Nel sogno, più enigmatico che mai, il Razzi è in missione a Roma, la sua nuova città…
Stringendo la 24ore con una mano, compone un numero di telefono con l’altra, e convinto di aver fatto un ottimo affare pronuncia le parole con voce risoluta. “Ok, ci ho pensato bene, prendo la stanza da 3.024 euro al mese, quella piccola. In questo momento sono a Piramide. Raggiungimi con le chiavi e ti consegnerò la caparra. No, le infiltrazioni non mi preoccupano.” Poi si dirige verso lo sportello Bancomat. Tessera, codice, soldi, sguardo circospetto nella notte, scontrino. Un uomo lo sta osservando, appoggiato al muro, a pochi metri di distanza. Ha una sigaretta tra le labbra, la pelle del viso scolpita dal getto di un lanciafiamme. Mentre il Razzi si allontana, l’uomo estrae il cellulare e chiama qualcuno. Incrocio di sguardi.
Il Razzi raggiunge il luogo dell’appuntamento, cioè il colonnato che circonda l’entrata della stazione di Ostia Lido. C’è puzza di bruciato, puzza di pericolo, ma lui non si fa intimorire. Aspetta il suo contatto, guardingo ma tranquillo, osservando il via-vai di persone che entrano ed escono dalla stazione. Ogni tanto si porta una mano al petto, per verificare che il portafoglio gonfio di banconote sia ancora lì, al sicuro, nella tasca interna del cappotto.
Poi arrivano le due ragazze. Sono attraenti, mezzo svestite, di aspetto indonapoletano. Si fermano ai piedi della scalinata e lo guardano per lunghi minuti, insistentemente. A volte si sussurrano qualcosa nell’orecchio, poi ridono coprendosi la bocca con le mani. Sembra essere passato un tempo infinito quando si decidono a fare il primo passo. “Chi aspetti?” chiede la più piccola delle due.
“Vengo da Udine, Friuli” risponde svelto il Razzi nel tentativo di fare colpo, con un tono da incantatore di serpenti. “Che bello!” esclama la ragazza. Il Razzi la osserva perplesso, incerto se si riferisse a lui, cioè al suo aspetto, o all’irresistibile fascino della sua terra madre. Nel frattempo l’altra, la spilungona, si mette in movimento. Sale i gradini della scalinata con una lentezza inverosimile, seguendo una linea diagonale immaginaria, senza distogliere lo sguardo. Sorride con aria maliziosa.
Quando la spilungona raggiunge il colonnato, esplode la musica. House tagliata male, direttamente dai primi anni novanta, suonata ad un volume insopportabile che riempie la piazza e gonfia la notte. La ragazza comincia a ondeggiare, si aggrappa ad una colonna, rovescia la testa all’indietro, muove il bacino. Sta facendo lap dance, sta cercando di essere sexy. Ma l’istinto friulano del Razzi intuisce che c’è qualcosa di marcio sotto, perché la colonna ha base quadrata e lato di almeno mezzo metro. Eppure il braccio della ragazza la avvolge completamente, con tanta grazia e naturalezza che il Razzi finisce per tranquillizzarsi e abbassare la guardia.
Ora la musica sta per finire, i movimenti della spilungona si sono fatti più lenti, ancora più sensuali se possibile. Rovescia la testa all’indietro per l’ultima volta, la mano che stringe la colonna, il corpo inarcato, come sospeso nel vuoto. Lo guarda e sorride. Il Razzi ricambia il sorriso con un saltello imbarazzato, ma si ricompone immediatamente, abbozzando una posa da seduttore.
A quel punto la scena subisce un’accelerazione devastante. La mano della spilungona si stacca dalla colonna, il corpo si flette con elasticità olimpionica e disegna la curva di un salto mortale all’indietro compiuto alla velocità della luce. Il Razzi non ha nemmeno il tempo di inizializzare la modalità da combattimento che la ragazza gli sta già addosso, e la sua compagna pure.
Frugano nel cappotto Barbour nuovo di zecca, nelle tasche dei pantaloni Hugo Boss nuovi di zecca, sotto il maglione nuovo di zecca, e poi sotto la maglietta stinta e rattoppata, dentro le scarpe Camper nuove di zecca. Le loro dita abili e sottili si infilano dappertutto, rovistano nei vestiti da fighetto che aveva comprato in saldo per darsi un tono nella capitale, e il Razzi non può nulla per opporsi, paralizzato com’è da un’erezione clamorosa e incontrollabile.
Bastano pochi istanti, alle ragazze, per completare l’operazione. Poi scompaiono nell’oscurità come gatti, lasciandolo lì, disorientato, con il culo per terra e gli occhi pieni di sgomento. “Accidenti”, mormora, sempre compìto anche nelle circostanze più dolorose. Lentamente si rialza, con le ginocchia tremanti, cerca di rassettarsi alla meglio, si guarda in giro sperando che nessuno abbia assistito a quello spettacolo vergognoso. Con gesto automatico porta una mano alla tasca interna del cappotto, pur sapendo che non vi troverà nulla, che le ragazze si sono portate via tutto. Ma le sorprese devono ancora cominciare…
Perché il portafoglio è ancora lì, intatto. Lo apre. Dentro ci sono tutti i soldi, gli scontrini, le carte di credito, perfino la tessera del Doner Kebab è sempre lì, con tutti i timbri al loro posto (gliene manca soltanto uno per il menu gratis). Il Razzi è sconcertato. Esamina le altre tasche, ma non manca nulla, assolutamente nulla. Al contrario. Uno dopo l’altro trova oggetti che, ne è sicuro, non possedeva prima dell’assalto. Oggetti mai visti prima di allora, ma in qualche modo familiari.
- una foto di Fiodor che indossa la divisa ufficiale dell’Udinese, in autoscatto
- una chiavetta USB di epoca imperiale, riportante l’effige dell’imperatore Marco Aurelio e l’iscrizione di un potente tribuno, tale A. Tajana
- una confezione di Xanax vuota, con la data di scadenza coperta da un adesivo della serie Hello Kitty
- un reggiseno della Magri ripieno di nutella
- un flacone sulla cui etichetta si legge: “Body Lotion – con olio di Razzi e salsa di soia, per pelli normali”
- una mappa sconosciuta del pianeta World of Warcraft, con tanto di rotte segrete e continenti sommersi
- un libello di riti e cerimonie sataniche, rivestito di cuoio nero, sulla cui ultima pagina si riconoscono a fatica i caratteri finali di una firma sbiadita: …relli.
- una pergamena che riporta un’antica ricetta a base di wurstel e patate, vergata in tremanti caratteri giapponesi, come se l’autore fosse rapito da un’estasi incontenibile
- un libro contabile della Ciardi Corporation, elencante movimenti sospetti in entrata e in uscita per svariati milioni di dollari, sotto forma di obbligazioni convertibili, stock options e buoni pasto
- uno specchietto magico che riflette sempre la stessa immagine: il volto radioso di un ragazzo sveglio, con l’elmo vichingo sulle 23, i cui riccioli d’oro crescono con rapidità sconcertante
La chiavetta USB, naturalmente, contiene un video del Mozzi che guida il trattore in costume adamitico, e sorride beffardo ostentando un membro di dimensioni spropositate.