giovedì, ottobre 12, 2006

Le grandi inchieste di Aparazzi: Elegia Ambrosiana

Ricostruiamo i fatti:
La stanza è occupata da due persone. Giacinto Facchetti, steso sul letto, e Massimo Moratti, in piedi accanto al letto.
Massimo sta facendo visita all’amico morente. È di buon umore, come al solito, ma si sforza di assumere un’espressione grave e compunta, anche se non è nelle sue corde. Il problema è che non sa cosa dire, lui si trova sempre in difficoltà nelle situazioni ufficiali.
Il povero Giacinto, la cui sensibilità è affilata dalla vicinanza della morte, si rende conto del disagio dell’amico e decide di correre in suo soccorso. Gli chiede dell’Effecì Internazionale Milano, così, soltanto per rompere il silenzio.
Massimo coglie la palla al balzo e parte in quarta. Parla del budget (?), della nuova campagna acquisti, del suo pupillo Recoba e del figliol prodigo Ronaldo, non ancora tornato nella casa del Padre. Si infervora, si fa prendere dall’eccitazione, e giù con Calciopoli, gli arbitri corrotti, la Juve, i punti di penalizzazione…
Massimo, ormai, ha il fuoco dentro. Si lamenta degli arbitri, che non hanno mai favorito la sua Inter, piange le ingiustizie subite e gli scudetti persi e in un impeto di rabbia, singhiozzante e (a suo dire) un po’ scherzoso, chiede all’amico: “Ma cazzo, Cipe, possibile che siamo gli unici a non essere stati capaci di farci amici gli arbitri, porca di una puttana!”
Facchetti è allibito. Si pente amaramente di avere introdotto l’argomento, scatenando il delirio di Moratti. Sta per morire, quelle sono le sue ultime ore, Calciopoli e gli arbitri sono l’ultima cosa di cui vorrebbe parlare. O meglio: NON sono l’ultima cosa di cui vorrebbe parlare. Con un sorriso imbottito di anestetici e sgomento guarda l’amico e, con un filo di voce, implora: “Massimo, per favore, non puoi chiedermi questo, non adesso…”

Ora, invece, leggetevi il racconto di Massimo Moratti su quella notte.
L’estremo saluto morattiano all’amico Giacinto che lui apprezzava innanzitutto come uomo e, secondariamente, come dirigente. Dal sito ufficiale dell’Effecì Internazionale Milano, un’elegia Ambrosiana traboccante di delicatezza e stile. Come se io onorassi la memoria di Apa parlando dei problemi legati alla traduzione di Champions League…

12 commenti:

Ergonomico ha detto...

Fantastico.

Apa ha detto...

Aspetta... la mia memoria?
Ma allora sono morto?


Adesso si spiegano molte cose!

Razzi ha detto...

Sì, è per questo che la tua sensibilità è così affilata.

Apa ha detto...

Pensavo piuttosto alla mia ex che si trombava l'istruttore di salto con i trampoli.

Non era tradimento, semplicemente cercava di dimenticare il suo defunto amore... e io che me la sono presa così tanto.

Pensa, proprio come nel sesto senso, avevo ragione: I see bitch people.

Alcor ha detto...

Apa, se, grazie ai tuoi nuovi poteri, vedi la mia ex, salutala.

Se vedi l'intelligenza di Moratti, invece, sei morto.

Ergonomico ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Apa ha detto...

Non è colpa nostra se la tua vita è poco interessante, se tu sei invidioso e se per di più non riesci a penetrare il recondito messaggio che si nasconde dietro il titolo del blog: "The Apa & Razzi Show".

Comunque alta giù. Così torna il Beretta.

Razzi ha detto...

Questo post intendeva essere un inno alla vita e all'amicizia. Me l'avete rovinato.

Ergonomico ha detto...

Sono mortificato, Razzi. Come segno di pentimento e per la grande amicizia che ci lega, cancellero' il mio precedente post.

Razzi ha detto...

lol. così il commento di apa appare come un'assurda e inspiegabile invettiva contro l'incolpevole alcor :-)

Apa ha detto...

Incolpevole Alcor?

Il cazzo! Il mio commento è sempre stato contro Alcor. Che cazzo c'entrava Ergo?

Alcor ha detto...

Lo sapevo, ma nonostante le mie ricerche non riesco a capire come si alta giù.