Il motore del duemila
Grazie Hazey per aver sottolineato il fatto. Circa un mese fa. Quando erano ancora 1900 e rotti.
Ma ora.
Sono duemila.
Ora.
Duemila post.
Duemila episodi di questa sit-com ipotetica, duemila numeri di questo romanzo a puntate dell'idiozia sagace.
Estetico, eidetico, fintamente radicale, radicalmente finto, sostanzialmente vero.
Una piazza virtuale, un punto di incontro, un diario, un insieme incoerentemente coeso di puttanate.
Duemila.
L'anno in cui da piccolo vedevo il futuro.
In cui mi immaginavo ventunenne immerso in una fantascienza oscura e misteriosa.
Duemila, l'anno che significava cambiamento, moderno, il giro di boa del secolo.
L'anno in cui Thesp era ancora vergine e il mondo era ignaro del terrorismo.
E cade a fagiolo, il duemila.
Il blog è seguito, letto, ma abbandonato dai suoi scrittori abituali. Cerca di cambiare forma e rimane uguale a se stesso, si ripropone, fallisce, vive, arranca, si ribella. E giusto mi domando quando, se, e come raggiungerà una fine, se è giusto che venga naturale, se è giusto che un bel giorno invece chiuda tutto a doppia mandata, salvi il blog su di un disco, e butti via le chiavi.
Il traguardo dei duemila arriva propizio.
La vita di tutti noi è, per chi più, per chi meno, a un bivio.
Alla ricerca di un lavoro, di conferme, di nuove esperienze, di crescere finchè si può, di staccarsi dal proprio passato.
Dei Peter Pan al contrario, che si scuciono l'ombra da sotto i piedi e, tra il demenziale possibile e il bellissimo raggiungibile, sfidano a duello le proprie vite.
Ghigni mangiamerda, teste di cazzo, anime disilluse, bambini mai cresciuti, feticisti del pensiero, coacervo di nevrosi, assenti ingiustificati, liberi pensatori e terzini riflessivi.
Questo il motore dei duemila post, il popolo aparazzino.
Grazie a tutti.