sabato, maggio 09, 2009

Panta rei





Da mesi la liquidità del tempo, nel suo scorrere, è diventata impetuosa.
Ogni attimo aveva una qualità strana, quel sapore, quel retrogusto di momento di routine che vivrai per l'ultima volta.
Come la fine della scuola, ma con maggiore consapevolezza, maturità.
Ed è strano sentire che i cicli, le onde sulle quali ti eri cullato, si stanno pian piano frangendo sugli scogli, morendo assorbite sulla spiaggia.

In questi giorni poi la sensazione è diventata persino più intensa, pungente. Anche a casa mia, anche nel mio letto. La mia mente, il mio corpo, sono tesi in un parossismo appercettivo volto al controllo di ogni senso, all'estensiva analisi di ogni percezione.
Quasi volessi immagazzinare il più possibile.
Prima della nuova marea.

4 commenti:

Razzi ha detto...

Non so perché ma ho la sensazione che questo post abbia a che fare con una delle mie attività preferite, la masturbazione.

Ergonomico ha detto...

Interessante il tuo spunto di lettura, Razzi. La nuova chiave di lettura regge fino a quando Apa non parla di immagazzinare il più possibile. È lì che la tua teoria trabballa un po'.

Ergonomico ha detto...

Trabballa, hai capito bene.

Razzi ha detto...

Certo che ho capito! Non sono mica Fiodor.