martedì, novembre 16, 2010

O' ricuttaro 'nnamurato



Recentemente salta fuori che una mia ex mi odia, o comunque disprezza.
Fin qui niente di male o di strano, voglio dire, mi stupisco che ci sia gente che mi sopporti, figuriamoci le mie ex.

La motivazione mi ha lasciato perplesso.
"Non mi amava davvero... voleva cambiarmi, questo vuol dire che non mi amava davvero."

Ora.
Si fossero fermati alla prima frase, lo potevo pure capire, lo avrei trovato ineccepibile. Mi sembra che i fatti possano essere portati a supporto di questa posizione, non ha funzionato, non ho voluto stare con lei, non le ho dato quel che voleva. Perfetto.

Ma continuano. Sì perchè non è che puoi dire che uno ti sta sul cazzo, che lo odi, disprezzi o comunque porti rancore se il motivo è che questo "non ti ama".
"Socialmente" non è molto sostenibile come cosa, svela la meschinità, l'egoismo, il capriccio che sta dietro a questa posizione. Tutte cose che, per carità, personalmente io troverei assolutamente leggittime, ma capisco che la mia visione della cosa non è particolarmente condivisa.

Ad ogni modo, da questa esigenza nasce quella spiegazione, obbligatoria. Il "voleva cambiarmi", "non mi accettava come sono". Non particolarmente nuova, non originale, e per questo ancor di più stuzzica la mia vis polemica.
Nel senso, parliamoci chiaro, è una cazzata. Una puttanata.
Cioè, una puttanata a prescindere, questa idea che esista un'anima inviolabile, che se qualcuno non sopporta, non gradisce, allora non è "vero amore". A parte che, che cazzo è il "vero amore"? Sembra saperlo solo certa gente. E comunque no, non esiste. Esiste che qualcuno dica chiaramente quel che si aspetta, ciò che vorrebbe, e che qualcuno sia disposto o meno a darglielo. Reciprocamente.

Ma poi, nel caso particolare, non mi sembra molto calzare, e mi pare doppiamente una puttanata.
Tutto ciò che AUSPICAVO, ricordo, era:
I. che visto che aveva fatto due/tre esami in tre anni, finisse in qualsiasi modo gli studi, in modo che si potesse provare in qualche modo a stare assieme.
II. che cercasse di evitare di chiavarsi chiunque passasse a tiro al primo screzio.
III. che, se possibile, evitasse di spegnermi le sigarette addosso quando si incazzava.

Io questo non lo chiamo "cercare di cambiare qualcuno", mi piace pensarlo come... "il minimo sindacale".

Ora, capisco, io sono una persona molto esigente, e il Razzi me l'ha fatto notare.
Forse il punto III era un po' troppo. Fumare, è un vizio difficile da smettere. E io, con la mia carnina bianca, morbidosa e sfrigolante, capisco che sia una tentazione troppo forte da resistere. Voglio dire, ogni tanto, lo confesso, qualche sigaretta sulle cosce, sui polpacci, non mi trattengo e me la spengo pur'io.


Per chi non capisse la citazione del titolo, clicca qui

2 commenti:

byfluss ha detto...

Ricordo perfettamente che una volta, in un ristorante di Iseo, mi confessasti una voglia irrefrenabile di spegnere una sigaretta su un delfino.

Ecco, ora capisco tutto.

Non capisco invece come scendere dal tetto.
Forse riesco a passare per quel camino lì.

Ergonomico ha detto...

Nonostante tu abbia brillantemente smontato le deboli motivazioni addotte, la conclusione alle quali esse giungono rimane assolutamente condivisibile: sei decisamente disprezzabile.