco.
Come quelle assenze che straniscono, che feriscono, che fanno crescere.
Come il muro bianco, su cui puoi dipingere, scrivere.
Come quel mondo di fantasia, in cui la notte, prima di addormentarti, trovi rifugio.
Come quei personaggi di fantasia, mitologici, che sono patrimonio di tutti, ispirazione per tutti, che non invecchiano mai, ma semplicemente resistono al tempo.

Come guarire dalla calvizie.
Come Razzi.

Come cento di questi agiorni amico assente, spunto, musa per tutti noi.
Brindo all'assente ingiustificato, all'umile e al saggio, al gaudente e al risparmiatore.
Al degustatore di sushi surgelato, al musicista, al lettore accanito e al bambino rinnegato.
Al pavido impavido, all'onesto e sincero amico che pero' non c'e'.
Al potenziale.
All'antitetico.
Al latente.

Auguri Razzi. Buon compleanno.

venerdì, gennaio 28, 2011

Berlusconi e l'effetto boomerang


So che l'avete notato, non ne sto parlando.
Ne parlo dal '96, di Berlusconi. E in questi giorni, in cui ne parla chiunque, non ne sto parlando.

Qualcuno si domandera' perche'.
Qualcuno ne sara' contento.

Il motivo e' che appunto, se ne parla ovunque, e non ho molto altro da dire che non abbia gia' detto in anni di denuncia del reuccio tronfio e laido.

Tanto sono disilluso oramai, mi sono stancato di aspettare il momento in cui cadra', in cui ci sara' il tracollo. Ormai quasi non mi importa nemmeno piu' del come, del perche', mi va bene che sia per le mignotte, per la droga, per i papponi, preferirei fosse per mafia, per corruzione, per odio popolare. Mi va bene anche il perbenismo, o quel che e'. Mi va bene anche pensare alla prossima corrotta classe politica che tra 10 anni riabilitera' la figura di Berlusconi, grande statista. Come Craxi.

Quello che noto, e di cui vorrei parlare, e' una sorta di effetto boomerang che tutte queste notizie sul provolino di Arcore stanno creando.
Voglio dire, la maggior parte degli italiani, la maggior parte della gente che incontrate per strada, che avete in famiglia, ha votato per quest'uomo. E l'ha difeso, in un modo o nell'altro.
Ora sono giorni in cui la realta', bene o male, gli sta gridando in faccia "Siete dei coglioni, avete visto?".

E se pure li' per li' lo sentono, lo capiscono, tutta questa sfacciata e brutale, reiterata, merda, la cacciano giu', la introiettano e nascondono, inconsapevolmente, in fondo all'anima.
Per orgoglio.
Per sopravvivenza.
La rifiutano.

E infatti lui, il vecchio derelitto, sfottuto dalle sue mignotte, fregato dai suoi papponi, ricattato da tutti, bambine, amici (e figuriamoci da chi e' piu' smagato di questi, come se lo infinocchia per bene questa penosa figura d'uomo) non fa altro che ripeterlo. Sono stato eletto dagli italiano. Vuole che lo abbiate bene in testa, che siete con lui in questa cosa.

Ma i fatti sono questi.
Hai votato un puttaniere.
Hai stimato una merda d'uomo.
Hai dato potere a cio' che disprezzi, a chi si scoperebbe tua figlia, tua sorella e tua madre pagando 500 euro.
Sei stato fottuto, a sangue.
Sei un cretino.
Ti sei sbagliato.
Non capisci un cazzo.
Hai difeso un fuorilegge, un criminale, un mafioso, un pervertito.
Sei la causa del tuo malessere, sei la causa del tracollo del tuo paese.

Ma mi rendo conto che per la maggior parte di quelli come te, e' difficile fare i conti con tutto cio', e' difficile fare i conti con le proprie mancanze e la propria coglionaggine.
Come i truffati che non riescono ad ammettere a se stessei di esserlo stato.
Sindrome di Stoccolma.

La favola dei vestiti nuovi dell'imperatore non regge, se il Re e' nudo e tu lo indichi, sei tu lo stronzo. E si innalzera' un coro di "MA BASTAAAA".

Perche' nessuno vuole che gli si ricordi che fondamentalmente, non e' tanto furbo come crede.

mercoledì, gennaio 26, 2011

Changes


Giorni fa, in questo post, il buon Paglia poneva la questione della perpetuità d'identità nel mondo digitale.
L'attenzione era posta sui promemoria indelebili della nostra personalità passata (foto, video e scritti) e sugli effetti stranianti prodotti da un confronto così diretto con questi simulacri.
Casualmente nel libro che sto leggendo sono capitato su una riflessione molto simile, slegata dal mondo digitale e più generale.

L'autrice parla di prigionieri: catturati e naturalizzati da culture a loro estranee e spesso opposte. Questi personaggi perdono in modo traumatico tutto ciò che è loro famigliare per piombare nell'ignoto e nell'ostile.
Con il passare del tempo quello che era ignoto e ostile diventa loro famigliare e quello che era famigliare diventa lontano ed estraneo. Questi uomini si perdono e nel perdersi cambiano. Quello che lasciano dietro di sé è solo un fantasma.

These captives lay out in a stark and dramatic way what goes on in every life: the transitions whereby you cease to be who you were.
Seldom it is as dramatic, but nevertheless, something of this journey between the near and the far goes on in every life. Sometimes an old photograph, an old friend, an old letter will remind you that you are not who you once were, for the person who dwelt among them, valued this, chose that, wrote thus, no longer exists. Without noticing it you have traversed a great distance; the strange has become familiar and the familiar if not strange at least awkward or uncomfortable, an outgrown garment.

A volte, aggiungo io, le persone si liberano di questi promemoria volontariamente, come uno si libera di un vestito che non gli sta più.
Ci si libera dei poster alle pareti, dei peluche, alcuni si liberano della propria casa, della propria città, qualcuno si libera degli amici, della propria famiglia, qualcuno una volta si è persino liberato di me.
A volte resta un dubbio: quale la causa e quale l'effetto?
Perdi qualcosa perché cambi o per poter cambiare devi perdere qualcosa?

Perche' mi fa ridere


Tensione montante e anticlimax.
Mi immagino una musica crescente, montante, come quella de "Lo squalo", che poi finisce con una trombetta.
Ecco perche' mi fa ridere.

martedì, gennaio 25, 2011

La pelle dell'orso





Per la serie, oggi vendo la pelle dell'orso prima di averlo ucciso, ecco le foto della mia possibile nuova casa giapponese.



lunedì, gennaio 24, 2011

Lettere al Direttore


Scrive un amico lettore.

Mentre guardavo Lost in Translation per la terza volta, dove Scarlet Johansson è davvero adorabile, e ho realizzato una spiegazione.
Una spiegazione del gesto giapponese, della mossa, non una spiegazione completa ma almeno una indicazione.
Se ci pensa loro per rafforzare un concetto ripetono in modo additivo la stessa parola.
Quindi è normale che se un gesto fa ridere la prima volta quando lo ripeti una seconda volta fa ridere il doppio e se lo ripeti tre volte fa ridere il triplo!
Ciò è molto bello.

Thesp



Caro Thesp, ho trovato subito la sua lettera molto interessante. Per chi non conoscesse le premesse di questa gradita missiva, l'amico Thesp fa riferimento al concetto di "gesto" come propulsore di ilarita' in Giappone, fenomeno piu' volte riscontrato.

La sua teoria, Thesp, e' intrigante e sicuramente fondata ma, temo, in qualche modo parziale.
Lasci che le spieghi quella che e' la mia opinione. Il Giapponese, come lingua, e' fortemene connotata da una decisa componente allusiva. Il metro su cui si basa il concetto di "parlar bene" la lingua da parte di uno straniero da queste parti, per esempio, non e' la sintassi, non e' la grammatica, non e' il vocabolario. Bensi' e' l'intonazione, la gestualita', il ritmo, la cadenza e il verso. Tutti elementi che, se nota, compongono quello che io e lei, nelle nostre sempre gradevoli disquisizioni, abbiamo definito "il gesto".
La comunicazione non verbale qui e' elemento forte, le parole sono vaghe e il gesto le rende definite. Sostanza le prime, forma il secondo.
Ed e' quando il gesto non da' forma ma bensi' la snatura, quando il gesto diventa surreale e convulso, inaspettato e rigido, che nasce l'ilarita'. E la reiterazione, la ripetizione, non fa altro che aumentare il distacco e quindi l'umorismo. Come un solletico.

Distinti Saluti

Apa

venerdì, gennaio 21, 2011

Asilo


Una delle prime memorie che ho di me da bambino e' legata al senso di vergogna.
Mi sa che ve l'ho gia' raccontata, comincio a finire gli aneddoti e le riflessioni a loro anesse, cosi' fosse fermatemi pure.

Dicevo, una bambina cantava la sigla di Lady Oscar all'asilo. Ero anche io all'asilo, perche' lo frequentavo, avevo 4 anni, una cosa del genere.
La maestra chiama tutti per dirci quanto era brava questa cazzo di bambina che cantava Lady Oscar.

Fa la sua cantata, e via di elogi smisurati.
Ai quali reagisco tipo con un "E vabe', figa, avesse risolto una disequazione lo capisco, ma minchia ha cantato Lady Oscar, possiamo tornare a giocare?"

Magari meno sagace di questo commento, ma il concetto, per quanto espresso con la rozzezza di un bambino di 4 anni, era quello.

Al che la maestra mi sfido': "Ah si'? Allora cantala tu!"
Io "OK. Qual e' la prima strofa?"

"AH ECCO. NON LA SAI CANTARE. BAMBINI, GUARDATE TUTTI ALESSANDRO CHE NON SA CANTARE LADY OSCAR. ORA ALESSANDRO DOVRA' STARE NELL'ANGOLO A VERGOGNARSI."

Ecco. Questo e' uno dei miei primi ricordi, e assieme a questo noto che sempre, tra i piu' vivi nella mia memoria, ci sono i momenti in cui ho provato vergogna.

Forse questo senso di vergogna cosi' radicato e' cio' su cui ha fatto la propria fortuna il cristianesimo, tutto quel "non son degno, sono sporco". O forse e' il contrario.

O forse ancora questa e' solo una cosa mia, che ho avuto un'insegnante bastarda all'asilo.

E comunque, Maestra Bruna, la canzone comincia cosi' "GRANDE FESTA ALLA CORTE DI FRANCIA, C'E' NEL REGNO UNA BIMBA IN PIU'".
Vediamo se quell'altra tipa, che chissa' in quale discount fara' la cassiera ora, se la ricorda ancora.

giovedì, gennaio 20, 2011

Checco Zalone


Vi prego.
Qualcuno me lo spiega?

Cioe', sono io vecchio? In cosa fa ridere?
Fa battute sui gay e allusioni sessuali... si', certo, e' una sottile critica alla societa' che io non capisco.

Sono serio. Spiegatemelo.

mercoledì, gennaio 19, 2011

Facebook e le generazioni future


Giusto ieri ho ricevuto un sms dalla mia fidanzata del liceo.
E la cosa mi ha fatto riflettere.
Tutti noi abbiamo fatto la nostra quantita' di cazzate in passato.
Le nostre fesserie, le nostre cattiverie, le nostre allegre minchiate.
Cose che se ci pensi ora la tua stessa mente ti censura con un "ma che coglione".

Ma appunto, la parola chiave e'"passato", qualcosa che, dopo essere passata, e' solo parzialmente qui con noi.

A testimonianza del fatto che a 13 anni io e mio cugino Bebo facevamo le mosse di Remo Williams per schivare i proiettili, o che Ergo ha rischiato di decapitarsi in palestra per troppo zelo nell'andare a recuoperare il registro di classe, rimangono solo le nostre memorie fallaci, bucate, ricamate con il dorato filo della nostalgia. Addolcite. Altre memorie, altre sconfitte dell'anima, invece vengono sepolte, rimosse.

Al contrario, invece, a ricordare di quanto sia stato emo un mio giovane cugino di adesso, per esempio, ci sara' la perenne memoria collettiva di Facebook.
A testimonianza rimarranno le sue frasi di status sciocche e deprimenti, i suoi gusti scialbi, ogni fidanzatina, ogni flirt, ogni parola detta a sproposito, quelle che dimentichi per tua stessa coerenza. Ogni spremuta di sentimenti sciocchi, ogni esaltazione scema.

Mi domando che effetto possa avere questa cosa. Se vorra' dire la morte di FB in futuro, se vorra' dire il deperimento dell'eta' adulta, ognuno costretto a rimanere coerente alla propria adolescenza. Se il senso di vergogna cambiera'. Se ci sara' invece la vittoria della maturita', se chiunque potra' indifferentemente diventare l'adulto che merita di essere in pieno vigore mentale.

O se semplicemente vorra' dire che potro' sfottere con cognizione di causa e carte alla mano, per i prossimi trent'anni, chiunque abbia citato Vasco o Ligabue, o fatta qualche posa o mossa da bimbominkia.

martedì, gennaio 18, 2011

Pigliate 'na pastiglia


Da quando sono tornato in Giappone dormo una-due ore a notte.
Mi addormento alle nove, mi sveglio alle undici, bene.

Ovviamente stavo di merda, per cui ho deciso che, in barba al mio fegato malato, mi sarei preso un bel sonniferozzo.
Tanto me lo stavo rovinando con l'insonnia, una pastiglia non fara' di peggio.

Per cui torno a casa, mi cucino la mia bisteccuzza in padella.
Mi prendo il pastigliozzo e vado a letto dopo aver letto un po'. Sono le dieci.

Come non previsto all'una devo correre in bagno.
Non mi riaddormentero' mai piu'.

Capisco che il mio corpo reagisce in maniera incrociata ai principi medicinali, un altro segno dell'invecchiamento.

Ho bisogno di dormire.

Ma stasera un bel purgante, non me lo leva nessuno.

lunedì, gennaio 17, 2011

Vintage, vintage, vintaaaaage



Errrrrrrrrrrrrgo! Apaaaaaaaa! Theeeeeesp! Byflusssssss!!

Ora siete più felici, vero?

Caro amico mio culattone aspettami...



http://www.youtube.com/watch?v=pG-JmvJshto

Benvenuti all'internet. Dove tutto è old di circa due anni, ma quando poco fa il mio amico Valvola m'ha sottoposto questa divertente pareidolia, non l'avevo mai notata nè sentita.

Quindi per molti di voi ben più sfigati di me sarà una novità.

Che gli altri mi aspettino.

domenica, gennaio 16, 2011

Muttley me




La mia ansia ha la capacità di raggiungermi sempre, soprattutto la notte.
O forse sono io che non ho la capacità di sfuggirle.

Fatto si è che devo partire, sono a casa di LK, ed eccomi sveglio alle sei, lucido. Si parla di qualche giorno fa, in Italia.

Al buio, nella sala, in poltrona, con il laptop sulle gambe. E cazzeggio sulla rete, visito siti che conosco, ne cerco di nuovi, mi fermo su di uno in particolare, che adoro.

E sghignazzo.
Rido.
Da solo.
Tanto da farmi lacrimare gli occhi. Ma in silenzio, perchè c'è chi dorme. Una risata alla Muttley, tipo.

E pondero.
Perché c'è 'è qualcosa che mi sfugge, mi elude. Il perché certe cose mi facciano così ridere.
Quale sia il meccanismo che trasformi in risata delle semplici "cose".
Cose come errori di spelling.
Il sito è "Damn you autocorrect", e raccoglie screenshot di messaggi e chat rovinati dal sistema di correzione automatica di iPhone e compagnia cantante.
E lo trovo esilarante.

Ecco perchè rido, sghignazzo e lacrimo. E pondero.

E proprio mentre rido, sghignazzo, lacrimo e pondero, seduto al buio su di una poltrona di pelle, entra mia suocera, la madre di LK.

E' un istante di piena lucidità quello in cui, mentre ci guardiamo in faccia, la mia in una smorfia idiota e con gli occhi velati dalle lacrime, la sua un po' meno rilassata, realizzo che non esiste modo in cui io possa chiarire completamente la situazione. Nè ora, nè mai.

Ad ogni modo, ecco alcune di quelle "cose" di cui parlavo prima:







Qualcuno sa dirmi perchè mi fanno così ridere? E solo la prima volta che le leggo.

venerdì, gennaio 14, 2011

Sei come ti vorrei

Dopo essersi fatta pregare a lungo Ignazio ha finalmente ceduto al suo spasimante.
Ma a una condizione...

giovedì, gennaio 13, 2011

Un breve update



Scusate per la prolungata assenza ma ho avuto qualche problemino di salute.

Scongiurato il peggio, me la dovrei cavare con un mese e mezzo di cure, quindi parto in giornata per la volta del Giappone.


Ovviamente cadrà l'aereo e non aggiornerò mai più queste pagine, ma così non fosse ci si ribecca quando sarò dall'altro lato del mondo.

mercoledì, gennaio 12, 2011

Genialità



(cliccate sull'immagine per ingrandirla).

venerdì, gennaio 07, 2011

Che peso, le promesse

Quanto ti ho trascurato, Aparazzi? Non rispondere, ti prego, mi basta il tuo sguardo corruciato ed accusatore, uno sgardo ormai orbo, orfano del bulbo oculare che era il Razzi, punto di vista addizionale, indispensabile per creare l'angolo di parallasse e quindi la percezione tridimensionale, capace di cogliere la profondità. Ma Razzi l'hai fatto scappare tu, Aparazzi, rendendolo una macchietta, un personaggino a tuo uso e consumo, una parodia. Ma non è del Razzi che voglio parlare qui, qui voglio solo mantenere la promessa, fatta ad un amico, di contribuire. E comincio, in questo nuovo anno, esprimendo quello che tutti già sanno ma che nessuno ha il coraggio di dire. Lo faccio cambiando l'intestazione del blog.

Ed ecco quindi il mio proposito per il nuovo anno: più post su Apapa.

Il vostro qual'è?