sabato, ottobre 16, 2010

Now what?




Bene.
Now what?
Voglio dire, mi sono sposato.
Ho girato e portato in giro Ergo e Rebo.
Sono andato a farmi qualche giorno sul monte Fuji.
Domani altro giretto, ma comunque.
Fatto.

Ora sono qui e che devo dire?
Credo di doverne parlare, alla fine racconto sempre i cazzi miei...

Dovessi seguire il trend generale su matrimoni et similia dovrei raccontare di quanto sia stato emozionante, entusiasmante, bellissimo e fantastico.
Tirarmela un po' che mi sono sposato in Giappone, trasformare in leggende due o tre momenti topici, pubblicare foto romantiche e quant'altro.

Onestamente, non me la sento proprio.

Ho sempre avuto la sensazione che ci fossero molte ragioni che spingessero a vivere il giorno del proprio matrimonio come un qualcosa di esaltante, eccitante, favoloso e favolistico.
La necessità di ottenebrare la mente, una di queste.
La paura, la tensione, il dubbio.
L'inconsapevolezza, forse un'altra.
L'emozione che va a coprire tutti quei punti che la logica, la lucidità, non toccano.

O così mi è sempre parso.

E pure mai mi è piaciuto quel render pubblico, quel celebrare, quell'esaltare e lasciare in pasto ad amici, parenti, baccanti e sicofanti. Quel rivoltare, quello sbudellare qualcosa di intimo, fragile, privato.
E perchè viva me, viva noi? Non ne sento il bisogno. Lo sentono gli altri? I convitati?


Ma è vero che io per certe cose sono fatto un po' al contrario.
Non ero emozionato affatto.
E mi sentivo a disagio con l'attenzione, addosso.
Mi sono divertito, mi sono ubriacato, ho cantato con amici, alcuni persino venuti dall'Italia e che non vedevo da tempo, come avrei potuto. Non divertirmi, intendo.

Emozionato?
Non io.
E mi avrebbe spaventato il contrario.
Mi sono emozionato quando ho, abbiamo, preso questa decisione, quello sì.
Da lì in poi per me è sempre stato uguale. Non lo dico in senso negativo, eh? Tutt'altro. Una costante positiva.

Non ha cambiato molto il di per sé molto pragmatico matrimonio giapponese.
Vai in un ufficio, comunichi loro che quella cosa che prima era due, ora la devono considerare uno.

Che è poi esattamente quello che ho fatto io tempo fa.
Ho capito che questa cosa, che era sempre stata due, la consideravo uno.
In fin dei conti mi sono "sposato" allora con LK.
Quella di questi giorni è stata una gradevole formalità, seguita da una festa. Con qualche amico vero.

2 commenti:

Thesp ha detto...

trovo comununque un po' offensivo quell'immagine che rappresenta la processione dei tuoi invitati come una carovana di cani

Ergonomico ha detto...

Troppo figo.